lunedì 30 novembre 2009

"Home Made Italy"

I've found this interesting article (unfortunately only in italian) on the italian website "la Voce" about some peculiar aspects of Italian society. In particular this article is focused on those energies and time Italian families devote to themselves which often are translated into real products and services never considered by GDP.

Considering the great volume of home made activities within italian families the resulting importance and economic weight of this peculiar sector is definitively very relevant.

A precise analysis of this phenomenon is the central focus of the book "L'Italia Fatta in Casa (Home Made Italy)" by Alberto Alesina and Andrea Ichino where a quantifications of this economy is provided together with a description of strenght/weakness for-and-against of this particular aspect of our society.

L'Italia Fatta in Casa


Ho trovato questo interessante articolo sul sito de "la Voce" su alcuni aspetti che rendono il nostro Paese decisamente peculiare. Si tratta del tempo e delle energie che le famiglie italiane dedicano a loro stesse che si traducono in veri e propri servizi e prodotti che sfuggono completamente a qualsiasi forma di contabilità nazionale.

Tutto questo è il contenuto di un libro "L'Italia Fatta in Casa" di Alberto Alesina ed Andrea Ichino in cui si prova a fornire una quantificazione di questa economia domestica ed alcune risposte su punti di forza e di debolezza di questo aspetto così particolare della nostra società.

mercoledì 25 novembre 2009

The VII International Forum on Environmental Information in Viterbo

The VII International Forum on Environmental Information will be held in Viterbo (Central Italy) with the involvement of hundreds journalists from more that 50 countries to discuss the situation of environmental information worldwide and its contributions to improve quality of life and environment.

This forum, organized by Greenaccord, is titled "A changing climate. Facts, stories, people" and it is directed to highlight the worst effects of the current climate changes.

During the Forum it will be prepared a memorandum to be presented to the next Copenaghen summit.

Viterbo: il VII forum Internazionale Informazione Salvaguardia della Natura

Dal 25 al 28 novembre, presso la Domus di La Quercia (VT) si tiene il VII Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura, che vedrà decine di giornalisti accreditati da ogni parte del mondo per discutere e fare il punto sulla divulgazione ambientale e sull’apporto che il giornalismo dà, a livello globale, per il miglioramento della qualità della vita.

Il Forum, organizzato da Greenaccord, avrà per tema “Il clima che cambia. Fatti, storie, persone” ed è diretto ad evidenziare l’urgente necessità di adottare misure efficaci per arginare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici in atto.

Molte voci, soprattutto dal mondo agricolo e della pesca dei paesi in via di sviluppo, testimonieranno le crescenti difficoltà della loro attività di produttori di cibo, causate da cambiamenti climatici già gravi nei loro paesi.

Di fronte a 120 giornalisti provenienti da tutto il mondo verrà rivolto il grave allarme in particolare ai rappresentanti delle nazioni che si riuniranno a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre per unire la loro voce a quella di scienziati di fama internazionale che saranno presenti al Forum di Greenaccord.

E' prevista la sottoscrizione di un memorandum che sarà consegnato a Copenaghen a Rajendra Patchauri, premio Nobel per la pace e presidente dell’Ipcc (l’organismo dell’Onu che coordina gli studi sui cambiamenti climatici), in cui si chiede di non perdere altro tempo e definire una road map concordata e vincolante per una completa decarbonizzazione dell’economia entro il 2050.

martedì 24 novembre 2009

C'è chi può e chi non può...

Leggo sul notiziario "Il Foglietto" di USI RdB Ricerca e riporto integralmente


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Aumenti del 330 per cento per il presidente dell’Istat
I rarefatti frequentatori della pagina internet www.istat.it/istat/organizzazione/comunicazionilegali/ sono saltati sulla sedia lo scorso mercoledì, quando hanno letto che il compenso annuo per il presidente dell’Istat è stato elevato da 92.962 euro lordi a 300 mila euro.

L’incremento record del 330 per cento è stato deciso con un Dpcm del 4 agosto scorso, registrato
qualche settimana fa dalla Corte dei conti. Enrico Giovannini, dunque, sale in cima alla classifica dei presidenti degli enti di ricerca quanto a compenso, che risulta essere quasi doppio rispetto a quello percepito da Luciano Maiani (174mila euro) al vertice di un ente, il Cnr, con un numero di addetti che è 4 volte quello dell’Istat, i cui dipendenti, ora, si aspettano almeno il raddoppio dello stipendio.
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Complimenti.

