mercoledì 23 gennaio 2019

Nicholas ha smesso di piangere


Non si può competere con la stupidità. La si può combattere, contrastare, prevenire ma non è possibile scendere al suo livello e pensare di farla franca. Non si può ragionare dialetticamente con la stupidità perché non ci si spiega e per farsi capire dagli stupidi bisogna sragionare e parlare come loro. La dialettica è un lusso possibile solo con chi è in grado di articolare un pensiero proprio, critico.

La stupidità si fonda sulla riduzione, sulla banalizzazione e non sulla semplicità. Ciò che è semplice non è stupido: ciò che riduce tutto a bianco/nero, buono/cattivo, noi/loro ecc… è tendenzialmente stupido. La stupidità non fa differenze ma discrimina, pesca nel mucchio a casaccio, non ha dubbi, non conosce critica. L’intelligenza è fatta di sfumature, di dettagli.

La stupidità è veloce perché non necessita di sforzo intellettivo per articolarla. Non si studia per esser stupidi: si apre la bocca e gli si dà fiato. Il pensiero stupido è immediato e non implica introspezione mentre un pensiero intelligente, anche una buona intuizione, richiede tempo, preparazione, applicazione, impegno e sacrificio. E' un lavoro lungo e faticoso.

Per questo la competizione fra intelligenza e stupidità vedrà la prima sempre soccombere perché la stupidità è l’opzione più facile e meno impegnativa. La stupidità oggi è un plusvalore proprio per la sua gioiosa immediatezza, per la sua facilità di utilizzo: la stupidità è rassicurante, è smart, è user-friendly.
 
A questo dovrebbe servire avere uno straccio di cultura: fondamentalmente almeno a essere (o perlomeno a sembrare) meno stupidi.

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