venerdì 12 settembre 2008

Si inaugura una macelleria


Alcuni giorni fa, nel piccolo villaggio rurale dove vivo, è stata aperta una macelleria. Questa notizia sicuramente apparirà del tutto insignificante per chi vive in una grande città oppure per molti autorevoli politici impegnati in cose molto più importanti. Eppure per una piccola comunità, dove forte è il concetto di “locale” e dove da anni le piccole botteghe e negozi non fanno altro che chiudere uno dopo l’altro sotto la pressione dei grandi ipermercati situati nelle vicinanze, questa notizia è tutt’altro che irrilevante. Questa macelleria infatti non è un semplice negozio, ma è il punto vendita di un’azienda zootecnica situata nel comprensorio: in questa macelleria si vendono solo prodotti locali che provengono anche da altre aziende agricole dei dintorni (miele, olio, vino, formaggi, ecc…). In pratica si tratta da un lato di un segnale incoraggiante di un’inversione di tendenza perché molte persone, spesso provenienti dalle città e forse stufe dei prodotti standardizzati fatti con materie prime che provengono da chissà dove, cominciamo a riappropriarsi dei prodotti locali. Dall’altro lato questa iniziativa costituisce un’importante vittoria per chi da tempo sostiene la battaglia del “locale” come strategia critica per forme di sviluppo rurale. Su questo punto – la Filiera Corta, sia sotto il profilo politico che della ricerca, ho sempre personalmente insistito. Si tratta in realtà di un’idea tutto sommato antica ed apparentemente ovvia, ma che si presenta alla fine come del tutto innovativa, vista l’attuale organizzazione del mercato. E’ essenziale infatti ridurre al minimo la distanza tra i produttori e i consumatori dando l’opportunità a questi ultimi di poter acquistare prodotti freschi e meno cari, magari biologici, e ai primi di guadagnare di più liberandoli dalle pressioni e dalle spinte al ribasso della lunga catena della distribuzione organizzata. Se si pensa ai recenti rincari ingiustificati nei prezzi dei prodotti alimentari, si capisce subito dove sia l’immediato vantaggio economico: vengono scavalcati gli anelli della catena degli intermediari e quindi eliminati i ricarichi sul prezzo (e le speculazioni che determinano i suddetti rincari ingiustificati) ad ogni passaggio. Si tratta di accorciare una distanza prima di tutto chilometrica, poiché si promuovono e valorizzano prodotti locali di stagione, che non vengono da lontano, e che sono più freschi, visto che non trascorrono lunghi periodi nei container-frigo contribuendo con questo anche a ridurre l'impatto ambientale dei trasporti. Viene poi a ridursi anche la distanza psicologica e culturale fra produzione e consumo perché si offre la possibilità ai consumatori di conoscere direttamente chi ha prodotto gli alimenti. Bisogna ribadire che la filiera corta non deve essere posta in contrapposizione alla grande distribuzione organizzata, ma si presenta come una forma di circuito breve di vendita complementare da affiancare a questa: ampliando il ventaglio dell’offerta e della possibilità di scelta si ottimizza il funzionamento dei meccanismi del mercato riducendo il peso delle posizioni di egemonia e di controllo da parte di pochi soggetti “forti”. Massimo sostegno quindi a tutte le iniziative a riguardo come i "mercati agricoli di vendita diretta" per la creazione dei mercati di campagna nelle città italiane che i Comuni posso istituire (che fine hanno fatto?). Altrettanto sostegno deve essere attribuito alle iniziative intraprese sul fronte dei consumatori, ad esempio i Gruppi di Acquisto o le cooperative di consumo, e per quelle dei produttori e delle loro organizzazioni, ad esempio la campagna “chilometro zero”. Tutte queste iniziative necessitano tuttavia di valide forme di pubblicità, comunicazione e di informazione altrimenti la loro efficacia sarà inevitabilmente minata: di queste opportunità, e di tante altre simili, si sa sempre piuttosto poco e le informazioni su dove reperire questi prodotti alla fine circolano solo all’interno di circuiti specializzati o delle associazioni. Dobbiamo ricostruire in Italia forme di consumo alimentare più intelligente e consapevole il cui principio deve essere: consumare meno, consumare meglio. La filiera corta rappresenta certamente uno strumento critico per la costruzione di un’alleanza effettiva fra mondo della produzione e quello dei consumatori. Dobbiamo però darci da fare perché, nonostante le tante dichiarazioni di principio, essa ancor oggi incontra di fatto un’accoglienza politica tiepida da parte soprattutto di chi beneficia delle speculazioni nelle intermediazioni e dell’economia degli sprechi. Come dimostra anche l’apertura della nostra piccola macelleria, queste iniziative rappresentano invece un’importante opportunità di stimolo all’imprenditorialità per quelle aree dove l’agricoltura costituisce l’unico settore economico ed occupazionale, di costruzione di un nuovo rapporto fra città e campagna, portando i valori rurali nelle aree urbane, di riscoperta della stagionalità dei prodotti agroalimentari e di valorizzazione e tutela di tante varietà colturali e culturali delle nostre aree rurali e delle nostre tradizioni contadine.

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