mercoledì 22 dicembre 2010

C'è Natale e Natale

A Natale ci sarà qualcuno che festeggerà con il panettone di sabbia e cemento comprato a pochi centesimi all'Ipersupermegamercato e con lo spumante fatto con l'Idrolitina. Ci sarà invece chi, se gli girano le fregole, si comprerà l'intera catena dei supermercati: così, per schiribizzo.

Tanto per ricordarci che l'Italia è una terra dove regnano la giustizia e il merito suggerisco la lettura di questo articolo apparso su LaVoce.info.

CDA, QUANTO MI COSTI?

lunedì 20 dicembre 2010

In memory of Mr Tommaso Padoa Schioppa

I would like to dedicate this post in memory of Mr Tommaso Padoa Schioppa former Italian Finance Minister. I would like to remember, going beyond any political consideration, an extremely serious and professional man. It should be important to think about this because in these recent times these qualities (expertize, coherence, etc.) are very scarce resources in the italian political scenario. Maybe, I should say that italian politician today consider very negatively these qualities.

When considering how many soubrettes have become ministers or MPs, how many arrogant bootlickers are crowding italian politics, how many cheaters have become supermanagers, Mr Padoa Schioppa seems to belong to another era.

Similarly, in these years in which anyone is doing only his own business, in which cheats and bribes are considered normal expression in the management of public and private affairs, in which good sense and the respect of the law are so unpopular, Mr Padoa Schioppa's views seem to be so remote! A large majority of italians disliked his measures when he was minister just because he tried to oppose to these italian vices. When in the future a severe change in italian politics and economy will be necessary, probably it will be necessary to consider again what Mr Padoa Schioppa tried to do.

Surely one can criticize Mr Padoa Schioppa when he was Minister but no one can say that he was an incapable minister, a bootlicker, a dummy, a mere order executor.

For this reason, I think that this is a severe loss for Italy: we have lost not only an important economist (he had a relevant estimation and respect at international level) but also a concrete example of coherence and honesty.

Omaggio a Tommaso Padoa Schioppa

Vorrei dedicare questo post alla memoria di Tommaso Padoa Schioppa. Vorrei soprattutto ricordare come sia stato, al di là delle varie affiliazioni e credenze politiche, un uomo di grande competenza e serietà. Questo fa molto riflettere se si pensa che in questi tempi più recenti queste qualità (competenza, serietà, professionalità, coerenza) sono risorse molto scarse e qualità dissonanti con lo scenario politico: la politica oggi guarda molto di traverso queste figure.

Quanto stride la figura di Padoa Schioppa con le tante soubrette diventate ministre e parlamentari, con i tanti arroganti ruffiani prestati alla politica, con i venditori di spazzole diventati supermanager!

In questi anni in cui ognuno si arrangia come può, in cui l'inganno e la truffa sono espressioni tollerate di gestione della cosa pubblica e privata, in cui il buonsenso è impopolare, il rispetto delle regole è oppressione anti-mercato, l'opera di Padoa Schioppa sembra appartenere ad un'epoca lontanissima: eppure un domani, quando si deciderà di fare marcia indietro e rimboccarsi le maniche, proprio dalla suo opera forse dovremo ripartire.

Si può dire di tutto di Tommaso Padoa Schioppa nel periodo in cui fu ministro di questa bizzarra repubblica: di certo non si può dire che sia stato un personaggio improvvisato, un ruffiano, un uomo di paglia, un prestanome, un esecutore di ordini che provenivano dall'alto.

Per questo penso che la perdita di Tommaso Padoa Schioppa sia una perdita grave per la nostra collettività: non perdiamo solo un economista (oltretutto che godeva di grandissima stima a livello internazionale - cosa che nessun politico attualmente può vantare), ma un esempio di rigore e coerenza.

mercoledì 15 dicembre 2010

L'Isola dei Scilipoti

L'italia è un'isola. Si dice che sia una penisola soltanto perchè è un'isola che fa pena. Siamo completamente tagliati fuori dal mondo e dall'Europa: e questo lembo di terra, visto da fuori fa veramente pena.

