Che
ci piaccia o no, stiamo andando incontro ad un'epoca fondata sul
rancore e sul risentimento. Dopo la Brexit (che nessuno credeva
possibile) l'elezione di Trump (che parimenti fino a ieri nessuno
credeva possibile ed ora i furbetti dell'opinione "take away" avvallano
con la retorica cretina dell' "Io però l'avevo detto") conferma
chiaramente questo trend che potrebbe poi anche allargarsi ad altri
contesti.
La
delusione di sempre maggiori strati della società, l'insoddisfazione
generale, l'incapacità e la non volontà di affrontare realmente i
problemi sono alla base di quella gran voglia di rivincita che ribolle
nella cosiddetta "gente comune". Si tratta di un'umanità che nelle
società occidentali viene considerata "docile e mansueta" per default:
ma non è così. Il fallimento del progetto politico europeo, l'aver
privilegiato banchieri e finanzieri da strapazzo a danno dei
risparmitori, l'incapacità di gestire il drammatico fenomeno
dell'immigrazione, l'incapacità di governare i processi di
trasformazione economica che lasciati a loro stessi hanno generato una
disoccupazione spaventosa (soprattutto fra le nuove generazioni),
rappresentano un brodo di coltura e cultura per fenomeni di rabbia,
risentimento e rancore diffuso. Poi, chiunque abbia la capacità di farsi
"amplificatore" di tutto questo, anche magari la figura più
improbabile, non fa altro che sfondare una porta aperta. Qualunque cosa
pur di fare un dispetto a questa parodia della politica.
La
gente è stufa, è stanca di sopportare tutto e di farlo in silenzio: sa
che è inutile protestare o scendere in piazza. L'unica cosa che è
rimasta è fare il contrario di quello che chiede e pretende un
establishment che non vuole e/o non sa fare niente. Ed è nel fallimento
ed incapacità di questa parodia della politica che si cela il motivo del
successo di queste reazioni rancorose e rabbiose.
Anche
in Italia ci si dovrebbe preoccupare di tutto questo: esiste infatti un
malessere diffuso ancora fondamentalmente non canalizzato, immaturo,
sommerso. Dovremmo fare tesoro dell'esperienza che questa sfortunata
terra italica ha maturato all'inizio del XX secolo quando con grande
facilità e grande consenso è nato e si è propagato il fascismo. Ricordo
che è bastato un pittore fallito o un modesto giornalista...
In Italia siamo senza un governo: non intendo da un punto di vista istituzionale, ma in senso di governance,
di gestione. La gente "comune" viene lasciata sola a fare i conti con
una marea di immigrati non gestita da una politica in materia degna di
questo nome. Le frange più fragili della società vivono costantemente a
contatto con le conseguenze più nefaste di questa situazione: chi vive
nei palazzi istituzionali (e fa tanti bei discorsi) non ne ha nemmeno la
più pallida idea.
Non
esiste una politica di sviluppo economico. si continua a privilegiare
le solite minoranze ben connesse ed appoggiate. troppo spesso le regole
valgono per alcuni e non per altri. Troppo spesso uomini e donne di
talento vengono offesi e frustrati per lasciar spazio ai "figli di".
Intere aree del Paese sono ormai definitivamente in mano alla criminalità organizzata.
Il degrado morale e sociale si accompagna al degrado dell'ambiente e del territorio.
Non
sono sufficienti rottamatori in camiciola, Movimenti 5 stelle o Salvini
in palandrana: la gente comune è sola e sa di esserlo. Al momento solo
il solito "familismo amorale" ci consente di prevenire gravi derive
autoritarie, ma non credo che tutto questo durerà a lungo.
Non
mi piace la musica italiana, ma questo testo ("ha perso la Città") di
Niccolò Fabi ben fotografa lo scoramento generale che si respira in
quest'epoca triste.
Hanno vinto le corsie preferenziali
hanno vinto le metropolitane
hanno vinto le rotonde e i ponti a quadrifoglio alle uscite autostradali
hanno vinto i parcheggi in doppia fila
quelli multi-piano, vicino agli aeroporti
le tangenziali alle 8 di mattina e i centri commerciali
nel fine settimana
hanno vinto le corporazioni infiltrate nei consigli comunali
i loschi affari dei palazzinari
gli alveari umani e le case popolari
e i bed & breakfast affittati agli studenti americani
hanno vinto i superattici a 3.000 euro al mese
le puttane lungo i viali, sulle strade consolari
hanno vinto i pendolari
ma ha perso la città, ha perso un sognoHanno vinto le catene dei negozi
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.
le insegne luminose sui tetti dei palazzi
le luci lampeggianti dei semafori di notte
i bar che aprono alle sette
hanno vinto i ristoranti giapponesi
che poi sono cinesi anche se il cibo è giapponese
i locali modaioli, frequentati solamente
da bellezze tutte uguali
le montagne d'immondizia, gli orizzonti verticali
le giornate a targhe alterne e le polveri sottili
hanno vinto le filiali delle banche, hanno perso i calzolai
E ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci