venerdì 1 giugno 2012

La cura del calcio

Non sono un fissato di calcio. Sono tifoso ad intensità medio-bassa: seguo una squadra del cuore ma quello che di solito mi preme di più è passare un'oretta e mezza, magari un buona compagnia, per vedere un po' di bel gioco. E che vinca il migliore.

Da quello che sta venendo fuori però, bisognerebbe dire: "che vinca il meno peggio!"

Che l'Italia abbia dei grossi problemi di etica è risaputo e questi problemi investono tutto e tutti. A questa deriva morale non scampa il Vaticano figuriamoci il mondo del calcio. 

Come al solito, per essere politicamente corretti, non offendere nessuno e non rischiare una querela, dico e sottolineo che al momento ci sono delle indagini in corso e chi ne ha competenza appurerà la reale consistenza delle accuse che circolano.

Certo è il senso di disgusto che emerge dal prendere atto di queste notizie è piuttosto marcato. Soprattutto se si pensa a quanti soldi questa gente maneggia alla faccia di milioni di poveri italiani che non sono quasi più in grado di mettere la benzina alla macchina, mangiare decentemente o hanno perso o rischiano di perdere il lavoro. Per non parlare dei terremotati di oggi, di ieri e dell'altro ieri.

Francamente non mi identifico in questa nazionale di calcio. E' la nazionale di un'Italia che non mi piace e che vorrei cambiare. Non tifo per questa Italia: tifo per un'altra Italia che al momento non scende in campo, ma che spero che prima o poi lo faccia. Un'Italia che dimostri più dignità e coraggio e meno tatuaggi e capigliature da modelline. Una Nazionale Italiana dove si parli una lingua italiana grammaticamente corretta e non un'accozzaglia di parole smozzicate affogate in un mare magnum di ignoranza e in un accento simile all'aramaico.

Tanto per cominciare credo proprio che i prossimi campionati europei non li seguirò. Ci sono molte, troppo altre cose più urgenti ed interessanti da fare.

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