martedì 30 settembre 2008

Silent Politics in the Society of Silences

During these last weeks, we have been informed about police investigations against Mr. Nicola Cosentino (Deputy Minister for Economy) and the coordinator of Mr. Berlusconi party in Campania Region Mr. Luigi Cesaro: they have been accused by a mafia fellow to be involved in the illegal business of waste management with mafia. Actually it is quite normal that Italian politics appeared united, both right and left wings with just few exceptions, in defending a representative of its domain. Yet the zero reaction in public opinion is rather surprising. It is surely true that people cannot react because just little information is spread about these facts and actually TV and newspapers reported very few news about it. This is also to confirm the political control over information in Italy: anything can erode consensus and imagine of political power is immediately silenced. I note however a sort of anesthetisation in all of us towards these news. Finally, after decades of corruption and bad politics, the fact that important expressions of Italian politics are suspected to be involved with mafia, is considered “normal”: furthermore, probably, common people know these situations very well and consider these (dis)qualities as essential properties for a successful politician rather than a problem. If a politician is not “rightly” involved, he is not a good politician; if he hasn’t the ”right” contacts how can he be able to help me in finding a job, a bed in a hospital, in letting me have an echography jumping the long waiting list, or letting me build a house without license?. We are living in a system someone still calls “democracy” and thus the responsibility for this is on all of us. Actually, everyone has the government he is worthy of…

La Politica del Silenzio della Società dei Silenzi

Abbiamo avuto nelle scorse settimane notizia di indagini nei confronti del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e del coordinatore campano del Pdl Luigi Cesaro accusati da un pentito di essere coinvolti nel business dei rifiuti con la camorra. Da una parte non c’è da stupirsi più di tanto se la politica si è mostrata compatta, sia a destra che a sinistra (con rare eccezioni) nello schierarsi dalla parte di un suo esponente. Quello che meraviglia è la pressoché nulla reazione da parte dell’opinione pubblica. E’ certamente vero che la gente non reagisce perché su questi fatti si fanno circolare il minor numero possibile di informazioni: effettivamente in TV o sui quotidiani se ne è parlato veramente molto poco. Questo del resto conferma il controllo politico delle informazioni in Italia: ciò che può minare il consenso o l’immagine del potere viene immediatamente messo sotto silenzio. Noto però una certa anestetizzazione da parte di tutti noi di fronte a queste notizie. Insomma alla fine, dopo anni di corruzione e mala politica, il fatto che esponenti di rilievo della politica siano sospettati di essere implicati in cose di camorra appare come del tutto normale: anzi, molto probabilmente, la gente cosiddetta “comune”, queste cose le conosce già da tempo e le considera non tanto un demerito, ma una qualità essenziale per un politico potente. Se il politico non ha “le mani in pasta” che razza di politico è? Se non ha i contatti “giusti” come mi può aiutare a trovare lavoro, a trovarmi un posto in ospedale, a farmi scavalcare la fila per fare un’ecografia, o per farmi costruire una casetta senza licenza? Poiché siamo in un sistema democratico, la colpa di tutto questo non è altro che di tutti noi. Del resto ognuno ha il governo che si merita.

lunedì 29 settembre 2008

A Good Local Initiative...


Clean Up the World in the Tuscia Area: a Good Strike...

Enthusiam and fun: these are the sensations of the participants to Italian edition of the international event "Clean Up the World" held also in the Province of Viterbo (Tuscia). Every year the participation, above all of school children, is confirmed and is continuosly growing: hence, thanks also to a sunny autumn day, last sunday in Oriolo Romano and Canepina (province of Viterbo, Central Italy) more than 100 children have cleaned and cured slices of this world usually polluted by adults. Thanks to the cooperation of local schools and public administrators, it has been possible to intervene with gloves and bins on degraded town roads and public parks.
As usual, this year has been characterized by environmental emergencies also in the Province of Viterbo such as for the water crisis - due also to the presence of arsenic in many villages and the problem of the red algae in Vico and Bolsena lakes - and the waste problem not yet properly managed and organized also for the lack of a global Waste Plan for the Province of Viterbo. Last, but not least, the problems of land clearance and dumps for toxic wastes while Lazio Region Administration is about to concede authorizations, in an irrational way, to new dumps as new wounds for our land.
In this context, children in Oriolo Romano and Canepina are sendig us a message of hope for the future denouncing our irresponsibility and lack of respect for our land.

Una Bella Iniziativa...


Pubblico il seguente comunicato stampa relativo ad un'interessante inziativa...

Puliamo il Mondo: nella Tuscia Missione Compiuta

Entusiasmo e divertimento: le sensazioni dei parecipanti alla manifestazione internazionale "Puliamo il Mondo", edizione italiana di "Clean Up the World", il più grande appuntamento di volontariato ambientale del mondo.

Ogni anno si rinnova la partecipazione, soprattutto dei bambini delle scuole; così, complice un caldo sole autunnale, a Oriolo Romano e Canepina, in provincia di Viterbo, oltre cento ragazzi hanno ripulito e curato "pezzetti" di questo mondo sporcato dagli adulti. Grazie alla collaborazione delle scuole e degli amministratori comunali, è stato possibile intervenire con guanti e sacchi su viali e giardini comunali.
Come ogni volta, questo anno è stato contrassegnato da emergenze ambientali anche nel viterbese: basti ricordare la crisi idrica - anche per la presenza di arsenico che colpisce numerosi centri o al problema delle alghe rosse nei laghi di Vico e di Bolsena - quindi il problema dei rifiuti e della raccolta differenziata che segna il passo in troppi Paesi della Tuscia anche in conseguenza di un Piano Rifiuti Provinciale funzionale che tarda ad arrivare. Non da ultimo le questioni delle bonifiche e della messa in sicurezza delle discariche di rifiuti tossici che procede a rilento mentre la Regione Lazio procede ad autorizzare in modo irrazionale e superficiale nuove cave, nuove ferite al territorio.
In questo panorama, i bambini di Oriolo e Canepina sono un messaggio di speranza, due cartoline del futuro che denunciano le nostre irresponsabilità.

venerdì 26 settembre 2008

Cinema and Environment

In the town of Vetralla, in the province of Viterbo - central Italy, on sept. 26th it will be presented the movie "Biutiful Cauntri", a shocking film on the eco-mafia in Campania region. This film has been created with the cooperation of Legambiente, an Italian Environmental Association. The movie will be followed by an open discussion with Prof. Valentini of Univeristy of Tuscia and Umberto Cinalli, coordinator of the Environment and Legality Agency of the province of Viterbo. The discussion's topic: defending local resources.
This initiative detains a critical role to mobilize local communities about a direct responsibility in territorial management. As clearly showed by the environmental crisis in Campania Region, an ethic restoration should always represent the foundamentals for an environmental restoration. Without a widespread sense of legality and responsibility, as shared public good, a territorial bad management will be always a preferible option above all when local politicians act as a "business committee". Legality is the only real engine for a local environmentally, economically and socially sustainable development. If national and local politics continue to look at environmental issues on the base of short term problems, useful only to election scopes, territorial management will be pursued in a very superficial and stupid manner or put in the hands of criminals who will put at risk the health and lives of local communities. For this reason, we should considered the land where we live as our direct property: we must organize ourselves towards a direct land management otherwise, waiting for interventions form "above", things will surely go worse.

Cinema e ambiente


A Vetralla, provincia di Viterbo, è organizzata per la sera di venerdì 26 settemre alle ore 21.00 presso la Piazza del Comune la proiezione del film "Biutiful Cauntri", il documentario choc sull'ecomafia in Campania con Peppe Ruggero e realizzato con la collaborazione di Legambiente, seguirà il dibattito con il Prof. Valentini dell'Università della Tuscia, Umberto Cinalli dell'Osservatorio Provinciale Ambiente e Legalità di Viterbo. Tema del dibattito: la difesa delle risorse locali.

