lunedì 6 ottobre 2008

Ecomafia a Viterbo

Pubblico di seguito il seguente comunicato di Legambiente-Viterbo

Si è svolta questa mattina, presso il tribunale di Viterbo, l’udienza per la costituzione delle parti civili nel processo a carico degli imputati coinvolti nel traffico illecito di rifiuti nelle cave di Cinelli (Vetralla), Capranica e Castel S. Elia. Una delle vicende più gravi e inquietanti degli ultimi decenni.
Una situazione che per quanto riguarda la messa in sicurezza e la bonifica è ancora in alto mare, mentre i presunti responsabili sono ora sotto processo.


Tra questi ultimi i proprietari delle cave, gli intermediari e i tecnici che avrebbero falsificato le analisi consentendo la collocazione dei rifiuti tossici nelle cave viterbesi spacciandoli per normali residui di scavo. Un primo importante risultato è stato raggiunto questa mattina: infatti il magistrato ha rigettato la richiesta dei difensori degli imputati di respingere la costituzione di parte civile da parte di Legambiente e WWF. Le associazioni ambientaliste hanno quindi potuto costituirsi e rappresenteranno legittimamente l’interesse collettivo, al pari dell’Amministrazione provinciale di Viterbo, costituitasi anch’essa questa mattina. Legambiente, rappresentata dalla d.ssa Manganello del Centro di Azione giuridica dell’associazione, ha quindi chiesto ed ottenuto anche la citazione dei responsabili civili per il risarcimento del danno ambientale da parte delle società coinvolte. Un passaggio fondamentale per ottenere fondi ulteriori per rendere sicuri i siti e colpire ulteriormente i responsabili di questi illeciti. Importante anche la richiesta di integrazione dei capi di accusa per estendere il procedimento anche ad altri responsabili a comprendere l’intera rete di malaffare che era alla base del traffico di rifiuti. Appuntamento ora al 19 novembre per la prossima udienza di un processo di grande importanza, anche e soprattutto per tutti i cittadini delle zone gravemente colpite da questa vicenda che speriamo non diventi anche una emergenza ambientale.

I siti sono sotto controllo ma non tutte le analisi sembrano tranquillizzanti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho scorso un po' i titoli dei tuoi post e mi ha colpito questo. L'ho letto, con sollievo. Ogni tanto, qualcuno viene fermato. Speriamo che segua una punizione esemplare.
I reati ambientali sono talmente tanti, che con le risorse a disposizione di riescono ad affrontare solo quelli più gravi e spesso grazie alle associazioni ambientaliste, quando nelle stesse non sono presenti, tra i vertici locali, personaggi che si trovano lì per difendere interessi propri e cercano quindi di frenare l'azione stessa dell'associazione.
Si ritorna sempre lì: la scuola, la cultura; solo queste possono (potrebbero) salvarci dallo scempio.
E' bene che la Magistratura intervenga, ma solo quando gli interventi a monte non sono riusciti ad arginare il fatto. Purtroppo, a monte, gli interventi (istruttorie amministrative, controlli) non ci sono e tutto si riversa sulla Magistratura.
Sono i cittadini che dovrebbero cominciare a muoversi, pretendendo che nelle istituzioni si osservino le leggi. Leggi che, ad oggi e forse non a caso, terminano con questo dispositivo: "E' FATTO OBBLIGO A CHIUNQUE DI OSSERVARLA E DI FARLA OSSERVARE".

Carmelo Cannarella ha detto...

E' indubbio che quando la Magistratura o i Carabinieri intervengono di solito il grosso del danno (sia ambientale che economico che sociale) è ormai fatto. Penso che certi reati ambientali possano essere compiuti (compresi gli incendi dolosi estivi) perchè le comunità che vivono in un certo territorio si sentono proprietarie dei giardinetti di casa propria (tenuti sempre in perfetto ordine) e non della terra in cui vivono. Insomma, per dirla con il gergo degli economisti, queste persone non si sentono "azioniste" della propria terra: è sempre una faccenda d'altri. Ritorna quindi il solito tormentone dei "Nimby" ("Not in my Backyard") ovvero "non nel mio cortile". Credo che sia su questa mentalità che occorra intervenire. Oggi, come correttamente sottolinei nel tuo post, si sta lavorando proprio per distruggere la cultura dei beni pubblici a tutto vantaggio dei beni privati: si distrugge la scuola pubblica, in quanto bene collettivo, sia per renderla un business sia per impedire che sforni pensiero autonomo. Allo stesso modo si tenta di privatizzare l'acqua: entrambe sono un bene di tutti da cui non si può trarre profitto perchè altrimenti "qualcuno" più debole ne verrà certamente escluso. Il territorio subisce la stessa sorte poichè è stato di fatto svenduto (da molto tempo) alle ecomafie e ai palazzinari. Difendere la cultura tradizionale dei luoghi, far rinascere una religione della terra (e non di un cielo astratto) dove vivere adesso (e non dopo la morte...) sintetizzabile nel detto "HIC ET NUNC" significa dare un piccolo contributo a questo fine. Diamoci da fare ad organizzare questo tipo di manifestazioni: qui ci stiamo provando riscoprendo la musica tradizionale e gli antichi strumenti, le favole, la cucina tradizionale, il pane, ecc... e restituendo dignità ai luoghi, ai boschi e agli alberi. Se questa tradizione manca bisogna "inventarla".