lunedì 10 dicembre 2012

Indietro tutta!!!

Che il governo Monti sia stato ispirato da grande iniquità ed ingiustizia sociale era ben risaputo. Sotto molteplici punti di vista è stato alquanto deludente: è stato incapace di distribuire in modo equo i sacrifici necessari a rimettere in sesto le casse dello Stato, è stato incapace di tagliare dove era veramente necessario ed investire sui volani della crescita e dello sviluppo, è stato molto debole con i poteri forti e rigidissimo con le fasce più deboli della società.

I professori si sono dimostrati come sempre molto abili nel definire teorie accademiche buone per le aule dell'università, ma in pratica sono distanti milioni di anni luce dalla realtà. 

Insomma a pagare il conto di decenni di follia finanziaria dello Stato sono sempre stati i "soliti idioti" mentre i politici, il Vaticano, le missioni militari, le lobbies varie non sono state minimamente sfiorate dal rigore. Insomma bisognava pagare e le persone oneste hanno sborsato i soldi. E adesso che accade? Viene tutto buttato giù dalla finestra senza un motivo apparente o per lo meno, in modo non comprensibile alle persone normali.

E tutto 'sto casino di tasse, tagli, ridimensionamenti, rinunce ai servizi pubblici che diavolo lo abbiamo fatto a fare?

Quello che si pensava era che, durante l'interregno Monti, la classe politica italiana potesse rinnovarsi, uscire dalla mediocrità, dalla corruzione, dallo squallore in cui versa: invece niente di tutto questo. Nemmeno la legge elettorale sono riusciti a cambiare questi "geni della politica". Si torna indietro come se niente fosse. E dovremmo votare di nuovo corrotti, buffoni, pagliacci scelti dalle segreterie? E come facciamo? Siamo scemi fino a questo punto?

E la cosa buffa è che quei leader politici e le loro forze politiche (fatte di lacchè, zoccole, ciccioni, mafiosi, corrotti, sguatteri, ballerine) che credevamo spariti per sempre dall'orizzonte della dignità e del senso dell'onore ritornano a farsi vedere sorridenti come sempre.

C'è chi sostiene che questo magma di fango putrescente verrà punito dagli elettori, ma tutti sappiamo che non è così. Conosciamo fin troppo bene i nostri compatrioti per prevedere ,con una facilità che sfiora il ridicolo, che basterà paventare nel programma elettorale la cancellazione dell'IMU, la riduzione dei controlli fiscali, la programmazione di feste a base di porcherie e porci per tutti, e via discorrendo per guadagnare una valanga di voti.

Il buon senso in Italia è del tutto impopolare. Non dico che bisogna stritolare di tasse la popolazione, ma bisogna essere realistici nel segno della giustizia sociale. Ma nel Belpaese il buonsenso, il realismo, il senso di dignità e della vergogna hanno da tempo abbandonato questi lidi. E basterà svontolare il senso di "pacchia per tutti" per tornare all'improvviso alla porcilaia di sempre. 

L'unica speranza sono quelle persone che, magari non necessariamente legate al PD, si sono fatte avanti alle primarie del centrosinistra. Il resto: mancia...

PS
Mi ricordo che tanti anni fa molti temevano i gruppi anarchici "vecchio stampo": oggi la follia di questa classe politica ha completamente surclassato l'anarchismo politico. Questa gente sta riuscendo a demolire la struttura dello Stato in modo molto più rigoroso ed efficiente di un Bakunin o di un qualsiasi anarchico russo. L'Italia è l'unico paese al mondo governato in modo assolutamente anarchico... Complimenti!

venerdì 30 novembre 2012

Crisi economica e cortesia

L'attuale crisi economica è sicuramente un evento drammatico con pesanti risvolti negativi per ampie fasce della società italiana. La recessione di fatto sta riducendo la quantità di denaro che le persone hanno a disposizione per vivere. Ovviamente da tutto questo i politici restano fuori: loro problemi di soldi non ne hanno di certo.

Insomma la crisi presenta un'enorme quantità di problemi e situazioni negative: eppure un aspetto positivo, secondo me, c'è. 

Parto dall'inizio.

Premetto che io vivo in una piccola città di provincia dove il senso dell'ospitalità e la cortesia non hanno mai rappresentato un tratto distintivo della popolazione locale, meno che mai degli operatori economici, dei commercianti, delle imprese in generale. In tempi di "vacche grasse" se entravi in un negozio nessun commesso o nessuna commessa ti salutava o ti degnava della minima attenzione. A meno che uno non era un amico intimo dei commessi o del proprietario si faceva un'enorme fatica a farsi notare. Nessuno ti filava e, peggio, frequentemente ti trattavano con una sufficienza che nascondeva apatia, disprezzo, antipatia assoluta nei confronti del cliente ("ecco il solito rompipalle..."). Al bar o in pizzeria potevi morire prima che qualcuno si accorgesse di te e ti venisse a servire. L'espressione più comune ed unica che questa gente utilizzava per aprire e chiudere la comunicazione con il cliente era un semplice ed asettico: "dica...". Peggio ancora quando ti davano del "tu", anche se non li avevi mai visti prima questi commessi, come assemblaggio linguistico generale sciattosissimo per rivolgersi al cliente, magari ciancicando una gomma da masticare, con frasi tipo: "che te serve?", "Che vvoi?".

Scontrini e ricevute fiscali? Ma non facciamo ridere i polli!

Gli artigiani poi erano una casta irraggiungibile per noi comuni mortali: chiamare un elettricista per un guasto domestico era come cercare di prenotare una TAC all'ospedale per la nonna. "Ahò! Ce risentimo fra un mesetto, perchè mò nun c'ho tempo...". Nel frattempo la nonna moriva ed il guasto si propagava a tutto il quartiere. 

Chiamare poi al telefono? Per carità! Ore ed ore a sentire musichine assurde ripetute migliaia di volte. Dopo un'ora, un'ora e mezza di attesa ti attaccavano pure il telefono in faccia.

Oggi è tutto cambiato. E quando dico tutto, intendo dire tutto. Ho cominciato a notare che la crisi aveva toccato anche la mia ridente città nel momento in cui i commercianti locali hanno iniziato a salutare i clienti che entravano e che uscivano. Le prime volte mi domandavo: "ma dove sono? Devo aver sbagliato città! E com'è che adesso questi salutano?". 

Che la crisi andasse peggiorando l'ho capito quando, oltre a salutare, ti chiedevano anche se desideravi qualcosa (ma vi rendete conto?!?: desideravo - un verbo finora sconosciuto dai commercianti del luogo) oppure se avevi bisogno d'aiuto (pazzesco!!!): oggi si sente un fiorire di espressioni incredibili come "se ha bisogno di qualcosa non deve far altro che chiedere", "grazie", "prego", "ma si figuri", "sono qui a sua completa disposizione..." Meraviglioso, semplicemente meraviglioso.

Al telefono poi, oggi ti rispondono tutti e subito: non aspetti più. Il cliente è finalmente coccolato e viziato. Il bello è che la crisi ha provocato anche una rivoluzione linguistica: è tornato di moda il "lei" per rivolgersi ai clienti. E le commesse hanno sputato le gomme. Era ora. Insomma un cambiamento radicale: l'educazione ed il rispetto per il cliente sono diventati finalmente importanti. Cronache di una specie di darwinismo economico.

Molte attività nel frattempo hanno chiuso i battenti. Per molti di queste c'è sicuramente dispiacere perchè comunque si tratta di persone che lavoravano onestamente che hanno perso il lavoro. Malignamente però, in qualche caso mi è venuto da dire: "ti sta bene!". 

Fra le attività che hanno resistito e che stanno resistendo ci sono anche quelle che negli anni i clienti se li sono coltivati sulla base dell'onestà, della qualità, del rispetto e della correttezza. Specialmente le piccole botteghe  dove si è creato un rapporto diretto con i clienti sembrano reggere meglio di grandi attività commerciali.

La strategia di marketing e la politica commerciale del "vaffanculo" quindi non pagano. Speriamo solo che questa crisi abbia insegnato a tutti noi che nella vita non c'è mai nulla di scontato (non nel senso dei prezzi ovvio...), e che la saggezza ed il rispetto nei tempi buoni significano costruire un salvagente per i tempi cattivi.


lunedì 26 novembre 2012

Voglia di partecipare

Un giorno un tizio mi disse che la cosa migliore che si possa fare in politica è aspettare: aspettare e vedere quello che succedere per poi fare la scelta migliore. Non farsi mai avanti in prima persona,  mai esprimere un'opinione politica, ma mandare avanti sempre qualcun altro e rimanere dietro le quinte: poi, alla fine, passare dalla parte del vincitore.

Sono certo che questo stile di attivismo politico sia ancora molto diffuso: tuttavia ho ragione di pensare che la voglia di partecipazione politica sia ancora viva nel nostro Paese. Ci sono ancora persone che ci mettono la faccia e che hanno voglia di dire la loro.

