lunedì 13 dicembre 2010

Un sabato al centro commerciale

Per il momento ho deciso di non occuparmi più di politica: almeno qui su questo blog. Non ci riesco. Mi sembra di assistere ad una proiezione sfocatissima di un pessimo film in un cinema da quattro soldi. In queste condizioni, che cosa vuoi dire?

E allora dedico un po' di tempo alla mia recentissima esperienza pre-natalizia al centro commerciale tal-dei-tali. Perchè ci sono andato? Ancora me lo chiedo. Non so cosa cercassi, cosa volevo vedere. Boh. Però ci sono andato perchè non ci vado quasi mai: e ci sono andato pure di sabato. Meglio di così non si può.

Per descrivere questa esperienza ci vorrebbero settimane di analisi, perchè per me rimane un'esperienza al limite dei confini della realtà. Per lo meno la mia. Insomma mi sono addentrato in una terra che mi è diventata quasi del tutto incognita. Gran parte delle cose che mi circondavano mi apparivano completamente prive di senso.

Per sintetizzare, direi che il centro commerciale mi ha dato l'impressione del "grande ammasso": di persone, di automobili, di carrelli, di merce, di rumore, di odori, di luce. Tutto è esasperato poi dalla finta allegria spendacciona e burina del natale.

Quell'odore fatto di un mix esplosivo di pesce, dolci, pane, sudore, piedi, gomma, plastica che farebbe impazzire un cane da tartufo con il raffreddore. Le enormi montagne di panettoni, pandori, dolci, cioccolatini, spumanti, vini, liquori. E poi gli addobbi del natale: luci, palle, festoni, alberi, pezzi ed accessori del presepe. Tutto acceso, tutto che suona, tutto che sgomita per attirare la tua attenzione.

Pile di prosciutti, salami, mortadelle di 5 metri, formaggi di ogni sorta nelle loro vaschette di polistirolo che luccicano per via dell'involucro di plastica trasparente: un tripudio di eccesso e di obesità potenziale da togliere il respiro.

In mezzo a tutto questo: l'umanità dei consumatori. Una carovana di carrelli di dimensioni sempre più grandi per essere riempiti il più possibile, spinti da un'umanità che si bea di tanto ben-avere. Laggiù la parete di mille TV accessi contemporaneamente attira il pubblico maschile. Laggiù il reparto giocattoli in questi giorni dilatato oltre ogni limite possibile per prendere per il collo i bambini: un coro di pianti, bambini strattonati, genitori che vorrebbero vedere gli altri reparti. " Prima devi da scrive la letterina a Babbo Natale!", "Si nun fai il bravo Babbo Natale nun te porta gnente!".
"Ahò ma Lorenzo che cosa cavolo vole pe natale?" strilla una nonna al cellulare per sapere dalla figlia un'idea di regalo per il nipotino - "Che palle! Sta' robba qui nun c'è e nun me va de fà il giro delle sette chiese pe 'na fregnaccia di giocattolo!", lo spirito natalizio imperversa sempre più nella conversazione della dolce nonnina. Magnifico, semplicemente magnifico.

Il reparto libri è deserto: non mi meraviglio. Chi vuoi che regali dei libri? Del resto ho ancora in mente le dolci parole che da più parti mi vengono rivolte puntualmente a natale: "Nun te azzardà a regalamme dei libri! Lo sai che non c'ho tempo da perde e nun ci faccio gnente". Capito. Messaggio ricevuto.

E allora continuo a girare con due stupidaggini in mano, insieme a mia moglie, strattonati da gente che si infila da ogni parte, regalando sorrisi ebeti alle dimostratrici che mi fanno una pena infinita e che, al solo pensiero di questo loro mestiere, mi verrebbe da piangere lì davanti a tutti. Purtroppo non ho voglia di assaggiare formaggi, salatini, pezzi di pancetta, caffè, cioccolatini, creme o nemmeno di provare pannolini, shampoo, saponi, ecc... Mentre continuo a declinare questi inviti, la mia mente va alla vita che si cela dietro queste persone costrette a sorridere e ad essere gentili con noi, i "consumatori", un branco di cinghiali scatenati e abrutiti.

Mi sono completamente dimenticato quello che volevo acquistare: le cose che ho afferrato non hanno nulla a che vedere con i miei desiderata. Il mega ipermercato funziona anche con me. Vorrei lasciare tutto per terra e fuggire anche perchè alle casse ci sono file lunghissime. Con le mie scemenze in mano faccio evidentemente una pena tale che tutti spostano i loro giganteschi carrelli strapieni di tutto per farmi andare avanti: "tanto c'hai du cosette e fai presto!".

E così con almeno 10 carrelloni che si scansano per farmi passare, il mega-ipermercato mi sputa fuori come una presenza indesiderata.

E quindi uscii a riveder le stelle...

Nessun commento: