martedì 29 luglio 2008

The Berlusconi Administration opts for lifelong fixed term jobs

Waiting for a modification of the article 18 of the Italian Workers’ Statute which, in case of worker’s sacking for unfair cause implies a forced judicial recruitment, the present government opts for strong measures against fixed term workers. With a norm secretly inserted in a recent law, it has been decided to cancel a rule included in a previous law (which received the EU Law 1999/70/CE) directed to punish those entrepreneurs who abnormally use multiple fixed term work contracts for a single worker. Becoming this deletion a State Law, workers won’t be able to appeal to a judge but just be content of a 5/6 monthly wages as compensation. Of course in addition to a lifelong precarious job.

From the Nesletter "IL FOGLIETTO" USI RDB Ricerca n. 200 July 29th 2008

Riporto il seguente articolo

PER IL GOVERNO BERLUSCONI IL PRECARIATO DEVE ESSERE A VITA

In attesa di tornare all’attacco sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che, in caso di licenziamento senza giusta causa, prevede la riassunzione del lavoratore, il governo in carica mostra i muscoli ai precari. Con un emendamento infilato alla chetichella nella legge di conversione del D.L. n. 112 è stato deciso di cassare la disposizione contenuta nel decreto legislativo n. 368/01 (che recepisce la direttiva europea 1999/70/CE) che sanziona, con l’assunzione a tempo indeterminato del lavoratore, i datori di lavoro privati che ricorrono in maniera abnorme a più contratti a tempo determinato per un singolo dipendente. Se la sconcertante norma dovesse diventare legge, al lavoratore non sarà più possibile ricorrere al giudice, ma dovrà accontentarsi, previo licenziamento, di un indennizzo tra 2,5 e 6 mensilità. Oltre al precariato a vita.

Dal "Foglietto" USI RDB Ricerca n. 200 29 luglio 2008

lunedì 28 luglio 2008

Pizzica and Taranta to cure Political Obesity

In these days, we have to cope with the usual “Italian good news”: enormous political corruption, bribes in public health, severe measures against fixed-term workers, easy life for top managers, impunity for powerful political figures, discriminations, creation of first class citizens and no-class citizens, etc. Today in Italy we have a strong State for the weakest components of the society, and a weak State for the strongest one. All this convinces me once again that from this kind of politics we cannot expect anything good: it is a disease we have to bear also silently because we have chosen this disease (at least the majority of us). It seems to me that Italy has become an obese patient who has eaten too much chunk food: he cannot make a diet and he is getting worse and worse. Finally (even tacitly) one may think: “You have eaten so much and now someone has even to cure you!” In short, Italy is not simply affected by a cancer, Italy has chosen to get a cancer to death. Of course when I speak of “cancer” I mean a diffused disease not simply referred to a specific (left or right wing) politician for which we all are responsible: it is too easy to attribute responsibilities and faults to others when our politicians (at national and local level) are finally an “our mirror imagine”. Given that from this kind of politics we cannot expect anything good, we powerless small persons escape in a micro-dimension and in micro initiatives sometimes with great liberator power. This is the case of the event held in Vignanello (a village in the province of Viterbo) on July 25th. In a small square in the old part of the village (which has been restored after years of degradation) a fantastic concert of taranta and pizzica music has represented a wonderful convivial moment of “staying together” in a sort of ritual celebration. Taranta is a very old music characterized by a frenetic rhythm strongly linked to the cult of Mother Earth (Gea, Tellus, Cibele) and Dionysus: so many traditional symbols, possession music, rhythms having the taste of the countryside and land and the power of Mediterranean Sea as cultural common place. This culture once characterized the italic countryside overcoming also the Alps which christians and the urban culture tried always to fight in order to vanish taranta and its symbols. On the contrary, under the ashes, this culture seems to live again as in the case of the Vignanello night where under a wonderful moon (symbol of Diana) we danced all together in presence of another symbol of Dionysius: wine.