Questo dovrebbe essere motivo di riflessione. In primo luogo per le segreterie dei partiti. Pensare ancora di imporre i propri candidati agli elettori vuol dire portare avanti un'idea di democrazia zoppa. L'unico modo per vincere l'astensionismo e il disgusto per la politica è quindi restituire una buona volta un potere democratico ai cittadini, un potere che l'attuale legge elettorale ha di fatto cancellato. 

E' evidente poi che i feudatari, vassalli e valvassori della politica sono avvisati: la loro permanenza nella vita politica è garantita solo da rapporti di vassallaggio e servitù che un'eventuale restituzione della facoltà di decidere ai cittadini metterebbe immediatamente in discussione. Le primarie, come strumento di democrazia vivente, quindi saranno ostacolate in ogni modo da questi signori: qualsiasi forma di partecipazione attiva dei cittadini sarà impedita dall'attuale sistema politico. Il PD ha quindi avuto un enorme coraggio nel confrontarsi con la gente e questo merita sicuramente apprezzamento. Lo stesso non si può dire di quei partiti patronali che continuano come se niente fosse: come se la politica fosse una proprietà privata. 

C'è voglia di partecipazione quindi. E quegli italiani che rimangono alla finestra a vedere quello che succede per poi mettersi in fila dietro il vincitore hanno subìto un bello schiaffo morale. La ruffianaggine, il servilismo, la falsità, la doppia morale restano appannaggio della parte peggiore e più laida della società italiana da cui più di 3 milioni di persone hanno avuto il coraggio di prendere le distanze. 


giovedì 15 novembre 2012

Starting again from the Villages

I've read on a magazine that in Italy there are at least 15000 abandoned or semi-abandoned villages. Often these villages are rather old: they are not considered part of the Italian high value historical heritage but they have however an important historical role as expressions of the Italian rural life. It's the so called minor-historical heritage.

Considering the current crisis Italy is dealing with, I believe that this heritage should be better promoted and used for cultural and touristic goals, new business activities in agriculture, agrofood and handicraft initiatives with positive effects in job creation.

The isolation, which in the past represented a severe burden for these villages, at present can be easily solved by internet. Thus one could imagine new innovative activities without the need to work in a shed in an industrial area.

I've the impression that life in the Italian cities in getting harder and harder both in job and in quality of life terms. Restructuring these villages could be an interesting alternative for work and new kind of life for the people involved. They are a not secondary development potential. I think that it should be better to direct more efforts and resources in restructuring these villages, creating new job opportunities, rather than building new residential areas somewhere. Local administrators should consider their local territorial resources protecting and promoting them rather than eroding these resources with short term and shortsighted politics.

An interesting example of such ideas and possibilities is provided by the restoration project from Sextantio: the web site is  here.

Ricominciare dai Borghi

Ho letto su una rivista che in Italia ci sarebbero almeno 15000 borghi abbandonati e semi-abbandonati. Spesso sono borghi antichi che, pur non facendo parte del patrimonio storico italiano di grande pregio, detengono tuttavia un valore storico importante, spesso fatto di testimonianza di vita contadina di un tempo sotto molteplici profili (architettonico, culturale, sociale, agricolo, religioso, ecc...). E' il cosiddetto patrimonio "minore".

Considerato il periodo di grande crisi che il nostro Paese sta oggi affrontando, ho l'impressione che questo patrimonio potrebbe essere molto valorizzato, impiegato per attività culturali e turistiche, nuove iniziative artigianali, alimentari e agricole sostenibili per la creazione di nuova occupazione soprattutto giovanile. 

L'isolamento di un tempo, che ha rappresentato un grave handicap per questi borghi, oggi è superabile dalla rete. Si può pensare ad attività innovative senza bisogno di finire necessariamente dentro un capannone industriale.

Ho l'impressione che la vita nelle città sia sempre più difficile sia sotto il profilo lavorativo che, più in generale, della qualità della vita: questi borghi allora rappresentano un importante potenziale di sviluppo. E' proprio dal recupero del patrimonio rurale che è possibile immaginare delle opportunità di sviluppo piuttosto che pensare di cementificare il territorio. Gli amministratori locali dovrebbero cominciare a riflettere sul bacino di risorse territoriali a loro disposizione cercando di non distruggerlo con una politica miope, di corto respiro, fatta di cantieri e villettopoli.

Un esempio molto interessante è fornito dai progetti di restauro della Sextantio il cui sito è visualizzabile qui.

venerdì 9 novembre 2012

Ma come votate, razza di idioti!!!

Qualcuno sostiene che noi italiani siamo degli idioti perchè non sappiamo come votare. Non facciamo altro che votare a vanvera, il più delle volte sprecando i voti a favore dei partitini. 

Eh sì, siamo proprio dei buoni a nulla: manco di votare siamo capaci. Stiamo lì nelle cabinette elettorali e, solo per fare un dispetto alle persone per bene e ai partiti più grandi, mettiamo delle crocette così, a casaccio attratti magari da qualche simbolo accattivante o qualche lista bizzarra da due soldi, come gli indios con gli specchietti ed i vetrini colorati.

E pensare che solo i grandi partiti fanno il bene delle collettività, mentre i partiti più piccoli fanno gli interessi solo dei loro altrettanto piccoli leader. Starei attento a parlare di "piccoli leader", "interessi personali" e via dicendo. Con queste cose si rischia molto...
 
Beati allora quei paesi dove ci sono solo partiti grandi, talmente grandi che alla fine ce ne è solo uno: la Cina, la Corea del Nord, la Russia (quando si mette a girare male), la Bielorussia o qualche altro sperduto posto oltre gli Urali.. 

Lì la democrazia funziona perchè il partito unico riesce a far passare tutto quello che vuole,  ma solo per il bene del popolo. 
Lì ci sono leader che non devono perdere tempo a discutere o a blaterare: non devono dare conto a nessuno, ma solo per il bene del popolo. 
Lì non c'è una magistratura che scoccia e la politica lavora sodo, ma solo per il bene del popolo. E che lagna queste "costituzioni" che ostacolano il leader che si dà da fare ma solo per il bene del popolo.

Si fa tutto solo e soltanto per il bene del popolo...

Eppure questa gente non dice di essere l'avanguardia del liberismo e del liberalismo? Gira che ti rigira però ci si rifà sempre a dittature, a partiti unici, ma solo per il bene del popolo. Detestano il Commmmunismo e i Commmmunisti, ma il modello di riferimento è sempre un paese commmunista (la Cina) o ex-commmmunista (la Russia). C'è qulacosa che non va: un corto-circuito che puzza di Alzheimer... Che orrore il Commmmunismo, ma che invidia!

E allore, bei tempi quando in Italia le cose andavano così e c'era Lui. Lui chi? Chi lo sa! Ma c'era un Lui e Lui ha fatto talmente tanto il bene del popolo che ci sono voluti decenni per tirare fuori l'Italia dalle macerie  materiali e immateriali causate da Lui.

Sono cose veramente da non credere. Come si possano dire delle scemenze simili in televisione e farla pure franca. E se qualcuno fa notare queste castronerie capace pure che l'autore di simili idiozie sostenga che abbiamo frainteso tutto e che i giornalisti non capiscono niente, proprio come gli elettori quando votano per i piccoli partiti.

Bisognerebbe poi far presente a questo signore che se gli italiani votassero compatti, che ne so, per il Movimento 5 Stelle portandolo al 60% e riducendo il partito di questo tizio ad un 2%, allora il suo partito diventerebbe "piccolo" e, secondo il suo teorema, sarebbe di conseguenza da idioti votarlo. Grande o piccolo è solo una questione di numeri e sarà la storia ad indicarlo. E allora si vedrà chi sono gli stupidi...

mercoledì 7 novembre 2012

Best wishes, Mr President!

Barack Obama has been confirmed as President of USA.  I hope that in the next 4 years he can meet those expectations he failed to satify in the past 4 years.

In the meantime, while watching the US presidential elections, I have reflected about the distance separating Italy from America. Our politicians are likely to be so hick and low profile: we have no capable leaders with the skills to deal with the current social, economic and environmental situation. We have no ideals, no pushes to motivate men and women towards an idea of future: here "nothing" rules...

As Mr Romney sai, we, with the politicians we currently have, will end up like Italy: But... THIS IS ITALY!!! AND THIS IS THE END WE ACTUALLY DESERVE!!!!

In bocca al lupo Presidente!

Barack Obama è confermato Presidente degli USA. Speriamo che nei prossimi quattro anni possa essere all'altezza delle aspettative dato che nei quattro anni precedenti in più di un'occasione ha deluso tali aspettative. 

Nel frattempo, pensando al Presidente Obama, mi viene da pensare a quanto distante sia l'Italia dall'America soprattutto sotto il profilo politico. Quanto appare mediocre, provinciale e di basso livello la nostra classe politica... Non abbiamo leader all'altezza della situazione, non abbiamo ideali, spinte propulsive capaci di mobilitare uomini e donne intorno ad un'idea di futuro: qui regna il nulla più assoluto.

E, come ha detto il Sig. Ronmey, noialtri con i politici che ci ritroviamo faremmo la fine dell'Italia. E infatti siamo l'Italia e guarda che fine abbiamo fatto!


lunedì 5 novembre 2012

Liste pulite: mah!

