giovedì 12 gennaio 2012

Mediocrità

Siamo tutti preoccupati dell'andamento dei mercati, dell'allargamento dello spread, delle dichiarazioni di Marchionne, ma ci sfuggonno alcune questioni di base che i media tendono a tralasciare.

Il nostro Paese è socialmente, culturalmente e, di conseguenza, economicamente bloccato e non sarà di certo Mr Monti colui che riuscirà a sbloccare la situazione. La manifestazione più palese di questo blocco è la difficoltà ad esempio a creare "opportunità": opportunità di lavoro, di fare impresa, ma anche di delineare e portare avanti idee, progetti, iniziative di qualsiasi genere nella cultura o nella politica. 

Mi chiedo: è un problema di carenza di idee oppure è un problema di carenza di persone capaci di generare e portare avanti delle idee?

Indubbiamente decenni di distruzione sistematica della scuola, dell'università e della ricerca hanno provocato la creazione di un'umanità culturalmente ed esistenzialmente debole ed ignorante (nel senso letterale di ignorare): una moltitudine di individui incapaci ed impreparati che determinano una società qualitativamente modesta, ma che agisce come un esercito di consumatori disciplinato e pronto ad eseguire qualsiasi ordine che provenga dalla pubblicità (in tutte le sue variegate manifestazioni) e dalla moda del momento. Decenni di politica fatta di marketing, sondaggi di opinione, merchandising, ballerine e piazzisti hanno trasformato gli italiani da cittadini in consumatori del "prodotto politico".

La classe politica e dirigente italiana è stata la diretta responsabile e, alla fine, principale vittima di questo sistema perverso. E' sicuramente responsabile perchè la cosiddetta selezione avversa (la persona sbagliata nel posto sbagliato), la paura delle persone talentuose che potevano mettere in ombra i boss della politica, preferire la sudditanza alla critica, hanno determinato la fuga dalla politica delle menti più preparate e più colte: i partiti si sono riempiti di figure grottesche, inetti, incapaci ma fedeli servitori del padrone del momento. 

Ma è stata acnhe vittima perchè si è creato un corto-circuito politico; i decisori politici, generazione dopo generazione, sono sempre stati più scadenti dei predecessori. Oggi una classe politica e dirigente decisamente modesta e scadente si trova a decidere della sorte di tutti: in parlamento, nelle regioni, nelle province, nei comuni ed in tutte le istituzioni dove la politica può inflitrarsi. Si decide quindi in modo sempre peggiore e sempre più inefficiente.Questo si propaga a cascata su tutta la società.

Non è più quindi una questione di meritocrazia: è una questione di sopravvivenza sociale e culturale. L'Italia mi appare oggi pericolosamente lesa nei suoi centri vitali ovvero quelli "umani" e mentali. Sono stati annientati ed allontanati dalla scena politica, culturale e sociale riserve decisive di talenti e di intelligenze, di capacità e di critica. Abbiamo perso e stiamo ogni giorno perdendo enromi bacini di potenzialità intellettive che avrebbero potuto giocare (e che possono giocare ancora) un ruolo decisivo nell'evoluzione della società italiana e delle sue istituzioni.

L'Italia non si evolve, ma si in-volve. Stiamo quindi affogando in una società strutturalmente "depauperata" che può produrre solo mediocrità, pressappochismo e ignoranza come stile di vita.

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