giovedì 29 luglio 2010

Prove Tecniche

In questi giorni ho fatto di tutto per evitare di discutere di fatti di politica nostrana: troppo disgustosi. Ripeto: ho fatto di tutto, ma non ci riesco più di tanto. E' più forte di me.

Ci troviamo di fronte in queste settimane ad uno spettacolo veramente particolare: tutta l'attenzione dei media e della stessa politica è concentrata, più che su questioni relative alla gestione della cosa pubblica (economia, disoccupazione, precariato, crisi, delocalizzazione industriale, tutela della dignità del lavoro, lotta all'evasione fiscale, giustizia ed equità economica e sociale, ecc...), su una serie di beghe e di scandali certamente molto preoccupanti.

Tantissimi sono i motivi di questa preoccupazione. In primo luogo la profondità e la gravità dell'emersione di un sistema parallelo di controllo dello Stato, delle sue risorse e delle sue istituzioni. E' vero che nessuno in Italia si può meravigliare più di tanto di questo sistema e di tanti altri, piccoli e grandi, che ci circondano: tutti ne sono a conoscenza come vero e proprio stile di vita nella gestione della cosa pubblica. Quello che meraviglia è che in questo caso il meccanismo pare si sia inceppato: come mai? E che è successo?

Tutti sappiamo che in Italia i diritti sono elargiti come favori ed i potenti controllano e governano grandi pacchetti di voti grazie a questa elargizione fondata sulla fedeltà e sulla discrezionalità: concorsi, licenze, appalti e appaltini, permessi, condoni, autorizzazioni, un posto in ospedale, un loculo al cimitero, ecc... Tutto serve a tenere in piedi una perversa piramide medievale di vassalli, valvassini, valvassori, fino ai servi della gleba. In un Paese civile, tutto questo susciterebbe indignazione e rabbia: qui da noi siamo tutti, chi più o chi meno, invischiati in questa ragnatela che alla fine sta bene a tutti e garantisce la sopravvivenza di tutti.

Le conseguenze dell'inceppamento dei meccanismi di questo sistema hanno comunque portato a profonde lacerazioni per lo meno all'interno della maggioranza politica che (dice) di governare questo sfortunato Paese. Viene da pensare che quello a cui stiamo oggi assistendo potrebbe essere una sorta di "prova tecnica generale" di post-berlusconismo. Una struttura partitica che si fonda sul controllo totale da parte del suo "proprietario" e sulla rigida gestione del "potere" (non in senso politico ed istituzionale "pubblico" ma "privato") , una volta che questo "proprietario" venisse meno (e prima o poi dovrà per forza venire meno) non potrebbe far altro che trasformarsi in un coacervo di spinte antagoniste di interessi "privati" per la contesa e la spartizione, senza regole, scrupoli e mezzi termini, del potere.

Con la massiva privatizzazione delle istituzioni e della "res publica", privata del suo unico collante, questo magma informe potrebbe trascinare nel suo caos l'intero Paese per aver in tutti questi anni permeato tutti gli aspetti della società italiana: istituzioni, gruppi sociali, imprese, singoli individui. Ogni frazione e componente di questa galassia andrà necessariamente in collisione con le altre non nel nome di "astratti principi pubblici e del diritto", ma per tutelare forti interessi privati iniettati nelle istituzioni e per accaparrarsi quanto più possibile portandosi dietro le stessi istituzioni, gli enti da esse controllate e le relative cordate: RAI, Protezione Civile, rami del parlamento, regioni, agenzie governative, gruppi di imprenditori "amici sostenitori", ampi settori dell'evasione fiscale organizzata, ecc... Lo vediamo quotidianamente: giustizia, diritto, legalità, tutto può essere piegato di fronte alla prevalenza degli interessi "privati".

Insomma una specie di guerra civile che non si combatte più nelle strade e nelle piazze, ma in "sedi dedicate": del resto è quello che già si vede adesso in piccolo. Il Presidente del Consiglio che litiga con il Presidente della Camera (con tentativi di "sputtanarsi a vicenda"), ras di partito l'uno contro l'altro, candidati alle regioni dello stesso partito che si fregano a vicenda, pezzi dello Stato che lavorano per "oliare" questo sistema. Il tutto con pesanti inflitrazioni delle alte gerarchie vaticane...

