In una terra - come l'Italia - che ha fatto dell'oblio sistematico un vero e proprio stile di vita e di governo, la ricorrenza del "giorno della memoria" assume un significato particolare. Ovviamente si tratta di sottolineare l'importanza del ricordo della Shoa: tuttavia bisognerebbe cogliere l'occasione, in una ricorrenza drammatica come questa, per evidenziare l'importanza del ricordo in tutti i suoi significati più profondi e le sue implicazioni più complesse.
La rimozione sistematica dalle menti di tutto ciò che "è stato" è certamente una delle caratteristiche della società nel suo complesso e nella sua globalità. Questo fenomeno, in continua espansione, ha fatto sì che oggi non solo venga metodologicamente cancellato il passato - più o meno prossimo - ma anche lo stesso futuro. Si vive insomma in un presente dilatato che non ha radici nella storia e non ha prospettive nel futuro. Ciò si traduce in primo luogo in una totale assenza di vergogna (confornto con il passato) e di responsabilità (confronto con il futuro).
Mi preme poi sottolineare che l'oblio è un fenomeno molto complesso. Già fra "ricordare" e "non ricordare" passa una bella differenza dato che il ricordo presuppone un fare, un'azione, una costruzione: il "non ricordare" è frequentemente frutto dell'inazione, del non fare. L'oblio è oltrettutto una rimozione, una devastazione spirituale, la distruzione di un sistema culturale e di valori.
L'Italia oggi è prigioniera dell'oblio. Questo consente la distruzione del nostro patrimonio storico, artistico, culturale e tradizionale senza che alcuno (a parte qualche dichiarazione di principio) batta ciglio. E ciò avviene perchè l'oblio di tutto fa sì che questo patrimonio venga considerato come "irrilevante" il cui valore quindi non viene riconosciuto da alcuno. L'oblio permette poi una libertà di manovra assoluta ad una classe politica e dirigente indecente, nell'indifferenza generale. L'oblio consente ad ampie fasce della società di subire impunemente una continua violenza psicologica e fisica perchè costrette a vivere in condizioni miserabili nella medesima indifferenza generale. L'oblio è ala base dell'apatia che ci soffoca e di quella indignazione da operetta che ci abbandona con una rapidità estrema.
Tutto è lecito in Italia, tanto si dimentica in fretta. Facciamo così dai tempi delle invasioni barbariche: difficile cambiare un tratto caratteriale così radicato.
L'oblio non ci fa vivere: al più ci fa sopravvivere. L'oblio è alla base della vigliaccheria generale che ci circonda, della mancanza di vergogna, dell'indecenza di certi individui che hanno però il potere di decidere sulla pelle di tutti.
E' su queste basi che è stato possibile commettere il genocidio della Shoa così come tutti i genocidi: l'oblio, l'incapacità di pensare in modo "verticale" (ma solo orizzontale), crea vigliacchi senza vergogna e lo stesso oblio ha fatto sì che milioni di uomini siano stati considerati "irrilevanti".
Bisogna ricordare. Questo non significa limitarsi a studiare la storia nelle scuole dell'obbligo sottoforma di un elenco sterile di date e successioni di fatti - anche se l'abbandono delle materie umanistiche in generale di certo non aiuta. Ricordare significa costruire una personale e collettiva conoscenza ed una consapevolezza strutturata: significa recuperare il "senso" di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che sarà. Insomma è l'apprendimento nel suo complesso che deve recuperare valore perchè sapere è ricordare, ricordare è sapere. Il ricordo si lega quindi alla conoscenza come valore.
Bisogna ricordare quindi come principio fondamentale della dignità e decenza personale. Coloro che non ricordano, non sono capaci e non vogliono ricordare sono di fatto persone in-degne.
Del resto la stupidità affonda le sue radici nell'oblio.