Pizzica e Taranta contro l’obesità politica

In questi giorni la cronaca italiana è impreziosita da notizie particolarmente scoraggianti: enorme corruzione politica, truffe sulla sanità e sulla salute pubblica, pugno di ferro contro i lavoratori precari, mano leggera verso i grandi manager, impunità per i più potenti, discriminazione fra cittadini di serie A e serie B, ecc… ecc… Insomma abbiamo oggi uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. Tutto questo mi convince ancora una volta sul fatto che dalla “Politica” non ci possiamo aspettare nulla di buono: è un male che dobbiamo sopportare oltretutto in silenzio perché questo male ce lo siamo voluto noi (o per lo meno la maggioranza di noi). Mi sembra che l’Italia stia diventando come quelle persone molto obese che si sono ingozzate di schifezze, non riescono più a dimagrire e poi si prendono dei terribili malanni fino a morirne. Alla fine (tacitamente) si finisce con il pensare di queste persone: “e che diamine! Ti sei divertito a mangiare a più non posso e adesso ti dobbiamo pure curare!”. In breve l’Italia non si è presa un cancro, ma ha scelto di prenderselo e sta facendo proprio di tutto per prenderselo e tenerselo fino alla fine. Ovviamente per “cancro” intendo un male diffuso dappertutto e non semplicemente imputabile a questo o a quel politico di destra o di sinistra: è troppo facile dire “è tutta colpa sua” quando i nostri politici (a livello nazionale e locale) sono alla fine il “nostro riflesso”. Poiché quindi da questa politica non può arrivare nulla di buono, noi persone piccole e “senza potere” ci rifugiamo nel “micro” e nelle micro iniziative talvolta dotate di grande potere liberatorio. Così è stato per esempio venerdì 25 luglio a Vignanello, in provincia di Viterbo. In una piazzetta del borgo vecchio, recentemente recuperata al degrado, si è tenuto un concerto di pizzica e taranta che ha rappresentato un bellissimo momento di convivialità e di “stare insieme” in una sorta di evento rituale. La taranta è una musica antichissima, dal ritmo frenetico, strettamente legata al culto della Madre Terra (Gea, Tellus, Cibele) e di Dioniso: musica di possessione, ritmi che hanno il sentore della terra e della potenza del Mediterraneo, che un tempo caratterizzavano tutte le campagne italiche e scavalcavano anche le Alpi e che il cristianesimo prima e la civiltà urbana poi hanno sempre combattuto cercando di far scomparire la taranta (la pizzica o il saltarello) e la sua cultura nel dimenticatoio della storia. Invece, sotto le ceneri, questa cultura dimostra di essere ancora viva, come è successo a Vignanello dove sotto una bellissima luna (Diana) abbiamo ballato tutti insieme in presenza di un altro simbolo di Dioniso: il vino.


martedì 22 luglio 2008

Glocal meets in Blera


The association ARCI-BLERA is organizing the 3rd edition of the Multicultural Event “BLERAPERTA”. The initiative will be held in Blera (province of Viterbo 50 km north of Rome) on July 26th and 27th 2008. On Saturday games and parties are organized for kids and in the evening it will be held a concert of S.A.M. with music inspired to Balkan and southern Italy tradition. On Sunday will be held a marionette show of the Polish group Pò Puszki and in the evening a concert of Olga Balan and the Rom group Draculas. It will be possible to taste traditional food from Sri Lanka, Kosovo, Romania, Belarus, Germany, etc. and local traditional food. The event will be completed by an art exhibition “Chromatic Mixing: a multiethnic travel between colours and shapes” and a small fairy of world traditional handcrafted and food products.

This event is thus another good example of promotion of "local" through a meeting of different local cultures and traditions. Well Done!

Riporto il seguente comunicato

L'Associazione ARCI BLERA organizza la Terza edizione della Festa Multiculturale "BLERAPERTA". La manifestazione si svolgerà a BLERA in Piazza Giovanni XXIII il 26 e 27 luglio 2008. Sabato 26 luglio nel pomeriggio giochi per bambini organizzati da AUCS e la sera concerto dei S.A.M. musica ispirata alle fanfare della tradizione balcanica e della musica del sud Italia. Domenica 27 luglio pomeriggio spettacolo di burattini Pò, Puszki dalla Polonia e la sera concerto di Olga Balan e i Rom Draculas musiche dell'antica tradizione gitana. Si potranno degustare piatti tipici dello Sri Lanka, del Kosovo, della Romania, Bielorussia, Germania, Moldavia ecc...ecc..., piatti tipici locali come l'acquacotta blerana e carne alla brace, cibi per intolleranti. Mostra d’arte “Mescolanze cromatiche : viaggio multietnico tra colori e forme” organizzato da APAI – Associazione perla promozione delle arti in italia. Sala San Nicola. Mercatino di prodotti artigianali ed alimentari dal mondo.

lunedì 21 luglio 2008

From the Sunset to the Sunshine: Viterbo against the Airport

From the Sunset to the Sunshine: Viterbo against the Airport

Sounds and Lyrics in the full moon night July the 18th


The event “From the Sunset to the Sunshine “ has been held in Viterbo, on Friday July the 18th, near the Bulicame Area (thermal area): the event has begun at 18.00 with music and other conviviality initiatives. From 22.00 Antonello Ricci presented its “1932” story followed by the harp concert of Andrea Sechi and the concert of Falvio and his Orchestra. An organic restaurant has been open all night long. The initiative has been promoted by the “Valle Faul” Centre in cooperation with the Committee against the construction of the Airport in the city of Viterbo engaged also in the battle for the reduction of air transports to defend health, environment, democracy and everyone’s rights. In particular this Committee is engaged in the battle to defend the Bulicame Area (where the airport should be built) characterized by many thermal, environmental, archaeological and historical resources.