Questa iniziativa, come altre simili, ha un ruolo critico per mobilitare le comunità locali sulla responsabilità diretta delle stesse comunità locali nella gestione del territorio. Come ha ampiamente dimostrato la catastrofe ambientale della Campania, una bonifica etica deve precedere sempre quella ambientale. Senza la presenza di un senso di legalità e responsabilità come bene pubblico diffuso, la malagestione del territorio rappresenterà sempre un'opzione preferibile, soprattutto quando la politica locale diviene un "comitato d'affari". La legalità è l'unico vero volano per lo sviluppo ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile del territorio. Finchè la politica nazionale e locale si interesserà all'ambiente solo per questioni di breve periodo utili solo a fini elettorali, la gestione del territorio verrà fatta in modo superficiale o affidata a incapaci criminali perchè mettono a rischio la salute e la vita dei cittadini. Per questo il territorio deve essere considerato come un bene di interesse primariamente di chi lo abita: o ci organizziamo per conto nostro oppure, se continueremo a contare su interventi caduti dal cielo, le cose di certo non cambieranno in meglio, ma solo in peggio.

mercoledì 24 settembre 2008

Good time among Etruscans

We have spent a very good time last Sunday September 21st at Castel d’Asso near the city of Viterbo, in the Etruscan necropolis, a space usually forgotten and in a general bad conditions. At the 16.00 guided tours started along the steep paths, recovered and re-structured by volunteers, over the rocks dominating the beautiful valley and at the same time the laboratories of experimental archaeology, distributed in the necropolis, have been opened. At the end of the tours we have enjoyed an interesting musical exhibition with flutes similar to those used in the past by the Etruscans and at 19.00, with ambient music, we had an Etruscan-roman “Degustatio”, a dinner made of ancient recipes with dishes based on legumes and meat. At 19.30 a representation titled “Ancient Vagabonds” (a fantasy novel on Etruscans) was presented in the night light within the necropolis. At 21.00 movies about Etruscan civilization and history. In conclusion, we had a good example of rural-archaeological space recovering with traditional and local culture promotion.

Una bella domenica con gli Etruschi

Abbiamo trascorso una bella domenica all’aria aperta ed in modo intelligente. Domenica 21 settembre a Castel D’Asso nelle vicinanze della città di Viterbo sono state organizzate delle bellissime escursioni all’interno della necropoli etrusca, di solito un’area scarsamente valorizzata ed in uno stato di generale abbandono. Alle ore 16.00 sono iniziate le visite guidate lungo i tortuosi percorsi, recuperati e ripristinati da volontari, che si snodano sopra le rupi che dominano la bella vallata e alla stessa ora sono stati aperti i laboratori di archeologia sperimentale distribuiti all’interno della necropoli. Terminata la visita alle tombe etrusche siamo stati intrattenuti con una esibizione musicale effettuata con flauti simili a quelli utilizzati dagli etruschi e alle ore 19.00 è iniziata la “Degustatio” etrusco-romana con spuntino-cena con ricette d’epoca a base di legumi e carne di maiale. Alle 19,30 la Compagnia “Teatro Null” ha presentato “Vagabondi antichi” di Gianni Abbate, percorso fantastico sugli Etruschi, avendo sullo sfondo la bellissima necropoli e il bellissimo paesaggio notturno. Alle ore 21 sono stati proiettati alcuni filmati sugli Etruschi. In conclusione, si è trattato di un buon esempio di recupero di un’area rurale ed archeologica sulla base della valorizzazione e promozione di valori tradizionali e della cultura locale.

martedì 23 settembre 2008

Christians and Pagans


I enclose the following comments I have sent some weeks ago to the Italian Magazine “L’Espresso” as reply to an article published by this magazine. These comments do not received any reply.

I have red with particular attention the article written by Eugenio Scalfari published in the magazine “L’Epresso” titled “The Vatican and the Pagan”. I have to say that it is quite unusual for me to express my opinions about these issues, but I think it could be worth writing something to point out some topics and clarify some very common prejudices. Anything is immoral, popular, vulgar, idolatrising and dirty is considered “Pagan” and Mr Scalfari uses this term to describe the most ethically degraded, populistic, and rude part of Italian politics nicknaming these individuals as “Pagans of the Late Empire” just to highlight something really negative. I perfectly understand what Mr Scalfari intends, yet I have been impressed by the deep rooting of certain prejudices within our culture. Probably Mr Scalfari was talking about some “liberti” (freed slaves) already mocked in ancient times (i. e. by Petronius in the “Satyricon”) who were famous for their lack of any moral principle, loving ostentation, ready to become rich at any cost and lacking any kind of religious principle: paradoxically these individuals were ready to quickly convert themselves to Christianity above all when this step appeared particularly advantageous during the years of the “Late Empire” (during which the Vatican experienced the taste of power and experimented against many our ancestors its intolerance and evangelizing violence then successfully applied against other culture until recent times). During those years of the Late Empire pagans gave lessons of tolerance and morality in a completely collapsing world losing for this their lives (above all women) and becoming only forgotten losers. At present, as in the past, the Vatican tend to be allied, to affirm its political power, to the same “liberti” who, rather than pagans, always represented the most perverse aspect of our domestic Christianity. It is important to remind also the same contradictions, characterizing the other abramitic religions, which still denote, with dramatic consequences, the present times: environmental degradation (for the incapability to recognize the “Anima Mundi”), the lack of respect for women, omosexuals and the cultures perceived as “other”, religion fanatism or the furious violence for the so-called Holy Land. Thus the term “pagan”, effectively invented in a negative sense - ignorant peasant) suffers not only secular prejudices but also a total collapse of the classical culture. I think that these considerations are due for those who, even culturally descending from the first victims of this system of political power, are often in the frontline to defend Nature, tolerance and anything is “plural”.

La Chiesa ed i Pagani



Pubblico di seguito il seguente commento che ho inviato tempo fa via email alla rivista L’Espresso in risposta ad una nota di Eugenio Scalfari. Questo commento non è stato pubblicato e non ha ricevuto risposta alcuna.

Ho letto con molta attenzione la nota di Eugenio Scalfari apparsa tempo fa sull’Espresso dal titolo “La Chiesa e i Pagani/3”. Devo dire che non solo solito prendere la parola su questi argomenti, ma ho ritenuto valesse la pena scrivere due righe per puntualizzare una spinosa questione e fare luce su alcuni pregiudizi ancora molto diffusi. Tutto ciò che è immorale, popolare, volgare, idolatra e immondo è “pagano” ed Eugenio Scalfari usa infatti il termine “pagano” per descrivere la frangia più eticamente degradata, popolaresca e rozza della politica nostrana stigmatizzando questi individui come “Pagani del Basso Impero” proprio per indicare il peggio del peggio. Capisco perfettamente ciò che Eugenio Scalfari intendesse dire; tuttavia mi ha impressionato quanto profondamente radicati siano certi pregiudizi all’interno della nostra cultura fino ad investirne anche le figure di spicco. Probabilmente si alludeva alla figura di certi “liberti” già all’epoca dileggiati da Petronio nel suo Satyricon o presi di mira nelle satire di Giovenale, famosi per la mancanza di scrupoli, l’assenza di qualsiasi principio morale, amanti dell’ostentazione, disposti ad arricchirsi con qualsiasi mezzo e privi di qualsivoglia valore religioso: paradossalmente furono proprio costoro che si fecero trovare pronti a convertirsi rapidamente ed in massa al cristianesimo soprattutto quando ciò divenne particolarmente conveniente proprio in quegli anni del Basso Impero in cui la Chiesa affilò le sue armi del potere e sperimentò sulla pelle di tanti nostri antenati quella intolleranza e violenta crudeltà evangelizzatrice che è stata poi applicata con successo nei confronti di altre culture fino a tempi molto recenti. In quegli anni del Basso Impero furono proprio i pagani a dare lezione di tolleranza e di moralità in un mondo in completo sfacelo pagando per questo quasi sempre con la propria vita (in particolare le donne) e finendo nel dimenticatoio dei vinti. Oggi come ieri, la Chiesa si appoggia, per affermare il suo potere politico, sugli stessi liberti che, ben lungi dall’essere pagani, semmai hanno sempre rappresentato e rappresentano tuttora il carattere più perverso e tipico di questo cristianesimo di casa nostra. Non bisogna poi dimenticare i tanti tarli che sono presenti purtroppo anche nelle altre religioni abramitiche e che da allora si sono trascinati fino ad oggi con conseguenze drammatiche: il degrado ambientale per l’incapacità di riconoscere l’Anima Mundi, la mancanza di rispetto per le donne, per gli omosessuali e per tutte le culture “altre”, il fanatismo religioso e via discorrendo fino alla violenza cieca e furiosa (come nel caso della cosiddetta Terra Santa). Insomma i panni sporchi andrebbero lavati in casa propria ed il termine “pagano” (nato effettivamente in un senso dispregiativo) paga anche lo scotto, oltre che di pregiudizi secolari, di una deriva totale della cultura classica. Questa precisazione mi sembra quindi il minimo che si possa fare nel rispetto di coloro che, magari culturalmente discendendo dalle prime vittime di questo sistema di potere, sono spesso e per definizione in prima fila nella difesa della Natura e dei valori della tolleranza e di tutto ciò che è “plurale”.