Che altro aggiungere? Ieri, comunque fossero andate le cose, la gente, la gente per bene intendo dire, avrebbe comunque perso. Perchè la fiducia, quella vera, quella della gente onesta, da un pezzo che non c'è più. Ma non tanto verso questo o quel governo, verso questa o quella formazione politica, verso un premier o un leader specifico. La sfiducia è totale nei confronti di noi stessi e delle nostre capacità e possibilità di cambiare le cose, di costruire un futuro qualsiasi (non siamo nemmeno capaci di costruire un futuro peggiore di questo, figuriamoci uno migliore), di aver una qualche minima influenza sul corso delle cose.

Vedere lo spettacolo della politica ieri in TV è stato tristissimo: una politica che per di più ha bisogno dell'aiuto della forza pubblica per essere difesa dalla rabbia popolare. Eh sì! Perchè la si può bollare come si vuole, ma rimane pur sempre un'espressione della rabbia popolare.

Riaffermo la mia contrarietà alla violenza. La disapprovo. Quando si fa a schiaffi non si ottiene niente. Ma disapprovo tutte le forme di violenza. Quella fisica, quella verbale e quella psicologica. In questa Isola degli Scilipoti, la violenza che dobbiamo subire tutti giorni, dovendo assistere quotidianamente alla prevaricazione continua della stupidità e dell'opportunismo, all'indecenza come metodo di gestione della cosa pubblica, è altrettanto insopportabile.

Non sopporto questo Paese, e soprattutto non sopporto gran parte delle formiche che lo abitano. Ma non me ne vado.

E allora la migliore analisi di questa situazione grottesca che dobbiamo violentemente subire resta questa in questo video di Crozza...


lunedì 13 dicembre 2010

Saturday at the mall

I have decided not to talk about politics for the moment: not in this blog at least. Actually I can't. Italian politics in these days are like a bad B-movie in a bad cinema: what can I say about it?

So, I want to use this post to describe my recent experience in a mall in these pre-christmas days. Why did I go there? I'm still wondering... I don't remember what I was looking for, what I wanted to see. Mah! Nonetheless, I went there also because I go there quite rarely: I have also decided to go there on saturday with my wife. Probably it's impossible to do better...

Maybe, I'd need some weeks of psychanalitic analysis to describe such experience because for me it has been an experience placed at the limits of reality: at least my reality. In brief, all this has become a "terra incognita" because many things I have seen around me are completely meaningless.

The mall gave me the impression to be a "great stack": people, cars, trolleys, goods, noise, smell, light. All together. Anything seemed exasperated by the false happiness of the ususal commercial christmas.

A smell made of an explosive mix of fish, sweets, cakes, cheese, feet, rubber, plastic, capable to make a dog completely crazy. Mountains of chirstmas cakes, chocolate, wines, spirits. Other mountains of christmas decorations: lights, balls, christmas trees, and so on. Everything is on, everything is playing some electronic acute music, everything is trying to catch your attention.

Pile of hams, salami, any kind of cheese, meat: a river of excess and potential obesity...

In the middle of this chaos: the humanity of consumers. A long cue of giant trolleys to be filled as much as in possible, in the hands of a humanity excited by so much well-having. Down there, there is a long wall composed on thousand TV attracting male consumers. Right here, the toy section in these christmas days expanded beyond its usual limits to attract children and parents.

The book section is empty. Nobody wants to give and receive books for christmas. Every christmas people tell me: "Do not give me books for christmas! I've got no time to waste!". I see. Clearly.

So I keep on going up and down with some nonsense stuff in my hands, with my wife, yanked by people so busy in their shopping fewer. I smile to the many demonstrator women: it hurts to me to see these women just thinking about their job. I'd cry in public thinking about their enormous effort to be kind to a crowd of beasts like us, consumers.

I have completely forgottonen what I wanted to buy: what I have in my hands is completely different. The mall is so efficient to influence anybody choices. I'd leave all and run away also because there are long cues at the cash. With my nonsense shopping probably I have made the other consumers so sad: everyone moved their giant trolleys to make pass: "go on! You have nothing!". 10 or more big trolleys opened a long lane to the cash: the mall is splitting me out like an undesired presence.

"E quindi uscimmo a riveder le stelle..." (Dante Alighieri - The Inferno)

Un sabato al centro commerciale

Per il momento ho deciso di non occuparmi più di politica: almeno qui su questo blog. Non ci riesco. Mi sembra di assistere ad una proiezione sfocatissima di un pessimo film in un cinema da quattro soldi. In queste condizioni, che cosa vuoi dire?