Solo in Italia si arriva al paradosso della nesessità di una norma che impedisca di candidare mascalzoni nelle liste elettorali. Come per dire: deve intervenire il diritto quando la vergogna, la morale ed il buon senso sono carenti.

Eh sì, perchè se vivessimo in una società corretta, leale, e fondata su un minimo di fiducia ed onestà, una norma del genere sarebbe non necessaria. 

Viene infatti da chiedersi che razza di personcine a modo gestiscano le segreterie dei partiti nostrani. Il nostro parlamento, ma del resto tutte le cariche pubbliche, sono occupate da "nominati" e non da "eletti". Con questo sistema elettorale sono le segreterie dei partiti che scelgono "chi" verrà "eletto". E questo vale per tutti i partiti. Se allora ci sono degli indagati, dei pregiudicati, degli inquisiti ad occupare uno scranno parlamentare (per non parlare dei voltagabbana, degli incompetenti, degli sciacalli e delle baldracche) di chi è la colpa? Del sistema elettorale? Dell'assenza di una specifica norma che impedisca questo abominio? E che responsabilità hanno i segretari e le segreterie dei partiti in tutto questo?

Se disponessimo di un'umanità decente e dignitosa nei vertici dei partiti, di certo una norma del genere non sarebbe necessaria.

E comunque troveranno sicuramente il modo di aggirarla.... statene certi!

martedì 30 ottobre 2012

I Siciliani salgono in cattedra

Ci sono molte cose su cui riflettere dopo il voto alle regionali di Sicilia. Nemmeno la metà degli aventi diritto è andata a votare: cosa significa? Disgusto per la politica? Impossibilità di esprimere una preferenza visto il basso profilo della classe politica nazionale con pesanti ripercussioni sull'immagine dei politici regionali?

Certo è che viene da pensare che in tempi di magra assoluta i politici nostrani, che sono soliti barattare il voto con favori e facilitazioni varie, oggi non sono più in grado di offrire nulla nè da un punto di vista "immateriale" (utopie, progetti, ideologie, speranze) nè da un punto di vista "materiale" (favori, assunzioni, consulenze, licenze, permessi, spinte e spintarelle). La gente, in questo modo non ha più alcun interesse a sostenere questo o quello: nessuno ci può più aiutare, sono tutti dei fanfaroni. 

Questo significa che il politico "convenzionale" (tutto favori, cene ed aiutini) non è di alcuna utilità in tempi di crisi severa: quindi o li si manda tutti a cagare o ci si rivolge alle persone che sembrano un po' più oneste. Mi chiedo tuttavia cosa intendano fare tutti coloro che non sono andati a votare. Rimanere a casa e stare a guardare? Scendere in piazza e fare casino? Costituire nuove formazioni politiche?

La forte astensione c'è stata, e si riceve il segnale di protesta, ma ora bisogna vedere cosa accadrà, perchè prima o poi bisognerà pur fare qualcosa.

lunedì 22 ottobre 2012

The sainthood of Kateri Tekakwitha

I don't know how to interpret the sainthood of Kateri Tekakwitha, the first Mohawk Indian to become saint. What can I say about it?
 
Well, I have to say that the only idea I've in mind with regards to this is that it should be rather necessary to remember and not-forget, those Indians who, even in recent times have been persecuted and killed because they refused to renounce to their original traditional cults. Similarly it should be necessary not to forget those who were victims of forced conversions of any kind in all the continents and ages. In particular it should be necessary to remeber our victims of the Church or those who here in Italy in the past refused to accept the new religion: they all were physically cancelled and removed by history.
 
These men and, above all, women have been killed and forgetten because they refused religious intollerance, fanaticism and severity: they were the first victims whose sacrifice is also aggravated by the present ignorance about this terrible component of our history.
 
About this genocide, massacre and mass murder we still have limited information: we know very little about the number of people killed during those conversion times.

So, I want to say that while in Vatican they are still celebrating this sanctification, I think that we free people should use this occasion to remember martyrs and victims of monoteism everywhere in every age and of any kind.
 
American Indians and our Ancestors warmly thank you all.

La Santa Pellerossa

Non so come interpretare santificazione di Kateri Tekakwitha, la prima santa pellerossa. Cosa pensare di questa santificazione? 

Personalmente l'unica cosa che mi viene in mente è che bisognerebbe ricordare-non dimenticare, se non santificare del tutto, tutti quegli amerindi che, anche in tempi piuttosto recenti, sono stati perseguitati e uccisi proprio per non aver voluto abbandonare i loro credo originario. E come loro bisognerebbe ricordare tutti coloro che sono stati vittime dell'evangelizzazione forzata in tutti i continenti ed in tutte le epoche. Ed in particolare non bisognerebbe mai dimenticare le "nostre" vittime della Chiesa ovvero tutti coloro che qui in Italia non avevano accettato la nuova religione e che sono stati fatti sparire fisicamente e dalla memoria. Sono stati uomini e soprattutto donne che hanno pagato con la vita e con l'oblio, anche peggiorato dall'ignoranza assoluta dei nostri contemporanei, l'opposizione all'intransigenza, all'intolleranza e al fanatismo religioso. 

Un genocidio ed un massacro fisico e culturale di cui ancora oggi è difficilissimo fare una stima.

Direi quindi che mentre in Vaticano si festeggia questo lieto evento, noi uomini e donne liberi/libere dovremmo approfittare dell'occasione per ricordare i martiri e le vittime del monotesimo di qualsiasi tipo e di qualsiasi matrice.

Con buona pace degli Indiani d'America e dei nostri Antenati.

mercoledì 10 ottobre 2012

4000 lacrime di scambio

Siamo in un periodo in cui la politica italiana è talmente intrisa di discredito che viene quasi da ridere se non ci fosse da piangere. Parlare di politica e di politici in Italia significa oggi parlare di sterco e di maiali, di zoccole e di ladri, di buffoni e incompetenti, di ruffiani e di mostri...

Ogni giorno ne viene fuori una nuova che poi alla fine nuova non è: nelle Regioni, in Parlamento è tutto un rincorrersi di schifezze. Tutte le istituzioni pubbliche sono marce, attaccate da una lebbra che sembra non risparmiare nessuno. E noi qui a bocca aperta ad assistere a tutto questo... Forse ormai siamo assuefatti a tutto e non ci meravigliamo più di niente anche perchè chiunque abbia un minimo a che fare con il cosiddetto "settore pubblico" non è che rimanga esterrefatto più di tanto: tutti sappiamo tutto. E' che ci vogliono i magistrati per potere a galla lo sterco che è alla base della società italiana.

Eppure le ultime notizie sull'arresto dell'assessore lombardo Domenico Zambetti sono veramente terribili. E' terribile che un politico faccia accordi con la criminalità organizzata pe farsi eleggere; è terribile che poi questo stesso politico finisca con l'essere sotto ricatto dalla medesima organizzazione criminale; ed è terribile che per farsi eleggere c'è qualcuno diposto veramente a tutto.

Eppure c'è qualcosa di ancora più terribile e che veramente mi fa venire voglia di scappare via da questo inferno in terra.  Ci sarebbero state almeno 4.000 persone che hanno eseguito alla lettera le indicazioni elettorali di un'organizzazione criminale: 4.000 persone nella sola regione Lombardia.

Questo significa che ci sono state 4.000 persone che sono letteralmente tenute per i "testicoli", che sono ricattabili, che non sono libere di decidere le proprie preferenze politiche. Vuol dire che esiste un sistema che deforma l'espressione più tipica di un sistema politico democratico.

Viene il sospetto che quello che è avvenuto in Lombardia sia solo la punta di un iceberg e che il metodo in questione sia molto più diffuso di quanto non si immagini. E allora che cosa votiamo a fare noi poveri illusi? Quanti sono i politici espressi da questo sistema elettorale parallelo? Chi sono queste persone tenute per i "testicoli" che, come macchine, eseguono gli ordini e tacciono? Qual'è il giro dei vantaggi prodotti da questo sistema?

Insomma signori: dove diavolo stiamo andando? Ma di cosa stiamo parlando? A che pro tutte le manfrine dei nostri politici e le misure dell'attuale governo, quando sullo sfondo ci sono forse decine di migliaia di questi 4000 galantuomini?


martedì 2 ottobre 2012

"Arresta il Sistema"

Una delle diciture che mi affascinano e mi intrigano di più quando smanetto con il computer è quella che recita: "Arresta il Sistema". Consente di spegnere tutto e, oltretutto, se non hai "salvato" i tuoi dati, li perdi per sempre: come se non fossero mai esistiti.

Tutto questo mi incanta anche perchè questa dicitura mi sembra una delle espressioni più pertinenti per il nostro Paese in questa fase storica a dir poco imbarazzante.

Eh sì, perchè la dicitura "Arresta il Sistema" per l'Italia di oggi si presta a molteplici appplicazioni e significazioni. 