venerdì 19 settembre 2008

Il collasso di Alitalia e la via italiana allo sviluppo economico

Il collasso della compagnia aerea Alitalia costituisce un caso esemplare degli approcci economici che vengono adottati in Italia. Viene da chiedersi: quali sono le effettive ragioni che hanno portato alla morte di questa compagnia? Come viene gestito in Italia l’immenso bacino di risorse che costituisce il settore dei servizi (sanità, scuola, ricerca, sicurezza, ecc.)? La qualità dei servizi, soprattutto quelli pubblici, non è solo connessa alla quantità delle risorse impiegate, ma è collegata alla loro governance complessiva. Una buona governance porta ad una buona gestione, una buona gestione a un uso efficiente e efficace delle risorse e alla fine a dei buoni risultati. La scarsa qualità dei servizi pubblici denuncia una qualità di governance altrettanto scarsa e una parallela incapacità e non volontà di agire nell’interesse pubblico. In Italia il sistema dei servizi pubblici non soffre di “inefficienze semplici”, ma “inefficienze complesse” cioè inefficienze diversificate e intrecciate che a gradualità differenti possono verificarsi contemporaneamente come ad esempio inefficienze allocative (incapacità nelle modalità di produzione del servizio), inefficienze distributive (incapacità ad erogare il servizio), inefficienze organizzative (problematiche nelle procedure e strutture interne all’organizzazione) e inefficienze dinamiche (incapacità di usare le risorse). Il tutto si riverbera in primo luogo sulla capacità di spesa dell’ente erogatore (spreco di risorse, parzialità nella selezione dei beneficiari, nella tempistica e nelle forme di erogazione). Allo stesso modo la selezione del personale e dei dirigenti non sulla base del merito, ma sulle clientele e sulla affiliazione e lealtà politica contribuisce ad una dilatazione di uffici e cariche pubbliche non sempre necessari popolati da individui spesso privi di competenze adeguate (selezione avversa). Non bisogna poi dimenticare la presenza di sistemi di incentivazione perversi (lavorare tanto o poco è lo stesso, non esistono gratificazioni sul merito se non si dispone degli agganci giusti, ecc…), l’uso dell’incarico dirigenziale pubblico come una proprietà privata, la strutturazione dell’organizzazione intorno alle necessità del personale e della dirigenza invece che alle funzioni ed obiettivi dell’ente, ecc. I cittadini non sono quindi beneficiari di un servizio, ma sono “al servizio” dell’ente erogatore. E’ evidente che quando la priorità di un ente è la sua stessa esistenza (autoreferenzialità) l’erogazione del servizio, che invece dovrebbe essere la ragione della presenza di questi enti, finisce con il diventare una sorta di “effetto collaterale” la cui qualità, essendo il servizio un fenomeno secondario, non è mai in questione. Al di là delle dichiarazioni di intenti, la qualità dei servizi resta un indicatore crudele della qualità dei responsabili degli enti preposti alla loro erogazione. Per questo motivo lo scopo delle Ferrovie non è quello di trasportate persone o merci, quello delle Poste non è distribuire corrispondenza, quello di Alitalia di trasportare passeggeri, quello di un ospedale di curare i cittadini, quello di un’Università di formare gli studenti, ma primariamente redistribuire ricchezza (stipendi) e ossificare sistemi di potere (incarichi e ruoli). Per cambiare questo stato di cose non servono soluzioni tecniche-organizzative particolari ma una reale volontà di cambiare registro e il coraggio di intaccare interessi ossificati, clientele paralizzanti e un’inerzia patologizzata; esiste oggi questo coraggio nel nostro Paese?

The Alitalia collapse and the Italian way to economic development

The collapse of the Italian air company Alitalia represents an exemplary case about the economic approaches adopted in Italy. One may wonder: what is the effective cause of the Alitalia definitive death? How the immense system of the Italian public services is really managed (health, education, research, security, etc.)? Quality in services, above all public services, is not linked only to the quantity of the implied resources, but it is connected to their global governance. A good governance drives to a good management, a good management to an efficient and effective resources’ use and finally to good results. A scarce quality in public services provision denounces a scarce governance quality as well and a parallel incapability and unwillingness to act in the public interest. In Italy the system of public services doesn’t suffer simplex inefficiencies but complex inefficiencies (diversified and interrelated inefficiencies) which, at different degree, can simultaneously arise such as: allocation inefficiencies (inadequacies in the service production), distribution inefficiencies (inadequacies in the service’s provision), organization inefficiencies (problems in the organization procedures and inner structures) and dynamic inefficiencies (inadequacies in the resources’ use). This network of inefficiencies reverberates its effects first of all in the expenditure capabilities (resource and money wasting, problems in time management and in the modalities and forms of service provision). In the same way, staff and managers’ selection on the base of “friendship”, political affiliation and loyalty rather than capabilities and expertise contributes to determine a dilatation in the human resources’ number with individuals often lacking adequate skills (adverse selection). Furthermore, it should be highlighted the presence of perverse incentive systems (working more or less produces the same effects, no gratifications when lacking right connections and blessing, etc.), the use of management positions as a private property, the organization structuring on the base of the staff and management needs rather than functions, scopes, and mission of the organization. When an organization priority is its existence (self referring attitude) the service provision, which should be the reason of its existence, becomes a sort of “collateral effect” whose quality is never at stake. Services’ quality is a critical indicator about the quality of the persons in charge for their provision. For this reason , in Italy the Railway Company’s mission is not to make people and products move, the Post Service has not the scope to deliver letters, Alitalia goal is not to make passengers travel, an hospital mission is not to cure patients, an university aim is not to train students, etc. but rather an economic re-distribution (through wages and salaries) and the ossification of power systems (through roles and internal positions). Technical and organization solutions are not necessary to change this dramatic scenario: it is rather necessary a real will to change mentality and the courage to hit ossified interests and a pathological inertia but I’m not sure, as the Alitalia case shows, that in Italy today this will really exists…