E allora dedico un po' di tempo alla mia recentissima esperienza pre-natalizia al centro commerciale tal-dei-tali. Perchè ci sono andato? Ancora me lo chiedo. Non so cosa cercassi, cosa volevo vedere. Boh. Però ci sono andato perchè non ci vado quasi mai: e ci sono andato pure di sabato. Meglio di così non si può.

Per descrivere questa esperienza ci vorrebbero settimane di analisi, perchè per me rimane un'esperienza al limite dei confini della realtà. Per lo meno la mia. Insomma mi sono addentrato in una terra che mi è diventata quasi del tutto incognita. Gran parte delle cose che mi circondavano mi apparivano completamente prive di senso.

Per sintetizzare, direi che il centro commerciale mi ha dato l'impressione del "grande ammasso": di persone, di automobili, di carrelli, di merce, di rumore, di odori, di luce. Tutto è esasperato poi dalla finta allegria spendacciona e burina del natale.

Quell'odore fatto di un mix esplosivo di pesce, dolci, pane, sudore, piedi, gomma, plastica che farebbe impazzire un cane da tartufo con il raffreddore. Le enormi montagne di panettoni, pandori, dolci, cioccolatini, spumanti, vini, liquori. E poi gli addobbi del natale: luci, palle, festoni, alberi, pezzi ed accessori del presepe. Tutto acceso, tutto che suona, tutto che sgomita per attirare la tua attenzione.

Pile di prosciutti, salami, mortadelle di 5 metri, formaggi di ogni sorta nelle loro vaschette di polistirolo che luccicano per via dell'involucro di plastica trasparente: un tripudio di eccesso e di obesità potenziale da togliere il respiro.

In mezzo a tutto questo: l'umanità dei consumatori. Una carovana di carrelli di dimensioni sempre più grandi per essere riempiti il più possibile, spinti da un'umanità che si bea di tanto ben-avere. Laggiù la parete di mille TV accessi contemporaneamente attira il pubblico maschile. Laggiù il reparto giocattoli in questi giorni dilatato oltre ogni limite possibile per prendere per il collo i bambini: un coro di pianti, bambini strattonati, genitori che vorrebbero vedere gli altri reparti. " Prima devi da scrive la letterina a Babbo Natale!", "Si nun fai il bravo Babbo Natale nun te porta gnente!".
"Ahò ma Lorenzo che cosa cavolo vole pe natale?" strilla una nonna al cellulare per sapere dalla figlia un'idea di regalo per il nipotino - "Che palle! Sta' robba qui nun c'è e nun me va de fà il giro delle sette chiese pe 'na fregnaccia di giocattolo!", lo spirito natalizio imperversa sempre più nella conversazione della dolce nonnina. Magnifico, semplicemente magnifico.

Il reparto libri è deserto: non mi meraviglio. Chi vuoi che regali dei libri? Del resto ho ancora in mente le dolci parole che da più parti mi vengono rivolte puntualmente a natale: "Nun te azzardà a regalamme dei libri! Lo sai che non c'ho tempo da perde e nun ci faccio gnente". Capito. Messaggio ricevuto.

E allora continuo a girare con due stupidaggini in mano, insieme a mia moglie, strattonati da gente che si infila da ogni parte, regalando sorrisi ebeti alle dimostratrici che mi fanno una pena infinita e che, al solo pensiero di questo loro mestiere, mi verrebbe da piangere lì davanti a tutti. Purtroppo non ho voglia di assaggiare formaggi, salatini, pezzi di pancetta, caffè, cioccolatini, creme o nemmeno di provare pannolini, shampoo, saponi, ecc... Mentre continuo a declinare questi inviti, la mia mente va alla vita che si cela dietro queste persone costrette a sorridere e ad essere gentili con noi, i "consumatori", un branco di cinghiali scatenati e abrutiti.

Mi sono completamente dimenticato quello che volevo acquistare: le cose che ho afferrato non hanno nulla a che vedere con i miei desiderata. Il mega ipermercato funziona anche con me. Vorrei lasciare tutto per terra e fuggire anche perchè alle casse ci sono file lunghissime. Con le mie scemenze in mano faccio evidentemente una pena tale che tutti spostano i loro giganteschi carrelli strapieni di tutto per farmi andare avanti: "tanto c'hai du cosette e fai presto!".