Se penso ai tanti precari della ricerca, ai loro contratti sempre appesi ad un filo e ai loro scarsi stipendi mi viene la pelle d'oca...

lunedì 23 novembre 2009

The Italian National Atlas of Rural Areas

Recently the Italian National Atlas of Rural Areas has been released: this is a very interesting and important document about the non urban side of Italy which too often remains excluded by the wider debate on national development and far from the media focus.

This is also an useful tool which, among others, may represent a relevant analytical base to understand those potentials linked to the green economy in Italy at present, also for a scarce consideration by politicians, not yet consolidated like in other european contruies and in US.

On this link (in italian) it is possible to download the entire document.

L'Atlante Nazionale dei Territori Rurali

E' stato recentemente pubblicato l'Atlante Nazionale dei Territori Rurali, un documento molto interessante ed importante che offre un quadro della situazione di quell'Italia non urbana che molto spesso viene poco considerata dai media e dal dibattito sullo sviluppo nazionale.

Si tratta di uno strumento che, fra le altre cose, può rappresentare una base analitica utile alla comprensione delle potenzialità della green economy nel nostro Paese che ancora, anche a causa della scarsa considerazione da parte della politica, non riesce ad affermarsi come meriterebbe e come accade in altri Paesi europei e negli USA.

Su questo link della Rete Rurale Nazionale è possibile scaricare il documento.

venerdì 20 novembre 2009

Acqua Bollente: il parere di Beppe Grillo

Continua la lotta per difendere il bene pubblico acqua dalla speculazione, dai politici e dai manager privati.

Personalmente non ho nulla in contrario ad adeguamenti delle tariffe del bene acqua cui gli italiani danno sempre poco valore: il problema è l'incapacità gestionale strutturale di questa risorsa, in un Paese come l'Italia dove non esiste trasparenza, dove elevatissimo è il livello di corruzione, dove molto stretto è il legame fra politici e affaristi senza scrupoli.

Abbiamo tanti, troppi esempi di gestione "impazzita": i rifiuti, l'energia, le reti telefoniche, le assicurazioni, i farmaci. In tutti questi casi i cittadini sono in una condizione di "sofferenza" a causa di un'asimettria nei rapporti fra politica, privati e cittadini.

Qualcuno riesce ad immaginare cosa potrebbe accadere se nella privatizzazione dell'acqua si infiltrasse la Mafia o la Camorra come avviene per i rifiuti?

Inserisco questo video di Beppe Grillo con le sue considerazioni a riguardo.

Beppe Grillo: in difesa dell'acqua pubblica


lunedì 16 novembre 2009

Hot Water!

While in Rome the Fao summit is about to take place (with some discouraging premises see this article) in Italy we are still struggling for some obvious rights.

In this case, public "water" is at stake which, step by step, is moving from the dimension of "right" to the "business" one.

Italian operators slam “privatisation” decree

See also this article in italian

It is always important to remind that private subjects managing public goods seek to achieve a "private economic interest" highly influencing the consumers' budget. There are two possibilities to achieve profits from an industrial management of water : a) reducing costs (with a consequent decrease in service quality) - b) increasing bills.

The water privatization process in Italy is taking place while many associations and organizations are trying to promote sensibilisation campaigns for public water: Italy is the first country with the highest consumption levels of bottled water 65% of which in plastic bottles (9 bls plastic bottles wasted every year)

Instead of directing adequate investments for the efficiency of water pipelines, fighting water wasting, to support sensibilisation campaigns for a better use of water at home, as usual in Italy private managers are considered synonym of efficiency, the only way to bring efficiency to the system.

Do not forget the enormous political interests hidden in this process...

Con l'acqua alla gola!

Mentre a Roma si apre il vertice Fao a colpi di chiacchiere (invito a leggere questo scoraggiante articolo apparso su "Repubblica"), in Italia stiamo ancora combattendo per difendere dei diritti da definire a dir poco ovvi.

