giovedì 7 febbraio 2013

Io non ci sto...

La penosissima campagna elettorale italiana è costellata di assurdità, ipocrisie, falsità, bugie, sparate, dichiarazioni ad effetto: il bello è che tutto questo spesso fa comunque presa su un elettorato immaturo, infantile, in perpetua malafede, pieno di scheletri negli armadi e pronto ad applaudire il primo venditore di spazzole del momento. 

Il tutto viene condito da uno scandalo bancario da far accapponare la pelle non solo per la vastità delle sue dimensioni, ma per la tranquillità con la quale è stato possibile, da parte dei soliti manager da strapazzo, saccheggiare le casse di una banca (il che vuol dire. risparmiatori ed imprese). 

Tutto questo fa capire in che razza di realtà viviamo: la politica è del tutto inadeguata a gestire alcunchè (a questa gente non affiderei nemmeno un condominio) e l'economia italiana è totalmente in mano a gente che guadagna sgraffignando i soldi degli altri. La produzione di beni e servizi non è in primo piano nel paesaggio economico italiano e questo spiega da una parte il fatto che i veri temi dell'economia non fanno parte dei programmi elettorali e dall'altro l'incapacità di questo sistema economico di creare occupazione. Questa gente parla di generiche "riforme" il che non significa assolutamente nulla.

Finchè i manager, sostenuti dalla politica, continuano ad ingannare le persone e le imprese facendo credere loro che ci si possa arricchire giocando a "Monopoli" (con i soldi degli altri) piuttosto che "lavorando" non c'è alcuna speranza. E' qui la contraddizione generale: sviluppare un'economia che produce ricchezza svincolata dal lavoro. Ed il bello è che questi imbecilli (anche ampiamente rappresentati nell'università) chiamano tutto questo "economia avanzata".

Un'economia avanzata è quella capace di generare benessere per la comunità, garantendo un lavoro dignitoso a chi ha le capacità per svolgerlo: e questo non è connesso con la "quantità" di ricchezza prodotta, o con il numero di cellulari o di connessioni internet ma dalla "qualità" di questa stessa ricchezza.

In questo ambito mi ha fatto letteralmente accapponare la pelle la dichiarazione recentemente fatta da un politico nazionale secondo cui la ripresa economica si deve fondare sul rilancio dell'edilizia. Come è possibile immaginare la creazione di ricchezza dalla devastazione del territorio come avviene ancor oggi? Quanta ricchezza ha generato la cementificazione di ogni angolo possibile del paesaggio? Come è possibile che ci sia ancora qualcuno che affermi questo nel 2013? E come è possibile che qualcuno possa sostenere una baggianata simile?

L'edilizia cannibalizzante non può produrre alcun vantaggio se non per i palazzinari. Siamo pieni di palazzine, capannoni e villettopoli oltretutto vuote (perchè il mercato immobiliare è congelato) che offendono non solo il paesaggio e l'ambiente, ma anche la dignità delle comunità che sono costrette a sopportarle. 

L'unica chance che vedo per l'edilizia è il recupero del territorio: ciò vuol dire bonificare ampie zone dalla presenza inutile di questi relitti di speculazione, ripristinare il paesaggio, recuperare borghi ed interi quartieri urbani, riprogettare l'ambiente dove viviamo in modo decente, razionale, intelligente e sostenibile. 

 La vera questione politico-economico-sociale di questo Paese, in cui si innesta anche la questione "edilizia", è: 
come creare e garantire un livello di qualità della vita (sia materiale che immateriale) che sia decente e dignitoso in modo diffuso per la maggior parte delle componenti della nostra comunità? Ogni decisione e riflessione politica dovrebbe confrontarsi con questa domanda.

La qualità dei servizi sanitari soddisfa questa domanda?
La qualità dei servizi formativi (scuola, università) soddisfa questa domanda?
La qualità dei servizi amministrativi soddisfa questa domanda?
La qualità del sistema economico e produttivo soddisfa questa domanda?
La qualità dei servizi bancari e finanziari soddisfa questa domanda?
 e via discorrendo...

Inutile dire che tutto questo, come del resto molte altre questioni piuttosto ovvie, non fa parte dei programmi elettorali.

Questo dovremmo chiedere a questi signori che si candidano. E allora, se ci troviamo a rispondere il più delle volte negativamente a queste domande bisognerebbe chiedersi di cosa stiamo realmente parlando in questi giorni e dove ciascuno di noi vuole veramente andare a parare (molto spesso in modo egregiamente masochistico) con l'espressione del proprio voto.






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