Pubblico di seguito il seguente comunicato

DAL TRAMONTO ALL'’ALBA, VITERBO CONTRO L’AEROPORTO

Suoni e parole nella notte di plenilunio del 18 luglio

Si è tenuto a Viterbo, venerdì 18 luglio, presso le piscine Carletti (di fronte al Bulicame, tra la strada tuscanese e la strada terme), dal tramonto all'alba.

Inizio alle ore 18.00 con musica, materiali d'informazione, convivialità.

A partire dalle ore 22.00: Antonello Ricci racconta "1932"; concerto per arpa di Andrea Sechi e concerto di Flavio e la sua orchestra (dance hall terme). Per tutta la notte servizio di bioristoro.

L'iniziativa è stata promossa dal Centro sociale autogestito "Valle Faul" di Viterbo in collaborazione con il Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. E per difendere l'area termale del Bulicame, bene naturalistico e storico-culturale, terapeutico e sociale, vera e preziosa risorsa di sviluppo per Viterbo, città termale e città d'arte.

martedì 15 luglio 2008

Pubblico di seguito i commenti di Mauro Zambon circa la manifestazione di Piazza Navona del 8/7/2008

IN ORDINE SPARSO: IL DESTINO DI NOI ITALIANI

Riflessioni post-otto Luglio in Piazza Navona

L’otto Luglio scorso ero a Roma, in Piazza Navona, a manifestare, assieme ad altre decine di migliaia di persone, contro le leggi-vergogna volute da Berlusconi. Ho quindi potuto ascoltare dal vivo quanto detto da Beppe Grillo e da Sabina Guzzanti. Le cose che hanno detto non mi hanno scandalizzato, nemmeno per i termini utilizzati, sapendo che rientrano nel loro stile. Semmai, riflettendo poi con calma, mi hanno posto degli interrogativi. L’intervento di Sabina Guzzanti seguiva a ruota quello di Beppe Grillo, che a sua volta seguiva quello di Marco Travaglio. Il problema che quel giorno si è generato, per poi essere amplificato e sfruttato a dismisura dai media, pare essere esclusivamente legato a quanto detto dalla Guzzanti e da Grillo. In particolare, trascurando le battutacce sul sexy-gate berlusconian-velinesco, le esternazioni sul presidente della repubblica e sul papa non sono state accettate. A mio avviso, comunque, quel problema era figlio di un altro problema che stava a monte e cioè, evidentemente, il fatto che prima di quel giorno non fosse stato chiaro, per tutti, quale messaggio ci si proponeva di trasmettere con quella manifestazione di piazza. Era forse chiaro, prima della manifestazione, il messaggio che si intendeva mandare? A mio avviso sì! Lo posso dire avendo ascoltato le dichiarazioni e raccomandazioni fatte, tra gli organizzatori, da Paolo Flores d’Arcais e da Antonio Di Pietro, nei giorni immediatamente antecedenti l’evento. Sulla base di tali dichiarazioni, l’idea che mi ero fatto era quella di una manifestazione aperta a tutti i cittadini a cui stanno a cuore la democrazia e le sue istituzioni, indipendentemente dall’appartenenza politico-partitica e, semmai, con un’auspicata apertura verso il partito democratico, invitato ad aggiungersi alla protesta. Quindi senza nessuna demonizzazione, offesa o attacco diretto alle istituzioni o a parte dell’opposizione, con unica eccezione, ovviamente, della parte avversa, cioè del presidente del consiglio e dei suoi compagni di merende/governo. Avrebbe dovuto essere un messaggio di partecipazione democratica ampia e priva di alcun veto verso nessuno, per manifestare una voglia di politica autentica, vera, dal basso. Tutti questi begli auspici, purtroppo, il giorno della manifestazione si sono verificati solo fino a un certo punto. Sono stati, infatti, di notevole spessore civico ed intellettuale i primi interventi, quelli di Flores d’Arcais, di Rita Borsellino, di Camilleri, di Di Pietro, di Pancho Pardi, di Moni Ovadia, pure quello di Fiorella Mannoia. L’intervento di Marco Travaglio, con la sua ironia sottile, lo stile cabarettistico e le non lesinate critiche al PD, era ancora accettabile, ma rappresentava, a mio avviso, il limite oltre il quale non valeva la pena di andare, per una questione di qualità del messaggio complessivo che ne sarebbe uscito. Difatti, sia l’intervento di Grillo sia quello della Guzzanti hanno sortito l’effetto, magari non cercato, ma poi comunque ottenuto, di porre in secondo piano, fino quasi a far dimenticare, i discorsi ben più alti che li avevano preceduti. Il giorno seguente la manifestazione, riflettendo con calma su quanto accaduto, ho pensato questo: non è facile centrare l’obiettivo di trasmettere un messaggio univoco, quindi efficace, quando a parlare, in nome della democrazia e della trasparenza, ci sono parecchi soggetti, ognuno portatore di un proprio pensiero e di un proprio stile di comunicazione. Questo, probabilmente, è il rischio che si corre quando si intende privilegiare la pluralità e la libertà di espressione. D’altronde, non è nemmeno pensabile che si dovesse escludere a priori Tizio o Caio, come non è proponibile ipotizzare che si dovesse porre dei limiti al loro rispettivo campo d’azione. A mio avviso, quindi, rimaneva solo un’unica via:quella che ognuno degli intervenuti non perdesse di vista l’obiettivo comune, che era quello di dare un’immagine della manifestazione quanto più efficace, univoca e coesa possibile, come era stato in origine auspicato dagli organizzatori. Non dimentichiamoci che la libertà, per essere veramente tale ed esplicarsi al meglio, quindi senza danno o sottrazione della libertà altrui, presuppone una grande assunzione di responsabilità, un grande rigore morale e comportamentale da parte del singolo individuo che ne beneficia. Altrimenti, per non scivolare nell'intemperanza, bisogna richiamarsi a delle regole e rispettarle. Si è detto e si continua a ripetere che ognuno si deve assumere le proprie responsabilità rispetto a quello che dice e a quello che fa. Secondo me la responsabilità, nel caso di Piazza Navona, non doveva limitarsi a essere, come comunemente si intende, solo quella civile o penale legata ad eventuali diffamazioni, ingiurie o altro; essa doveva essere rivolta, soprattutto, nei confronti della riuscita della manifestazione. Quest'ultima, infatti, avrebbe dovuto essere la responsabilità più grande alla quale ognuno avrebbe dovuto richiamarsi. Quindi, per concludere, sapendo tutti noi con che razza di media abbiamo a che fare in questo sgangherato paese, ognuno degli intervenuti l’otto Luglio in Piazza Navona avrebbe dovuto adoperarsi per la causa comune, quella di manifestare il dissenso rispetto all’attentato alla democrazia perpetrato scientificamente dal caimano piduista, piuttosto che lasciarsi andare a divagazioni o battute che stanno benissimo, senza fare alcun danno, in contesti di altro tipo, come quello teatrale.

Mauro Zambon

lunedì 14 luglio 2008

From Human Rights to Human Duties

Ethic degradation, environment degradation, economic and social decline always go together. In particular in Italy, the normalization of the relationships between citizens, State and Society appears as an urgent need before any technical, financial or economic measure. Any sustainable development project (at micro as well as macro level) must be based on the reconstruction of a widespread sense of individual responsibility. It is not possible to trigger positive models if wider and wider sectors of the economy and society will be even more elusive with a progressive erosion of social solidarity. Any positive initiative will grow on weak roots and will be considered as a funny or naïf idea or as the usual pseudo-environmental fashionable trend of few snob intellectuals. The problem is that in Italy the State encourage citizens in using, for any occasion to satisfy their needs and rights, meta-legal strategies such as the help and protection of a powerful mediator. The degradation of the public sphere is accompanied by the corruption of the private one and the systemic destruction of the key-categories in the relationships between public and private dimension becomes an urgent emergency as some recent more or less political Italian news may demonstrate. We all are thus requested to hamper the permanent transfiguration of the public dimension into privilege and the civic one into complicity. In a society like ours, dishonesty is likely to be as a advantaging option and the idea of democracy is despoiled at any occasion: the only possibility we have to escape this tunnel is the re-building a community based not only on personal rights but also on personal duties. For example environmental protection must be linked not only to a vague right of the next generations, but also to precise duties of the present generations. As Ancient Romans said: we are planting trees whose shade and fruits will be enjoyed by others. In the same way our personal political commitment is a duty which stay before the rights of the next generations.

Dai diritti dell’uomo ai doveri dell’uomo

Degrado etico, degrado ambientale, declino economico e sociale vanno sempre di pari passo. In particolare nel nostro Paese appare particolarmente urgente ancor prima di misure tecniche, economiche o finanziarie, la normalizzazione del rapporto fra cittadini, Stato e Società. Qualsiasi progetto di sviluppo sostenibile, sia a livello micro che macro, deve fondarsi sulla ricostruzione di un senso diffuso di responsabilità individuale. Non è possibile pensare di proporre modelli alternativi di sviluppo fintanto che settori sempre più ampi della società e dell’economia, in tutte le loro componenti, saranno sempre più elusive con un’erosione progressiva in primo luogo della solidarietà sociale. Qualsiasi modello positivo si svilupperà su basi fragilissime e si presenterà o come un’idea balzana ed ingenua o come la solita moda pseudo-ecologista di pochi snob intellettuali. Il problema è che qui da noi spesso lo Stato stesso incoraggia i cittadini a ricorrere ogni volta, per il soddisfacimento dei loro bisogni e dei loro diritti, a strategie “alternative” o a scorciatoie come ad esempio la protezione di un potente mediatore. Dal degrado della sfera pubblica alla corruzione della sfera privata il passo è breve e la sistematica distorsione delle categorie chiave nel rapporto pubblico-privato è oggi un’emergenza inevitabile come illustrano ampiamente i fatti di cronaca più o meno politica. Bisogna quindi impedire la trasfigurazione permanente della categoria del pubblico in quella del privilegio e quella civica in quella della complicità. In una società come la nostra la disonestà purtroppo appare come un’opzione vantaggiosa e l’idea di democrazia viene svilita in ogni occasione ed è veramente molto difficile non accorgesene o fraintendere la situazione: l’unica possibilità che ci rimane per uscire da questo tunnel di complicità e privilegi è cominciare a parlare di una società fondata non solo sui diritti ma anche sui doveri del singolo individuo. Il rispetto dell’ambiente ad esempio non deve essere concepito solo come un diritto delle generazioni future, ma come un dovere per le generazioni presenti. Come dicevano gli antichi Romani: stiamo piantando degli alberi i cui frutti e la cui ombra saranno goduti da altri. Allo stesso modo l’impegno politico di ciascuno di noi deve diventare un nostro dovere che presuppone i diritti delle prossime generazioni.

venerdì 11 luglio 2008

The Fast Food Economy

There are many ways through which the referring values of a local community can be more or less evidently eroded: there is not only TV with its millionaire quiz shows, commercials, soubrettes, gossip-news programs, etc. to devastate us everyday but also the diffusion of the “Fast Food” economy. I use this term to identify a certain kind of philosophy underlying well-defined development forms and strategies which however may show very devastating collateral effects under the ethic and cultural point of view. A fast food restaurant is in fact a good example because it surely represents, in technical-engineering terms, a progress for its efficiency when compared to the traditional family meal at home. Nonetheless, a family meal is not a mere technical operation directed to nourish the family members because it detains a non material value connected to a context for example the confirmation of the family’s unity. The same happens when confronting a supermarket with a village shop: the former materializes a maximization of purchase functions tout court while the latter, together with shopping actions, involves also direct relations between clients and shop owners and often the village shop is a sort of meeting point for the whole community. In the same way, many development approaches (even at local level) surely imply technical/technological practical advantages and advancements compared to traditional procedures and praxes, but the generalization of such a principle may drive to deprivations in everyday life. The absolute total dominance of the fast food economy drives to a value’s decay and deprivation in human relations while only good’s possession, management and control have the core importance. In this way a community’s nature, its relations with the environment, its referring values, etc. are completely altered implying in the same time that the development paths and strategies for a given community are unavoidably locked in a “conceptual jail”. It is important to pay great attention when some politicians and managers use terms like efficiency or optimization because these terms often imply that the value of persons and communities is thrown away, interpersonal links and those with the territory destroyed, cultures and traditions forgotten for the advantage of those are working to transform us into mere consumers/users.

L’Economia “Fast Food”

Ci sono tanti modi attraverso i quali vengono più o meno lentamente erosi i valori di riferimento delle comunità locali: non c’è solamente la televisione con i suoi quiz milionari, le veline e i notiziari-gossip perché uno degli strumenti più subdoli è certamente la diffusione dell’economia “Fast Food”. Utilizzo questo termine per identificare un certo tipo di filosofia che sottintende a determinate forme e strategie di sviluppo economico che tuttavia possono presentare degli effetti collaterali molto devastanti sotto il profilo culturale ed etico. Il “fast food” infatti si presta bene come esempio poiché da un punto di vista tecnico-ingegneristico costituisce sicuramente un progresso in termini di efficienza rispetto al pasto tradizionale famigliare. Il pasto famigliare non è però una mera operazione tecnica finalizzata al nutrimento ma detiene un suo valore immateriale collegato ad un contesto ovvero (in teoria) l’affermazione dell’unità della famiglia. Lo stesso avviene nel confronto fra un supermercato ed il piccolo negozio di villaggio: nel primo caso abbiamo la massimizzazione della funzione dell’acquisto di beni tout court, nel secondo caso insieme allo shopping esistono anche i rapporti diretti fra chi compra e chi vende, anzi spesso il negozio di alimentari diventa un punto di incontro quotidiano. Allo stesso modo del fast food, molti approcci allo sviluppo (anche locale) è vero che in molti casi si prospettano come un progresso tecnico/tecnologico, un avanzamento cioè rispetto a procedure tradizionali, ma la generalizzazione di tale principio può portare ad un impoverimento della vita quotidiana. La totale predominanza dell’economia del fast food conduce inevitabilmente alla privazione di valore di determinate relazioni umane mentre acquista di valore esclusivamente il possesso, gestione e controllo di merci. In questo modo vengono alterati la natura di una comunità, i suoi rapporti con l’ambiente, i suoi valori di riferimento, ecc… e questo vuole dire ingabbiare lo sviluppo di una comunità in una “prigione concettuale”. Per questo bisogna stare molto attenti quando molti politici e manager parlano di cose come ottimizzazione o efficienza perché in questo modo spesso si butta a mare il valore delle persone e di intere comunità, si spezzano legami interpersonali e quelli con il territorio dove si vive, si dimenticano tradizioni e culture a tutto vantaggio di chi ci vuole trasformarci in meri consumatori/utenti.