giovedì 18 settembre 2008

Contaminated Milk

Four children died in China for contaminated milk powder with melamine – a chemical used to produce glue and plastic materials. In the same time the scandal involved also an European company. The Swedish-Danish diary company Arla Foods announced that some products, with milk powder contaminated by melamine and produced by its Chinese partner (Mengniu Dairy), have been retired from the market. These news provoke two strictly linked questions. On the one hand we have the problem of food “basic quality” or its safety which must be always guaranteed at the maximum level through a rigorous conformity to a normative system capable to determine safety requisites and effective control systems. Food must be “tracked” in order to make consumers adequately informed about the path food has followed to reach our tables and who are the subjects having contributed to food production (to be extended also to import). On the other hand we have the problem of illegal import of food and raw materials. Illegal imports of live animals, meat, fish, milk and other agricultural products imply that the “qualitative history” of these products is actually unknown. This problem thus represents a potential source of introduction on our markets of tainted products for the presence of too high levels of chemical residues, pesticides or meat deriving from sick animals. Illegal imports derive from a precise demand from dishonest producers having as only scope the costs’ minimizing using unhealthy ingredients and violating any hygienic norm. Even if this problem surely creates losses for honest firms, the principal victim of this plague remains the consumer: it means all of us in our personal physical integrity because foods with no qualitative history expose us to severe health risks. It is urgently necessary to achieve an effective harmonization among EU members’ norms and regulations because without this harmonization complexity, inconsistence and ambiguity of these norms may become a critical source for these problems having essentially a trans-national nature: safety controls are in fact implemented only towards EU non members products (because internal controls have been abolished) but it is evident that illegal imports to reach European markets will be stronger where control systems are weaker. It is also necessary to stimulate an intelligent consumption “culture”: often we are very interested about our last generation mobile phone’s features (which we are prone to buy at any price) and we value food only on the base of its price without considering its qualities. We must learn to read labels and move our attention from market price to quality price or the expertise of the companies involved in its entire production and rigorous controls of the raw materials’ quality, production methods, storage and packaging and environmental protection. We must become more aware and informed consumers, pretending clear and comprehensible labels, preferring tracked foods and never forgetting local products.

Latte Avvelenato

Sono quattro i bambini morti in Cina a causa del latte in polvere alla melamina - sostanza chimica utilizzata per la fabbricazione della colla e della plastica. Nel frattempo (fonte ANSA) “lo scandalo ha coinvolto anche un'azienda europea. Il gruppo lattiero caseario svedese-danese Arla Foods ha annunciato il ritiro di alcuni prodotti a base di latte in polvere contaminati con la melamina e fabbricati dal suo partner cinese, la Mengniu Dairy”. Queste notizie sollevano due questioni strettamente connesse fra loro. Da un lato c’è il problema della “qualità basilare” degli alimenti ovvero la sua sicurezza che deve essere sempre garantita al massimo livello possibile attraverso una rigorosa conformità ad un sistema normativo obbligatorio capace di individuare dei requisiti di salubrità e sistemi di verifica e controllo efficaci. In questo ambito è indispensabile che i prodotti alimentari siano “tracciati” in modo tale da far conoscere ai consumatori il percorso seguito da un prodotto alimentare e chi sono stati i soggetti che hanno contribuito alla sua formazione (da estendersi anche all’import). L’altro problema riguarda l’introduzione illegale sui nostri mercati di prodotti alimentari e/o di materie prime destinate alla produzione alimentare. Su questo versante i problemi sono molto seri: basta leggere il Rapporto Sulle Frodi Alimentari in Italia curato dal Movimento Difesa del Cittadino e da Legambiente. L’importazione clandestina di animali vivi, carni, latte e di altri prodotti agricoli implica che la “storia” qualitativa (patologie, residui di sostanze tossiche, ecc.) di questi prodotti sia di fatto sconosciuta. Essa rappresenta quindi una potenziale fonte di introduzione sui nostri mercati di prodotti contaminati da elevate quantità di residui chimici e pesticidi o carni provenienti da animali malati. L’importazione clandestina di prodotti agroalimentari risponde ad una domanda di contraffattori che hanno come unico scopo quello comprimere al massimo le spese per l'acquisto della materia prima con utilizzo di materie scadenti e il mancato rispetto delle più basilari norme igieniche. Anche se questo problema danneggia seriamente le imprese oneste, la vittima principale di questa piaga resta sempre il consumatore, ovvero tutti noi nella nostra incolumità fisica perché i prodotti senza storia qualitativa ci espongono a gravi rischi per la salute. Bisogna urgentemente armonizzare le normative fra i Paesi UE dato che senza un’armonizzazione la complessità, l’inconsistenza e l’ambiguità delle norme in materia finiscono col diventare una causa primaria di questi problemi che hanno fondamentalmente una natura transnazionale: poiché i controlli vengono effettuati solo verso i Paesi esterni all’UE (dato che sono stati aboliti i controlli interni) è evidente che l’importazione clandestina per raggiungere i mercati europei sarà più forte dove le maglie dei controlli sono più deboli. E’ indispensabile quindi stimolare una “cultura” del consumo alimentare: spesso ci preoccupiamo delle caratteristiche del nostro telefonino di ultima generazione (che siamo disposti ad acquistare a qualsiasi prezzo) e ci limitiamo a giudicare un prodotto alimentare solo dal suo prezzo senza curarci delle sue qualità. Dobbiamo imparare a leggere le etichette e a spostare la nostra attenzione dal prezzo di mercato al prezzo della qualità ovvero della professionalità delle imprese coinvolte nell’intera filiera e della rigorosità nella qualità delle materie prime, metodi di lavorazione, conservazione e imballaggio e tutela ambientale. Dobbiamo quindi trasformarci in consumatori più consapevoli e informati, esigere etichette chiare e univoche, preferire prodotti “tracciati” e non trascurare mai le produzioni locali.

mercoledì 17 settembre 2008

Political Masochism


Often I have stated that the market requires tools and mechanisms capable to drive it within its limits. It is surely necessary to acknowledge certain merits to the market but it is necessary to be aware of its incapability to equally guide a society as well, as the recent international financial catastrophes clearly evidence. Economy is not and will never be a form of government. Economic development must be oriented by politics as expression of communities belonging to a society as a whole. Development has to be based more on effectiveness than efficiency. The market doesn’t produce democracy, doesn’t encourage democracy and doesn’t make it work. The market tends to calculate only private costs and to consider only economically valuable goods/services, but it cannot take into account public costs and social externalities such as environmental pollution or unemployment. Technology itself cannot drive economic development. Politics have the task to find and implement remedies to the unavoidable markets’ distortions through the predominance of public goods and avoiding private interests’ mediations. This said, if politics have to adjust economic development according to social and environmental needs, political selection (at local and national level) thus represents a critical step. What is currently happening in Alitalia clearly shows the destructive effects of this adverse political selection which affects our society and the consequent incapability of Italian politicians and administrators who for decades have preferred private interests, bribes and corruption to a correct firm management within a general interest. As usual, the problem derives by the fact that we choose these politicians. We are still paying the consequences of a terrible and masochistic political myopia. We still prefer politicians who are evidently unable to manage public goods in the hope that they however will satisfy our personal interests without considering that the latter are the effect of the former. The lesson to learn from the Alitalia affaire is that even obtaining some benefits in the short run from the “economy of favours” with these politicians, in the long run all of us will pay the final bill. If someone ten years ago had forecasted firings in Alitalia, he surely would have been considered a visionary fool because a job in Alitalia was considered a cast-iron job. Considering that these individuals tend to impose sacrifices for all without renouncing to privileges for them and for their friends, it is necessary to think abut the fact that nobody of us powerless people (for example working in the railways or post services, public schools and education system, etc.) will be safe when the next bill will have to be paid…

