mercoledì 27 ottobre 2010

Il pugno in faccia

Il pugno che è stato sferrato contro Daniele Capezzone è certamente un gesto da criticare come ogni gesto violento, al di là di chi lo subisce. Un pugno sulla faccia di un povero ignoto provoca lo stesso dolore e senso di umiliazione di un cazzoto finito sul volto di un personaggio noto.

Viene comunque subito da chiedersi, visti i precedenti, se le scorte che i nostri politici hanno servano di fatto a proteggerli più dalle reazioni "affettuose e di stima" della gente comune che dal rischio di attentati terroristici. Tutto questo di certo non aiuta ad avvicinare la politica al mondo reale. Ma del resto a questi signori non mi sembra che interessi più di tanto.

Sgradevole resta comunque la solita ondata di scemenze dei politici che siamo costretti a sorbirci a riguardo. A parte le solite (un po' banali per la verità) dichiarazioni di solidarietà da parte di molti, sono venute fuori espressioni e dichiarazioni pesanti su "clima di odio", "vittima di una violenza squadrista", "squilibrati armati dalla sinistra": credo che siano parole gravi su cui bisognerebbe riflettere un pochino prima di esprimerle.

Mi sembra che con troppa faciloneria si cerca ogni volta che capita di cavalcare l'onda del risentimento, del complotto, delle macchinazioni, dei complessi di persecuzione di fronte ad un gesto, sicuramente riprovevole e sottolineo riprovevole, la ricerca delle cui cause e motivazioni (se ce ne sono) deve spettare a chi ha il compito di indagare e trarre conclusioni.

Ogni volta che un personaggio della politica finisce in mezzo a faccende più o meno gravi di questo tipo (dai fischi alle statuette in faccia, dalle pernacchie ai fumogeni) dobbiamo tristemente assistere a questo sgomitare cretino davanti alle telecamere dei TG di questi personaggi che devono dire la loro cercando di tratte le conclusioni più gravi possibili, con le espressioni ed iperboli più sensazionali possibili, pur di attirare l'attenzione su di sè per 2 minuti.

Mi dispiace umanamente per quanto accaduto al Sig. Capezzone. Quello che mi dispiace di più, soprattutto per lui, è che c'è sempre qualcuno, in questo caso come in altri, che approfitta delle disgrazie altrui per fare di tutto per fare "la bella figura" dell'indignato dalla faccia truce e dall'espressione corrucciata...

4 commenti:

Mauro Thuciàt ha detto...

Ciao Carmelo, dopo l'accaduto ho scritto un mio commento sul blog del Fatto Quotidiano, dicendo che secondo me si tratta nientemeno che di uno dei tanti incidenti sul lavoro che accadono quotidianamente in Italia. Solo che quello di Capezzone è stato un incidente lieve, ne accadono molti altri ben più gravi...
Allora mi chiedo come mai non applichino, la gran parte dei nostri politici, quelle forme di prevenzione sul (loro) lavoro che in questi casi dovrebbero basarsi sul non esagerare con certe affermazioni, nel ponderare le parole, e non - come dici tu- fare le iperboli.
Perché l'operaio comune dovrebbe per legge indossare e utilizzare i cosiddetti DPI, mentre costoro agiscono in totale sprezzo di ogni forma di prevenzione, seppure solo verbale?
Così come il cadere a terra da una certa altezza è il rischio più diffuso in certi ambienti di lavoro, anche il rischio di trovare all'improvviso per strada il pazzerello che ti prende a pugni e ti fa anche un po'di paura dovrebbe essere debitamente considerato dai politici.
E' che costoro sono troppo affacendati in altre cose...

Carmelo Cannarella ha detto...

Francamente a questo aspetto non ci avevo pensato. Comunque non saprei classificare questo genere di cose nella categoria degli incidenti sul lavoro anche perchè (scusa il demagogismo), ma non mi sembra che quello che fanno questi signori possa essere classificato come "lavoro". Diciamo che è il classico rovescio della medaglia: hai un mare di privilegi, ti pagano un sacco di soldi, sei circondato da consulenti ed esperti che ti dicono quello che devi dire (perchè di solito sono dei pezzi d'ignoranti natricolati) ebbè qualche rischio lo devi pur correre. Ecco forse li definirei "rischi" o "incerti" del mestiere. Quando diventi un personaggio pubblico non puoi essere simpatico a tutti: magari a qualcuno stai antipatico e visto il circo mediatico di buffonerie e cialtroneria della politica (che erodono la stessa autorevolezza della politica) prima o poi uno sputo in faccia rischi di beccartelo. Per capire il livello bassissimo di autorevolezza di questa gente faccio un piccolo esempio: te lo immagini Aldo Moro, Palmiro Togliatti, Nenni o Almirante presi a cazzotti da un passante? Nemmeno per sogno. Berlinguer venne contestato in un periodo di fuoco, ma, ripeto, venne contestato, fischiato ecc... nessuno si sognò di prenderlo a pernacchioni o a sberle. In breve, quando la politica scade nel buffonesco anche le reazioni sono di pari livello...

Mauro Thuciàt ha detto...

Dando per scontato il soggetto:
Hai ragione, Carmelo: il loro non è classificabile come lavoro, essendo per lo più dei mestieranti. Il mio parallelo col lavoro (concetto nobile) delle persone normali, non lo si capiva chiaramente, voleva essere ironico.
Questa loro perversa attività quotidiana, basata sulle falsità e il continuo stravolgimento dei fatti (che però parlano da soli, per chi vuol intendere) non può che esporli a rischi via via maggiori. Dalle aggressioni verbali fino a quelle fisiche. E, visto che siamo in una società poco evoluta - loro stessi ce lo dimostrano continuamente - poco ci vuole a risvegliare quegli istinti primordiali della clava e delle pietre, così diffusi anche se latenti.
Cioé: chi semina poi raccoglie...
Non possono che recitare il mea culpa, secondo me.

Carmelo Cannarella ha detto...

Caro Mauro,
avevo capito il senso ironico delle tue parole, ma il problema è che di fronte a certe questioni talvolta perdo il lume della ragione...
Dovrò farmi vedere quanto prima da un buon neuropsichiatra...