A Burning Summer

We are in summer and my thoughts go directly to the next fire emergency: I’m sure that as usual criminals are preparing a burning summer. Even in this case, Italy will show its worst characters materializing remarkable levels of degradation and squalor towards a lot of rural areas in many regions. Someone may wonder how can I be so sure about this? Just because the deeper reasons which cause fires not only have not been removed, but rather they have been highly enforced. These devastations are not the effect of a lack of an environmental culture but they must be referred to pathological expressions of hyper-utilitarism and hyper-materialism, which deeply characterize our present society. The same mentality at the base of the widespread illegality which hits for example public health, organized crime, waste (mis)management or the systematic destruction of our historical and cultural heritage is at the base of the forests’ devastations. In Italy one can speculate on anything by now and it seems particularly lucrative the speculation on those factors influencing the future of all (environment, security, health, education, etc.). From this the degradation business finds its sources through the possibility to make easy money from fire extinguishing, forest re-plantation, construction speculations, agricultural land widening, illegal gaming, job creation in emergency squads, use of air and land equipments, etc. It has been calculated that the fire business in Italy is 500 millions Euros worth which the State (it means all of us) has to pay every year. The problem is thus the ethic degradation preceding the environmental degradation to which no replies have been prepared yet; it seems rather that in these more recent times the opportunist and cheating culture is even politically very appealing and attractive. In the meantime everyone has to do his job locally to break the mentality which makes positive the possibility to make money from catastrophes and perpetual emergences making also clear to local communities that they are the real owner of the place they live in not belonging to an intangible and generic “State”. All of us should feel a sense of shame (which should precede legal sanctions) and reacquire a sense of personal direct responsibility: the issue doesn’t fall from above and it is not an affaire only of those criminals who plans, organizes and implements because this kind of crimes have not only an environmental valence but express also a well defined land ethic and culture in every community’s member.

mercoledì 9 luglio 2008

Cato’s Lessons

The most worrying aspect of the present Italian affaires is above all the mentality of common people which finally represents the huge iceberg’s hidden part whose our politicians are the small top: “everyday avidity grows and shame decreases: after having eliminated the consideration for what is really good and right, whims rush at anything and crimes are no longer hidden being at everyone’s sight…” (Senecas). Is there anybody feeling shame for the lifestyle they are trying to impose to us at any cost? Following the Cato’s example and using again the Senecas’ words I can state that “not violating law is a very modest innocence. The duties’ rule is very much wider than the law one. How many duties love, humanity, generosity, justice and loyalty impose!”. The fight is not completely lost until someone will be able to reject the continuing aggression against these values in which I, in a Catonian Way, still trust.

Lezioni Catoniane

L’aspetto più preoccupante delle attuali vicende italiane è la mentalità della gente che rappresenta in pratica l’enorme parte sommersa dell’iceberg di cui la nostra classe politica non ne è che la piccola punta: “Ogni giorno cresce la brama di avidità e diminuisce la vergogna: eliminata la considerazione per ciò che è migliore e più giusto, il capriccio si avventa dovunque gli paia e i delitti non sono più occulti: sono sotto gli occhi di tutti…” (Seneca). C’è ancora qualcuno che prova vergogna per lo stile di vita che si sta cercando di imporre in tutti i modi? Seguendo l’esempio di Catone ed usando ancora le parole di Seneca possiamo dire che “è una ben gretta innocenza il non violare la legge. La norma dei doveri è molto più ampia di quella del codice. Quanti obblighi impone l’affetto, l’umanità, la generosità, la giustizia e la lealtà!” Non tutto è perduto finchè qualcuno sarà in grado di respingere l’aggressione continua a questi valori in cui personalmente ancora catonaniamente credo.

