mercoledì 7 gennaio 2009

Riflessioni post-natalizie

Durante queste vacanze natalizie ho approfittato per fare alcune riflessioni a freddo sui recenti sviluppi politici economici e sociali che stanno investendo il nostro Paese anche sulla base di recenti notizie di cronaca. I conflitti fra i poteri dello Stato, il collasso della magistratura, la corruzione politica diffusa a tutti i livelli, il cinismo di gran parte della popolazione, le migliaia di persone che hanno perso il lavoro e il numero altrettanto elevato di quelle a rischio di perdere il proprio lavoro cui fa da contraltare una classe politica priva di scupoli e piena di previlegi cui non intende minimamente rinunciare, la fuga dei cervelli (circa 3000 ricercatori che ogni anno abbandonano il nostro Paese), la mafia accademica che esce indenne da qualsiasi attacco, il degrado ambientale come alter ego del degrado etico. Tutto questo è aggravato dalla totale assenza in Italia di una forza politica capace di far prevelere l'interesse pubblico sulla mediazione di gretti interessi particolari, come hanno dimostrato gli scandali che hanno interessato i partiti di opposizione: in breve non esiste una forma di espressione politica in Italia capace di far emergere una voce dissonante e fuori dal coro.

Questo significa in sostanza aver minato seriamente l'essenza dei meccanismi di un sistema democratico decente senza che la maggioranza dei cittadini se ne sia nemmeno accorta. La nostra società, sia sul fronte economico che sociale e politico, soffre pericolosamente di una malattia degenerativa grave ma molto sottile e subdola.

Il nodo principale della questione si connette alla gestione perversa dei rapporti fra lo Stato e la Società nel suo complesso e alle modalità con le quali la politica italiana interpreta e gestisce le componenti di questa Società soprattutto quelle più elusive. E' importante sottolineare che queste forme di elusione non necessariamente si traducono in manifestazioni di opposizione violenta, ma in un dissenso critico e riflessivo che, in condizioni normali, rappresenta una componente essenziale di una società democratica. Una democrazia reale è appunto stimolata ed alimentata da questo dissenso che suscita dibattito e confronto di idee nonchè un controllo politico indiretto sull'operato dei politici. Quando questo dissenso è reso inoffensivo e ridicolizzato tutto diventa lecito.

Il moderno silenziamento di questo dissenso in Italia ha assunto delle forme estremamente peculiari: non si ricorre alla repressione convenzionale, ma alla continua e progressiva corruzione dell'intera sfera pubblica come alternativa sistematica alla violenza fisica. Tutte le notizie che riceviamo circa presunti ed accertati fatti di corruzione politica non costituiscono solamente una problematica di natura giudiziaria, ma espressioni evidenti del modo in cui la politica, sia di destra che di sinistra, stia cercando di minare ed erodere in modo definitivo la solidarietà e la coesione sociale per mezzo di un sistema di "premi e riconoscimenti differenziati". In questo modo prima si disgrega ogni forma di dissenso poi si disgrega l'intera società per la presenza di una pressione diffusa esercitata per ottenere una conformità più ampia e profonda possibile. Ciò avviene in tutti i settori e componenti della società. Basta pensare all'esempio macroscopico dell'università italiana nei confronti della quale si può rispondere in due soli modi: o adeguandosi o fuggendo all'estero. Tutto questo viene esasperato ed amplificato a tutti i livelli divenendo in Italia una vera e propria forma di governo.

In sostanza, il dissentire in Italia è diventata un'attività demoralizzante. Chi presenta un punto di vista critico e riflessivo va incontro al discredito della propria reputazione, alla generazione di dubbi e sospetti; l'azione indipendente non è consentita quando si deve operare all'interno di un fitto reticolo di complicità corrotta che interessa amplissimi strati della società.




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