lunedì 29 settembre 2014

E poi parlano di turismo...

E' da sempre che si dice che il turismo è la vera ricchezza dell'Italia. Un patrimonio storico-culturale-archeologico unico al mondo insieme ad un paesaggio connotato da una grandi varietà di ecosistemi unito ad una ricchezza enorme di tradizioni farebbero dell'Italia un luogo unico al mondo. 

Invece il collasso generale dell'Italia si riverbera, si ritrova e si rispecchia pesantemente sul turismo in tutte le sue declinazioni. L'immobilismo generale, l'ignoranza diffusa, l'incapacità di una governance nazionale, regionale e locale decente rendono tutte queste potenzialità solo un vano e miserrimo esercizio mentale perchè la realtà, la pratica di tutti i giorni è a dir poco sconsolante, soprattutto al confronto con la situazione nel Centro e nel Nord Europa. 

Vi è in primo luogo una dimensione macro in cui pesantissima è la responsabilità delle istituzioni a tutti i livelli. Musei chiusi ed in condizioni miserabili, stessa situazione per le aree archeologiche, i centri delle città cosiddette "d'arte" (ma lo stesso vale anche per i piccoli borghi) ridotti in condizioni pietose (caos, traffico, auto ovunque, borseggiatori, imborglioni, scippatori, monnezza, degrado ed abbandono diffuso, ecc...), paesaggi devastati dall'abusivismo edilizio e dall'assenza di una qualsiasi pianificazione territoriale, trasporti pubblici indegni, assenza di informazioni turistiche, servizi per il turismo inadeguati, sono il pane quotidiano per chi (straniero o tialiano) si avventura a fare del turismo.

Ma c'è anche una dimensione micro decisamente preoccupante. Gli alberghi sono vecchi, cari, con servizi inadeguati: lo stesso dicasi per la ristorazione. Non esiste una cultura dell'ospitalità e dell'accoglienza del visitatore e del turista. Il grado di improvvisazione degli operatori è elevatissimo. Andare alla cieca in un ristorante o in un albergo è un grosso rischio: c'è la probabilità molto elevata di prendere una fregatura con i fiocchi. 

L'idea, molto italiana, è "meglio l'uovo oggi che la gallina domani": il turista non è un cliente che va fidelizzato, ma un pollo da spennare senza pietà. Le migliori località d'Italia, i più bei musei o siti archeologici di Italia, anche se messi in condizioni dignitose, hanno bisogno di essere affiancati da imprenditori del turismo veri, non da gente totalmente improvvisata o da mascalzoni. Senza contare che il "mangiare" è una componente fondamentale del turismo italiano, perchè i turisti vengono in Italia per "visitare", ma anche per gustare cibi e vini italiani.

Scrivo queste righe anche per esperienza personale (l'ultima, in ordine di tempo, in un micidiale ristorante di un paese sul lago di Bolsena in provincia di Viterbo). Ho sempre avuto la passione del viaggio, di visitare luoghi più o meno famosi del nostro Paese: solo che francamente mi sono stufato di farmi fregare in continuazione da albergatori e ristoratori senza scrupoli. L'idea di entrare in un ristorante senza essere amico del proprietario o su caloroso suggerimento di qualcuno (anche in questo caso ci vogliono le raccomandazioni!) significa esporsi alla seguente equazione: mangiare malissimo e spendere tanto

Se penso alle famose gite fuori porta di un tempo, oggi mi vengono quasi le lacrime agli occhi. Le trattorie e le osterie di un tempo non esistono più: il pressappochismo e la qualità scadente dilagano ovunque. Le osterie poi sono diventate dei ristoranti di lusso ed è impossibile fidarsi delle guide al "mangiar bene in Italia": sono spesso ulteriori trappole. Per non parlare delle pizzerie: la pizza surgelata del supermercato spesso è di gran lunga migliore di quello che sfornano presunte pizzerie con forno a legna... Lasciamo perdere. E ordinare del vino? Non se ne parla proprio: il ricarico è spaventoso. Ma veramente pensano di far pagare una bottiglia di vino 20 volte il suo prezzo normale?

A questo punto ho deciso di rinunciare: non vado più da nessuna parte e comunque non andrò più a mangiare in questi pseudo-ristoranti da strapazzo. 

Al turista italiano e straniero fornisco i seguenti consigli.

1) Innanzitutto, non fare il turista in Italia: troppo rischioso. Un'esperienza tragica. meglio restare a casa o dirigersi verso altre mete.

2) Gli alberghi cascano a pezzi e sono vecchi. Il tre stelle di solito corrisponde ad un livello basso: oltre questi tre stelle i costi sono al di là della qualità offerta soprattutto al confronto di una qualsiasi B&B all'estero.

3) evitare i ristoranti, le pizzerie, le trattorie, le osterie: vi faranno la pelle come avveniva nelle taverne nel medioevo nei confronti dei pellegrini che si recavano a Roma. Assolutamente meglio portarsi dei panini da casa o rivolgersi ad un Fast Food (anche i kebab sono in media migliori dei ristoranti per qualità, servizio e cortesia).

