mercoledì 5 maggio 2010

Mandiamoli a casa! Ma non esageriamo...

Le ultime vicende che hanno interessato un (ex) ministro di questo governo riportano ancora una volta alla ribalta il rapporto innaturale fra la politica ed il senso del limite. Innanzitutto fa riflettere il modo in cui è stata gestita tutta la faccenda che, nella migliore delle ipotesi, ha evidenziato una presunta ingenuità e pressapochismo che mal si adattano ad un Ministro della Repubblica: una tale superficialità sarebbe molto pericolosa nello svolgimento di compiti così delicati come la gestione dello sviluppo economico. Non si sa quindi se è meno peggio passare per deficienti, bugiardi o per corrotti: e non si sa nemmeno quale di queste opzioni l'interessato abbia al momento scelto di intraprendere.

Un altro aspetto inquietante della questione è che ancora una volta al centro del contendere c'è sempre un immobile. Siccome non è la prima volta che i nostri politici, di qualsiasi affiliazione partitica, hanno problemi connessi a case (di proprietà o in affitto) o immobili vari (acquisto di appartamenti uso ufficio, ecc..., ecc...), viene da pensare che questa gente abbia dei seri problemi.

E' vero che uno dei modi migliori per speculare in Italia interessa sempre il "mattone"; tuttavia mi sembra anche che emerga un rapporto patologico con l'oggetto primario che in Italia materializza la sicurezza e, di conseguenza, attira il desiderio di privilegio: la casa.

La casa insomma è un elemento che materializza in modo tangibile il privilegio risultante dal potere come avveniva con i "palazzi" dei signori di una volta.

In conclusione emerge il panorama di una miseria atavica, trascinata di generazione in generazione, che, una volta messe le mani sul potere e sui soldi, trova finalmente uno sfogo: è l'ennesima rivincita dei Don Calò del "Gattopardo"...

2 commenti:

Unknown ha detto...

A parte alcuni nuovi status symbol tecnologici come auto, cellulari e pc portatili, non credo che gli italiani si siano mossi di molto dai tempi del Gattopardo.

Carmelo Cannarella ha detto...

Forse un cambiamento dal 1861 ad oggi in realtà c'è stato attraverso forme di modernizzazione della stupidità e dell'idiozia individuale e collettiva.

Continuo a pensare che ormai esistano delle gravi patologie che dovrebbero essere approfonditamente studiate dalla psicologia sociale o dalla neuropsichiatria sociale (se esiste come disciplina scientifica)...