Si tratta del bene comune "acqua" che un passo alla volta sta scivolando, dalla dimensione del "diritto", a quella del "business".

Vi invito a leggere questo importante articolo apparso sul sito di AltraEconomia perchè in questo caso, come in molti altri, la tecnica utilizzata è sempre la stessa: far arrivare il minor numero di informazioni possibile ai cittadini per farli ritrovare con le decisioni già prese ed i giochi fatti.

E' sempre bene ricordare che dei soggetti privati che gestiscono un bene pubblico lo fanno e lo faranno sempre cercando un interesse che non può essere altro che economico che si ripercuote alla fine sulla tariffa e, quindi, sull’utente finale. Per poter trarre profitto dalla gestione (di tipo “industriale”) del bene acqua o si riducono i costi, con conseguente riduzione dell’efficienza del servizio, o si aumentano gli introiti, con conseguente aumento delle tariffe.

Il processo di privatizzazione dell'acqua avviene mentre da più parti si tenta di mettere in atto una campagna di sensibilizzazione sull'uso dell’acqua del rubinetto: l'Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua in bottiglia di cui il 65% è commercializzata in bottiglie di plastica (ovvero circa 9 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire ogni anno).

Invece di investire sull'efficienza delle reti idriche, sulla lotta agli sprechi, sulla sensibilizzazione per un uso intelligente e razionale di questa risorsa, come sempre si affida il tutto ai privati pensando che siano gli unici capaci di apportare efficienza al sistema.

Per non parlare dei giganteschi interessi economici e politici che sono in ballo...

mercoledì 11 novembre 2009

A country of Tax evaders

I here enclose the full text of an interesting article, from the newsletter "Il Foglietto" of the italian organization "Usi Rdb Ricerca" (my english translation), about a survey on tax evasion in Italy. Considering the date reported below I actually wonder: what kind of economic development Italy is presently fostering? Can someone label all this "economic development"?


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In Italy tax evasion is soaring. Italy confirms to be the european top class country for tax evasion thanks to a 51,2% percentage of not declared incomes. During the first 10 months in 2009, tax evasion increased of 11,7% reaching the amount of 369 bls € per year. 144 bls € is the amount of value subtracted to public budget per year. These data result from a survey made by KRLS Network of Business Ethics for the Association of the Italian Taxpayers on the base of the information provided by the european tributary police services.

In the list of tax evasion, Italy is followed by Romania (42,4% percentage of not declared incomes), Bulgaria (39,3%), Estonia (37,2%), Slovakia (34,5%).

In Italy, the main sectors of tax evasion are industry, bank, insurance, trade, crafts and professional activities.

Un Paese di Evasori

Riporto integralmente il seguente articolo tratto dalla newsletter "Il Foglietto" dell'Usi Rdb Ricerca. Con questi dati come si può parlare di sviluppo economico in Italia? O meglio, che razza di sviluppo economico sta perseguendo l'Italia?

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Cresce l'evasione fiscale in Italia che si conferma primatista europeo con il 51,2% del reddito imponibile non dichiarato. Nei primi dieci mesi del 2009, l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 11,7% ed ha raggiunto l'ammontare di 369 miliardi di euro l'anno. In termini di imposte sottratte all'erario siamo nell'ordine dei 144 miliardi di euro l'anno. E' quanto emerge da un'indagine effettuata da KRLS Network of Business Ethics per conto dell'Associazione contribuenti Italiani condotta su dati divulgati dalle Polizie tributarie degli Stati europei.

Nella speciale classifica degli evasori, l'Italia è seguita da Romania (42,4% del reddito imponibile non dichiarato), da Bulgaria (39,3%), Estonia (37,2%), Slovacchia (34,5%). In Italia i principali
evasori sono gli industriali seguiti da bancari e assicurativi, commercianti, artigiani, professionisti.

lunedì 9 novembre 2009

Berlin 1989-2009: small and great lessons

The celebrations for the 20th anniversary of fall of the Berlin Wall are at their peak: many films and documents presented, many discussions and reflections about that great historical event.

There are many lessons history indicated from that event: the end of the great ideologies, the Michail Gorbacev's role, the end of the USSR, the role of Solidarnosc, etc. But in my opinion there are also many other lessons to learn, maybe less outstanding, but surely worth remembering.