La cosa più preoccupante di questa vicenda è l'inazione e l'inesistenza di forze di opposizione. A fronte di tutto questo c'è il nulla: sì, magari ogni tanto qualcuno sbraita contro il Premier, ma, a parte il mal di gola, tutto questo non serve a nulla. La responsabilità gravissima di questa opposizione è stata la sua incapacità e non-volontà di far emergere una potenziale classe dirigente totalmente rinnovata in grado di opporre una "politica" radicalmente diversa da quella che ci viene offerta tutti giorni. Del resto sono dell'idea che,l'attuale Premier con il suo potere e la sua forza indiscussa ed indiscutibile, non solo garantisce la sopravvivenza politica sua e dei suoi aficionados: la stabilità berlusconiana garantisce anche 5 anni tranquilli tranquilli di permanenza in parlamento anche a tanti "signorini" dell'opposione (che in termini di stipendio e pensione di parlamentare non sono pochi).

Insomma oggi vediamo lampi, sprazzi e brandelli del futuro che forse ci attende: starebbe a noi tutti impedire che ciò avvenga. Purtroppo, come ho già detto, in Italia coloro che possono esprimere in modo realmente libero il loro voto sono una minoranza. Per cambiare prima di tutto ci vuole coraggio: ma questa è una qualità che, almeno dalla fine dell'Impero Romano, di rado si vede e poco si addice agli italiani....

lunedì 26 luglio 2010

Lettere anonime a Report

Sul sito di Report è apparsa questa notizia che consiglio di leggere.

Al di là delle spiegazioni fornite dagli interessati (che vengono oltretutto criticate dai redattori di Report) viene da riflettere sul sistema "aumme aumme" che si cela dietro certi procedimenti.

E' il sistema Italia che viene a galla in tutto il suo splendore e che di fatto impedisce sempre il cambiamento perchè ne garantisce sempre l'autoperpetuazione.

mercoledì 21 luglio 2010

I consigli dell'estate

E' caldo e si suda. Con questo caldo non ho voglia di stare davanti al computer (come si evince anche dalla mia scarsa presenza qui): preferisco pensare a cose più leggere, meno impegnative, meno noiose. Sono abbastanza stufo. Si vede che devo proprio andare in ferie.

Questa tendenza al faceto mi sembra che sia abbastanza diffusa e condivisa da tanti: ho l'impressione infatti che ad esempio anche i media siano molto propensi a questa forma di "leggerezza". Per carità, non voglio entrare nel merito dell'indipendenza della stampa e della TV: noto però una discreta dose di frivolezza con chiare tendenze alla stupidità.

Sono giorni questi in cui la politica italiana si dibatte in una serie di questioni anche molto importanti: intercettazioni, politica economica, scandali talmente ovvi da non sembrare più nemmeno tali, P3-P4-P5, mafia e gravissime connessioni con la politica (ma và?), ecc... E poi c'è la catastrofe del Golfo del Messico con le sue assurdità, l'Afganistan dove non si capisce bene cosa stiano facendo i nostri soldati, ecc...

Insomma ci sarebbe di che infuriarsi. E invece niente. Sarà anche merito di quei bei servizi anestetizzanti che vengono mandati in onda nei TG: il meglio del meglio sono i consigli per il caldo dell'estate.

Questi servizi e questi giornalisti ti vengono a raccontare che con questo gran caldo è indispensabile:
1) bere tanta acqua (davvero??!!)
2) stare a casa nelle ore di punta (e a lavorare al posto mio chi ci mando?)
3) vestirsi leggeri (strano: pensavo di indossare un bel maglione di lana di pecora...)
4) aprire i finestrini della macchina (e invece no. Opto per la morte da soffocamento...)
5) mangiare tanta frutta e tanta verdura fresca (non posso campare solo di cocomero ed insalatina soprattutto se sono fuori casa per lavoro dove si è tutti costretti ad ingozzare il panino d'ordinanza)
6) accendere il ventilatore ed eventualmente l'aria condizionata (se non me lo dicevano non ci sarei arrivato da solo)

L'elenco potrebbe continuare a lungo con questi consigli davvero utili ed intelligenti.

