lunedì 9 marzo 2009

Dubbi sul Federalismo/1

Ho ricevuto questo interessante contributo dall'amico Umberto Lacchetti di cui pubblico molto volentieri di seguito la prima parte.

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Dubbi e problematiche della proposta federalista


Tornare all’Ici? Il quesito ferragostano riproposto da Bossi, poi tramutato nell’ipotesi di un’imposta comunale unica sugli immobili, non è una boutade. Infatti la cancellazione dell’Ici sulla prima casa, realizzazione della promessa fatta in campagna elettorale dalla coalizione di Governo, ha sì fatto felici milioni di Italiani (anche se per molti di loro il risparmio è stato in realtà esiguo), ma ha comportato anche l’abolizione di una determinante fonte di finanziamento locale. Se l’obiettivo è rendere gli enti locali sempre più indipendenti finanziariamente dal potere centrale, ai Comuni non poteva capitare di peggio. L’Ici è difficilmente sostituibile: a meno di qualche operazione di maquillage, non si vede quale altro prelievo di tale importanza possa rientrare nella sfera di competenza dei comuni. E’ evidente la contraddizione in cui è caduto il Governo. Probabile allora che l’imposta venga riproposta in altra forma, con buona pace di quegli Italiani che si erano illusi di non dover più pagare nulla.


Il caso comunque ha riportato alla ribalta la necessità di fare chiarezza. Se il Governo ha intenzione di attuare una riforma federale, deve definire un progetto concreto di federalismo, cioè quali funzioni attribuire agli enti territoriali, quali finanziamenti (e quali somme), e valutare la condivisione della proposta. Per ora rimangono molti dubbi.


Il ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli ha detto che il federalismo permetterà di ridurre i costi della macchina pubblica. In che modo? Regioni ed enti locali, ha spiegato, avranno tributi propri e questi saranno correlati con i servizi erogati: così gli amministratori pubblici dovranno rendere conto delle spese eseguite (e delle relative tasse necessarie a finanziarle) ed i cittadini potranno valutare il loro operato. Non solo. Siccome i sindaci sono ovviamente interessati al versamento delle tasse locali, il ministro intende coinvolgerli nella lotta all’evasione fiscale: un aiuto prezioso, vista la conoscenza del territorio e della situazione economica dei cittadini. E stanando l’evasione fiscale comunale, emergerebbe anche il nero anche per la Regione e lo Stato.


Buone le intenzioni, ma l’esito mi pare troppo ottimistico. Il controllo che i cittadini potrebbero esercitare sugli amministratori pubblici, una volta implementato il sistema del federalismo fiscale, è un fattore che non va dato per scontato. Il controllo si può esercitare solo se il sistema è trasparente e se c’è adeguata informazione. Purtroppo i recenti e frequenti episodi di malasanità, tanto in Abruzzo come in Lombardia, hanno dimostrato il contrario, lasciando di stucco molti cittadini, del tutto ignari di quanto stesse accadendo. Occorre quindi implementare prima un maggiore tasso di legalità e di informazione, se vogliamo che i cittadini possano valutare e controllare come vanno le cose. Perplessità desta anche il tentativo di far leva sui sindaci nella lotta all’evasione fiscale. Ritengo sia meglio lasciare l’iniziativa a forze preposte a questi scopi, anche perché i sindaci hanno già abbastanza incombenze. Al massimo potrebbero svolgere un’opera di mera e generica collaborazione.


Umberto Lacchetti – pubblicato su Orizzonti Nuovi del 31.08.2008

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