Masochismo politico


Spesso, e nelle sedi più diverse, ho sempre sostenuto che il “mercato” necessiti di strumenti e meccanismi tali da ricondurlo entro i suoi ambiti. Al mercato devono essere infatti riconosciuti i suoi meriti ma bisogna essere consapevoli della sua incapacità a guidare una società in modo equo, come le recenti catastrofi finanziarie internazionali stanno dimostrando per l’ennesima volta. L’economia non è e non potrà mai essere una forma di governo. Lo sviluppo economico deve essere guidato dalla politica intesa come espressione di comunità appartenenti ad una società. Lo sviluppo si fonda sull’efficacia più che sull’efficienza.
Il mercato non produce democrazia, non la incoraggia e non la fa funzionare. Spetta alla politica individuare ed applicare dei rimedi alle inevitabili distorsioni del mercato per mezzo dell’elevamento del bene pubblico ed evitando di mediare interessi privati. Il mercato tende infatti a calcolare solo i costi privati e a considerare solo beni/servizi monetizzabili, ma non è in grado di considerare i costi pubblici e sociali come ad esempio l’inquinamento o la disoccupazione. La tecnologia stessa non è in grado di guidare lo sviluppo economico. Detto questo, se allora spetta alla politica orientare lo sviluppo economico, la selezione della classe dirigente (a livello locale e nazionale) costituisce quindi un momento critico. I fatti della crisi Alitalia stanno a dimostrare i nefasti effetti della selezione avversa politica che affligge la nostra società e la conseguente incapacità di politici ed amministratori che per decenni hanno preferito privilegiare interessi di parte, clientelismo e corruzione alla corretta gestione di un’azienda nell’interesse generale. Come al solito però il problema nasce dal fatto che questi politici ce li siamo scelti noi. Continuiamo a pagare lo scotto di una terribile e masochistica miopia politica. Continuiamo a scegliere politici ed amministratori palesemente incapaci di gestire il bene pubblico nella speranza che soddisfino i nostri interessi privati, senza considerare che questi interessi possono scaturire solo dal bene pubblico. La lezione da imparare dal caso Alitalia è quindi che a fronte di un beneficio immediato che può scaturire dall’economia dei favori con questi politici, nel lungo periodo arriverà il conto da pagare per tutti noi. Se dieci anni fa qualcuno avesse previsto dei licenziamenti in Alitalia, sarebbe stato preso per un pazzo visionario perché il posto in Alitalia era considerato un posto sicuro. Dato che questi signori impongono sacrifici a tutti senza mai toccare i propri privilegi e quelli delle consorterie a loro prossime, bisogna allora riflettere sul fatto che nessuno di noi “senza potere” (ad es. dipendenti delle ferrovie, poste, scuola, pubblico impiego, ecc…) sarà al sicuro quando bisognerà pagare il prossimo conto…

venerdì 12 settembre 2008

A Butcher’s opening


Some days ago, in the small rural village where I live, a butcher’s shop has been opened. This new surely will appear totally insignificant for those living in big cities or for many important politicians very busy in more important affaires elsewhere. Nonetheless for a small community (of powerless people), where the idea of “local” is strong and where small shops have been closing for decades under the pressures of big department stores and malls in the neighbouring cities, this new is particularly relevant. This butcher’s is the shop of a farm placed in the area: in this shop only local products, also from other local farms in the surroundings (honey, oil, wine, cheese, bread, etc.) are sold. On the one hand this is an encouraging signal of change because many people, often coming from cities and maybe looking for typical products no longer tolerating standardized food made with industrial ingredients, are trying to re-gain food coming from the region in which they live. On the other hand this initiative represents an important victory for who, since long time, supports the idea of “local” as critical strategy for sustainable rural development. About this issue, both under political and research point of view, I always carried on many activities. This idea is based on a rather old and apparently obvious principle but it seems to be totally innovative when considering the present market dynamics and organizations. It is essential that the distance between consumers and produced is reduced in order to give the opportunity to the former to buy fresh and cheaper products, possibly organic, and to the latter to achieve more economic gains freeing them from the reduction pressures and pushes from the long distribution chain. Considering the current unjustified increases in food prices, the immediate benefits of these initiatives soon emerge: the passages in the long chain of intermediaries are overcome and thus the price charges are eliminated (together with the speculations determining these prices increases). Hence a too long distance has to be reduced: first of all a kilometric distance because season local products are promoted. These products are fresher not remaining in containers for a long time reducing in the same time the environmental impact of transports. Furthermore a psychological and cultural distance between production and consumption has to be reduced because consumers have the possibility to directly know who makes the food they eat. These circuits however are not in opposition to big distribution systems, but they should be considered as complementary networks: widening the supply and choice spectrum also the market mechanisms will work better reducing the weight of hegemony and control positions of stronger agents. Great support should thus directed to these initiatives such as the creation of farm shops in the big cities. The same support has to be directed to the consumers’ initiatives such as the consumption cooperatives or those coming for the production side such as the “zero kilometres” action. These activities have to be however supported by adequate information and communication campaigns otherwise their effectiveness will be unavoidably eroded. We must reconstruct forms of intelligent and aware food consumption: eat less, eat better. Short circuits surely represent critical tools to build an effective alliance between production and consumption but they require and imply our personal commitment and engagement because, even if supported “in theory”, they face a mild political support above all in those politicians who obtain gains and benefits from speculations. As the opening of a small butcher’s shop clearly shows, these initiatives represents an important opportunity to stimulate entrepreneurship in those areas where agriculture is the only economic and job sector, to build new relations between urban and rural areas, carrying rural values in urban areas, to recognize the season cycles in food products and to promote the so many cultural and crop varieties of our rural areas and traditions.

Si inaugura una macelleria


Alcuni giorni fa, nel piccolo villaggio rurale dove vivo, è stata aperta una macelleria. Questa notizia sicuramente apparirà del tutto insignificante per chi vive in una grande città oppure per molti autorevoli politici impegnati in cose molto più importanti. Eppure per una piccola comunità, dove forte è il concetto di “locale” e dove da anni le piccole botteghe e negozi non fanno altro che chiudere uno dopo l’altro sotto la pressione dei grandi ipermercati situati nelle vicinanze, questa notizia è tutt’altro che irrilevante. Questa macelleria infatti non è un semplice negozio, ma è il punto vendita di un’azienda zootecnica situata nel comprensorio: in questa macelleria si vendono solo prodotti locali che provengono anche da altre aziende agricole dei dintorni (miele, olio, vino, formaggi, ecc…). In pratica si tratta da un lato di un segnale incoraggiante di un’inversione di tendenza perché molte persone, spesso provenienti dalle città e forse stufe dei prodotti standardizzati fatti con materie prime che provengono da chissà dove, cominciamo a riappropriarsi dei prodotti locali. Dall’altro lato questa iniziativa costituisce un’importante vittoria per chi da tempo sostiene la battaglia del “locale” come strategia critica per forme di sviluppo rurale. Su questo punto – la Filiera Corta, sia sotto il profilo politico che della ricerca, ho sempre personalmente insistito. Si tratta in realtà di un’idea tutto sommato antica ed apparentemente ovvia, ma che si presenta alla fine come del tutto innovativa, vista l’attuale organizzazione del mercato. E’ essenziale infatti ridurre al minimo la distanza tra i produttori e i consumatori dando l’opportunità a questi ultimi di poter acquistare prodotti freschi e meno cari, magari biologici, e ai primi di guadagnare di più liberandoli dalle pressioni e dalle spinte al ribasso della lunga catena della distribuzione organizzata. Se si pensa ai recenti rincari ingiustificati nei prezzi dei prodotti alimentari, si capisce subito dove sia l’immediato vantaggio economico: vengono scavalcati gli anelli della catena degli intermediari e quindi eliminati i ricarichi sul prezzo (e le speculazioni che determinano i suddetti rincari ingiustificati) ad ogni passaggio. Si tratta di accorciare una distanza prima di tutto chilometrica, poiché si promuovono e valorizzano prodotti locali di stagione, che non vengono da lontano, e che sono più freschi, visto che non trascorrono lunghi periodi nei container-frigo contribuendo con questo anche a ridurre l'impatto ambientale dei trasporti. Viene poi a ridursi anche la distanza psicologica e culturale fra produzione e consumo perché si offre la possibilità ai consumatori di conoscere direttamente chi ha prodotto gli alimenti. Bisogna ribadire che la filiera corta non deve essere posta in contrapposizione alla grande distribuzione organizzata, ma si presenta come una forma di circuito breve di vendita complementare da affiancare a questa: ampliando il ventaglio dell’offerta e della possibilità di scelta si ottimizza il funzionamento dei meccanismi del mercato riducendo il peso delle posizioni di egemonia e di controllo da parte di pochi soggetti “forti”. Massimo sostegno quindi a tutte le iniziative a riguardo come i "mercati agricoli di vendita diretta" per la creazione dei mercati di campagna nelle città italiane che i Comuni posso istituire (che fine hanno fatto?). Altrettanto sostegno deve essere attribuito alle iniziative intraprese sul fronte dei consumatori, ad esempio i Gruppi di Acquisto o le cooperative di consumo, e per quelle dei produttori e delle loro organizzazioni, ad esempio la campagna “chilometro zero”. Tutte queste iniziative necessitano tuttavia di valide forme di pubblicità, comunicazione e di informazione altrimenti la loro efficacia sarà inevitabilmente minata: di queste opportunità, e di tante altre simili, si sa sempre piuttosto poco e le informazioni su dove reperire questi prodotti alla fine circolano solo all’interno di circuiti specializzati o delle associazioni. Dobbiamo ricostruire in Italia forme di consumo alimentare più intelligente e consapevole il cui principio deve essere: consumare meno, consumare meglio. La filiera corta rappresenta certamente uno strumento critico per la costruzione di un’alleanza effettiva fra mondo della produzione e quello dei consumatori. Dobbiamo però darci da fare perché, nonostante le tante dichiarazioni di principio, essa ancor oggi incontra di fatto un’accoglienza politica tiepida da parte soprattutto di chi beneficia delle speculazioni nelle intermediazioni e dell’economia degli sprechi. Come dimostra anche l’apertura della nostra piccola macelleria, queste iniziative rappresentano invece un’importante opportunità di stimolo all’imprenditorialità per quelle aree dove l’agricoltura costituisce l’unico settore economico ed occupazionale, di costruzione di un nuovo rapporto fra città e campagna, portando i valori rurali nelle aree urbane, di riscoperta della stagionalità dei prodotti agroalimentari e di valorizzazione e tutela di tante varietà colturali e culturali delle nostre aree rurali e delle nostre tradizioni contadine.

