venerdì 16 ottobre 2009

Una Banca per il Sud


Mentre sono in attesa di leggere la lettera di Roberto Saviano sul prossimo numero dell'"Espresso", mi ritaglio qualche secondo per fare qualche riflessione sulla notizia della costituenda "Banca per il Sud".

L'idea sarebbe quella di creare un'istituzione capace di agevolare, in questo momento di crisi, l'accesso al credito per le imprese del Sud e rilanciare quindi gli investimenti produttivi.

Quello che viene da pensare tuttavia è che in Italia le lezioni del passato, involontariamente o deliberatamente, non vengono mai del tutto apprese.

In primo luogo si tratterebbe di mettere in piedi un'altra struttura, con tutto il suo apparato amministrativo: questo significa "posti" da distribuire e quindi "potere" di controllo. Inoltre siamo sempre alle solite: è vero che le imprese del Sud, soprattutto le piccole e medie, hanno difficoltà di accedere al credito, ma se non si rimuove primariamente la corruzione, il peso della criminalità organizzata o il malaffare, qualsiasi iniziativa, anche la più meritevole, si scontrerà contro un muro insormontabile.

Ma veramente qualcuno pensa che possa bastare mettere in piedi la "Banca del Sud" per superare la ruggine di una burocrazia sclerotizzata, il clientelismo, il nepotismo, i favoritismi, la mancanza di fiducia e della certezza del diritto? Quanti incentivi reali ci sono per un giovane che vuole darsi da fare nel Sud come nel resto d'Italia? Quali sono i veri disincentivi che impediscono a chi possiede creatività e spirito di iniziativa di poter concretizzare le sue idee?

Finanto che non si metterà realmente mano ai veri problemi del Sud (che in realtà sono problemi diffusi a livello nazionale) tramite una rigenerazione etica e culturale, con il rispetto della legalità e la trasparenza, ogni azione finirà con apportare ulteriore carburante alla già ben oliata macchina della corruzione e del clientelismo...

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