venerdì 8 maggio 2015

L'età dell'irrilevanza

Viviamo in un'epoca strana. Siamo bombardati da informazioni di ogni genere, abbiamo la possibilità di comunicare con mezzo mondo, abbiamo a disposizione tecnologie sempre più sofisticate, puoi acquistare on line qualsiasi cosa ed averla a casa in brevissimo tempo: oggi tutto è decisamente più facile, tutto sembra a portata di mano.

Eppure mai come in questi tempi più recenti, tutto mi sembra così fortemente connotato dall'irrilevanza. Tutto mi sembra diventato irrilevante. Gran parte delle cose che facciamo sono del tutto irrilevanti, spesso inutili. Gran parte degli oggetti di cui ci circondiamo sono irrilevanti: non servono a niente e non portano da nessuna parte. Questa percezione forse è il risultato di quella sensazione profonda di essere completamente "disarmati" (in un senso molto ampio) ed impotenti di fronte a tutto quello che ci circonda.

Sarà forse colpa mia. Forse sono diventato un po' troppo insofferente. Non sono d'accordo con gran parte delle decisioni che vengono prese in mio nome. Sarà forse a causa di una grave crisi di rappresentanza, ma ho la netta sensazione di stare subendo un po' troppo in questi ultimi anni, senza che io possa non solo influire sul corso degli eventi, ma che possa in qualche modo dire la mia.

Anche scrivere su questo blog è un'azione del tutto irrilevante. Non ha peso, non ha rilievo di nessun genere. anche se venissi letto da un milione di persone, questo mio atto rimarrebbe tale: irrilevante. Non cambia nulla, perchè chi decide è altrove: sono esseri non ben identificabili che decidono la sorte di tutti: e non possiamo fare nulla nonostante i nostri tanto declamati "sistemi democratici".

Posso francamente capire tutto, ma mi sta stretto ad esempio che io debba votare con un sistema elettorale che fondamentalmente non condivido e non voglio. Mi sta altrettanto stretto che delle persone indegne decidano nelle sedi istituzionali su questioni che mi riguardano con leggi, leggine, regole e norme di ogni genere che il più delle volte sono concepite contro le persone e molto raramente a loro vantaggio. 

Mi diventa sempre più intollerabile assistere al saccheggio di enormi risorse economiche per oliare gli ingranaggi della macchina del consenso (per usare un'immagine molto politically correct) quando la sanità, la scuola e la ricerca in Italia sono abbandonate al loro destino: oltretutto con la beffa di essere sostenute con una manovra che si chiama "la buona scuola"...

Idem per i previlegi e le interferenze del Vaticano (con le sue scuole private), le assurdità della burocrazia italiana, i previlegi e gli stipendi di fantomatici manager mentre i loro dipendenti perdono il lavoro, gli abusi e le follie di un'Europa di burocrati che vivono in una galassia miliardi di anni luce distante da me. Non riesco più a tollerare lo stato di degrado etico ed ecologico che mi circonda. L'elenco insomma sarebbe troppo lungo.

Di fronte a queste cose, che non condivido e che tollero sempre più a fatica, io mi arrabbio, mi indigno: vorrei che il futuro potesse essere molto diverso da questo presente indecente. Ma tutto questo atteggiamento è irrilevante. La mia stessa esistenza (anche sotto un profilo politico) come la mia indignazione è del tutto irrilevante. Non riesco in nessun modo ad influire anche minimamente su questi processi, su queste decisioni, su queste situazioni che mi passano sopra la testa e su io non posso fare nulla. Ed oltrettutto non mi riferisco alle "grandi problematiche del mondo moderno": anche su piccole questioni, su aspetti che riguardano la mia insignificante quotidianità, io non ho alcuna voce in capitolo.

Attenzione, non si tratta di "resa", ma mi rendo conto che uno dei risultati più gravi della progressiva "individualizzazione" della società ed il suo lento scivolamento verso l'indifferenza come forma di sopravvivenza fisica e mentale, è stato l'irrilevanza del nostro essere e del nostro agire come cittadini e cittadine coscienti, responsabili e consapevoli. Su alcune questioni desidererei essere quantomeno interpellato.

Sembra di vivere ai tempi della Shoà in Germania quando i cittadini, se non erano direttamente coinvolti nelle persecuzioni, erano comunque passivi ed inerti di fronte alle violenze cui più o meno esplicitamente dovevano asssistere. Chi si voleva opporre era costretto a confrontarsi non solo con la repressione manifesta della Stato, ma anche con l'indifferenza dei cittadini inerti. In tal modo l'indignazione o l'opposizione di pochi diventava irrilevante. Ma questa condizione non è piovuta dal cielo. E' stata il frutto di precise scelte politiche, tali da rendere inerti i cittadini ed irrilevante l'opposizione.

Oggi viviamo nella medesima condizione. Privi di partecipazione, privi di una forma qualsiasi di espressione politica reale e realistica, siamo sostanzialmente "de-potenziati" e quindi irrilevanti. La cosiddetta "minoranza" è diventata irrilevante e quindi inutile

Tuttavia, come nel caso della Shoà, finiamo con l'essere comunque complici di questo sistema.

"Vorrei fare, ma il mio fare è del tutto irrilevante"

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