giovedì 11 settembre 2008

Industrial agriculture and GMOs


I would like to express here my point of view about GMOs because the issue is stimulating further discussions in Italy and Europe. My point of view is also the result of a wide discussion with other persons having better competencies on the issue than me. Moreover this position represented an essential component in the preparation of political programmes for rural and agricultural development which, maybe for an excess of prudence or political opportunism, have been (I hope temporarily) put apart. Also to cancel any doubt about my opinion about this issue, I include my following comments:

“In general terms, the adoption of technological approaches to agriculture, such as in the case of GMOs or the use of chemicals, should be preceded by a deep analysis of their implications for the ecosystem and human health. Chemicals have to be used only when effectively necessary and have to be always preceded by all those ecological and environmental, agronomic and crop techniques and practices capable to prevent, with the adoption of agro-meteorology, information and extension programmes, in situ controls, etc., a large number of fito-sanitary problems. A “comprehensive” approach should thus adopted about the factors involved to achieve a significant reduction of chemical treatments through the implementation of more targeted, less toxic and narrow spectrum products being in the same time less deleterious for ecosystems, human and animal health. These considerations have to be extended to GMOs for which two distinct but complementary problematic issues emerge. The former implies the issue of food security related to the “precaution principle” or impeding that certain kinds of food are commercialized until their security is completely confirmed. Moreover, many doubts emerge when considering the problem of environmental contamination from GMOs crops. The latter is related to the fact that GMOs seem to be essentially no-use resulting essentially from economic and financial speculations rather than scientific research. The development and commercialization of GMOs is mainly concentrated on few corporations capable to determine a quasi total control on agricultural activities: GMOs increase the dependence degree of farmers from external private subjects who, after having blocked the products patenting and after making sterile seeds for future crops, do not show any interest in defending local resources and competencies, ecosystems and biodiversity. Consequently, the introduction and diffusion of GMOs in Italy seem not adequately based on adequate and valid motivations. On the contrary, their implementation in agriculture could drive to a deprivation both in entrepreneurship terms and in a restriction of the supply of local products. For these reasons OGMs have to be considered incompatible with a strategy for a development of agriculture based on quality, typical products, territorial distinctions, links with the territory and promotion of agrifood traditions”.

mercoledì 10 settembre 2008

Agricoltura Industriale e gli OGM


Poiché in questi giorni sta tornando alla ribalta la questione degli OGM in Italia ed in Europa vorrei riproporre il mio punto di vista sulla questione. Tale punto di vista è il frutto anche del confronto con altre persone che per molti aspetti detengono una competenza maggiore della mia su queste questioni. Inoltre tale posizione ha costituito un elemento essenziale nella redazione di programmi politici per lo sviluppo rurale ed agricolo che successivamente, forse per un eccesso di prudenza ed opportunismo politico, sono stati, mi auguro momentaneamente, accantonati. Riporto, anche a scanso di equivoci su quella che da sempre è stata la mia posizione a riguardo, in modo testuale:

“In termini generali, l’adozione di approcci tecnologici all’agricoltura, come ad esempio nel caso degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) o del ricorso a prodotti chimici, dovrebbe essere sempre preceduto da un’attenta analisi delle loro implicazioni sull'ecosistema e sulla salute umana. L’uso di prodotti chimici deve avvenire solamente nei casi di effettiva necessità e deve essere sempre preceduto da tutti quegli accorgimenti di tipo ecologico-ambientale, agronomico e colturale in grado di prevenire buona parte dei problemi di ordine fitosanitario (come avviene ad esempio per la cosiddetta "lotta guidata ed integrata"), con il ricorso all'agro-meteorologia (per la previsione di sviluppo delle malattie delle piante), all'informazione e divulgazione (bollettino dei trattamenti), alle verifiche di tecnici in pieno campo, eccetera. Appare quindi necessario sostenere un approccio "di comprensione" dei fattori in gioco per addivenire ad una significativa riduzione dei trattamenti chimici, con l’impiego di prodotti sempre più mirati, poco tossici e non ad ampio spettro, meno deleteri per l'ecosistema, per la salute umana e quella animale. Ciò risulta valido anche per quanto riguarda gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) per i quali appare necessario delineare due dimensioni problematiche distinte e complementari. Il primo versante implica la garanzia della sicurezza alimentare dei cittadini per la quale appare indispensabile adottare il principio di precauzione ovvero impedire che venga commercializzato un alimento fino a quando non si è dimostrato che non è dannoso per la salute. Inoltre sempre su questo versante problematico, si esprimono delle riserve in considerazione dei problemi generati dalla contaminazione ambientale da parte delle colture OGM. Sul secondo versante si fa rilevare che spesso gli OGM appaiono fondamentalmente inutili e frutto più di speculazioni economiche e finanziarie che della ricerca scientifica. Lo sviluppo su scala industriale e la commercializzazione degli OGM è infatti concentrata in poche multinazionali capaci di esercitare un controllo pressoché totale sulle attività agricole: gli OGM aumentano di fatto il grado di dipendenza dei produttori da soggetti privati esterni che, dopo aver “blindato” la brevettabilità di questi prodotti e reso improduttivo il seme per futuri raccolti, non hanno alcun interesse a tutelare le risorse e le competenze locali, gli ecosistemi, la biodiversità. L'introduzione e diffusione di colture OGM sul territorio nazionale non risulta pertanto supportata da adeguate e valide motivazioni. Anzi, una loro adozione nella pratica agricola porterebbe ad un impoverimento sia in termini di capacità imprenditoriali che di offerta di prodotti legati al territorio. Proprio in questo senso emerge chiaramente l'incompatibilità degli OGM con una strategia di sviluppo dell'agricoltura che intenda privilegiare la qualità, la tipicità, la distintività, la differenziazione territoriale, i legami col territorio e la valorizzazione del patrimonio delle tradizioni agroalimentari”.