venerdì 4 luglio 2008

Un’Estate di Fuoco


Visto che siamo ormai in estate, mi viene subito da pensare alla prossima emergenza incendi: c’è da scommettere che gli incendiari si stanno preparando per allestire una bella estate di fuoco. Anche in questo il nostro Paese riesce ad esprimere il peggio di sé materializzando picchi notevoli di squallore e crudeltà nei confronti del territorio di tante regioni italiane. Perché sono così sicuro dei prossimi incendi? Semplicemente perché le ragioni più profonde che li causano non solo non sono state rimosse, ma anzi sono state notevolmente potenziate. Queste devastazioni non sono l’effetto di una carenza di cultura puramente ecologista ma devono essere ricondotte ad espressioni patologiche di grave iper-utilitarismo e iper-mercificazione indiscriminate che connotano pesantemente la nostra società. La stessa mentalità che si colloca alla base delle frodi nella sanità (con le conseguenti minacce alla salute pubblica) o della sistematica distruzione del patrimonio storico e culturale è la causa primaria della devastazione di boschi e foreste. Ormai in Italia si può speculare su tutto ed in particolare è sempre più lucroso speculare impunemente su quei fattori che incidono sul futuro di tutti (salute, ambiente, alimentazione, sicurezza, ecc…). Da qui si sviluppa il business del degrado ovvero la possibilità di fare soldi sulle attività di spegnimento, rimboschimento, abusivismo edilizio, allargamento delle zone agricole e di pascolo, bracconaggio, creazione di posti di lavoro per gli stagionali della forestale, impiego di mezzi di terra e aerei, ecc. E’ stato stimato che questo business vale almeno 500 milioni di euro che lo Stato (ovvero tutti noi) deve sborsare ogni anno. Il problema è quindi il degrado etico, prima ancora di quello ambientale, cui non sono state fornite risposte; sembra anzi che in questo periodo più recente la cultura dei furbetti e degli arrivisti sia anche politicamente molto vincente. Intanto bisogna lavora localmente per spezzare la mentalità assistenzialista che fa intravedere possibilità di guadagnare sulle catastrofi e sulle emergenze perpetue e far capire ai residenti che loro sono i veri proprietari della terra dove vivono e non uno Stato generico e astratto: la vergogna (che dovrebbe precedere le sanzioni legali) dovrebbe investire tutti noi e non solo chi pianifica, organizza e pone in essere questi atti, di distruggere, in tutto o in parte, patrimoni territoriali vegetali e animali, che non hanno una valenza solamente ecologica, ma esprimono un’etica ed una cultura della terra ben definite.

mercoledì 2 luglio 2008

Think Organic


Once again, I have read a new in Internet, anticipated by the usual misleading title, according to which agriculture and livestock productions are luxury goods also in consideration of the present international agrofood crisis. This new is accompanied by the information, not supported by any data, about the lower production level of organic agriculture compared to the conventional “industrial” one: hence in order to achieve the same production quantity, it should be necessary to cultivate more lands. In this way a doubt about the role of organic agriculture in increasing prices and in over exploiting soils, is injected among consumers. Organic agriculture is a method directed to produce food without chemical residues. It is important to repeat that organic agriculture is the only really eco-compatible form of agriculture: its role and functions are acknowledged in the FAO/WHO Codex Alimentarius and by IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements) and by the EU normative system. For its characteristics, organic agriculture represents a critical tool to increase food and environment quality contributing to improve quality of life of individuals and the society as a whole. In these recent years, organic agriculture focused great attention in public opinion also as effective method again agrofood hazards (“mad cow” disease, SARS, etc.): for this reason for many consumers, organic agriculture is considered to produce safe and healthy food transforming a niche sector into a substantial activity for agriculture. An organic approach also in livestock production implies the adoption of organic food to breed animals. The production management is focused in animal welfare in order to grant to animals good health conditions reducing the use of chemicals medicines. Organic livestock production has a relevant role within an organic farm because:

  • Completes the ecological cycle;
  • Provides concimes and organic substances to be used in organic agriculture;
  • Produces high quality meat, milk and diary products;
  • Requires forages areas impeding to strict cultivation rotations thus improving soil fertility.

