Torna alla carica per l'ennesima volta in Italia, la spinosa faccenda dei genitori potenti che piazzano i figli nei ruoli della pubblica amministrazione. Ogni tanto questa storia salta fuori, con indagini e scandali, ma poi tutto finisce nel nulla, tutto torna come prima, come se niente fosse.
In tutti i livelli della pubblica amministrazione italiana, chi ha il potere e la faccia tosta di farlo, piazza figli e parenti sia nella amministrazione dove svolge il suo incarico o in altre dove ha contatti e collegamenti. E' un fatto comunissimo che è causato sia dalla fitta reti di favori e scambi che si intrecciano nei ruoli dirigenziali pubblici sia dalla considerazione del ruolo pubblico come una proprietà privata, sia dalla solita ed inesorabile selezione avversa che alimenta questo stato di cose.
Ormai siamo avvezzi a questa ciclica esplosione di indignazione a cui nulla segue: le indagini della giustizia sono pistolettate a salve perchè incapaci di colpire in profondità ed arginare il fenomeno. Anche uno scemo può consultare una pianta organica e fare tutte le verifiche che vuole (vogliamo guardare le università ad esempio?): e poi basta poco che scovare i parenti che hanno un cognome diverso dal "papà" o dalla "mamma" potenti. Non dimentichiamo la marea di amici e clienti... Insomma siamo di fronte alla scoperta dell'acqua calda. Tipico atteggiamento italico. La solita doppia morale...
Ormai non ci stupiamo più di queste cose indecenti. C'è piuttosto da meravigliarsi che qualcuno ancora abbia la forza e la pazienza per stupirsi e indignarsi...