giovedì 18 settembre 2008

Latte Avvelenato

Sono quattro i bambini morti in Cina a causa del latte in polvere alla melamina - sostanza chimica utilizzata per la fabbricazione della colla e della plastica. Nel frattempo (fonte ANSA) “lo scandalo ha coinvolto anche un'azienda europea. Il gruppo lattiero caseario svedese-danese Arla Foods ha annunciato il ritiro di alcuni prodotti a base di latte in polvere contaminati con la melamina e fabbricati dal suo partner cinese, la Mengniu Dairy”. Queste notizie sollevano due questioni strettamente connesse fra loro. Da un lato c’è il problema della “qualità basilare” degli alimenti ovvero la sua sicurezza che deve essere sempre garantita al massimo livello possibile attraverso una rigorosa conformità ad un sistema normativo obbligatorio capace di individuare dei requisiti di salubrità e sistemi di verifica e controllo efficaci. In questo ambito è indispensabile che i prodotti alimentari siano “tracciati” in modo tale da far conoscere ai consumatori il percorso seguito da un prodotto alimentare e chi sono stati i soggetti che hanno contribuito alla sua formazione (da estendersi anche all’import). L’altro problema riguarda l’introduzione illegale sui nostri mercati di prodotti alimentari e/o di materie prime destinate alla produzione alimentare. Su questo versante i problemi sono molto seri: basta leggere il Rapporto Sulle Frodi Alimentari in Italia curato dal Movimento Difesa del Cittadino e da Legambiente. L’importazione clandestina di animali vivi, carni, latte e di altri prodotti agricoli implica che la “storia” qualitativa (patologie, residui di sostanze tossiche, ecc.) di questi prodotti sia di fatto sconosciuta. Essa rappresenta quindi una potenziale fonte di introduzione sui nostri mercati di prodotti contaminati da elevate quantità di residui chimici e pesticidi o carni provenienti da animali malati. L’importazione clandestina di prodotti agroalimentari risponde ad una domanda di contraffattori che hanno come unico scopo quello comprimere al massimo le spese per l'acquisto della materia prima con utilizzo di materie scadenti e il mancato rispetto delle più basilari norme igieniche. Anche se questo problema danneggia seriamente le imprese oneste, la vittima principale di questa piaga resta sempre il consumatore, ovvero tutti noi nella nostra incolumità fisica perché i prodotti senza storia qualitativa ci espongono a gravi rischi per la salute. Bisogna urgentemente armonizzare le normative fra i Paesi UE dato che senza un’armonizzazione la complessità, l’inconsistenza e l’ambiguità delle norme in materia finiscono col diventare una causa primaria di questi problemi che hanno fondamentalmente una natura transnazionale: poiché i controlli vengono effettuati solo verso i Paesi esterni all’UE (dato che sono stati aboliti i controlli interni) è evidente che l’importazione clandestina per raggiungere i mercati europei sarà più forte dove le maglie dei controlli sono più deboli. E’ indispensabile quindi stimolare una “cultura” del consumo alimentare: spesso ci preoccupiamo delle caratteristiche del nostro telefonino di ultima generazione (che siamo disposti ad acquistare a qualsiasi prezzo) e ci limitiamo a giudicare un prodotto alimentare solo dal suo prezzo senza curarci delle sue qualità. Dobbiamo imparare a leggere le etichette e a spostare la nostra attenzione dal prezzo di mercato al prezzo della qualità ovvero della professionalità delle imprese coinvolte nell’intera filiera e della rigorosità nella qualità delle materie prime, metodi di lavorazione, conservazione e imballaggio e tutela ambientale. Dobbiamo quindi trasformarci in consumatori più consapevoli e informati, esigere etichette chiare e univoche, preferire prodotti “tracciati” e non trascurare mai le produzioni locali.

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