In primo luogo, e quasi banalmente, ho un forte deisiderio di vedere "arrestati" questi sciacalli che oggi cannibalizzano la nostra società: e per "arrestare" intendo la "galera". Vorrei vederli dietro le sbarre come si fa per tutte le altre tipologie di ladri.  Si tratta insomma di un primo livello in cui "arrestare" vuol dire giustizia, magistratura, processi, avvocati, ecc...

Se infatti uno ruba un salame in un supermercato commette un reato e per questo deve "pagare"; lo stesso avviene per chi ruba in un appartamento e magari viene preso con le mani nel sacco. Un rapido processo e certezza della pena. Fine della fiera. Per il politico è diverso: rubare politicamente non è un reato, ma oggi significa "adempiere alle proprie funzioni istituzionali". Oltretutto, piegando il diritto in tutti i modi, sono riusciti a fare in modo che il furto politico non sia più un reato. E' una porcheria, una vigliaccata, una sciacallata da infami, una questione etica, ma non è un reato. E l'etica dei politici è fatta per lo più di chiacchiere. Alla fine il furto perpetuato politicamente è una forma di "rimborso": per le missioni, per le campagne elettorali, per studi e ricerche, per consulenze. Per tornare all'esempio del ladro di salami, ebbene egli non sta rubando un salame, ma sta percependo un "rimborso" nei confronti del supermercato. Allo stesso modo il topo d'appartamento non sta rubando, ma sta percependo un "rimborso".

Vorrei quindi arrestare coloro che compongono, alimentano e propagano questo sistema, ma so che ciò è impossibile perchè il loro "modus sgraffignandi" è diventato solo un "rimborso" (un "riempirsi la borsa")

Questa impossibilità, cioè la estrema difficoltà di vedere realizzata una forma di giustizia, mi spinge su un secondo livello per cui "arrestare" significa "bloccare", "fermare", "Interrompere". Insomma investe le possibilità di  "arrestare il sistema" ovvero fermare quel meccanismo che presuppone il sistema di furto legalizzato che ha trasformato il furto in rimborso (o trasmutato altri reati in comportamenti leciti) e che costituisce la politica italiana di questa trista epoca per cui questi signori andrebbero "arrestati" (di nuovo "la galera"). 

Su questo paese grava infatti una plumbea sovrastruttura che si materializza in questo sistema pseudo-politico e in tutto l'apparato di valori che gli ruota intorno e che permea completamente la nostra società che, per difendere la sua sopravvivenza, impedisce il cambiamento, brucia l'economia, distrugge il futuro di migliaia di giovani, scoraggia qualsiasi talento, fa crollare le scuole, fa affari con la criminalità organizzata, soffoca ogni iniziativa, distrugge il nostro ambiente, la nostra cultura, le nostre tradizioni e la nostra storia. Un sistema che ci fa morire di cancro perchè oltretutto i soldi per le cure sanitarie sono servite per lo champagne, le ostriche e le zoccole. Un sistema che non produce un solo vantaggio per chi è un tantino onesto (guardiamoci intorno perdinci!!!), eppure è sempre lì. Immutabile.

 Cambiare oggi in Italia presuppone che il "sistema venga arrestato" ovvero spento facendo in modo che tutte le schifezze che si trascina con sè non possano essere salvate. Dobbiamo riavviare il sistema, ma prima dobbiamo fermarlo: proprio come avviene con il computer che sto usando per scrivere queste righe.

E per arrestare i grandi apparati, i grandi meccanismi solitamente non servono grandi interventi: di solito è un granellino di sabbia che incepppa tutto il meccanismo. Insomma non serve una rivoluzione che sfasci tutto: bisogna trovare il granellino di sabbia che faccia fermare tutto questo una volta per tutte, trovare l'icona giusta e cliccarci sopra: "Arresta il Sistema".

martedì 25 settembre 2012

Liberi di scegliere...

Le recenti vicende all'interno della Regione Lazio aprono scenari inquitanti sotto molteplici punti di vista. In primo luogo i reati connessi ai fatti in questione, la totale assenza del benchè minimo scrupolo morale, le lotte intestine all'interno dei partiti che trascinano con sè la vita stessa delle istituzioni pubbliche, la pessima selezione del capitale umano, la mano pesante del Vaticano (che di fatto ha decretato la fine della Polverini, ma che tace su altri governatori pii e devoti e - per questo - intoccabili,) la scarsa intelligenza politica dei partiti di opposizione, l'attaccamento alla poltrona (ergo: stipendi e privilegi) di tutti (dico: tutti) questi figuri... Tutto questo è stato oltretutto denunciato nelle dichiarazioni della stessa Polverini (perchè solo ora?).

I personaggi che costellano questi scandali (ladri, zoccole, voltagabbana, mafiosi, corrotti, ecc...) sono la regola, non l'eccezione.

Ora: non solo dobbiamo digerire una cosa del genere, ma ci si apre innanzi lo spettro inquitante e costosissimo (tanto paga il contribuente) di eventuali elezioni anticipate. Non bastava lo spettro delle politiche del 2013: noi sventurati residenti in questa ridente regione Lazio (alla cui amministrazione regionale finiscono sempre - chissà perchè - personaggi travolti da scandali di vario tipo - ma ormai siamo abituati a questo) abbiamo davanti a noi l'incubo delle elezioni amministrative. 

Parlo di incubo perchè almeno io ho delle enormi difficoltà ad esprimere un voto, una preferenza. Non preferisco nessuno. Nessuno di questi partiti mi sembra che abbia la benchè minima legittimazione a ricevere il mio modesto voto. Oggi votare un certo partito, un certo candidato può significare non tanto fornire un sostegno politico o una convinzione politica, quanto esprimere una forma di "complicità".

Sono arrivato a questo perchè, dopo queste vicende spaventose a livello regionale ed anche nazionale la democrazia elettiva filtrata da questi partiti mi sembra che abbia subìto uno stravolgimento di senso. "Votare" non significa oggi scegliere da chi farsi "rappresentare", ma scegliere da chi farsi "derubare". Questa non è più una "Democrazia Rappresentativa", ma una "Democrazia di Rapina Sistematica" (rapina nelle tasche dei cittadini onesti, .rapina della qualità della vita complessiva - sanità, istruzione, urbanizzazione - rapina delle risorse del territorio, rapina del presente, del passato e del futuro).

Finchè avremo questi partiti e questi personaggi scelti dalle segreterie di partito saremo certamente liberi di scegliere; sì, ma liberi di scegliere da chi farsi derubare.

venerdì 21 settembre 2012

Non ci sono più parole...

Non ci sono più parole per descrivere questa politica "suina" che il nostro sfortunato Paese deve sopportare. Ovviamente non è compito del sottoscritto fare valutazioni di tipo "giudiziario" su quanto avviene nei "postriboli" della politica, con gli ultimi avvenimenti accaduti ad esempio alla Regione Lazio. 

Il problema non è tanto quello "giudiziario" che magari esisterà pure: il problema è che ogni volta che vengono a galla queste situazioni, emerge contamporaneamente la nullità di questa pseudo-umanità chiamata a gestire, in un modo o nell'altro, la cosa pubblica. Non è certo il primo episodio di trimalcionismo politico che dobbiamo digerire e probabilmente non sarà l'ultimo. Quello che è accaduto a Roma è semplicemente un "incidente" occorso durante la guerra intestina tra feudatari che sta dilaniando un partito politico. Tutto qui.
 
Il fatto è che dobbiamo sempre digerire tutto, senza battere ciglio. Del resto questa gente il più delle volte l'abbiamo votata noi e quindi ce la dobbiamo tenere. Ma è mai possibile che non si riesca a venir fuori da questo vicolo cieco in nessun modo? Possibile che non si riesca ad immaginare un futuro dove la politica venga fatta da persone diverse da queste? Come è possibile che, alla fine, tutto questo ci possa andare bene?

Cosa credete? Se qualcuno si sorprende di questi fatti o di come "vanno le cose" (nelle regioni, comuni, province, ministeri, enti pubblici vari ecc...) o è un ingenuo o è in malafede. Tutti sanno e tutti sono complici come nel peggiore regime comunista dell'Europa Orientale degli anni '80. E allora alle prossime elezioni (politiche o amministrative che siano) ci ritroveremo con i soliti personaggi o cloni dei soliti personaggi e, come sempre, saranno premiati da una valanga di voti. E allora teniamoci le nostre scuole pericolanti, gli ospedali fatiscenti, gli incapaci, le opere pubbliche costosissime ed incompiute, lo scempio sistematico del territorio, le strade sfondate, la perdita del lavoro, l'assenza di un futuro per i giovani, i servizi sempre più ridotti al minimo ed inefficienti... 

Noi "i senza potere" siamo sempre più con l'acqua alla gola, mentre "loro" brindano a champagne e caviale. 

P.S.
Caro Sig. Monti Mario. Come vede i soldi in Italia ci sono e facilmente è possibile drenarli per usi di certo migliori dell'acquisto di ostriche e battone.

lunedì 10 settembre 2012

Being a priest as a job

September in these days is giving us very pleasant evenings: it's a great pleasure sitting under an olive tree  discussing with some firends, drinking a glass of wine with a fresh air of the evening at the sunset. These conversations may become the occasion to exchange ideas, suggestions and thoughts.

