Waiting for a modification of the article 18 of the Italian Workers’ Statute which, in case of worker’s sacking for unfair cause implies a forced judicial recruitment, the present government opts for strong measures against fixed term workers. With a norm secretly inserted in a recent law, it has been decided to cancel a rule included in a previous law (which received the EU Law 1999/70/CE) directed to punish those entrepreneurs who abnormally use multiple fixed term work contracts for a single worker. Becoming this deletion a State Law, workers won’t be able to appeal to a judge but just be content of a 5/6 monthly wages as compensation. Of course in addition to a lifelong precarious job.
Cose che odio: le persone serie, le false bionde, lo storicismo, gli astemi, i furbi, i delitti per onore, il titolo di dottore... (D. Buzzati)
martedì 29 luglio 2008
The Berlusconi Administration opts for lifelong fixed term jobs
Riporto il seguente articolo
PER IL GOVERNO BERLUSCONI IL PRECARIATO DEVE ESSERE A VITA
In attesa di tornare all’attacco sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che, in caso di licenziamento senza giusta causa, prevede la riassunzione del lavoratore, il governo in carica mostra i muscoli ai precari. Con un emendamento infilato alla chetichella nella legge di conversione del D.L. n. 112 è stato deciso di cassare la disposizione contenuta nel decreto legislativo n. 368/01 (che recepisce la direttiva europea 1999/70/CE) che sanziona, con l’assunzione a tempo indeterminato del lavoratore, i datori di lavoro privati che ricorrono in maniera abnorme a più contratti a tempo determinato per un singolo dipendente. Se la sconcertante norma dovesse diventare legge, al lavoratore non sarà più possibile ricorrere al giudice, ma dovrà accontentarsi, previo licenziamento, di un indennizzo tra 2,5 e 6 mensilità. Oltre al precariato a vita.
Dal "Foglietto" USI RDB Ricerca n. 200 29 luglio 2008
lunedì 28 luglio 2008
Pizzica and Taranta to cure Political Obesity
Pizzica e Taranta contro l’obesità politica
martedì 22 luglio 2008
Glocal meets in Blera
The association ARCI-BLERA is organizing the 3rd edition of the Multicultural Event “BLERAPERTA”. The initiative will be held in Blera (
This event is thus another good example of promotion of "local" through a meeting of different local cultures and traditions. Well Done!
Riporto il seguente comunicato
lunedì 21 luglio 2008
From the Sunset to the Sunshine: Viterbo against the Airport
From the Sunset to the Sunshine: Viterbo against the Airport
Sounds and Lyrics in the full moon night July the 18th
The event “From the Sunset to the Sunshine “ has been held in Viterbo, on Friday July the 18th, near the Bulicame Area (thermal area): the event has begun at 18.00 with music and other conviviality initiatives. From 22.00 Antonello Ricci presented its “1932” story followed by the harp concert of Andrea Sechi and the concert of Falvio and his Orchestra. An organic restaurant has been open all night long. The initiative has been promoted by the “Valle Faul” Centre in cooperation with the Committee against the construction of the Airport in the city of
Pubblico di seguito il seguente comunicato
DAL TRAMONTO ALL'ALBA, VITERBO CONTRO LAEROPORTO
Suoni e parole nella notte di plenilunio del 18 luglio
Si è tenuto a Viterbo, venerdì 18 luglio, presso le piscine Carletti (di fronte al Bulicame, tra la strada tuscanese e la strada terme), dal tramonto all'alba.
Inizio alle ore 18.00 con musica, materiali d'informazione, convivialità.
A partire dalle ore 22.00: Antonello Ricci racconta "1932"; concerto per arpa di Andrea Sechi e concerto di Flavio e la sua orchestra (dance hall terme). Per tutta la notte servizio di bioristoro.
martedì 15 luglio 2008
Pubblico di seguito i commenti di Mauro Zambon circa la manifestazione di Piazza Navona del 8/7/2008
IN ORDINE SPARSO: IL DESTINO DI NOI ITALIANI
Riflessioni post-otto Luglio in Piazza Navona
L’otto Luglio scorso ero a Roma, in Piazza Navona, a manifestare, assieme ad altre decine di migliaia di persone, contro le leggi-vergogna volute da Berlusconi. Ho quindi potuto ascoltare dal vivo quanto detto da Beppe Grillo e da Sabina Guzzanti. Le cose che hanno detto non mi hanno scandalizzato, nemmeno per i termini utilizzati, sapendo che rientrano nel loro stile. Semmai, riflettendo poi con calma, mi hanno posto degli interrogativi. L’intervento di Sabina Guzzanti seguiva a ruota quello di Beppe Grillo, che a sua volta seguiva quello di Marco Travaglio. Il problema che quel giorno si è generato, per poi essere amplificato e sfruttato a dismisura dai media, pare essere esclusivamente legato a quanto detto dalla Guzzanti e da Grillo. In particolare, trascurando le battutacce sul sexy-gate berlusconian-velinesco, le esternazioni sul presidente della repubblica e sul papa non sono state accettate. A mio avviso, comunque, quel problema era figlio di un altro problema che stava a monte e cioè, evidentemente, il fatto che prima di quel giorno non fosse stato chiaro, per tutti, quale messaggio ci si proponeva di trasmettere con quella manifestazione di piazza. Era forse chiaro, prima della manifestazione, il messaggio che si intendeva mandare? A mio avviso sì! Lo posso dire avendo ascoltato le dichiarazioni e raccomandazioni fatte, tra gli organizzatori, da Paolo Flores d’Arcais e da Antonio Di Pietro, nei giorni immediatamente antecedenti l’evento. Sulla base di tali dichiarazioni, l’idea che mi ero fatto era quella di una manifestazione aperta a tutti i cittadini a cui stanno a cuore la democrazia e le sue istituzioni, indipendentemente dall’appartenenza politico-partitica e, semmai, con un’auspicata apertura verso il partito democratico, invitato ad aggiungersi alla protesta. Quindi senza nessuna demonizzazione, offesa o attacco diretto alle istituzioni o a parte dell’opposizione, con unica eccezione, ovviamente, della parte avversa, cioè del presidente del consiglio e dei suoi compagni di merende/governo. Avrebbe dovuto essere un messaggio di partecipazione democratica ampia e priva di alcun veto verso nessuno, per manifestare una voglia di politica autentica, vera, dal basso. Tutti questi begli auspici, purtroppo, il giorno della manifestazione si sono verificati solo fino a un certo punto. Sono stati, infatti, di notevole spessore civico ed intellettuale i primi interventi, quelli di Flores d’Arcais, di Rita Borsellino, di Camilleri, di Di Pietro, di Pancho Pardi, di Moni Ovadia, pure quello di Fiorella Mannoia. L’intervento di Marco Travaglio, con la sua ironia sottile, lo stile cabarettistico e le non lesinate critiche al PD, era ancora accettabile, ma rappresentava, a mio avviso, il limite oltre il quale non valeva la pena di andare, per una questione di qualità del messaggio complessivo che ne sarebbe uscito. Difatti, sia l’intervento di Grillo sia quello della Guzzanti hanno sortito l’effetto, magari non cercato, ma poi comunque ottenuto, di porre in secondo piano, fino quasi a far dimenticare, i discorsi ben più alti che li avevano preceduti. Il giorno seguente la manifestazione, riflettendo con calma su quanto accaduto, ho pensato questo: non è facile centrare l’obiettivo di trasmettere un messaggio univoco, quindi efficace, quando a parlare, in nome della democrazia e della trasparenza, ci sono parecchi soggetti, ognuno portatore di un proprio pensiero e di un proprio stile di comunicazione. Questo, probabilmente, è il rischio che si corre quando si intende privilegiare la pluralità e la libertà di espressione. D’altronde, non è nemmeno pensabile che si dovesse escludere a priori Tizio o Caio, come non è proponibile ipotizzare che si dovesse porre dei limiti al loro rispettivo campo d’azione. A mio avviso, quindi, rimaneva solo un’unica via:quella che ognuno degli intervenuti non perdesse di vista l’obiettivo comune, che era quello di dare un’immagine della manifestazione quanto più efficace, univoca e coesa possibile, come era stato in origine auspicato dagli organizzatori. Non dimentichiamoci che la libertà, per essere veramente tale ed esplicarsi al meglio, quindi senza danno o sottrazione della libertà altrui, presuppone una grande assunzione di responsabilità, un grande rigore morale e comportamentale da parte del singolo individuo che ne beneficia. Altrimenti, per non scivolare nell'intemperanza, bisogna richiamarsi a delle regole e rispettarle. Si è detto e si continua a ripetere che ognuno si deve assumere le proprie responsabilità rispetto a quello che dice e a quello che fa. Secondo me la responsabilità, nel caso di Piazza Navona, non doveva limitarsi a essere, come comunemente si intende, solo quella civile o penale legata ad eventuali diffamazioni, ingiurie o altro; essa doveva essere rivolta, soprattutto, nei confronti della riuscita della manifestazione. Quest'ultima, infatti, avrebbe dovuto essere la responsabilità più grande alla quale ognuno avrebbe dovuto richiamarsi. Quindi, per concludere, sapendo tutti noi con che razza di media abbiamo a che fare in questo sgangherato paese, ognuno degli intervenuti l’otto Luglio in Piazza Navona avrebbe dovuto adoperarsi per la causa comune, quella di manifestare il dissenso rispetto all’attentato alla democrazia perpetrato scientificamente dal caimano piduista, piuttosto che lasciarsi andare a divagazioni o battute che stanno benissimo, senza fare alcun danno, in contesti di altro tipo, come quello teatrale.
Mauro Zambon
lunedì 14 luglio 2008
From Human Rights to Human Duties
Dai diritti dell’uomo ai doveri dell’uomo
venerdì 11 luglio 2008
The Fast Food Economy
L’Economia “Fast Food”
A Burning Summer
mercoledì 9 luglio 2008
Cato’s Lessons
Lezioni Catoniane
venerdì 4 luglio 2008
Un’Estate di Fuoco
Visto che siamo ormai in estate, mi viene subito da pensare alla prossima emergenza incendi: c’è da scommettere che gli incendiari si stanno preparando per allestire una bella estate di fuoco. Anche in questo il nostro Paese riesce ad esprimere il peggio di sé materializzando picchi notevoli di squallore e crudeltà nei confronti del territorio di tante regioni italiane. Perché sono così sicuro dei prossimi incendi? Semplicemente perché le ragioni più profonde che li causano non solo non sono state rimosse, ma anzi sono state notevolmente potenziate. Queste devastazioni non sono l’effetto di una carenza di cultura puramente ecologista ma devono essere ricondotte ad espressioni patologiche di grave iper-utilitarismo e iper-mercificazione indiscriminate che connotano pesantemente la nostra società. La stessa mentalità che si colloca alla base delle frodi nella sanità (con le conseguenti minacce alla salute pubblica) o della sistematica distruzione del patrimonio storico e culturale è la causa primaria della devastazione di boschi e foreste. Ormai in Italia si può speculare su tutto ed in particolare è sempre più lucroso speculare impunemente su quei fattori che incidono sul futuro di tutti (salute, ambiente, alimentazione, sicurezza, ecc…). Da qui si sviluppa il business del degrado ovvero la possibilità di fare soldi sulle attività di spegnimento, rimboschimento, abusivismo edilizio, allargamento delle zone agricole e di pascolo, bracconaggio, creazione di posti di lavoro per gli stagionali della forestale, impiego di mezzi di terra e aerei, ecc. E’ stato stimato che questo business vale almeno 500 milioni di euro che lo Stato (ovvero tutti noi) deve sborsare ogni anno. Il problema è quindi il degrado etico, prima ancora di quello ambientale, cui non sono state fornite risposte; sembra anzi che in questo periodo più recente la cultura dei furbetti e degli arrivisti sia anche politicamente molto vincente. Intanto bisogna lavora localmente per spezzare la mentalità assistenzialista che fa intravedere possibilità di guadagnare sulle catastrofi e sulle emergenze perpetue e far capire ai residenti che loro sono i veri proprietari della terra dove vivono e non uno Stato generico e astratto: la vergogna (che dovrebbe precedere le sanzioni legali) dovrebbe investire tutti noi e non solo chi pianifica, organizza e pone in essere questi atti, di distruggere, in tutto o in parte, patrimoni territoriali vegetali e animali, che non hanno una valenza solamente ecologica, ma esprimono un’etica ed una cultura della terra ben definite.
mercoledì 2 luglio 2008
Think Organic
Once again, I have read a new in Internet, anticipated by the usual misleading title, according to which agriculture and livestock productions are luxury goods also in consideration of the present international agrofood crisis. This new is accompanied by the information, not supported by any data, about the lower production level of organic agriculture compared to the conventional “industrial” one: hence in order to achieve the same production quantity, it should be necessary to cultivate more lands. In this way a doubt about the role of organic agriculture in increasing prices and in over exploiting soils, is injected among consumers. Organic agriculture is a method directed to produce food without chemical residues. It is important to repeat that organic agriculture is the only really eco-compatible form of agriculture: its role and functions are acknowledged in the FAO/WHO Codex Alimentarius and by IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements) and by the EU normative system. For its characteristics, organic agriculture represents a critical tool to increase food and environment quality contributing to improve quality of life of individuals and the society as a whole. In these recent years, organic agriculture focused great attention in public opinion also as effective method again agrofood hazards (“mad cow” disease, SARS, etc.): for this reason for many consumers, organic agriculture is considered to produce safe and healthy food transforming a niche sector into a substantial activity for agriculture. An organic approach also in livestock production implies the adoption of organic food to breed animals. The production management is focused in animal welfare in order to grant to animals good health conditions reducing the use of chemicals medicines. Organic livestock production has a relevant role within an organic farm because:
- Completes the ecological cycle;
- Provides concimes and organic substances to be used in organic agriculture;
- Produces high quality meat, milk and diary products;
- Requires forages areas impeding to strict cultivation rotations thus improving soil fertility.
For these reasons, organic agriculture should be fully included in decision making processes related to the local and global development dynamics with a complete integration with other rural sectors thus acting as a critical dynamo for rural development. Ascribing to organic agriculture also the doubt of a partial responsibility in food prices’ increases is misleading as well; these increases, not caused by weather or by increase in commodities prices due to production contractions, depend essentially on speculative pushes in financial markets and in intermediate phases of the agrofood chains. At the end, operators in highly speculative and non productive sectors (who obtain high gains exploiting the others’ work) use any occasion to provoke price increases damaging both producers and consumers above all in more economically vulnerable countries. It’s a complete naïve idea believing that the present agrofood crisis is caused by production factors; the core issue of the problem is essentially political because for a too long time politics is renouncing to do its job defending public interests becoming on the contrary completely passive towards manoeuvres and pressures from financial world. Also in politics it should be urgently necessary to think organic.
