martedì 16 giugno 2009

Meritocrazia

Riporto di seguito questo articolo pubblicato sul newsletter "Il Foglietto" dell'Usi Rdb Ricerca
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La finta meritocrazia saccheggerà i salari

di Rocco Tritto

Quello che si sta per abbattere sul Pubblico impiego è un vero tornado, generato da un governo che non perde occasione per disprezzare una categoria di lavoratori al servizio della collettività. Il decreto legislativo, attuativo della legge delega n. 25, ormai prossima alla stampa, è destinato non solo a ridurre ancor più drasticamente quel poco che resta dei diritti sindacali, ma - fatto ancor più grave - saccheggerà la busta paga di circa 875 mila lavoratori, vale a dire di quel 25% di tutti gli addetti alla pubblica amministrazione (in totale, circa 3,5 milioni di unità) al quale verrà negato, per legge, una quota consistente di salario accessorio. Un governo nostalgico, in nome di una asserita e mai definita «meritocrazia», si appresta a introdurre il tanto vituperato sistema della premialità che da tempo immemorabile è figlio illegittimo del clientelismo. Quello che accadrà nella stragrande maggioranza delle strutture pubbliche, da nord a sud, è fin troppo facile immaginarlo. L’aria sui posti di lavoro diventerà sempre più irrespirabile, la guerra tra poveri sarà quotidiana. Si tornerà indietro di quasi vent’anni. A rimetterci, ancora una volta, sarà il buon andamento della Pubblica amministrazione che rappresenta, sempre meno, quel pilastro che nella Carta fondamentale è contrassegnato dall’articolo 97.

Eppure, per evitare una falcidie per legge del salario di centinaia di migliaia di lavoratori sarebbe stato sufficiente introdurre il sistema del demerito, da contestare con provvedimenti motivati in maniera chiara, univoca e adeguata. In tal modo, però, Brunetta non avrebbe più potuto raccontare la fortunata favola del lavoratori pubblici tutti «fannulloni».

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