Last evening I was discussing with some friends about the absolute lack of opportunities for young people in Italy: they not only find severe difficulties in finding a job but also in having the possibility to show their talents and individual skills. The destruction of the education and university system, the presence of a corrupt political class have created a "desert". The first rather obvious reply to this desert could be leaving Italy not only to find a job to also to find a consideration for his own skills living in a normal country.

Nonetheless this desert and absolute lack of opportunity could make the possibility to become a priest a viable solution in finding a job in Italy. This crisis and recession (which in Italy are likely to show severe implications for the presence of high corruption in politics) may render the vocation for the priesthood a possibile way out from unemployment in Italy.

Young men/women: cannot find a job? Become a priest or a nun. Why not?

The italian political class is thus driving us back to the XV century when a lot of people decided to become a priest to escape poverty as is presently happening in many developing countries.  When you have no alternatives, you may become a priest.

Surely, this is a paradox, but just thinking it over, it could be something quite realistic: the crisis in the religious vocations in the catholic church in Italy is a real "open door" for the future. We should develop a sort of "vocation index" to verify these trends in the future.

Being a priest means having a good job. If something goes bad, you risk to be sent in some ghetto in a big city with criminals, pushers, prostitutes and drugs addicts. But nobody can force you the stay there. If everything goes well, you may be sent in a parish in the country: good places, good people, good food. 

With regards to sex, well don't worry. We all know that it's not a serious problem...

Faith is not a problem just looking at the vatican hierarchy. So you can start as a simple priest, but the carrier may involve becoming a bishop or a cardinal.

And finally, there is also the risk to become the boss of the entire firm...


Il mestiere del prete

Sono queste di settembre delle serate bellissime. Non fa troppo caldo, si sta bene ed è un piacere chiacchierare sotto un ulivo con qualche amico, una bottiglia di vino, un'arietta che stimola la conversazione. Ed è proprio durante queste serate di settembre e le relative chiacchierate sotto l'ulivo che vengono fuori idee, riflessioni considerazioni avolte sciocche, a volte banali altre volte più serie e paradossali.

Si discuteva, durante una di queste recenti chiacchierate, della totale assenza in Italia di opportunità per i giovani, di lavoro, di prospettive: non solo non si riesce a lavorare, ma non è possibile nemmeno far valere i talenti e le capacità individuali. La distruzione della scuola, dell'università e della ricerca scientifica, la presenza di una classe politica corrotta, senza scrupoli e capacità cognitive-intellettive hanno creato un deserto esitenziale: a questo deserto la prima reazione proponibile è la fuga. Andare via dall'Italia è la strada oggi più semplice non solo per trovare un lavoro, ma anche per avere quella considerazione e quelle possibilità di dimostrare quello di cui si è capaci. 

Ebbene, viene da pensare che questo totale deserto di opportunità possa, in un modo o nell'altro, renderedi nuovo appetibile il lavoro del prete. Vuoi vedere che, perdurando la crisi assoluta e senza speranza in cui versa l'Italia, la carriera ecclesiastica possa diventare un'opzione percorribile? C'è da attendersi allora nel prossimo futuro un boom di vocazioni "Made in Italy"?

Giovani d'Italia, non trovate lavoro? Perchè non fare il prete o la suora?

Insomma, questa classe politica da due soldi ci potrebbe mandare indietro nel tempo di almeno quattro secoli quando nelle famiglie si spedivano i figli nelle varie direzioni lavorative (tu studi, tu hai la terra, tu fai il soldato, tu vai in seminario e diventi prete/suora). Similarmente questa medesima squallidata umanità che dice di occuparsi di politica sta trasformando l'Italia come uno di quei Paesi del Sud del mondo che attualmente forniscono le braccia e le teste alla chiesa cattolica per sopravvivere alla fame, alla miseria, alla mancanza di alternative. 

Bisognerebbe sviluppare un "vocation index" per tenere sotto controllo qeusti eventuali trend correlando miseria, povertà, disoccupazione e crescita delle vocazioni. Ci debbo pensare e farlo prima o poi.

Fare il parroco vuol dire aver un buon lavoro, un tetto sulla testa, un piatto di minestra tutti i giorni. Se ti dice male finisci in qualche borgata in mezzo ai tossici, ma come diceva Don Abbondio (una figura che potrebbe tornare in auge molto presto) "uno il coraggio mica se lo può dare" e glissi. Se si è più fortunati magari ti può toccare una bella parrocchia in campagna: aria buona, buona qualità della vita, diventi insomma uno "Slow Priest".

Per quanto riguarda il sesso, mi pare di capire che alla fine non è proprio un gran problema: come del resto non lo è mai stato in passato.

Certamente quello di cui parlo è un paradosso, ma pensandoci bene alla fin fine mica tanto: visto che quella militare è inflazionata come tutte le altre, la carriera ecclesiastica (in perenne carenza di vocazioni italiane) si presenta come una possibilità: visto poi il profilo non proprio esemplare dei vertici vaticani, si evince chiaramente che la fede se c'è è meglio, ma se non c'è non importa. I più scaltri, fortunati e smaliziati possono anche sperare di scalare le vette vaticane cosa che vuol dire potere, lusso, scarso impegno. 

Eppoi, hai visto mai, c'è anche il rischio di diventare il capo di tutta la baracca...

martedì 4 settembre 2012

The New Economics Foundation

In my continuing effort to look for, find and diffuse ideas and proposals to stimulating "change", I have found this site which maybe could be useful.

New Economics Foundation is a think-tank where it is possible to find documents and ideas.. Just examine it...

The New Economics Foundation

Nel mio sforzo continuo di cercare, trovare, diffondere idee e spunti per stimolare il "nuovo" e far circolare proposte, ho trovato questo sito che può essere di un certo interesse.

Si tratta del New Economics Foundation un think-tank dove è possibile reperire documenti e idee. Da analizzare e studiare...


giovedì 30 agosto 2012

Fondazioni Politiche - Political Foundations

Altraeconomia ha diffuso un'interessante inchiesta sulle fondazioni politiche italiane. Penso che avere un'idea in proposito sia molto utile visto che questi signori stanno pontificando sul riforma elettorale e voto anticipato.

On the site of the Italian association "Altraeconomia" it has been included this interesting video about the foundations linked to italian politicians and parties. Unfortunately it is only in italian even if it could be useful to widespread this information at international level. Just to show how the things are going on here... 





lunedì 27 agosto 2012

A little bit of Optimism...

The recent fires, the Italian political-environmental-ethical decay, the continuing looting carried out by banks and financial managers and the awareness to be unable to stop this decay in any way...

The only thing I can do now is to include here this aphorism by E. Cioran


"Every time I see a drunk, dirty, dazed, stincking tramp while laying down with his bottle on a sidewalk, I think about the man of the future pursuing his own end being able to achieve it".

Un po' di ottimismo...

Gli incendi boschivi (dolosi) di questi giorni, il degrado ambientale-politico-etico di questo sfortunato Paese, lo sciacallaggio continuo delle banche e dei manager della finanza e la consapevolezza di non riuscire in alcun modo ad arrestare questo declino che mai come in questo momento mi sembra così inesorabile...

L'unica cosa che mi viene in mente è riportare questo aforisma di Emil Cioran:

"Ogni volta che vedo un barbone ubriaco, sporco, allucinato, puzzolente, accasciato con la sua bottiglia sul bordo del marciapiede, penso all'uomo di domani che si cimenta nella sua fine e riesce a raggiungerla".

sabato 18 agosto 2012

Walking in the woods...

Due to personal negative health conditions, I have been forced to stop one of my favourite activities: walking in the country and in the woods. Yet today I've decided to take my car and go out to see the condition of the woods in the mountain and hills near the place where I live.

As usual, I've returned back home completely depressed for the state of these woods. Their condition is rather dramatic. First of all I've to say that the so called "woods' maintenance" with its periodical cuts of many trees seems to me sometimes extremely negative. It seems to me that it could be the preliminary step before the definitive clearing of the mountain and the hills. Maybe it'sdifficult to believe that some professors and experts may have a better knowledge of this topic than Nature herself. This is one of the typical feature of the scientific approach to Nature...

Than there's the usual problem of the trash people leave everywhere: plastic bottles, cans, packages and packets... everywhere. Along the road crossing the wood, there's no free space from rubbish. Inside the forest the situation is the same.

More serious problems derive from the fact that going inside the woods there are also "strange" wastes: mainly construction wastes but there are also different kind of stuff I cannot identify.

This situation should provide a serious occasion to reflect about our sensibility first of all  to environment. But I'm not talking about a generic idea of "environment" or the problems of Amazzonia, far-far-away. The dramatic situation of these places are at stake, here, where we are living. The local community has no respect for the place where it lives.  So it's a cultural problem which is very difficult to modify having also severe implications in political terms.

The rule is: not in my backyard. But this is our backyard! 

Nobody seems really interested in defending these places: natural sites, archaeological or historical places of interest are sharing the same fate insipred by indifference and apathy. I think that this community basically hates the territory where these individuals are actually living. This is a real collective madness and crime. We cannot wait for an intervention from "above": we all are responsible for the destinity of these resources.