martedì 1 luglio 2008
Pensare Biologico
Ancora una volta capita di leggere la notizia che circola in rete, anticipata dai soliti titoli fuorvianti, secondo cui l’agricoltura e la zootecnia biologiche sarebbero lusso per ricchi soprattutto in considerazione dell’attuale tensione internazionale sui mercati delle produzioni primarie agricole. Tale notizia viene accompagnata dall'informazione, non supportata da dato alcuno, circa la minor resa delle coltivazioni biologiche rispetto all’agricoltura convenzionale industriale: pertanto per avere una medesima quantità di prodotto si dovrebbe coltivare più terra. Si finisce con l’insinuare il sospetto fra i consumatori, strutturando ad arte anche gli stessi articoli che riportano questa notizia, che il biologico finisce con il contribuire ad aumentare i prezzi dei prodotti alimentari e ad incrementare lo sfruttamento dei suoli. L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione e di preparazione alimentare diretto all’ottenimento di prodotti agricoli privi di residui chimici di sintesi. Non sarà mai abbastanza sufficiente ripetere che l’agricoltura biologica deve essere considerata come l’unica forma di agricoltura realmente ecocompatibile: il suo ruolo e le sue funzioni sono riconosciute nel Codex Alimentarius della FAO/OMS e dalla Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica (IFOAM) nonché dal sistema normativo della stessa Unione Europea che con il regolamento CEE 2092/91, stabilisce le norme di produzione, controllo, certificazione ed etichettatura. Per le sue caratteristiche, l’agricoltura biologica si pone come uno strumento sostanziale per l’elevazione della qualità alimentare e di quella ambientale, contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita degli individui e della società nel suo complesso. In particolare, in questi ultimi anni, l’agricoltura biologica ha suscitato un notevole interesse nell’opinione pubblica anche come risposta efficace per tutelarsi contro i rischi per la salute come quelli suscitati dal morbo della “Mucca Pazza (BSE) o l’influenza dei polli (SARS). L’agricoltura biologica appare al consumatore quindi come produttrice di alimenti “sicuri” oltre che di qualità fatto che ha trasformato questo settore da comparto di nicchia ad un’attività sostanziale per l’intera agricoltura. L’utilizzo dell’approccio “biologico” anche nel settore zootecnico si traduce principalmente nell’impiego di alimenti biologici per allevare e nutrire gli animali. Tutta la gestione della produzione si focalizza fondamentalmente sul benessere degli animali al fine di mantenerli in buono stato di salute senza il ricorso a farmaci allopatici. La zootecnia biologica riveste un’importanza rilevante per un’azienda dedita ad altre produzioni biologiche poichè:
- chiude il ciclo ecologico dell’azienda;
- fornisce letame, ammendante per il terreno e principale fonte di sostanza organica nell'agricoltura biologica;
- produce latte, carne e loro derivati;
- richiede aree a foraggio impedendo rotazioni troppo strette delle colture e favorendo la fertilità del terreno.
Per queste ragioni l’agricoltura biologica dovrebbe essere inserita in modo pieno nei processi decisionali che determinano le dinamiche di sviluppo locale e globale con una integrazione completa con altri settori economici importanti a livello locale (per es. turismo rurale) per divenire un volano cruciale per lo sviluppo. Attribuire al biologico anche il sospetto di una parziale responsabilità sull’aumento dei prezzi alimentari per contrazioni produttive, è totalmente infondato: questi aumenti, che non possono essere in alcun modo imputati nemmeno a bizzarrie climatiche o tanto meno esclusivamente a presunti aumenti nei prezzi delle materie prime, dipendono principalmente da forme speculative che si registrano in primo luogo sui mercati finanziari e poi nelle cosiddette fasi intermedie ovvero incrementi nei ricarichi delle altre componenti della filiera. Alla fine gli operatori di settori fortemente speculativi e non produttivi (ovvero che guadagnano sul lavoro altrui) approfittano di ogni opportunità per causare degli aumenti nei prezzi a danno dei produttori e dei consumatori in particolare nei Paesi più economicamente vulnerabili. Credere che l’attuale crisi alimentare mondiali sia causata da fattori produttivi vuole dire quindi essere in malafede od ingenui: il problema è essenzialmente politico poiché da troppo tempo la politica ha rinunciato a svolgere il proprio compito di tutela degli interessi pubblici finendo completamente succube delle manovre e delle pressioni del mondo della finanza. Anche in politica bisognerebbe cominciare a pensare biologico.