lunedì 28 aprile 2014

Un Paese bloccato, prostrato ed inginocchiato.

E' da un po' che su questo blog rifletto sul fatto che l'Italia, nonostante i vari proclami, sia un Paese completamente bloccato, incapace di rinnovarsi e di cambiare. Nella migliore delle ipotesi il cambiamento è solo apparente poichè le logiche che sottointendono al (mal)funzionamento della cosa pubblica e privata, e che ispirano la stessa etica civile, non cambiano mai.

La grande enfasi che i media e tutta la società nostrani hanno dato alla santificazione dei due papi cattolici, che altro non è che un'operazione furbesca di maquillage in cui il Vaticano glorifica sè stesso ed il suo potere, hanno evidenziato come questa società sia talmente priva di riferimenti, di valori moderni, di coscienza civile da guardare a S. Pietro e alle sue, di certo non cristalline, gerarchie come unico punto di riferimento. 

L'Italia non solo è bloccata, ma si prostra e si inginocchia con una facilità impressionante davanti alle espressioni più becere delle cause del suo sfacelo morale e sociale.

Ho letto quindi queste parole che ha scirtto Roberto Saviano poco tempo fa su L'Espresso con grande interesse anche perchè, trasversalmente, fotografano lo stato pietoso in cui ci troviamo e da cui al momento sembramo del tutto incapaci di tirarci fuori.

"La storia di Forza Italia, poi diventata Popolo della libertà, passata attraverso pittoresche coalizioni e ora ridiventata Forza Italia e Nuovo centro destra, oltre che dai processi che coinvolgono suoi esponenti a ogni livello, può essere esemplificata anche attraverso il racconto di ciò che è stata la legge sulla procreazione assistita, nota come legge 40/2004 entrata in vigore durante il secondo governo Berlusconi.

A voler essere clemente con quel governo, potrei dire che la legge 40/2004 rispecchia forse ciò che l’Italia è diventata: un paese in cui i diritti sono considerati privilegi e a orientare il corso delle cose non sono esperti e studiosi, non è la ricerca scientifica, non sono qualifiche e competenze acquisite dopo anni di studio, ma il peggior senso comune. 

Il più retrogrado, quello di politici il cui unico scopo è essere più solerti persino della chiesa in cui dicono di credere e nel cui nome giurano di agire. Un paese che fa della famiglia il nucleo sociale fondamentale ma che non ritiene sia poi diritto di tutti potersene costruire una. La legge 40/2004 è una legge iniqua e liberticida. È una legge mortificante per la donna, sprezzante del suo corpo e incurante delle sofferenze che vive una coppia che non riesce ad avere figli. Tutto questo, dal 2004 a oggi la Corte Costituzionale e le sentenze di diversi tribunali italiani, lo hanno a più riprese stabilito.

Difficilmente troverete persone che abbiano voglia di raccontare la loro esperienza riguardo al percorso che hanno fatto per riuscire a avere un figlio. Questa difficoltà ha una doppia matrice: da una parte l’arretratezza della nostra società, una società che non conosce affatto le tecniche di procreazione assistita, per cui tutto - anche un semplice racconto - suonerebbe come troppo “tecnico”. Dall’altra, una morale pseudo cattolica secondo cui se non si riesce a procreare in maniera naturale allora non bisogna forzare la natura. La mancanza di informazioni e la mancanza - cosa assai più grave - di volontà di informarsi, rispetto a questi temi, è propria di una società terribilmente arretrata, arroccata sulle proprie posizioni più che per convinzione, per non conoscenza."

Tutti dal papa allora!

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venerdì 11 aprile 2014

Cambiare? Una follia!

In Italia ogni tipo di cambiamento è sempre macchinoso. In particolare chi cerca di spingersi un po' in avanti, chi cerca di innovare, chi cerca di spezzare situazioni cementificate ed ossificate viene visto con sospetto e bollato come un folle. 

Non voglio entrare nel merito di notizie recenti, ma le reazioni di certi strati della società nazionale mi fanno sempre molto pensare perchè mi sembrano come un barometro del polso di questa società. 

In Italia uscire dal Medioevo in cui siamo bloccati ormai da molto tempo (sotto il profilo sociale, economico e politica) è un'impresa veramente ardua. Il problema è che in casa abbiamo alcune istituzioni che sono proprio un'emanazione di quel Medioevo che, nonostante i tanti film e romanzi che hanno cercato di mitizzarlo, è e rimane una delle pagine più tetre della nostra storia.

Tentare di costruire una società decente in Itala è veramente difficile perchè impone il cambiamento come una scelta inevitabile. Ma il cambiamento non è ben visto in queste contrade. Non è ben visto dalla politica (nonostante lo sbandieramento di un cambiamento solo apparente come strumento propagandistico): ma è la stessa gente comune che teme e rifugge il cambiamento. Lasciare la strada vecchia per una nuova non è una qualità dell'italiano medio o dell'italiana media. Tutti quelli che lo hanno fatto in passato sono sempre stati bollati come scemi, irresponsabili o idioti: comunque ridicolizzati. Tant'è che hanno sempre dovuto come minimo cambiare aria o idea. Altro che terra di navigatori e blalabla  vari. Nessuna persona di vero talento è stata mai presa sul serio in Italia. Senza bisogno di citare come sempre il mondo universitario mi vengono in mente figure come Dante Alighieri, Galileo, Giordano Bruno, Cristoforo Colombo, Meucci...

Il problema dalle nostre parti non è avere buone idee, ma realizzarle. A furia di sbeffeggiare la scuola e frustrare i talenti, a furia di osteggiare sempre il cambiamento e il minimo anelito di osare, oggi un qualunque individuo di età inferiore ai 40 anni non ha la benchè minima ambizione o utopia personale. Troppo pericoloso, inutile, rischioso: una perdita di tempo e basta.

Addirittura si è confuso il cambiamento con le novità fornite dall'elettronica: un cellulare nuovo o un table ultima generazione non sono cambiamento. Sono la parodia del cambiamento.

E' vero: cambiare è rischioso. Ma non cambiare mai implica la distruzione di ogni possibilità di immaginare, progettare e realizzare un futuro.

Siamo una terra di falliti non perchè non riusciamo a fare qualcosa, ma perchè abbiamo completamente perso il desiderio di fare qualcosa "un passettino più avanti". Siamo senza futuro. Siamo senza passato (perchè ignoranti). Viviamo dentro un presente orribile. 

"Memento audere semper" recita il famoso motto: ricordati di osare sempre. Nulla è più lontano da noi di queste parole. E le plumbee porte del Medioevo ci si chiudono sempre davanti: da qui non si esce.