lunedì 8 settembre 2008

Be the politician of yourself

In Italy the discussion about ethics and economics is getting harder and harder above all since when an entire political class has convinced the nation that everything can be bought with money. The lack in Italy, just with very few exceptions, of the figure of the “entrepreneur” in a Schumpeterian sense replaced by certain managers and pseudo-industrials showed that political corruption can be economically and socially acceptable and the manoeuvres between economy and politics can safely remain hidden. The case of Alitalia clearly evidences that corruption, lack of competencies, opaque connections between politics and economy can on the contrary corrode, ruin and destroy not only a firm but the social system as a whole. The Alitalia affaire is thus a worrying example about how the things go in Italy such as in the case of the problem of the exceeding workforce in Alitalia. Probably, according to a rigorous economic point of view, the concept of “exceeding workforce” is perfectly reasonable and coherent. Yet nobody wonders about the modalities and causes through which this exceeding labour force has been created and about the dramatic war among the Alitalia workers in order not to become an exceeding worker. All of us are called to make sacrifices in presence of crises and maybe the entire Italian society will bear, through the tax system, the costs necessary to solve the Alitalia debts: but sacrifices are acceptable if shared by all. When I watch in TV these perfectly bronzed politicians just returned from their summer residences and yachts delineating hard times for Italian citizens, then the policy of sacrifices and cuts is no longer tolerable. I think that a relevant part of Italian society shouldn’t pay the bill for the more or less deliberated management mistakes made by these politicians and their friends who as usual privatize gains and socialize losses. So I wonder: maybe in Italy we don’t need many political rights, but the right not to be cheated and clowned should be pretended. In this case, as in other circumstances, the most dramatic thing is that we all (the so called powerless people) permitted these kind of politicians to steal our dignity, time, jobs, religion, creativity, etc. We are now unable to create, think, invent, and delineate projects for the future of any kind. How all this becomes possible? Why do we allow that all this can presently happens with the demolition of anything is public (health, education, research and universities, social systems, etc.)? We should become the politicians and the MP of ourselves with our direct involvement in the management of those thousand little things in the everyday life renouncing to the idea of “Nimby” (Not in my backyard) and breaking down the complicity links with the “dark politics”…

Politici di noi stessi

E’ sempre più difficile parlare in Italia di etica ed economia soprattutto quando un’intera classe politica ci ha convinto per decenni che tutto può essere comprato con i soldi. La mancanza in Italia, salvo poche rare eccezioni, della figura dell’ “imprenditore” in senso shumpeteriano rimpiazzata dalle gesta di certi grandi manager, dirigenti e pseudo-industriali, ha dimostrato che la corruzione dei potenti può essere un dato accettabile per un sistema economico e sociale e che certe manovre possono rimanere occulte. Il caso dell’Alitalia dimostra invece che corruzione, incompetenze, intrusioni della politica possono corrodere, rovinare e demolire non solo un’azienda ma anche un intero sistema economico e sociale. La faccenda Alitalia è quindi un preoccupante esempio di come funzionano qui le cose come ad esempio nel caso degli esuberi. Probabilmente da un punto di vista prettamente economico questo concetto di “esubero” non fa una grinza. Nessuno tuttavia si interroga sulle modalità con le quali sono stati generati questi esuberi e sulla guerra fra poveri che sarà sicuramente partita per chi dovrà finire nella percentuale infausta. Tutti noi dobbiamo fare dei sacrifici e probabilmente tutti i cittadini si faranno carico dei debiti di questa azienda, ma questi sono accettabili se i sacrifici li fanno tutti. Quando vedo i nostri politici abbronzantissimi appena rientrati dalle loro splendide residenze estive e dai loro yacht che mi dicono di stringere la cinghia allora la politica dei sacrifici e dei tagli non va più bene. Che una fetta consistente della società italiana debba pagare il conto di questi signori e dei loro “amici”, che come sempre privatizzano i profitti e socializzano le perdite, mi sembra una cosa intollerabile. Allora mi chiedo: in Italia non abbiamo bisogno di tanti diritti, ma almeno il diritto di non essere presi per i fondelli lo dovremmo pretendere. In questo caso, come del resto come sempre, la cosa più grave è che noi tutti (i cosiddetti senza-potere) abbiamo permesso a questi signori di privarci di tutto: dignità, affetti, famiglia, tempo, lavoro, religione, creatività, ecc… Siamo diventati incapaci di creare, di pensare, di inventare e di delineare progetti per il futuro di qualsiasi tipo. Come abbiamo potuto permettere che ciò avvenisse? Come permettiamo che ciò continui ad avvenire con la demolizione di tutto ciò che è pubblico (ambiente, scuola, sanità, sicurezza, sistemi sociali, ecc…)? Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare questo tipo di politica al suo destino e considerarla alla fine come un male necessario: dobbiamo diventare i politici di noi stessi, i parlamentari della nostra comunità prendendoci finalmente cura in modo diretto intanto delle migliaia delle piccole cose della nostra vita quotidiana. Non deleghiamo ad altri la gestione della nostra vita e liberiamoci del vincolo di ricatto e di complicità che ci lega a questa gente…

Pubblico di seguito il seguente comunicato

Poissonnerie de la Musique

via del Teatro Nuovo, 22 - Viterbo

dal 10 al 13 settembre – ore 21.00

C’era una volta Viterbo in camicia nera. Italia 1921, 1932, 1943...
4 serate di riflessioni storiche, narrazioni, fotografia, teatro

PROGRAMMA

mercoledì 10Dalla violenza squadrista al conformismo di regime, incontro con Eros Francescangeli (Arditi del popolo, Odradek 2000) e Morale della favola… volti, racconti e luoghi della resistenza nella Tuscia… Mostra fotografica di Daniele Vita (Toscana Foto Festival 2008, I° Premio Epson Le Logge), presenta Antonello Ricci

giovedì 11 – Tornano i monologhi di Sottoassedio, con Pietro Benedetti, Michela Benedetti, Olindo Cicchetti e Sara Grimaldi, interviene Silvio Antonini (“Delitto Amorosi: un omicidio politico durante i patti di pacificazione”)

venerdì 121932, racconto raccontato, di e con Antonello Ricci, seconda voce Olindo Cicchetti, nuova prova-pilota

sabato 13 - 1932, racconto raccontato, di e con Antonello Ricci, seconda voce Olindo Cicchetti, nuova prova-pilota

Interludi musicali - Andrea Araceli
Disegni - Lorenzo Ricci
Consulenza artistica - Alfonso Prota

Iniziativa realizzata in collaborazione con Arci Nuova Associazione Viterbo, Anpi comitato provinciale Viterbo e associazione culturale “Achille Poleggi”

Ingresso libero - (é gradita la prenotazione: 320-6872739)

giovedì 4 settembre 2008

When a fixed term job is a sickness 2

In my previous post I have considered fixed term jobs in Italy as an example of political and social sickness expressing perverse relations between society and powerful politicians. Politicians need to be adulated and revered in order to keep legitimacy while conversely according to powerless people point of view politicians have to be exploited. In Italy a culture of law doesn’t really exist because a culture of “favour” actually dominates and an effective politician, in order to be really powerful, has to be able to distribute “favours”. Politics in Italy consist of the mediation of favours which allows the surviving, legitimacy and continuity for these politicians. The circularity of favours is the precondition for the social role of Italian politics which is prompt to conceal them until there are clients who require them. In Italy, excluding very few exceptions, politics do not require “adhesion” but “servility” with an opportunistic acceptance of roles. For this reason it is better to have good relations with politicians of any kind and ethics or sense of responsibility are completely useless. Politicians in Italy are selected according to their capability to distribute favours and for this reason the more appreciated politicians are those capable to give more favours rather than those capable to pursue public interests: however this is what finally common people really want. This mechanism is circular because if a politician cannot do this he surely will loose his seat. In this way public money, fixed term jobs, a license concession, quick health services, etc. are used for this aim. The saddest side of the issue is that these facts are well known and all this provokes envy and admiration rather than opposition and blame. This is the reason why I believe that for this issue there is no solution when the core problem is an incapability to self government and develop a real sense of democracy.

