giovedì 25 novembre 2010

Quando la Ricerca si ribella

Studenti, insegnanti e ricercatori sono scesi in piazza in questi giorni e hanno fatto sentire la loro voce. Perchè in un Paese dove vige il controllo assoluto sull'informazione se non gridi nessuno ti ascolta.

L'Italia della conoscenza cerca di farsi notare per contrapporsi all'Italia delle "conoscenze". Eh sì, perchè qui da noi la distinzione fra un plurale ed un singolare in un caso come questo fa molta, moltissima differenza. Ridurre la ricerca scientifica pubblica all'osso, significa creare spazi di business dove gli "affari" non possono e non devono entrare. Ci sono settori che non possono essere totalmente privatizzati perchè la conoscenza (quella singolare), l'istruzione sono un bene pubblico come l'acqua o l'aria: non si possono escludere alcuni in base a criteri arbitrari dal godimento di questi beni pubblici.

La ricerca scientifica non ha un valore economico di per sè: magari lo avranno alcune sue applicazioni. Ma quando avanza la conoscenza avanza l'intera società nel suo complesso in termini di formazione e consapevolezza dei suoi cittadini. Questo difatti ci differenza di molto rispetto a tanti altri Paesi Europei dove l'istruzione e la ricerca godono del rispetto che meritano. Per questo il degrado dell'istruzione e della ricerca in Italia conduce al degrado etico. L'ignoranza diventa totale. Ma qui da noi c'è la TV: altro che ricerca scientifica...

Alla fine è una questione di partecipazione democratica alla cosa pubblica. E' progresso civile prima che economico.

Consiglio la lettura di questi articoli.

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