Mi chiedo però: ci prendono per cretini oppure siamo realmente dei cretini?

Da che mondo è mondo d'estate fa caldo (a meno di non essere nell'emisfero australe) e da sempre ci si è arrangiati in qualche modo: possibile che questa gente abbia una considerazione così puerile di noi? Siamo veramente a questi livelli così bassi?

Potrebbe tutto questo essere un indicatore di come nei "piani alti" si guarda verso l'opinione pubblica ovvero come a dei bambini incapaci e scemi?

lunedì 12 luglio 2010

Summer Evasions

Finally, summer has arrived! Me and my family, like many other italians, every time we can in the weekends decide to go to the seaside. At lunch time, together with other thousand people, we go to a bar to get a coffe or an ice cream: in the evening a pizza for dinner and an iced beer... The common situation is however that is impossible to have a fiscal invoice due by law.

If you try to say something like "sorry, may I have the fiscal invoice?" he/she in the bar or in the restaurant or in the pizzeria becomes suddenly angry with a facial expression like "Bloody asshole!!" It is clear enough that after this request it will be better not to go again in that bar, pub, pizzeria, ristorante.... Never again... The problem is the terrible silence around you: nobody finds it strange, nobody supports you...

This is to say that fiscal evasion is Italy is extremely rooted and universally accepted as normal. It is considered "not-normal" to protest for your right or for the respect of the law.

One can surely say that this is too exaggerated. Maybe! But believe me: what once was made in the shade and in silence now in Italy is made at the "sunlight" and if you protest the problem is "you"...


Un'Estate d'Evasione

E' arrivata l'estate e un po' come tutti nei weekend approfittiamo per una scappata al mare. Ti prendi un caffè, magari un gelato. Eppoi (perchè no) la sera una pizza in compagnia o una birretta rinfrescante. Il tratto comune di tutte queste scappatelle è uno solo: non c'è verso di farsi fare uno straccio di scontrino o di ricevuta fiscale.

La cosa buffa è che se ti azzardi a dire qualche cosa del tipo "Beh, scusi, non mi fa lo scontrino?" il tizio o la tizia alla cassa ti guardano con una faccia accusatoria manco avessi bestemmiato. Diciamo che l' espressione faccial-lombrosiana è del tipo: "Ma guarda 'sto figlio di bbonadonna che è venuto proprio qui a rompere i co(bip)! Se insiste je ce sputo pure nella pizza!!". In breve se provi a chiedere lo scontrino o la ricevuta sei marchiato come una vacca maremmana ed è meglio che non ci metti più piede in quel locale, perchè te la faranno pagare. Almeno questo è quello che si riesce ad immaginare decrittando il profluvio di brontolii e di mugugni del barista, del gelataio o del pizzettaro.

Ci manca solo che ti ritrovi con il volantino con la tua faccia con la scritta "Beware the asshole!" (chi conosce l'inglese sa di cosa parlo) oppure l'adesivo sulla porta tipo quello usato per i cani: sempre con la tua faccia, una bella barra rossa e la scritta "io non posso entrare".

Insomma evadono e ti fanno venire pure i sensi di colpa. Il tutto viene esacerbato dal silenzio che cala subito nel locale appena hai esternato i tuoi desiderata fiscali: tutti si girano verso di te per vedere come va a finire... Qualcuno piano piano sussurra: "mo' je meneno, mo' je meneno".

Questo per dire come siamo ormai assuefatti alla condizione di "evasione perpetua".