A piedi nudi nel porco.. ooops.. parco

A causa di noiosissimi problemi di salute, non posso dedicarmi alle mie bellissime passeggiate in campagna o nei boschi. Oggi però ho preso la macchina e sono andato a fare un giretto sulla strada comunale che attraversa i boschi sulle colline che stanno proprio a ridosso di casa mia. Si tratta di bellissimi boschi che un tempo costituivano la cosiddetta Selva Cimina, vicino alla città di Viterbo.

E come tutti gli anni, torno a casa completamente sovrastato dallo sgomento. La condizione di questi boschi è a dir poco drammatica. In primo luogo si vedono gli effetti dello sciaguratissimo "diradamento": io, premetto, non sono un esperto in Scienze Forestali. Mi limito a commentare quello che vedo. Il sottobosco è annientato perchè privo della protezione degli alberie gli alberi sopravvissuti alla selezione degli esperti sono moribondi. Quello che viene da pensare è che il diradamento altro non è che la premessa, avallata dai "professori", per la rasatura generale e definitiva della montagna e delle colline. Mi viene anche da pensare che forse gli esperti pensano di saperne di più della Natura stessa visto che cercano di insegnarle come tirare su un bosco. Il solito approccio scientista-cartesiano alla Natura: un bel favore agli speculatori.

Eccoci poi al capitolo monnezza: nel 2012 ancora c'è gente che non riesce proprio a considerare i boschi, non dico dei "santuari naturali" come forse scioccamente faccio io, ma almeno dei luoghi che rappresentano una vera e propria assicurazione sulla vita presente e futura. 

La monnezza più gettonata resta sempre la seguente:  
  • bottiglia in plastica per acqua da 1,5 litri
  • bottiglietta in plastica per acqua e tè freddo
  • lattina
  • busta vuota di patatine
  • pacchetto di sigarette
  • involucro di merendina
  • bottiglia di birra da 33cl
  • fazzolettino di carta usato post incontro galante

Non mancano poi le bustate piene di rifiuti gentilmente nascoste dietro gli alberi. E qui si arriva alla parodia: qualcuno mi sa spiegare quale è il dietro di un albero?

Lungo i lati della strada non c'è un metro che non sia integralmente ricoperto da questa roba. I sentieri all'interno sono più o meno nelle stesse condizioni: ovviamente c'è un forte incremento nel numero dei fazzolettini usati.

C'è poi il capitolo dolente dei rifiuti "strani". Grandi mucchi di materiale di risulta edile punteggiano i boschi e le radure: qua e là sbucano sacchetti misteriosi. In alcuni sembra di notare altro materiale edile. In altri non si capisce. Un tempo questo genere di rifiuti li inguattavano bene: bisognava inoltrarsi un bel po' per trovarli. Ora non si preoccupano più nemmeno di nasconderli. Fai pochi metri e li trovi in bella vista: tanto chi vuoi che li noti?

Su tutto questo c'è molto da riflettere. In primo luogo la monnezza non cade dal cielo. Da una parte la cosiddetta "gente comune" è responsabile diretta di questo stato di cose: se nel 2012 ancora c'è gente che butta tutto dove gli capita vuol dire che siamo messi male. E che cambiamento politico vuoi fare con queste premesse? Insomma alla fine ognuno ha il governo e i politici che si merita. E' anche da queste piccole cose che capisci la qualità del capitale umano che si ha l'onore di incontrare per strada (o al seggio elettorale) tutti i giorni. Un'umanità che alla fine vale quanto una busta di monnezza...

Inoltre come mi incavolo io, che alla fin fine sono poco più di un'ombra, si dovrebbero incavolare tutti coloro che vivono questo sfortunato territorio. Il problema è che nessuno soprattutto i nativi di vecchia data, sentono questa terra come un bene loro proprio. Mi viene da pensare che alla fine gli "autoctoni" sono i peggiori nemici del territorio dove vivono e dove sono vissuti i lori antenati: hanno un odio sottile e perverso per la loro terra. Tant'è che mi è capitato spessissimo di sentire un entusiasmo sincero e amore per questa terra solo da parte dei nuovi residenti che puntualmente vedono frustrato il loro entusiasmo. Lo stato dei boschi denuncia tutto questo...

Rimane gravissimo poi che i boschi servano per nascondere rifiuti di tutt'altra natura: ciò potrebbe spiegare anche perchè ogni tanto vanno a fuoco.

 In conclusione: che tristezza vedere sperperare una ricchezza simile!





giovedì 9 agosto 2012

Fires of Stupidity

Italy is burning. As usual in summertime. This is the sole leit motif of the italian summers. And finally we all are repeating the usual same old things: these are intentional fires, personnel and equippment are lacking, there's no money to deal with these situations and in the meantime woods and forests are burning..

This is not an emergency because it's always the same in any summer. This a rule. And as usual, nothing happens...


This kind of crimes (as well as other environmental crimes) needs severe sanctions and they must be severely applied: but italian justice is bocked and all the efforts thus vanish

It's also necessary to stop the perverse links between fires and business. Too many people find economic advantage in fires and in the economy of the fire emergency. Burning a wood is still a good bargain. Everyone knows it in Italy...
 

Bruciare di Stupidità

L'Italia brucia. Come sempre. Questo è il vero, unico, autentico tormentone dell'estate italica. E si finisce per dire e ridire sempre le stesse cose: gli incendi sono dolosi, i mezzi ed il personale scarseggiano, non ci sono i soldi per questo e per quello, vanno in fumo le riserve naturali e i boschi.

Siccome tutte le estati è la stessa cosa, non si può parlare di emergenza. E' la regola. E come al solito non si fa nulla, all'infuori di spegnere il fuoco del momento.

Bisogna rendere i reati contro l'ambiente e la natura (tra cui l'incendio doloso) decisamente più "pesanti" di quanto non siano ora e soprattutto fare in modo che i colpevoli vengano puniti sul serio.  Ma la lentezza della macchina della giustiza vanifica tutti gli sforzi.


E poi bisogna spezzare il business degli incendi: in troppi guadagnano dal fuoco e dal suo spegnimento. Bruciare un bosco è sempre un bell'affare, per tanti, per troppi. Lo sappiamo tutti. Non siamo mica scemi...

 O per lo meno, non fino a questo punto.

mercoledì 1 agosto 2012

Kulturkampf

Day after day, I'm convincing myself that in Italy exists a widespread, shared and deep culture aversion, in a very broad sense.  I say this considering not only the low number of people reading books, attending art sites or cinemas to watch decent movies, but also, and above all, for the complete discredit towards culture and the centres producing and diffusing culture.


First of all, I think about the conditions of the educational system, universities and research in Italy, which, at best, are considered  unnecessary things. This idea is rooted in the politicians mind as well as in the so-called common people mind. Often families protest because many italian schools are at risk of collapse or deprived of the minimal functioning goods. Nonetheless, in a more or less tacit way, many families share the idea that education and training are non-use things. In a society based on mistrust and "short cuts", very few can have a positive idea of education.


Similarly italian universities are likely to be fated to a self distruction caused also by a particularly inner adverse selection.



We are thus suffering a reverse Kulturkampf. In a country encompassing a relevant part of the world cultural heritage, everyday we are highly committed to denigrated culture. In Italy culture is not something good (stimolating envy), but something bad stimolating mockery and rage.


So there is a problem of value assigned to culture, knowledge, art. This is a particularly severe emergence.

Politics, totally managed by ignorant and arrogant individuals, stimulate such condition to support its legitimacy.

On the contrary,  we could grow again starting by culture: and not only in economic terms...
 

Kulturkampf

Più passa il tempo, più mi convinco che in Italia esiste una diffusa, profonda e condivisa avversione per la cultura in generale. Questo lo dico non solo pensando al bassissimo numero di persone che leggono dei libri, che frequentano i luoghi dell'arte o vanno al cinema per vedere film decenti. ma anche e soprattutto per il totale discredito che gode la cultura ed i centri che generano e diffondono cultura, 

Penso primariamente alla scuola, all'università e alla ricerca che nella migliore delle ipotesi sono considerate cose superflue: e questa idea non è solo insita nella mente (sic!) dei politici, ma anche della gente comune. Se da una parte questa stessa gente comune protesta perchè le scuole crollano o perchè non c'è la carta igienica nei cessi, contemporaneamente, in modo più o meno tacito, considerano la scuola o la formazione culturale personale come un'immane perdita di tempo. Una società che si fonda sulle scorciatotie, sul sotterfugio o l'inganno che considerazione può avere della scuola o della cultura? Nessuna. Assolutamente nessuna. 

E che dire dell'università che, anche a causa di una aberrante selezione avversa, è finalizzata a produrre benefici per pochi feudatari e leccapiedi condannandosi così all'autodistruzione?

Subiamo quindi una feroce Kulturkampf al contrario. Nella terra dove è conservata una consistente fetta della cultura mondiale, ci si ingegna ogni giorno per denigrare la cultura. Chiunque cerca di sfuggire a questa spriale distruttrice è segnato: la cultura in Italia non è un segno di distinzione positiva (da invidiare), ma suscita dileggio e rabbia.