E così con almeno 10 carrelloni che si scansano per farmi passare, il mega-ipermercato mi sputa fuori come una presenza indesiderata.

E quindi uscii a riveder le stelle...

venerdì 10 dicembre 2010

Le parole per dirlo

In questi giorni sono rimasto un po' fuori da questo diario. Molti impegni. Poca voglia di stare davanti al monitor oltre il necessario. C'è però anche il problema che l'attuale situazione politica nostrana è talmente paradossale che mi sono mancate le parole per esprimermi. Rimango sempre più ammutolito di fronte alla televisione o leggendo i quotidiani che trattano di politica italiana. Le parole, e che vengono ripetute in continuazione da destra e sinistra, che mi tolgono quasi il respiro sono: "aprire una nuova stagione politica".

Che cosa significhi questa frase è il più grande mistero della nostra epoca. Molto probabilmente non significa proprio nulla perchè chi le esprime (chiunque esso sia) altro non è che il prodotto della più grigia e stravecchia stagione politica italiana. Questa machiavellica frase mi induce a fare però qualche rilflessione.

Innanzitutto per aprire una stagione politica, bisogna prima chiudere la precedente. Di certo non basta staccare la spina ad un governo e riattaccarla ad un altro che alla fine risulta essere lo stesso. Allo stesso modo, se la politica non si rinnova mai e i vassalli e valvassori vengono scelti dalle segreterie dei partiti, mi sembra impossibile chiudere qualsiasi cosa. Figuriamoci aprire una stagione.

E poi quale stagione vogliono aprire questi signori? Non mi sembra che ci prospettino una primavera o un'estate quanto semmai un inverno o, nella migliore delle ipotesi, un lungo, lunghissimo autunno. La stessa giostra dei passaggi e passaggini di fronte dei deputati e dei senatori - che hanno fondamentalmente paura di perdere il loro lauto stipendio - non mi sembra foriera di nuove stagioni (a proposito, qualcuno prima o poi si chiederà perchè queste cose capitano così spesso dentro IDV?)

Le nuove stagioni si possono immaginare solo e soltanto se innanzitutto si cominciano a spalancare le finestre e si fa cambiare aria agli ambienti. Aprite insomma queste benedette finestre della politica perchè qui si soffoca!

venerdì 3 dicembre 2010

Emergenza Arsenico

Nel paese dove vivo, come in molti altri della provincia di Viterbo, è scoppiata "l'emergenza arsenico". In pratica a seguito del rigetto da parte della la Commissione dell’ennesima deroga molti Comuni si sono trovati con l'acqua potabile fuori norma: dal 2001 infatti è previsto un tenore di arsenico massimo di 10 microgrammi/litro, rispetto ai 50 microgrammi/litro precedenti.

Adesso tutti litigano invece di rimboccarsi le mani tentando di fare il solito scaricabarile: la cosa che sconcerta è che le comunità non sono mai state informate della realtà della situazione, mancano ancora oggi le informazioni su come stiano adesso le cose e cosa si intende fare per rimediare ad una situazione che doveva essere già risolta da parecchi anni.

Il problema ovviamente non riguarda solo l'Alto Lazio: sono molte le regioni interessate dal la questione arsenico.

A tale proposito segnalo questi due documenti quantomeno per cominciare a capire qualcosa.

Parere scientifico sull'arsenico negli alimenti dell'EFSA

Un milione di italiani bevono acqua con troppo arsenico. L'Europa dice stop, il ministero tace, i cittadini ignorati

Le parole di Latouche

Inserisco di seguito un breve video di un'intervista a Serge Latouche che ho trovato sul network Bionieri. Le parole di Latouche sono sempre molto utili: in particolare vorrei sottolineare il concetto di "impegno personale" che Latouche cita durante l'intervista.

Si tratta, come ho anche io sottolineato in questo blog, di assumersi delle responsabilità personali e mettersi in azione senza attendere che la politica faccia qualche cosa per noi. Diventare i "politici di noi stessi" è il primo passo per poter immaginare un cambiamento in questo sfortunato Paese dove abbiamo delegato tutto ad altri: delegato l'impegno, la consapevolezza, la salute, la responsabilità.

In questi anni di amnesia patologica ed anestesia totale (evidenziati anche dalla follia dei giochi politici cui stiamo oggi assistendo) non possiamo più permetterci il lusso di essere dei meri spettatori.