mercoledì 21 settembre 2011

Un'Italia da Serie B

Il declassamento dell'Italia da un punto di vista di affidabilità economica e finanziaria ha suscitato e suscita tuttora molta impressione e timori. In realtà questo declassamento non è altro che la punticina microscopica di un gigantesco iceberg. L'unica cosa che tiene ancora in piedi questa classe politica indecente che ci ritroviamo è il fatto che, a fronte di società di rating che operano a livello internazionale sui mercati finanziari, non esistono altrettante società di rating in ambito politico ed etico.

Se esitessero, o almeno godessero di altrettanta influenza ed autorevolezza, sicuramente ci appiopperebbero un bel B-. Qui non è questione di essere influenzati dai media o da gossip politico. Anche un cretino cerebroleso ha oggi perfettamente il polso della situazione: siamo a livelli di squallore, incapacità ed indegnità mai conosciuti in passato. La chiesa colpevolmente tace. 

Le finte-bionde e i cafoni perennemente abbronzati in SUV continuano imperterriti ad applaudire tutto questo spettacolo da film horror. La Confindustria, che ha contribuito a creare e ha sempre sostenuto questa aberrazione politica innominabile, ora, con un'inversione ad U in perfetto "Italian Style" passa alla fase dello "scaricamento" e dell'uscita laterale...

L'affondamento dell'Italia sotto il profilo finanziario è quindi solo l'aspetto più appariscente (direi quasi un efffetto collaterale) dell'affondamento di un'intera classe politica e dirigente che trascina con sè tutta la società nel suo degrado totale. Non abbiamo una classe politica alternativa, collocata a debita distanza dal malaffare-clientelismo-corruzione, che possa prendere in mano la situazione.

Non c'è. E per questo, il ventaglio delle preoccupazioni e dei rischi in realtà è molto più ampio di quanto si creda.

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