lunedì 3 marzo 2014

Dalla Catastrofe, una Grande Bellezza

E' un periodo questo in cui ritengo non ci sia nulla, ma nulla, per cui valga la pena di riflettere e scrivere qualcosa. Figuriamoci di lottare e di battersi. La politica italiana è ormai una forma di avanspettacolo di basso profilo. La poltica internazionale è poi raccapricciante se si pensa che nel XXI secolo ci troviamo, praticamente in Europa, ad assistere a conflitti e tensioni che immaginavamo ormai archiviati per sempre. Invece si rischia un conflitto di proporzioni difficilmente immaginabili (con il solito bilancio di vite umane) per le solite logiche di potere, controllo geo-politico strategico-militare, controllo sulle risorse economiche e sui corridoi energetici... Cose da pazzi.

Invece una cosa per cui vale la pena riflettere e scrivere è l'Oscar alla "Grande Bellezza". La cosa che mi impressiona di più è che la catastrofe generale della nostra penisola può divenire una forma d'arte. O per lo meno un'espressione di una forma d'arte. 

Gli americani sono maestri nell'inventare i loro miti fatti sempre di riscatto, rivincita, possibilità futuro migliore: penso a "Lincoln", "the Butler", "12 anni schiavo", "the Help" tanto per citare materiale recente. Pagine dramamtiche e vergognose della storia americana diventano mito di riscatto e rivincita. 

Per noi è diverso. La nostra storia recente, e di conseguenza la nostra arte - il cinema in prima fila, non prevede riscatto, rivincita, un grande e radioso futuro. Da noi c'è degrado, catastrofe, vicoli ciechi, impossibilità, corruzione vincente, immoralità imperante, schifo infinito, devastazione... Senza nulla innanzi a noi. Senza una via d'uscita.

Beh, tirare fuori da tutto questo dell'Arte, un'estetica della catastrofe, della devastazione e del degrado non è semplice. In questo vedo la grandezza di questo film. Essere riusciti ad immortalare la nostra meschinità ed il nostro squallore (senza vie d'uscita, senza rimedi, senza salvezza) in quanto forme d'arte. Non c'è redenzione e speranza in questo film, non c'è il futuro migliore davanti a noi: semmai c'è il passato con la sua grandezza ed il presente con il suo nulla umano e materiale. In Italia non c'è futuro: stop. 

E la Grande Bellezza nostrana deriva proprio da questo sconcertante dramma quotidiano... Che perlomeno questa nostra squallida miseria possa essere ammirata in tutto il mondo come Estetica del Degrado.

Grande il monologo di Brecht di Sevillo in "Viva la Libertà"


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