lunedì 24 luglio 2017

Abbandono

Il vecchio adagio secondo cui "ognuno ha i politici che si merita" per me rimane sempre molto valido. 

Il nostro Paese è in uno stato di tale abbandono che è difficile descriverlo a parole visto che questo stato di abbandono ormai ha contagiato tutti gli aspetti della vita pubblica e privata. La situazione in cui vera la città di roma del resto è l'esempio macroscopico di questa condizione nazionale.
L'elenco per dimostrare i livelli e le circostanze in cui questo abbandono si manifesta sarebbe fin troppo lungo. E sarebbe del resto da vigliacchi accusare gli altri, sotto forma o di clima o di migranti, delle nostre sventure. La colpa è solo nostra. Punto e basta.

In Italia, Paese in cui il fattore estetico ha un ruolo di non secondaria importanza, l'abbandono si materializza sotto forma di bruttezza. La bruttezza dei nostri territori e delle nostre città è la manifestazione più plastica dell'abbandono in cui versano per fare fronte al quale ognuno si arrangia come può, dagli speculatori alla gente comune. Ciascuno fa come gli pare per profitto, sciacallaggio o mera sopravvivenza. E quando intere aree del Paese sono in stato di abbandono vuol dire che possono diventare facile preda del primo che passa anche perchè nessuno sente questi spazi come propri, come bene comune. Sono posti anonimi (città, quartieri, campagne, colline, paesi, boschi, ecc...) dove spadroneggia la filosofia del "chissenefrega". La monnezza abbandonata ovunque (di nuovo la dinamica dell'abbandono) non cade dal cielo: ce la butta qualcuno. I roghi appiccati ai boschi non si innescano da soli: li accende qualcuno. Questi "qualcuno" si infilano nelle pieghe dell'abbandono e nell'abbandono prolificano come batteri appestando tutto. Il problema è che ciascuno di noi contribuisce all'abbandono sia direttamente che indirettamente anche tramite il più o meno diretto appoggio a quelle forze politiche, a quei politici e a quegli amministratori che vivono grazie all'abbandono e alla resa di tutti noi e che fanno di tutto per alimentare questo stato di cose. 

I continui femminicidi, il degrado della scuola, della ricerca scientifica, della sanità pubblica sono altri sintomi palesi di abbandono. La devastazione del patrimonio culturale e ambientale italiano è frutto dell'abbandono.

La carenza di acqua (causata dalla siccità ma peggiorata da reti idriche fatiscenti e sprecone) è un'emergenza per chi non si prepara mai prima, per chi vive di pressappochismo, insomma per chi "tira a campare" ovvero sopravvive nell'abbandono. Ci accorgiamo che viviamo in un Paese in stato di abbandono quando il clima ci sbatte in faccia la nostra dabbenaggine o quando milioni di disperati bussano alle porte di casa nostra e noi non sappiamo cosa fare. E' facile farcire i discorsi pubblici con i vari "sarebbe indispensabile", "è necessario", "appare opportuno", "è auspicabile" al sicuro dentro i palazzi del potere perchè tanto a fare fronte a questi disastri sociali, ambientali, economici è sempre la gente comune (in prima fila le forze dell'ordine o la protezione civile) che, dentro le proprie trincee, deve inventarsi qualcosa per sopravvivere in uno stato di abbandono. La politica scarica sulla gente il peso e la responsabilità della propria incapacità e della propria irresponsabilità: siamo stati abbandonati.

L'impossibilità di ragionare in termini sostenibili, l'incapacità di pensare ed applicare sistemi di mobilità alternativi, di risparmio energetico con il ricorso massiccio alle rinnovabili, ecc...  -  tutti concetti ormai elementari di una società decente . non fanno minimamente parte dell'abbecedario della nostra politica. Da questi signori questi concetti sono considerati come "cazzate" anche quando magari fanno dei bei discorsi impegnati: tutte chiacchiere e camiciole. Meno che mai la giustizia sociale, la ridistribuzione della ricchezza, la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e all'evasione fiscale appaiono come priorità reali per questa gente. I politici italiani hanno la testa occupata altrove: e noi continuiamo a non fare niente...

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