I'm taking this opportunity to add some small personal considerations about this event even because I've got the opportunity to see directly what happened in those years before, during and after the end of the Berlin Wall.

I frequently travelled to the German Democratic Republic (GDR) from 1988 to 1995 thanks to the activity of an international social organization (NGO) and I was able to see those events and to talk with many people in East Germany during those years.

I can remember how people screamed in the streets in Lipzig, Dresden or East Berlin the slogan "Wir sind das Volk" (We are the People!): I still remeber with great impression, the assault of the GDR citizens to the Czechoslovakian and Ungarian embassies to find shelter, or the long queues of Trabant cars near the Czechcoslovakina border...

What the meaning of this?. People was massively abandoning GDR prefering to live in other countries of the eastern block where relevant reforms were already adopted rather than to live in their home country governed by an immobile political class. People was asking to regain an active poltical role no longer bearing immobilism, corruption, hypocrisy of those politicians. Citizens, peacefully, deny their political class totally and systematically and peacefully underlined their complete distance from a political class unable to look at the future in which, as a whole, citizens refuse to recognize themselves.

I remeber also the great support the Evangelical Church provided to the opposition spontaneous groups foundamentally asking more justice, reforms, dignity and freedom rather than the end of the GDR.

"Wir sind das Volk!". This the great lesson we should learn from the 1989's events but in Italy we have a very limited memory for this kind of lessons and do not learn anything from our and others' history.

Yet the end of the Berlin Wall demonstrated how no political system can survive when indecency, injustice and stupidity reach unacceptable levels.

Without a violent revolutions, terrorism and bombs, people in East Germany, thanks only to the force of mistrust and dignity, showed what can happen when citizens take possessions of politics and decide to stop acting as puppets.


Berlino 1989-2009: lezioni piccole e grandi

Sono entrate nel vivo le celebrazioni per i venti anni della caduta del Muro di Berlino. Tanti i filmati proposti, tanti i commenti e le considerazioni e le riflessioni su quell'evento di grande portata storica.

Tante sono le grandi lezioni della storia che sono state apprese da quel fatto: la fine delle grandi ideologie del XX secolo, il ruolo di Michail Gorbacev, l'influenza di movimenti come Solidarnosc, ecc... Eppure vi sono alcuni aspetti, forse meno eclatanti, che in una giornata come questa sono secondo me altrettanto degni di essere ricordati.

Con l'occasione voglio approfittare infatti per aggiungere qualche mia modestissima considerazione su questo evento anche perchè ho avuto la fortuna di seguire in prima persona l'apertura del Muro che rappresentò la fine di un processo che si era avviato tempo prima.

Frequentavo la DDR e Berlino Est sin dalla metà del 1988 fino al 1995 grazie alle attività di una Onlus e ho avuto l'occasione di osservare quanto accadeva e di parlare con tante persone della Germania Est durante quel periodo.

Ricordo infatti come la gente gridasse per le strade di Lipsia, Dresda e Berlino lo slogan "Wir sind das Volk!" (Noi siamo il popolo!); ricordo ancora gli assalti dei cittadini della DDR alle ambasciate cecoslovacche ed ungheresi, le lunghe file di Trabant al confine fra DDR e Cecoslovacchia.

Che cosa significava tutto questo? La gente stava abbandonando la DDR in massa preferendo fuggire in altri Paesi dell'Est dove le riforme erano state già avviate piuttosto che rimanere in un Paese governato da una classe politica immobile. La gente rivendicava un suo ruolo politico attivo e non tollerava più l'immobilismo, la corruzione, l'ipocrisia di quella classe dirigente. I cittadini, pacificamente, smentivano la propria classe dirigente in modo totale e sistematico ed altrettanto pacificamente prendevano le distanze da una classe politica incapace di guardare al futuro in cui, in blocco, non si riconoscevano più.

Ricordo il grande sostegno che la Chiesa Evangelica dette ai gruppi spontanei che fondamentalmente chiedevano riforme, giustizia, dignità e libertà e non la fine della Repubblica Democratica Tedesca.