Qualcuno sicuramente sosterrà che sto esagerando. Sarà! Ma credetemi: quello che un tempo si faceva in silenzio e di nascosto, oggi te lo sbattono in faccia e la parte dello str(bip) tocca a te farla...

martedì 6 luglio 2010

Food and Politics

In several occasions in this blog I have written that one of the most evident expressions of the widespread schizophrenia of our present society is embodied by our pathological relations with food. Using a concept by Carlo Petrini from "Slow Food": we must avoid to be eaten by food.
Sometimes I wonder also about those many political implications resulting from or produced by this pathological relation: just thinking of the famous "panem" added to "circenses" (food and shows) in the roman tradition as critical factor to govern.
The question is that unawareness manifested in food consumption is likely to have a corresponding unawareness in politics. First of all we have to acknowldge that in Italy politics is becoming just like any other consumption good. The continuing use of polls to verify and testify people responses to politics is a clear sign that we are not considered as citizens but rather as consumers. The widespread populism today affecting italian politics is likely to be another symptom of the massive presence of "marketing" into the political debate as tool to continously satisfy people political demand.
So, politics like junk food? Why not??
We can be intoxicated by low quality food products, and similarly we can be intoxicated by low quality politics. In both cases we have to deal with the risk to became obese (in physical and psychological terms), unable to move even a single step, requiring help and continuing care.
This comparison could be very long. I prefer to stop it here. But I want to repeat the importance of an aware food consumption also in political terms, because it could become an exercise of free and independent thinking. We have to think about the benefits we can receive from certain kind of food rather than considering only price or commercials or an immediate (often artificial) taste. "Convenience" may become a trick word. The same is in politics.
Changing our food habits could be a first step also in changing our political habits.

Dimmi come mangi...

Più volte su questo blog ho sostenuto che una delle forme più evidenti della schizofrenia cronica che attanaglia la nostra società isterica e nevrotica si sostanzia nel rapporto "malato" con il cibo. Ne ho parlato citando anche il pensiero di Carlo Petrini che può essere sintetizzato nel concetto: evitiamo di farci mangiare dal cibo.
Soprattutto bisogna stare attenti alle implicazioni direi anche politiche del rapporto con il cibo: basta pensare al famoso "panem" unito al "circenses" di romana memoria. In effetti l'incosapevolezza che si manifesta nel consumo alimentare si presenta con le stesse caretteristiche sul versante del consumo di "prodotti politici". Già è abbastanza grave constatare che la politica sia ormai equiparata ai prodotti alimentari (così come a qualsiasi altro prodotto): il fatto di ricorrere ad esempio continuamente ai sondaggi altro non è che la conferma del fatto che non siamo più dei cittadini, ma dei "consumatori" della politica (anche se in realtà è la politica che ci sta consumando...). Lo stesso populismo oggi così in voga sembra essere l'effetto del ricorso a delle precise strategie di marketing politico per venire incontro ai "gusti politici" dei consumatori...
La politica alla stessa stregua delle merendine? Perchè no?
Come veniamo frequentemente intossicati da cibi scadenti, pieni di calorie, zuccheri ed insaporitori vari, di cui non sappiamo quasi mai l'origine, allo stesso modo siamo intossicati da una politica scadente (o scaduta da un pezzo per continuare con le analogie). In entrambi i casi finiamo con il diventare obesi nel fisico e nella mente, incapaci di muovere autonomamente due passi a piedi e bisognosi di cure e di aiuto anche per andare a pisciare.
La metafora del cibo potrebbe andare avanti molto a lungo. Preferisco finire qui. Ma voglio tornare ad insistere sull'importanza di un consumo alimentare consapevole e, quando possibile, sulla criticità dell'auto-produzione o di stretti contatti con produttori di prossimità che ci sono noti. In politica, come a tavola, dovrebbe sempre prevalere il buon senso, la fiducia, il rispetto delle persone e dell'ambiente, la convivialità, la salute e la dignità di noi stessi rispetto alla mera "convenienza". La "convenienza", in politica come a tavola, lì per lì dà dei benefici, ma alla lunga potrebbe far male alla salute.
Magari, ripensando il nostro rapporto con il cibo potremmo anche arrivare a ripensare il nostro rapporto con la politica. Il cambiamento può scaturire anche a tavola: chi può dirlo?
Insomma, anche sulla base delle considerazioni fatte fino a qui, approfitto per segnalare questo sito che ho scoperto da poco. Si tratta di "Il Fatto Alimentare": presenta molte sezioni dedicate e temi specifici.
Mi sembra uno strumento utile di informazione e di apprendimento.
Buon appettito!