Si possono comprendere abbastanza facilmente le ragioni dei rappresentanti del M5S così come di chi ha deciso di votare questo movimento. Troppi sprechi, troppe ingiustizie, troppa iniquità, troppi furti legalizzati: tutto questo mentre le persone normali devono tirare la cinghia per permettere alla Nomenklatura e agli Appartchik di continuare ad ingrassare alla faccia nostra.
Questa realtà potremmo definirla "macro" perchè si presenta in modo veramente macroscopicio non solo a livello partitico-parlamentare, ma anche in tutte le ramificazioni della burocrazia e della Pubblica Amministrazione.
C'è poi una realtà variegata che definirei "micro" che si presenta in modo strisciante, ma altrettanto odioso. Un esempio di questa realtà è costituito dai "chiacchierifici" tipica espressione del più autentico "Made in Italy". Mentre in giro stanno chiudendo negozi, piccole imprese, attività artigianali, aziende agricole, e mentre un numero sempre maggiore di persone perdono o cercano lavoro (in particolare giovani e donne) ecco che spunta un florilegio di tavole rotonde e convegni dai titoli più bizzarri possibili, ma sempre privi di sostanza.
Per esempio: "Innovatività e competitività per il rilancio dei comparti ad alta intensità di know how", "Il ruolo dell'imprenditoria giovanile nella specificità territoriale", "Nuovi modelli di impresa per il nuovo millennio", "Fare impresa nei contesti dinamici e ecosostenibili" e via discorrendo. E poi il peggiore di tutti: "Le sfide della globalizzazione". Oddio...
Si tratta di chiacchierifici solitamente organizzati da associazioni di categoria, fondazioni, associazioni vicine ai partiti che vivono di un autoreferenziale blabla senza la benchè minima sostanza. Gli oratori di solito sono piccoli o grandi figuri della realtà locale (ad elevatissimo tasso di provincialismo) che hanno frequentemente scarsissime o nulle competenze in qualsivoglia materia: solo semplicemente delle controfigure dei potenti locali. Il presenzialismo regna sovrano, il coinvolgimento è nullo.
La scaletta solitamente prevede un numero imprecisato di indirizzi di saluto, una serie piuttosto lunga di interventi di introduzione e presentazione e pochissimi interventi "tecnici": il tutto a rigoroso contenuto zero. Il tutto supportato dalla cosiddetta "sagra del Powerpoint" ovvero delle orribili presentazioni copiaticce e banalissime. Ottimo e abbondante il buffet che costituisce il momento clou dell'evento.
I pochi partecipanti sono il più delle volte costretti ad essere presenti con uno sforzo enorme per rimanere svegli e fare finta di essere attenti.
Mai una volta, dico una sola volta, che uno di questi seminari o tavole rotonde sia effettivamente servito a qualcosa. Cosa che del resto gli organizzatori non si chiedono mai ("ma che stiamo facendo? Ma a che cavolo serve tutto questo? Chi ce lo fa fare'").
Quello che conta sono le relazioni (interpresonali) che più che essere intessute devono essere esibite. Si tratta di una vetrina per far vedere ai concittadini il proprio livello di "poterino". Quindi se questi "network" di associazioni e confederazioni organizzano una tavola rotonda, che so, che lontanamente richiama al tema della disoccupazione, si può stare certi che si parlerà pochissimo di questo argomento (salvo presentare un elenco sterile di numeri e dati che non servono assolutamente a nulla): il tutto si incentrerà su termini genericissimi quali "dinamiche", "problematiche", "interconnessioni", "volani", "focus", ecc... Il vuoto assoluto. Il bello è che affrontano poi sempre tematiche superate, con argomentazioni vecchissime, con approcci ottocenteschi. Sono degli "esperti" indietro di almeno 50 anni...
Nel frattempo tutta una umanità trombata dalla realtà economica e sociale di un territorio potrà far vedere di aver fatto qualcosa quel giorno e, nel medio-lungo periodo, nella vita.
Ho avuto personalmente modo di partecipare a questi chiacchierifici (anche con la presenza di qualche accademico che fa sempre la sua porca figura e dà rispettabilità a tutta la kermesse) e la noia, il sonno, la vacuità ed il senso di un'inutilità assoluta della mia presenza all'evento hanno sempre preso il sopravvento su di me. Dopo poco mi sono sempre allontanato con un grande senso di "perdita di tempo". Non ci partecipo più: la vita è troppo breve ed il tempo è una risorsa scarsa.
Mi chiedo se, visti i tempi, non sia ora di finirla con queste passerelle di povere e meschine nullità. Mi chiedo se non sia possibile spendere tempo, denaro, energie e sforzi in iniziative che possano produrre un risultato concreto, un impatto vero per la collettività.
Quanti soldi sprecati!
Sarebbe preferibile se magari, invece di blaterare sulle "problematicità delle dinamiche dell'imprenditoria innovativa per la competitività in un'era di globalizzazione" ci si dedicasse ad elaborare delle risposte concrete ai problemi veri come ad esempio permettere alle persone di crearsi o di inventarsi un lavoro, un'impresa, un'attività senza tanti vincoli e legacci, impicci, raccomandazioni e imbrogli... Quantomeno per rispetto nei confronti di chi si trova oggi come oggi in così grandi difficoltà.
Grazie