Mal di precariato 2

Il problema del precariato, come accennato nel mio post precedente, è esemplare perché esprime chiaramente una perversione nel rapporto che la società ha con i nostri potenti che hanno bisogno di essere serviti per sentirsi legittimati. Da parte dei “senza potere” i politici devono essere però sfruttati. In Italia non esiste la cultura del diritto, ma quella del “favore” ed un vero politico per essere potente deve essere in grado di elargire favori. La politica in Italia consiste infatti nella mediazione dei favori che garantisce la vita, la legittimazione, la continuità stessa alla politica. La circolarità dei favori è il presupposto del ruolo sociale della politica italiana che è pronta a concederli finchè ci sono clienti che li richiedono. In Italia, salvo poche eccezioni, la politica non chiede “adesione”, ma “sudditanza” con un’opportunistica accettazione dei ruoli. Per questo bisogna tenersi sempre buoni i politici di turno e per questo il senso civico o l’appartenenza ad una comunità non servono a nulla. La classe politica viene quindi selezionata sulla base delle sue capacità di dispensare favori e per questo i politici più apprezzati non sono quelli che perseguono gli interessi pubblici, ma quelli che riescono ad esaudire più favori: perché ciò è alla fine quello che gli elettori pretendono. Il meccanismo è circolare perché se il politico non sta al gioco allora rischia di perdere il posto. In questo modo, i soldi pubblici, i lavori a tempo determinato, l’esecuzione in tempi brevi di una TAC, la concessione di una licenza, ecc… vengono utilizzati per questo fine. La cosa triste è che il sistema è noto a tutti e non solo non suscita grandi opposizione o riprovazioni, ma nella mente di tanti stimola l’invidia e l’ammirazione. Per questo dico che non c’è e non ci può essere soluzione quando il problema è l’incapacità di autogovernarsi e di sviluppare un vero senso di democrazia.

mercoledì 3 settembre 2008

When a fixed term job is a sickness 1

We have been discussing for a long in Italy about the problem of fixed term jobs. This a so complex issue which can be hardly explained to foreign observers because in Italy this kind of jobs detains specific features completely different from any other similar figure abroad. However the grotesque condition of fixed term workers clearly exemplify how the things work in Italy. These jobs should have been synonym of “flexibility” (as in the rest of the world) in order to provide high profile and skilled workers the opportunity to easily change job and obtain higher wages. Yet Italy is the kingdom of bribes, corruption and “blessed references” and thus also flexibility (as in the case of many public goods such as public health, education, environment, university, etc.) is conceded as a privilege. Fixed term jobs are not an opportunity in Italy: they are a nightmare. These workers have to work like 10 workers, they cannot decline the task they have to do even if not corresponding to their job levels, they cannot speak, they cannot criticize, they cannot complaint simply because they are under blackmail. The older this worker (over 35), the more he can be blackmailed because if he loose his job he hardly will find another one. In other countries flexibility really exists because the rule “hire and fire” effectively works while in Italy only “fire” exists. This worker is the weakest component of the labor force: he is vulnerable against his boss, the person who have referred him, the politicians who have helped him, other permanent workers. The saddest side of the issue is the war against other fixed term colleagues: everyone tries to defend his own position according to the role “mors tua vita mea” (your death, my life). This is the B series fixed term worker’s life because there is also a premiere league in this kind o f jobs: usually sons of important persons waiting only for a permanent position who are employed exploiting simpler procedures. The B temporary worker makes low profile tasks while the First Class one obtains star contracts. In the same way many “friends” become premiere temporary workers employed as consultants as well as many retired top managers continuing to do their jobs and doubling their incomes. Our public administration is very frequently affected by this sickness. The B series temporary worker (usually women and young people) is a real social problem in Italy because they show a precarious existence: he/she cannot sleep, he/she cannot live, he/she cannot have a family. Italian society is based on generations of depressed and weak people also according to a political point of view because these individuals easily can be entrapped in the networks of vote-catchers and in the circular “do ut des” (I’ll give you if you will give me) mechanisms: these individuals cannot freely live and cannot freely express their opinions. The only solution I can imagine for this problem is escaping Italy because this sickness seems to be incurable as well as many other social diseases Italian society is presently suffering. The origin of these conditions is however the same. A perverse relation between society and politics.

Mal di precariato 1

Da tanto tempo in Italia si parla di precariato. Si tratta di un fenomeno difficile da spiegare agli osservatori stranieri perché da noi il lavoro a tempo determinato ha delle connotazioni precise che lo rendono un fenomeno singolare che tuttavia esemplifica in modo molto chiaro come da noi funzionano certe cose. Il precariato nasce come sinonimo di “flessibilità” (come del resto avviene in tutti i paesi “normali”) per dare la possibilità a chi detiene elevate competenze e professionalità di cambiare lavoro e di poter spuntare stipendi più alti. In Italia però regnano le raccomandazioni e quindi anche la flessibilità (come avviene per molti beni pubblici come la salute, la qualità ambientale, la scuola, l’università, ecc…) viene concessa come un privilegio. Il lavoro temporaneo non è un’opportunità: è un incubo. Il precario deve lavorare per dieci, non si può mai rifiutare di svolgere il compito che gli è stato affidato anche se non ha nulla a che vedere con il lavoro che dovrebbe svolgere, non può parlare, non può criticare, non può protestare: semplicemente perché è ricattato. Più il precario è anziano (35 anni in poi) maggiormente può essere ricattato perché se perde il lavoro non ne troverà tanto facilmente uno nuovo. Se all’estero il lavoro è veramente flessibile perché esiste la regola del hire and fire (licenzia ed assumi) in Italia esiste solo il “licenzia”. Il precario è succube di tutti: succube del dirigente per cui lavora, succube della persona che lo ha raccomandato, succube del “politichino” di turno, succube dei colleghi “a tempo indeterminato”. L’aspetto più triste del precariato è poi la “guerra fra poveri” ovvero lo scontro fra precari messi l’uno contro l’altro: ognuno cerca di difendere quel poco che ha secondo la regola mors tua vita mea. Questa è la vita del precario di Serie B perché esistono i precari di Serie A: si tratta di solito dei “figli di…” che in attesa del posto fisso vengono assunti a tempo determinato dato che in questo modo si scavalcano le procedure di assunzione ortodosse o il blocco delle assunzioni. Il precario di Serie B svolge sempre una mansione di basso profilo, mentre quello di Seria A ottiene dei contratti stratosferici. Allo stesso modo diventano precari di Serie A molti “amici consulenti” o gente che va in pensione (con pensioni elevatissime) e continua a lavorare con un salatissimo contratto a tempo determinato. La nostra pubblica amministrazione è piena di queste situazioni. Il precariato di Serie B è un male sociale perché tende a precarizzare e a rendere vulnerabili le esistenze di tante persone (soprattutto i giovani e le donne): il precario non vive, non dorme, non riesce a costruirsi una vita, non riesce a formarsi una famiglia. La nostra società poggia su generazioni di depressi e di “deboli” anche politicamente perché il precario facilmente finisce nelle maglie dei procacciatori di voti e nel meccanismo circolare del do ut des: oltre a non essere libero di vivere, il precario non è nemmeno libero di esprimere il suo pensiero. A parte la fuga da questo Paese, al momento non so suggerire una soluzione a questa malattia che, stando così le cose, sembra incurabile come tante altre malattie di casa nostra che derivano alla fine dalla stessa causa ovvero il rapporto perverso fra la società e la politica.