 La politica, che è totalmente in mano a degli zotici ignoranti e presuntuosi, alimenta questa condizione per autoalimentarsi. Altro che governo dei professori! Il "sapere" non è un fatto "tecnico", ma esistenziale.

Invece proprio dalla cultura si potrebbe ricominciare a crescere, e non solo in senso economico...

martedì 24 luglio 2012

A stolen democracy

The most devastating aspect of the recent crisis is not the high level in the spread value, the instability in the financial markets or the weakness of the bank system. These are critical problems: nothing to say. But this is missing the point.

The problem is that we "common people"  are likely to do nothing to make the things changed. We are just victims wihtout any possibility to modify the status quo or to stop this reiterated social robbery. Politics seem to be ineffective. No one seems capable to reverse this tragedy. We can only wait while someone else is speculating on people's lifes, jobs, fates. The problem is that all this is made by someone, somewhere with no rule, no respect, no law. No democratic political entity is really deciding the fate of a nation, but something anonymous: somewhere, nowhere.

This anonymous kind of finance cannot decide the fate of a nation, a community even a single person. The work dignity can be considered as a number by financial speculation.

So governments are progressively losing their legitimacy together with the sense of democracy.

But I wonder: who is responsible for this? In Italy many responsibilities are biased on an inefficient and criminal political class which today is paradoxically considering itself as a remedy for the deseases it has caused in the past.

Italian political parties have heavily contributed to the present condition of stolen democracy in Italy. Banks and finance (and mafia) are ruling here. This political class is completely useless in the present global scenario: its role has been eroding day by day. These individuals have no skills, non capabilities, no willingness to deal with the present problems: so why should we give the responsibility to face the current situation to those have caused such a crisis?

We need completely different people, different rules, different ideas to start again otherwise sooner or later the Mongolian Stock exchange will sweep away the whole italian economy and politics...


PS
A debt resulting from a cheat is not a debt but a theft.

La Democrazia Rubata

L'aspetto più devastante di questa recente crisi non è certamente l'impennata nel valore dello spread, l'instabilità dei mercati finanziari o la fraglità delle banche. Certamente sono problemi: e chi lo nega? Ma non è questo il punto.

Il problema è lo svuotamento assoluto della politica, il fatto che tutto questo stia avvenendo sulla pelle e sulle teste dei cittadini, il fatto che tutto questo avvenga senza alcun controllo, senza regole, senza rispetto per le persone e le comunità. Il problema è che a decidere della sorte delle persone non siano più organismi deputati a questo. ma soggetti apparentemente anonimi situati chissà dove. 

La finanza non può decidere della vita di tutti noi. La dignità del lavoro delle persone non può essere calpestata in nome della speculazione finanziaria. 

Non c'è solo una carenza della sovranità degli Stati, ma la perdita del senso democratico.

La domanda è: chi ci ha condotti sin qui? Di certo una classe politica inetta, criminale ed incapace che oggi vorrebbe addirittura presentarsi come rimedio a questi mali. 

E' evidente che chi ha sprecato un fiume di soldi per alimentare la propria base elettorale non si è mai curato del problema di chi avrebbe pagato il conto alla fine. Oggi il conto è arrivato e coloro i quali hanno divorato tutto fino ad oggi ci promettono che pagheranno questo conto pur sapendo che non lo faranno mai.

Questa gente mente continuamente sapendo di mentire ( i costi della politica non sono stati sfiorati finora). Ci hanno derubato della democrazia e  hanno devastato l'economia reale a vantaggio delle banche. Ma il ruolo di una simile classe politica nel contesto globale perde ogni giorno di senso: a che serve portarsi dietro questa gente che altro non è che un pesante fardello del XVIII secolo? Non basta stare su Twitter o Facebook per essere al passo con i tempi. La classe politica italiana non serve a nulla in una situazione come quella attuale.

Se non parte un rinnovamente profondo, con nuove regole del gioco, prima o poi finiremo travolti dalla borsa di Ulàn Batòr...

PS
Un debito contratto con l'inganno non è un debito, ma il risultato di un furto.

mercoledì 18 luglio 2012

Thank you, Jon

I've been always a rock mad since when I was a child. I have always listen to rock music, I play guitar, bass guitar, keyboards and drums. I'm always  surrounded by rock music, always. For this reason, when I have read the news about the Jon Lord's death I felt like a piece of my life was going away.

For those unlucky people ignoring the name and work of Jon Lord, it's enough to say that Jon Lord was the  Deep Purple "keyboards".

Jon Lord and the Deep Purple helped us in Italy to be in contact with the rest of the world, to be part of a global rock culture sharing common values. It's clear enough that italian "o sole mio" singers cannot share the same fate and role...



When I was a boy (in the 70s) the music of Deep Purple (as well as the Rolling Stones, Beatles, Led Zeppelin, Motorhead, Who, Clash, Jimi Hendrix, Sex Pistols,  Pink Floyd, AC/DC, Cream, etc...)represented a tool against the traditional popular (boring) italian music. The conflict between "old" and "new".

Just few weeks ago, at a traffic light, a 20 young  man was near to me with his car and his stereo where at high volume he was listening to a Laura Pausini tune. So I wondered: is this the music of the new generation? Are they really young? The music he was listening to is a kind of music my grandma could listen. So, now we are old, but we are dramatically younger, being still highly "rock-oriented", than this generation...
 
Anyway. It obvious that Jon Lord will remain with us forever thanks his extraordinary musical work: maybe just few other rockers can share the same  influence in rock music with their keyboards.


I am who I am (positively or negatively) thanks also to these great rockers: thank you for all,  Jon Lord.




E' morto Jon Lord

Per chi come il sottoscritto è nato e cresciuto imbevuto di musica rock, la scomparsa, lo scorso 16 luglio, di Jon Lord, leggendario tasterista dei Deep Purple, significa il venir meno di un importante tassello della propria costituzione fisica e mentale.

Jon Lord ed i Deep Purple ci hanno aiutato ad essere meno provinciali, ad essere parte di una comunità mondiale che si riconosce in valori comuni non solo musicali. E' evidente che i cantanti ed i cantantini italiani non possono vantare una simile carica, anzi ci fanno sentire più piccoli e marginali.

Quando eravamo ragazzini la musica dei Deep Purple (insieme ai Rolling Stones, Beatles, Led Zeppelin, Motorhead, Clash, Jimi Hendrix, Sex Pistols,  Pink Floyd, AC/DC, Cream, ecc...) costituiva uno strumento di rottura nei confronti della musica e della cultura dei "vecchi" con i loro "San Remo", Claudio Villa, Orietta Berti, Nicola di Bari, ecc... oppure con contro i "bravi ragazzi" che sentivano Baglioni o i cantautori.

Con i Deep Purple gridavamo la nostra esistenza in vita. 

Tempo fa, fermo ad un semaforo, un ragazzotto di 20 anni con una macchinina mi si accosta e con i finestrini abbassati alza a tutto volume il suo stereo mandando a tutta forza una canzone di Laura Pausini (sic). Mi sono chiesto: e questi sono giovani? E questa è la musica dei ragazzi di oggi? Quello che sentono questi ragazzi è la musica che sentiva mia nonna. Possibile che ora che i vecchi siamo noi, ancora profondamente rocchettari, siamo musicalmente più avanti di questa generazione di "giovani-invecchiatissimi"?

Bah!

Comunque. E' evidente che di Jon Lord rimane e rimarrà per sempre la sua straordinaria opera musicale: credo che pochissimi altri tastieristi abbiano lasciato una simile impronta nella musica rock.

In fondo se siamo quello che siamo (nel bene come nel male) lo dobbiamo anche a grandi musicisti come Jon Lord.



lunedì 16 luglio 2012

Cuts and research

The Italian Research Institute on Food and Nutrition has been cancelled as effect of the policy  of State budget cuts. This is an occasion to make some reflections.

With a simple mark on the budget plan the activities of an essential Institute has been cancelled, whose importance has been relevant to promote and support the Italian agrofood productions: skills, know how, expertises are now dispersed. All this is surely extremely critical.


Moreover, this measure evidences once again that in Italy, in the politicians' mind, research and innovation are considered as mere "costs" rather than investments. A cost is on the contrary the huge amount of money necessary to feed an indecent political class, an inefficient administrative apparatus and bureaucracy, unsustainable military expenses, nonsense infrastrucutres... Surely all this is not an investment.

The only way to gain few coins is to push the educational and research systems to a definitive collapse.


Only these indecent politicians cannot understand that the only possibility to restructure our economy is focused on education, research, creativity and innovation. These politicians are driving this country to a complete ignorance as government tool, maintaining the current status quo and letting the worst aspects of  italian politics of the last decades come back again.


I'm still wonder how all this can be possible...


La soppressione dell'INRAN

La notizia della soppressione dell'l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) nell'ambito della politica di tagli e risparmi di questo governo, è per me motivo di profonda riflessione. 

