martedì 1 dicembre 2009

I guai della Ricerca Italiana

Riporto integralmente il testo di questo articolo apparso sulla newsletter "Il Foglietto" di Usi RDB Ricerca.

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Precari della ricerca arrampicati sui tetti per difendere posto di lavoro e dignità
di Adriana Spera

Ogni giorno il governo va ripetendo che "l'Italia sta per uscire dalla crisi e ne uscirà meglio degli altri paesi europei". Un'affermazione che forse può valere per gli speculatori finanziari che, permanendo l'assenza degli strumenti di tutela dei piccoli risparmiatori, tante volte preannunciati all'inizio della crisi e mai approntati, hanno ripreso le loro attività parassitarie.

La realtà che viviamo è un'altra, ogni giorno abbiamo notizia di fabbriche che chiudono e che licenziano personale. La disoccupazione è crescente e non investe solo il settore privato. Con la "riforma" Gelmini hanno perso il lavoro migliaia di insegnanti precari. Con la "riforma" dell'università, ve ne saranno molti altri. Con i provvedimenti di Brunetta, anziché la stabilizzazione dei precari della ricerca, avremo la dispersione di un patrimonio prezioso di sapere e di competenze, visto che molti lavoratori - dopo anni di attesa, di contratti atipici espliciti o mascherati da borse di studio e/o assegni di ricerca - si ritroveranno disoccupati. Nelle dinamiche negative che attraversano il mondo del lavoro, v'è un minimo comune denominatore nelle figure di soggetti che agiscono come veri e propri "liquidatori" delle eccellenze produttive.

Le vicende delle società Eutelia e Alcoa, che hanno occupato le prime pagine dei giornali la scorsa settimana, ne sono l'esempio lampante. Due imprese, che sono e possono essere strategiche per il paese, sono a forte rischio di chiusura. Ma i "liquidatori" sono in agguato anche nel settore pubblico e la vicenda dell'Ispra, anch'essa nei giorni scorsi sulle prime pagine dei media, ne è un esempio. Si decide di non dare più alcuna opportunità di lavoro a ricercatori, e non solo, con competenze ed esperienze indispensabili per affrontare i problemi ambientali del paese, il tutto per fornire occasioni di profitto a società private. Ma a quale prezzo e con quali garanzie?

Ai lavoratori dell'Ispra, che coraggiosamente sono saliti sul tetto del loro Istituto per rendere pubblica la loro sacrosanta vertenza, va il merito di aver messo in luce queste dinamiche aberranti e immorali, generate da scelte governative padronali, che stanno sottraendo energie e risorse strategiche alla collettività, in nome del profitto di pochi, che hanno anche il grave demerito di cancellare il futuro di questo paese. Ai padri di questa scellerata politica va tutta l'avversione della gente onesta e per bene del nostro paese che, senza se e senza ma, è schierata compatta dalla parte dei tanti lavoratori che difendono posto di lavoro e dignità.

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