lunedì 13 ottobre 2008

Chi sopporterà i tagli e i sacrifici?

L'aspetto forse più serio della presente crisi finanziaria è lo spettro della prossima recessione che ci viene sempre più spesso prospettata come imminente, drammatica e da sopportare per almeno tre-quattro anni. La cosa più allarmante è che le vittime di questa futura recensione saranno, come al solito, i lavoratori dipendenti che dovranno subire licenziamenti e drastiche riduzioni nel loro potere d'acquisto. Anche il pubblico impiego sarà chiamato a subire pesanti sacrifici dovendo sopportare congelamenti dei già magri salari. I lavoratori dipendenti dovranno anche subire il massimo carico di tutti gli aumenti: prodotti alimentari, bollette, servizi vari, mutui, affitti, ecc... Per i giovani ed i precari poi non ne parliamo: saranno la vittime preferite dalla politica dei tagli e degli aumenti. Tutto questo scenario mi induce ad insistere ancora una volta con un tema ricorrente, ma che in questi giorni non è venuto alla ribalta del dibattitto: di fronte alla necessità di adottare sacrifici per fare fronte agli effetti della crisi finanziaria mondiale, i costi stratosferici della politica (nazionale, regionale, provinciale e locale) nonchè della burocrazia appaiono ulteriormente intollerabili. Tutti noi dobbiamo fare dei sacrifici, ma questi sono accettabili se i sacrifici li fanno tutti.
In questa fase di crisi e dovendo fronteggiarne le implicazioni economiche e sociali prossime venture, la classe politica, che non brilla di particolare produttività, deve mettere mano per prima al proprio portafoglio prima di chiedere soldi agli altri (imprese comprese) altrimenti la politica dei sacrifici e dei tagli non va più bene. Non si può sopportare la vista dei precari che chiedono di poter lavorare mentre sfilano le auto blu dei potenti che si voltano dall'altra parte per non vedere. Su questa questione dobbiamo insistere continuamente, continuamente, continuamente...

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