Da una parte viene, con un tratto di penna, cancellato il lavoro di un istituto essenziale per la promozione del Made in Italy agroalimentare, messo a rischio il destino del personale precario e disperse le competenze finora maturate. Queste sono tutte problematiche indubbiamente serie. 

Tuttavia questo atto evidenzia come in Italia la ricerca sia ancora considerata una mera voce di costo e non un investimento. I costi e le spese infruttifere che il nostro Paese deve sostenere sono altrove. Sono nella politica, nella macchina burocratica-amministrativa, nelle spese militari per missioni insostenibili, in infrastrutture senza senso fatte solo per foraggiare alcune imprese ben agganciate, nelle consulenze di lusso, nelle super-pensioni, nei super stipendi dei manager... Si continua a devastare la scuola e la ricerca per rimediare degli spiccioli.

Solo degli incompetenti o dei pericolosi criminali non riescono a comprendere che l'unica possibilità per rimettere in piedi l'economia è investire nella creatività e nella generazione del pensiero e delle idee. Si sta riducendo questo Paese all'ignoranza completa al fine di consentire il mantenimento dello status quo e, ove possibile, la re-imposizione di tutto ciò che ci può essere di più becero e di più degradato di questi ultimi decenni.

Mi chiedo come sia possibile continuare a permettere tutto questo...

Si può anche leggere questo articolo 

lunedì 9 luglio 2012

Resilience: how to do it?

One of the most dramatic aspect of the current crisis and recession is that they put to a strain on the endurance capability of many local communities. The crisis of the conventional economic system has evidenced a huge gap in economic, social, cultural, environmental and psychological terms.dividing entire societies. It is no longer possible to keep the things as they were in the past. Change or die.

If the deep causes of this crisis won't be solved, in a short time things will become maybe worst in the future. Every future crisis seems to be more profund and dramatic than the previous ones.

During these decades of economic obesity our community appear particularly weak and the idea of community itself seems to definitively lack. We are only individuals with weak and virtual relations based on the idea of conflict and competition rather than cooperation and solidarity.

So, now we are weak, confused, isolated: everyone can be a potential enemy. We are thus prey of managers and politicians.

For this reason the concept of "resilience" is aquiring more and more importance as critical tool to provide local communities with adjustment capability, to re-construct local economies, to creat efficient local networks, to delineate a decent political class. 

In my experience I have noticed that the destruction of those relations at the base of the idea of community has highly increased the conflict and competition levels among local agents and many politicians are exploiting this competition to maintain their political power.

I have experienced many negative examples about it: inertia, opposition to any kind of change, resistence to any kind of committment and involvement. Any local initiative has to cope with severe difficulties making particularly hard the implementation of the idea of resilience. Many obvious activities (taking possession of the old town centres, squares, roads, parks, protecting public spaces, etc.) become very difficult task.

Resilience. How to do it? Maybe we can agree in theory, but how to implement it? Is there any suggestion?


Resilience: come fare?

Uno degli aspetti più drammatici dell'attuale condizione di crisi è quella di mettere a dura prova le capacità di sopportazione e di resistenza di intere comunità. Questo fa sì che la crisi del sistema economico fondato sulla crescita senza limite e senza limiti abbia scavato un solco profondissimo in termini sociali, psicologici, ambientali, culturali ed etici. Appare evidente che non si può più procedere come "prima": non è più possibile confidare su fattori esterni che riporteranno le cose come erano una volta. 

O si cambia o si muore. 

Potremo magari rimettere in sesto i conti pubblici per un po', ma se non si agisce sulle cause di questo collasso generale, non si farà altro che guadagnare stupidamente un pochino di tempo. Nient'altro.

Decenni di obesità economica hanno di fatto indebolito le nostre comunità: anzi spesso è venuto totalmente meno il concetto stesso di comunità come rete relazionale organizzata di persone e famiglie dotata di un radicamento permeabile territoriale e culturale. L'individualizzazione della società ha fatto prevalere le spinte della competizione e del conflitto su quelle della solidarietà e della cooperazione. 

Oggia appariamo deboli, confusi, isolati: tutti contro tutti. siamo facile preda di manager senza scrupoli e della politica che il mondo della finanzia riesce ad esprimere. 

Sempre più spesso si parla di rafforzare il grado di  resistenza ed adattabilità delle comunità per poter far fronte alla crisi, per poter ricostruire delle economie locali, per sviluppare dei network locali efficienti, per poter esprimere una classe politica ed amministrativa locale e nazionale decente. Bisogna sviluppare una "resilience" locale.

Solo che non disponiamo più delle relazioni che sono alla base delle comunità: la conflittualità fra gli agenti territoriali è sempre altissima e i politici locali amplificano questa conflittualità per potersi garantire una continuità di potere.

Personalmente, in questi ultimi anni più recenti, ho avuto delle esperienze particolarmente negative in questo campo: l'inerzia, l'opposizione nei confronti di qualsiasi forma di cambiamento, le resistenze a qualsiasi forma di coinvolgimento rendono difficilissima ogni iniziativa. Riprendere possesso dei centri storici, delle piazze, delle vie, la riconquista e difesa degli spazi verdi, tornare a dialogare con gli altri "faccia a faccia" sembrano cose ovvie, ma non si riescono quasi mai a realizzare.

La "resilienza" è un concetto che quindi diventa difficile da delineare e da mettere in pratica, anche se magari a parole siamo tutti d'accordo.

Ogni giorno che passa siamo sempre più vulnerabili e non siamo in grado di inventarci qualcosa per rimettere in moto le economie locali. Tutti aspettano che qualcosa cada dal cielo. Che illusione!

venerdì 6 luglio 2012

Manovre d'estate

La recente manovra governativa diretta a ridurre la spesa nel settore pubblico presenta numerose misure sulla opportunità delle quali si può discutere a lungo. 

Continuo a chiedermi se ad esempio le cosiddette missioni militari italiane "di pace" siano ancora un lusso che questo Paese si può permettere. Capisco gli impegni presi a livello internazionale, ma devastare scuole, pensionati, lavoratori, ospedali per spedire un po' di soldatini in giro qua e là per un qualcosa che personalmente mi risulta sempre molto poco chiaro, mi lascia sempre decisamente molto perplesso. Alla fine credo che sarà necessario inviare i militari nelle nostre scuole o nei nostri ospedali in missione umanitaria oppure richiedere l'intervento dell'ONU o dell'UNESCO per poter garantire un livello di decenza minimo dei servizi sociali nazionali. Insomma tra l'Italia e l'Afganistan le differenze tendono sempre più ad assottigliarsi: ed allora mandiamo i nostri soldati in missione di pace "casarecce". Magari riusciamo ad unire l'utile al dilettevole. 

Recentemente sono stato riceverato in un grande ospedale romano e, credetemi, l'intervento dei caschi blu o di Medici Senza Frontiere sarebbe stato più che gradito...

Tutto si impoverisce sotto la scure dei finanzieri tranne i "soliti ignoti": la Casta come sempre rimane immune da qualsiasi taglio o sacrificio. Rimborsi elettorali e sprechi dei partiti-cannibali così come i lauti stipendi dei politici di professione rimangono intoccati. 

Vedere quindi i "cannibali" borbottare in televisione con le loro facce abbronzatissime è uno schiaffo continuo difficilmente tollerabile...

domenica 1 luglio 2012

Un Tripudio di Tricolori

Questi benedetti campionati europei di calcio sembrano aver restituito in molti un tantinello di orgoglio. Certo che il calcio fa miracoli, ma questa non è certamente una grande scoperta. Molti italiani sono molto più attaccati alla maglia della nazionale che al luogo dove vivono: diciamo che detengono una cittadinanza di tipo "calcistico", ma non civica o territoriale. Diciamo che hanno le loro radici che affondano non tanto in un territorio quanto semmai sul pratino di un campo di calcio.

Cosa molto buffa se non avesse conseguenze disastrose sulla quotidianità e sulla gestione della cosa pubblica in questo jellatissimo Paese. 

Ed è per questo che ora come tante altre volte simili a queste, viene rispolverato il tricolore: sui davanzali, nei gardini, sulle auto, nelle vetrine dei negozi, sui motorini. Ovunque. Anche qui da me (vivo in un piccolo paesello del centro-Italia) sono sbucate da ppertutto le bandiere e le bandierine. 

La cosa più intrigante di tutto questo è che i più fanatici "sventolatori di bandierine", almeno qui beninteso, sono coloro i quali hanno sempre dimostrato un livello stellare di menefreghismo per qualunque cosa non fosse gli arcinoti "cavoli propri", un disprezzo assoluto per l'interesse collettivo, un cinismo senza pari, una slealtà e mancanza di vergogna abissali. Ma ora tutti a gridare: Itaglia! Itaglia!

Insomma il patriottismo calcistico di questi giorni (torno a dire per quello che vedo qui) sembra inversamente proporzionale al minimo senso individuale di decenza e di rispetto della quotidianità ordinaria. Ma, sono certo, altrove non è così...

Ma che ci volete fare? Il calcio (come il circo dei tempi antichi) fa veramente miracoli. Ma appena i bollori calcistici si raffredderanno, allora di nuovo: tutti contro tutti. Echissenefrega!