"Wir sind das Volk!". Questa è la grande lezione di storia che la caduta del muro di Berlino dovrebbe insegnare a tutti. In Italia da molto tempo questo concetto è stato completamente dimenticato. Eppure la storia ci ha fatto vedere come nessun sistema politico, nemmeno il più totalitario (come era quello della DDR) può sopravvivere quando quando l'indecenza, l'ingiustizia, l'immobilismo e l'ottusità raggiungono livelli inaccettabili.

Senza una rivoluzione violenta, senza bombe ed atti di terrore, la popolazione della Germania Est, con la sola forza della delusione e della dignità, dimostrò al mondo cosa può accadere quando i cittadini si riappropriano della politica e smettono di agire come semplici marionette...

mercoledì 4 novembre 2009

Cross in Italian classrooms, Italian schools crucified

The European Court of Human Rights in Strasbourg, accepting the suit of an italian citizen with finnish origins, ruled that:
"The presence of the crucifix...could easily be interpreted by pupils of all ages as a religious sign and they would feel that they were being educated in a school environment bearing the stamp of a given religion", "This could be encouraging for religious pupils, but also disturbing for pupils who practised other religions or were atheists, particularly if they belonged to religious minorities". According to the verdict, the Italian state is to "refrain from imposing beliefs in premises where individuals were dependent on it...and was required to observe confessional neutrality in the context of public education, where attending classes was compulsory irrespective of religion, and where the aim should be to foster critical thinking in pupils."

Italian catholic groups and movements reacted immediately to this with the Education minister Mariastella Gelmini who is appealing against the ruling. She said crosses in class "symbolized our tradition". The Vatican of course has negatively considered the decision of the court.

In my opinion I think that all this is rather grotesque. First of all the italian education system, destroyed after decades of polilitcal mismanagement in material and immaterial terms, represents the sad scenario of this drama. In Italy we consider the critical importance of education when discussing about crucifixes understimating its essential role for the national social and cultural development when investments, programs, structures, activities, etc. are at stake.

Secondly, in my opinion when a religion depends only on some symbols, whose inner sense is completely ignored, (cricifixes, turbans, veils, food, etc.), it means that this is a religion essentially weak.

If someone believes to see his/her faith at risk for the absence of a cross in a classroom, it means that his/her faith has vanished long ago. This kind of religion is only an external phenomenon made only of prohibitions, condemnations, imagines, rituals and formulas whose sense is completely unknown for a large part of believers: these are only tools of social regulations.

A culture or a religion which consider the removal of a cross from a classroom as a threat are fundamentally an immobile culture and a religion.

Classrooms should eventually host a plurality of religious symbols from different religions whose sense and meaning should be clearly explained: otherwise these important expressions of the human spirituality become only furniture.

Our society is deeply changed: if we are not able yet to consider this plurality, it is better not to have any religious symbol in our schools.

With regards to this, I wish to remeber Claude Lévi-Strauss one of the greatest thinker of our times...

Crocefisso a scuola, la scuola in croce

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo accogliendo il ricorso presentato da una cittadina italiana, ha stabilito che la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla «libertà di religione degli alunni".

Immediate le reazioni del mondo cattolico italiano con in prima fila il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che ha annunciato che il governo ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

Il Vaticano ovviamente ha bocciato la sentenza mentre da più parti si è sostenuto che il crocefisso rappresenta un simbolo importante della nsotra identità culturale.

Personalmente ritengo che ci sia qualcosa di grottesco in tutto questo. Innanzitutto la scuola italiana, ridotta in macerie sia materialmente che immaterialmente, fa tristemente da sfondo a questa commedia: ci si ricorda dell'importanza formativa della scuola per il crocefisso per dimenticare questo ruolo critico all'interno della società quando si tratta di investire sostanzialmente in strutture, programmi, attività, ecc...

Inoltre penso che quando una fede religiosa si aggrappa solo a dei simboli, di cui spesso se ne ignora il significato, siano essi crocefissi, veli, turbanti, cibi, ecc... vuole dire sostanzialmente che si tratta di una religione decisamente debole.

Se qualcuno teme di vedere indebolita la propria identità culturale o la propria fede per la sparizione di un crocefisso in un'aula scolastica vuol dire che probabilmente la sua fede si è volatilizzata da un pezzo. La religione in questo modo rimane un fenomeno "esterno" fatto solo di divieti, condanne, immaginette, rituali e formule il cui significato è ignoto alla gran parte dei cosiddetti fedeli rimanendo soltanto degli strumenti di regolazione sociale.

