lunedì 23 marzo 2009

Il V World Water Forum


Si è appena concluso il 5° World Water Forum che si è tenuto a Istanbul (Turchia) dal 16 al 22 Marzo organizzato dal World Water Council.

L'evento ha visto la partecipazione di delegazioni da più di 100 Paesi che si sono incontrate per affrontare i temi della progressiva scarsità di risorse idriche adeguate per gran parte della popolazione mondiale, a fronte di aumenti sensibili della pressione demografica, migrazioni, urbanizzazione, degrado ed erosione dei suoli e desertificazione.

Al di là dell'auspicio di adozione misure ed interventi capaci di migliorare la cooperazione internazionale circa le dispute sull'acqua, di migliorare la gestione delle risorse e combattere l'inquinamento delle falde, dei fiumi e dei laghi, molte critiche si sono sollevate per la incapacità emersa durante questo forum di definire l'accesso a risorse idriche adeguate (qualitativamente e quantitativamente) un "diritto umano": nel testo finale si è preferito parlare di "necessità basilare umana".

Rimangono poi aperte tutte le questioni legate agli effetti del cambiamento climatico sulla disponibilità di acqua. L'inquinamento fuori controllo non è solo un problema di qualità dell'aria che respiriamo: l'aumento delle temperature causato dall'effetto serra sta infatti provocando un'accelerazione del ciclo idrologico, la riduzione dei ghiacciai, l'elevamento del livello del mare e la desertificazione progressiva di un numero sempre maggiore di aree della Terra.

Altro problema è quello legato ai diritto di accesso all'acqua.
Circa un miliardo di persone non ha accesso ad acqua sufficientemente pulita mentre in altre parti del mondo l'acqua potabile viene spesso sprecata o male utilizzata (soprattutto in agricultura): intanto avanza il processo di privatizzazione dell'acqua che trasforma di fatto un diritto in un business.

E in Italia che succede?

Secondo i dati del CNR in Italia nel 2006 l’agricoltura assorbiva il 49% dei prelievi totali seguita dall’industria (21%), il settore civile (19%) e quello energetico (6%) per l’idroelettrico e il raffreddamento delle centrali termoelettriche.

L'Italia è un Paese ricco di acqua ma l'acqua viene troppo facilmente sprecata perchè manca una strategia complessiva di gestione razionale di questa risorsa. Le inefficienze riguardano in primo luogo le imprese che utilizzano per le loro attività l'acqua in particolare quelle agricole: servono migliori sistemi di
gestione dei terreni, metodi di irrigazione efficienti (microirrigazione), annullare le perdite nel trasporto dell’acqua, ecc.
Vi sono poi inefficienze di tipo territoriale: bisogna ridurre al minimo le perdite, recuperare i reflui e le acque di scolo, captare e tesaurizzare le acque nei momenti di esubero (ad esempio utilizzando le ex cave di inerti), ammodernare gli acquedotti, ridurre l’impiego di sostanze chimiche che inquinano le falde e riutilizzare le acque reflue depurate, attuare interventi di riforestazione, ripristinare i percorsi naturali dei torrenti e provvedere ad recupero effettivo del territorio.

In Italia manca fondamentalmente un approccio generale al problema capace di premiare le esperienze virtuose e penalizzare pesantemente gli sprechi e gli abusi. Gli enti locali devono procedere a controlli reali e sanzionare pesantemente tutte le forme di prelievo abusivo delle acque dai fiumi e dalle falde e addivenire ad un censimento aggiornato dei pozzi.


Un interresante rapporto sullo stato delle risorse idriche in Italia può essere visualizzato qui.


Vi è poi il difficile versante relativo al grande business delle acque minerali in Italia, relativamente al quale rimando a questi due interessanti documenti.

La lotteria dei canoni di concessione per le acque minerali (Legambiente)
Un Paese in Bottiglia (Legambiente)

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