martedì 29 maggio 2018

Guardiamoci allo specchio

C'è una discreta confusione nell'aria in questi giorni, ma ci sono alcune cose che mi lasciano sempre molto perplesso. E non parlo di congiure internazionali, speculazioni di questo o di quello, inghippi e sotterfugi.

Se ci troviamo nelle condizioni generali in cui ci troviamo non è colpa della Germania, dell'Unione Europea o di Andorra. Sicuramente l'Unione Europea oggi appare come un progetto deludente sotto molteplici punti di vista.  Sicuramente le banche e la finanza, grazie anche alla connivenza di politici indecenti, hanno fatto di tutto (e continuano a fare di tutto) per aumentare le disuguaglianze e distruggere la dignità del lavoro (e migliaia di posti di lavoro).

Ma prima di tutto dobbiamo pensare alle nostre responsabilità.

Politici irresponsabili e incompetenti per decenni non sono stati in grado di rappresentare dignitosamente gli interessi dei cittadini e delle cittadine italiane nelle sedi europee, sotto tutti i punti di vista: basti pensare alla ricerca scientifica o all'agricoltura. Non abbiamo mai saputo utilizzare le risorse europee in modo adeguato e corretto, sprecando, rubando, sotto utilizzando o non utilizzando per niente fiumi di risorse. La politica nostrana ha sempre guardato all'Europa come un parcheggio politico di serie B di lusso preferendo sempre le beghe della politica nazionale. Nel frattempo gli altri Paesi europei hanno dimostrato più intelligenza e più lungimiranza.

Scaricare sull'UE e sull'Euro le nostre incapacità (dolose, colpose e criminali) mi sembra un escamotage per distrarre l'opinione pubblica dalle urgenti priorità che strangolano questo sventurato Paese e i suoi (spesso ipocriti) abitanti.  

Mentre non si fa altro che parlare della reazione dei mercati o delle borse, le vere e determinanti priorità rimangono la lotta alla corruzione pervasiva, all'evasione fiscale sistematica e alla criminalità organizzata. In realtà sono tre facce dello stesso problema: la distorsione morale, politica e sociale come forma di governo. Se queste tre emergenze non vengono affrontate e risolte definitivamente, possiamo tornare alla lira, al sesterzio, al baiocco ma continueremo a rubarci i soldi l'uno con l'altro,a evadere il fisco, a corrompere per una licenza o un appalto, a raccomandare somari e a truccare concorsi o a tenere sotto scacco con la paura ed il ricatto intere regioni italiane. E tutto questo avviene anche in questo preciso momento in cui scrivo. Tutti i giorni dobbiamo assistere e subire situazioni di questo genere: roba che in un qualsiasi Paese civile europeo sono considerate al limite della follia... E invece da noi sono la regola: nessuno ci fa più caso e di questo non si parla più.


Facciamoci allora tutti un piccolo esame di coscienza prima di accusare gli altri delle nostre colpe. E facciamoci una semplice domanda: cosa ho fatto e cosa faccio io (non Bruxelles, non Ulan-Bator) per alimentare questo stato di cose? Qual'è la mia personale responsabilità per lo schifo quotidiano che mi circonda?


Se non siamo capaci di governarci e di garantire a noi stessi una convivenza civile dignitosa in questo Paese, se l'Italia appare come una terra devastata sotto tutti i punti di vista, se l'Italia  non esiste più sulla cartina geografica europea e mondiale, non cerchiamo i colpevoli chissà dove: guardiamoci semplicemente allo specchio.

giovedì 3 maggio 2018

Loro

Parecchi anni fa, come tanti altri miei coetanei, mi recai a fare la visita militare (i "diversamente giovani" sicuramente capiranno di cosa parlo). Poichè avevo già allora seri problemi alla vista, dopo il primo giorno venni immediatamente dirottato dalla caserma all'ospedale militare per sostenere un visita oculistica specialistica.

Venni fatto accomodare in una grande sala d'attesa da solo: ad aspettare ore ed ore senza fare nulla e senza che accadesse nulla. Da solo. Insomma per circa una settimana sono rimasto ad aspettare in quella sala dalle 7 del mattino fino alle 18.00. Ad aspettare. Su una panca in uno stanzone vuoto. Verso l'ora di pranzo una suora mi portava qualcosa da mangiare: tuttavia non mi potevo mai allontanare perchè potevo essere chiamato dall'ufficiale per la visita oculistica in qualsiasi momento. Una settimana di attesa per quasi dodici ore al giorno. Alla fine, quasi all'improvviso e praticamente dopo quasi una settimana di attesa, venni chiamato da un militare che mi fece entrare in una stanza semi buia dove per l'appunto non si vedeva niente. Dal fondo di questa stanza nella penombra una voce mi chiese: "che lettera è quella?". Io risposi: "dove?". La voce dalla penombra del fondo della stanza disse con voce perentoria: "Ok. Non vede. Può Andare." Il tutto si è svolto in meno di un minuto.

Il militare che mi aveva accompagnato mi prese per un braccio e senza tanti complimenti mi portò fuori. Mi indicò un ufficio tal dei tali dove avrei ritirato dei fogli da far firmare, da far timbrare, da vidimare, ecc... ecc...

All'epoca ero un diciasssettenne neanche molto sveglio, ma mentre me ne tornavo alla pensione dove alloggiavo dopo questa brillante esperienza venni come folgorato da una specie di illuminazione. Insomma mi feci un'idea ben precisa su alcuni principi fondamentali che da allora hanno forgiato il mio rapporto con l'autorità ed il potere. 

1) L'autorità cercherà in tutti i modi di imporre le sue regole anche se assurde, irrazionali, inefficienti. Cercherà sempre di farti giocare con le sue regole che alla fine non sono regole, ma "parodia di regole" che il più delle volte non servono a niente. L'autorità non cercherà mai di venirti incontro ma, anche metaforicamente, ti farà aspettare in una sala d'attesa vuota, per una settimana per fare un qualcosa che poi necessita di un minuto di tempo. Lo scopo di tutto questo è o farti impazzire o, mettendo a dura prova la tua capacità di sopportazione, farti sviluppare una specie di sistema immunitario per cui in futuro sarai in grado di sopportare di tutto: ritardi, inefficenze, soprusi, sopraffazioni di ogni tipo. Alla fine della fiera, la paranoia ti sembrerà normale perchè impregna la quotidianità: e anche tu diventerai parte della paranoia generale. Insomma si sviluppa un'assuefazione all'assurdo, all'illogico come all'illecito e all'indegno.

2) Autorità è spesso sinonimo di "farsa", finzione. Ma attenzione: non c'è niente da ridere: non è una comica, non fa ridere. Al contrario essa è drammatica, tragica e patetica. Gradi, lustrini, cravatte, titoli altisonanti, ecc... in realtà sono un'illusione che cela il vuoto più assoluto, è una rappresentazione da "commedia dell'arte" che fa leva, grazie al potere dell'assuefazione di cui sopra,  solo sull'asimmetria del rapporto fra noi e "loro"... E alla fine tutto quello che loro faranno, anche se indegno, illecito, irrazionale, assurdo, scandaloso, ecc... non ci sembrerà poi così strano: anzi. Ci sembrerà normale.