Una cultura ed una religione che vedono la rimozione del crocifisso nelle scuole come una minaccia sono una cultura ed una religione immobili...

Allora le aule scolastiche ospitino una pluralità di simboli religiosi delle varie religioni (non solo quelle abramitiche), di cui si deve spiegare il senso, altrimenti questi importanti simboli della spiritualità dell'uomo diventano semplicemente degli elementi di arredo.

Altrimenti che non ce ne sia alcuno...

Con l'occasione, approfitto per ricordare Claude Lévi-Strauss che di queste cose se ne intendeva...

martedì 3 novembre 2009

La Ricerca Scientifica Italiana ed il 5 per mille

Ho trovato questo interessante articolo sul "Foglietto" di Usi Rdb Ricerca che riporto integralmente.
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Enti di ricerca, briciole dal 5 per mille e maglia nera per l’Istat con 130 euro
di Biancamaria Gentili

Se il “5 per mille”, come molti ritengono, è una sorta di auditel per i tanti organismi pubblici e privati che ogni anno si candidano a ricevere elargizioni, grosse o piccole, da parte del popolo dei modelli 730, per gli enti pubblici di ricerca non c’è da stare molto allegri. Il 30 ottobre, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato, anche per gli enti di ricerca che hanno chiesto l’«obolo», i risultati delle dichiarazioni presentate dai contribuenti nel 2007, per i redditi dell’anno precedente. Chi può, si fa per dire, cantare vittoria è il Cnr che, a fronte di 3.875 «oboli» (meno della metà del personale) ha incassato 239.817 euro (con un + 43.000 rispetto all’anno precedente). Al secondo posto, largamente staccato, l’Istituto di fisica nucleare (Infn), con 1.053 erogazioni e 68.506 euro. Medaglia di bronzo per l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf): 43.093 euro, frutto di 672 donazioni. Al 4° posto, l’Istituto superiore di Sanità con 42.551 euro e 714 oblatori. Al 5°, l’Ogs di Sgonico (Trieste) con 26.670 euro versati da 478 contribuenti. Davvero deludenti i risultati conseguiti dagli altri enti di ricerca che si sono messi in vetrina. L’Agenzia spaziale italiana di euro ne ha totalizzati 8.922; l’Inrim di Torino, 7.491; l’Ingv di Enzo Boschi, 5.172 frutto di 85 contribuenti sensibili alla ricerca in campo sismico; la Stazione Zoologica di Napoli si è fermata a quota 4.580, con una flessone di circa il 25% rispetto all’anno precedente; analoga flessione per l’Apat (ora Ispra) che ha racimolato soltanto 4.497 euro rispetto ai 5.597 dello scorso anno; l’Istituto per la montagna (ora Eim) è sceso da 7.551 a 4.165. In discesa anche il Centro Fermi di Antonino Zichichi (da 3.414 a 2.348).

Molto atteso era il risultato dell’Istat che nel 2007, sotto la guida di Luigi Biggeri, si era cimentato nella competizione per la prima volta. Il risultato è stato disastroso, facendo conquistare all’istituto la maglia nera. Nelle casse dell’ente sono finiti appena 130 (dicasi: cento-trenta) euro, grazie a 3 ignoti quanto arditi contribuenti. “Ma come è possibile - si sono chiesti increduli alla segreteria di Usi/RdB - che l’Istat abbia ottenuto un simile risultato? Con un presidente, un direttore generale, 18 direttori centrali e 60 capi servizio, a sottoscrivere, per spirito di corpo, sarebbero dovuti essere almeno in 80. O ci sono stati brogli o la credibilità dell’ente, anche tra i vertici, è pari a zero”.

Per altri 7 enti di ricerca: Cra, Inea, Inran, Infs,
Insean, Isfol e Invalsi, è scattata l’esclusione dalla competizione per problemi burocratici. Peccato per l’Invalsi, che dopo aver racimolato 85 euro lo scorso anno, questa volta aveva ottenuto un risultato boom: 1.082 euro!