giovedì 11 marzo 2010

Le tempeste di neve ed il riscaldamento globale

In questi giorni un po' in tutta Italia stanno imperversando tempeste di neve e pioggia (come del resto in gran parte dell'Europa) con temperature decisamente basse per essere metà marzo. Con un tempo simile si riaffacciano puntualmente i "negazionisti" del cambiamento globale: un tempo simile, secondo loro, è la conferma più evidente che il riscaldamento globale è una bufala degli ecologisti più fanatici.

A tale proposito, anche per fare un po' di chiarezza sull'argomento, riporto alcune osservazioni presenti sul sito dell'Union of Concerned Scientists secondo cui in primo luogo è indispensabile distinguere il "clima" dal "tempo" (in senso atmosferico).

Il tempo infatti è ciò a cui noi assistiamo quotidianamente o nello spazio di alcuni giorni mentre il clima esprime le condizioni prevalenti in una regione (umidità, piovosità, temeprature, pressione atmosferica ecc...) nel lungo perioodo. Il cambiamento climatico quindi fa riferimento a mutazioni sulle condizioni prevalenti in una determinata area nello spazio di decenni. Il cambiamento climatico è dato dall'innalzamento delle temperature nel lungo perdiodo che si verifica nonostante queste giornate di freddo e neve. Anzi il riscaldamento globale provoca maggiori piovosità nelle regioni già naturalmente piovose e scarsità di piogge in quelle già naturalmente più aride.

Ulteriori dettagli e link importanti su questo tema possono essere trovati qui (in inglese)

Il fatto che abbia nevicato per qualche giorno quindi non deve assolutamente farci abbassare la guardia su questo problema così importante: è indispensabile impegnarsi sempre di più per abbattere le emissioni di CO2, modificando profondamente il modello di sviluppo economico attuale fondato sui combustibili fossili, investendo di più sulle rinnovabili e le energie "verdi" (soprattutto solare),

Visto il triste spettacolo della politica in questi giorni, mi sembra più che evidente che non si può aspettare che qualcosa piova (è il caso di dirlo) solo dall'alto: tutti noi possiamo intanto fare qualcosa riducendo i consumi di beni inutili e cercando di lasciare a casa il più possibile l'automobile.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, Carmelo!
Al di là dei "negazionisti per passione", credo che tutto il mondo scientifico possa confermare l'esistenza di un complessivo riscaldamento del pianeta. E' sulle cause di questo fenomeno, invece, che manca l'accordo: chi sostiene che sia causato dall'attività umana (estrazione di idrocarburi dal sottosuolo e loro combustione), chi invece ritiene che la prima teoria non sia supportata da prove sufficienti e che si possa trattare, quindi, di un fenomeno naturale.
L'importante sarebbe che gli scienziati facessero gli scienziati, che i politici facessero i politici, che gli imprenditori facessero gli imprenditori, che i lavoratori facessero i lavoratori... L'unica cosa certa oggi è che i lavoratori fanno i disoccupati e che nonostante questo si chieda ancora ad essi di continuare a fare i consumatori.

..althea officinalis.. ha detto...

stiamo distruggendo il nostro pianeta. e nessuno riesce a fermarci!

Carmelo Cannarella ha detto...

Il fatto che il riscaldamento globale sia il risultato dell'azione di più cause è condivisibile. Poichè non possiamo agire sulle varibili naturali è indispensabile agire su quelle "umane". Il problema è che la sopravvivenza della Natura (e quindi di tutti noi) continua a non essere una priorità politica soprattutto in Italia. Da qui deriva la metafora del treno impazzito ad altissima velocità che corre su un binario morto senza che nessuno riesca a fermarlo. Le lobby dell'economia del petrolio (in primis l'industria chimica) continuano a mantenere un forte controllo sulla politica che di fatto non interviene seriamente su queste tematiche. Per questo non dobbiamo attenderci interventi dall'alto. Sta a tutti noi fare qualche cosa con i nostri comportamenti quotidiani e con le nostre scelte quotidiane. Importante è poi recuperare il senso di comunità "consapevole" perchè dà più forza alle nostre azioni che prese isolatamente non possono che generare frustrazione. Le comunità devono tornare a sentirsi proprietarie dei luoghi dove vivono: lo sradicamento delle persone è la premessa per la distruzione dell'ambiente. Reimpossessiamoci dei luoghi, degli spazi, delle acque, dell'aria, degli animali, degli alberi e delle piante: solo da qui può ritornare un senso di rispetto per la Natura e, quindi, per noi stessi.