For these reasons, organic agriculture should be fully included in decision making processes related to the local and global development dynamics with a complete integration with other rural sectors thus acting as a critical dynamo for rural development. Ascribing to organic agriculture also the doubt of a partial responsibility in food prices’ increases is misleading as well; these increases, not caused by weather or by increase in commodities prices due to production contractions, depend essentially on speculative pushes in financial markets and in intermediate phases of the agrofood chains. At the end, operators in highly speculative and non productive sectors (who obtain high gains exploiting the others’ work) use any occasion to provoke price increases damaging both producers and consumers above all in more economically vulnerable countries. It’s a complete naïve idea believing that the present agrofood crisis is caused by production factors; the core issue of the problem is essentially political because for a too long time politics is renouncing to do its job defending public interests becoming on the contrary completely passive towards manoeuvres and pressures from financial world. Also in politics it should be urgently necessary to think organic.

martedì 1 luglio 2008

Pensare Biologico


Ancora una volta capita di leggere la notizia che circola in rete, anticipata dai soliti titoli fuorvianti, secondo cui l’agricoltura e la zootecnia biologiche sarebbero lusso per ricchi soprattutto in considerazione dell’attuale tensione internazionale sui mercati delle produzioni primarie agricole. Tale notizia viene accompagnata dall'informazione, non supportata da dato alcuno, circa la minor resa delle coltivazioni biologiche rispetto all’agricoltura convenzionale industriale: pertanto per avere una medesima quantità di prodotto si dovrebbe coltivare più terra. Si finisce con l’insinuare il sospetto fra i consumatori, strutturando ad arte anche gli stessi articoli che riportano questa notizia, che il biologico finisce con il contribuire ad aumentare i prezzi dei prodotti alimentari e ad incrementare lo sfruttamento dei suoli. L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione e di preparazione alimentare diretto all’ottenimento di prodotti agricoli privi di residui chimici di sintesi. Non sarà mai abbastanza sufficiente ripetere che l’agricoltura biologica deve essere considerata come l’unica forma di agricoltura realmente ecocompatibile: il suo ruolo e le sue funzioni sono riconosciute nel Codex Alimentarius della FAO/OMS e dalla Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica (IFOAM) nonché dal sistema normativo della stessa Unione Europea che con il regolamento CEE 2092/91, stabilisce le norme di produzione, controllo, certificazione ed etichettatura. Per le sue caratteristiche, l’agricoltura biologica si pone come uno strumento sostanziale per l’elevazione della qualità alimentare e di quella ambientale, contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita degli individui e della società nel suo complesso. In particolare, in questi ultimi anni, l’agricoltura biologica ha suscitato un notevole interesse nell’opinione pubblica anche come risposta efficace per tutelarsi contro i rischi per la salute come quelli suscitati dal morbo della “Mucca Pazza (BSE) o l’influenza dei polli (SARS). L’agricoltura biologica appare al consumatore quindi come produttrice di alimenti “sicuri” oltre che di qualità fatto che ha trasformato questo settore da comparto di nicchia ad un’attività sostanziale per l’intera agricoltura. L’utilizzo dell’approccio “biologico” anche nel settore zootecnico si traduce principalmente nell’impiego di alimenti biologici per allevare e nutrire gli animali. Tutta la gestione della produzione si focalizza fondamentalmente sul benessere degli animali al fine di mantenerli in buono stato di salute senza il ricorso a farmaci allopatici. La zootecnia biologica riveste un’importanza rilevante per un’azienda dedita ad altre produzioni biologiche poichè:

  • chiude il ciclo ecologico dell’azienda;
  • fornisce letame, ammendante per il terreno e principale fonte di sostanza organica nell'agricoltura biologica;
  • produce latte, carne e loro derivati;
  • richiede aree a foraggio impedendo rotazioni troppo strette delle colture e favorendo la fertilità del terreno.

Per queste ragioni l’agricoltura biologica dovrebbe essere inserita in modo pieno nei processi decisionali che determinano le dinamiche di sviluppo locale e globale con una integrazione completa con altri settori economici importanti a livello locale (per es. turismo rurale) per divenire un volano cruciale per lo sviluppo. Attribuire al biologico anche il sospetto di una parziale responsabilità sull’aumento dei prezzi alimentari per contrazioni produttive, è totalmente infondato: questi aumenti, che non possono essere in alcun modo imputati nemmeno a bizzarrie climatiche o tanto meno esclusivamente a presunti aumenti nei prezzi delle materie prime, dipendono principalmente da forme speculative che si registrano in primo luogo sui mercati finanziari e poi nelle cosiddette fasi intermedie ovvero incrementi nei ricarichi delle altre componenti della filiera. Alla fine gli operatori di settori fortemente speculativi e non produttivi (ovvero che guadagnano sul lavoro altrui) approfittano di ogni opportunità per causare degli aumenti nei prezzi a danno dei produttori e dei consumatori in particolare nei Paesi più economicamente vulnerabili. Credere che l’attuale crisi alimentare mondiali sia causata da fattori produttivi vuole dire quindi essere in malafede od ingenui: il problema è essenzialmente politico poiché da troppo tempo la politica ha rinunciato a svolgere il proprio compito di tutela degli interessi pubblici finendo completamente succube delle manovre e delle pressioni del mondo della finanza. Anche in politica bisognerebbe cominciare a pensare biologico.