Eh sì! Perchè molti di questi signori avrebbero molto, ma molto da imparare dai fast food o dai ristoranti cinesi che per decenni sono stati sbeffeggiati con la scusa della presunta superiorità della cucina italiana. I fast food, i kebab o i ristoranti cinesi spesso sono efficienti, con prezzi onesti, non presentano sorprese, non ingannano i clienti, il personale è cordiale: e per quanto riguarda l'igiene, anche in questo caso, fin troppi ristoranti avrebbero da imparare da questi signori.

Dovremmo pretendere maggiore rispetto da parte di questi pseudo operatori del turismo, ma, mi sembra, che all'ignoranza generale e al decadimento diffuso, si stia affiancando anche questa "decadenza del gusto": l'importante è la quantità, non la qualità. Molte persone hanno perso il senso del viaggio e del mangiare: chi se ne frega della cultura, l'importante è ingozzarsi.  Insomma al crollo qualitativo dell'offerta turistica corrisponde un crollo verticale della domanda turistica in termini di qualità.

Se non si ricostruisce da un lato una cultura imprenditoriale del turismo e dall'altro un gusto per il turismo più raffinato e qualitativamente superiore, è veramente meglio lasciare perdere...

venerdì 26 settembre 2014

Pericolose Nullità

In questo video di 15 minuti, Sabina Guzzanti, ospite di Michele Santoro nella trasmissione "Servizio Pubblico", fa un'analisi molto "drastica" del panorama politico italiano recente e meno recente. Alla fine si tratta di un'analisi ben più dettagliata, profonda e corretta di tante chiacchiere fatte da politologi, politici, esperti, giornalisti e tutto il resto di un'umanità seria in giacca e cravatta che invece è degna solo di disprezzo e derisione. 

Molta di questa umanità parassita e farlocca in giacca e cravatta è fatta da pericolose nullità che si nascondono dietro i ruoli istituzionali che occupano: in realtà non essi sono niente perchè sono autorità, ma privi di qualsiasi autorevolezza.

Il ragionamento della Guzzanti interessa delle questioni macroscopiche e di rilevanza notevole: sono problematiche "pesanti". Tuttavia bisogna pensare che le stesse logiche si ritrovano nelle questioni "micro" quelle più piccole e meno appariscenti, ma che interessano la vita di tutti i giorni. Sono le logiche che sottintendono allo svolgimento della quotidianità in Italia e che alla fine ne rappresentano l'ossatura culturale.




lunedì 15 settembre 2014

Scuola di Governo

E' ormai scientificamente provato: quando in Italia un governo non sa che pesci pigliare la prima cosa che fa è una bella "Riforma della Scuola". La prima cosa che ricordo di aver sentito da bambino, e non sono proprio un giovincello, non è la voce di mia madre o di mio padre, ma il ministro di turno che annunciava in TV una "Riforma della Scuola".

In effetti una profonda riforma della scuola sarebbe indispensabile, ma, attenzione, siamo in Italia. Non si annuncia lo stanziamento di un fondo di notevoli proporzioni per rimettere in piedi i ruderi delle scuole o per costruirne di nuove. Non si parla di dotare le scuole pubbliche di attrezzature, di strumentazione, di laboratori o palestre. Si tratta del solito "gioco delle tre carte" nel più classico stile "facimme ammuina".

Si parlato di valutare i professori premiando i più bravi e castigando i "meno bravi" (viva il politicamente corretto: non si può parlare di somari, incompetenti o raccomandati): e chi li valuta i professori? Conosciamo molto bene i sistemi di valutazione che sono stati adottati altrove: una farsa e un'offesa all'intelligenza. E poi alla fine nulla cambia perchè nessuno ha il coraggio di fare nulla. 

Insomma invece di reperire soldi combattendo l'evasione fiscale, la corruzione, l'inefficienza, la criminalità organizzata ed il malaffare si vara una serissima e profondissima "Riforma della Scuola".

Di seguito elenco alcuni punti di forza di detta riforma.

  • L'insegnante non si chiamerà più "professore" o "professoressa" (ritenuti termini inefficienti e poco propedeutici all'indirizzamento al mondo del lavoro degli studenti e delle studentesse) ma "teaching and learning advisor"
  • Il preside o la preside non si chiameranno più così (ritenuti termini inefficienti e poco propedeutici all'indirizzamento al mondo del lavoro degli studenti e delle studentesse), ma "global training and learning manager"
  • Gli esami di maturità (ritenuto termine inefficiente e poco propedeutico all'indirizzamento al mondo del lavoro degli studenti e delle studentesse) si chiameranno "school games" e verranno tenuti da commissioni esterne estratte internamente dalle scuole con assegnazione di punteggi a targhe alterne secondo algoritmi elaborati da un'apposita commissione di idioti.
  • L'edificio scolastico (ritenuto termine inefficiente e poco propedeutico all'indirizzamento al mondo del lavoro degli studenti e delle studentesse) si chiamerà "training, teaching and lerning center"
  • Lo studio della lingua inglese (ritenuto termine inefficiente e poco propedeutico all'indirizzamento al mondo del lavoro degli studenti e delle studentesse) si chiamerà "language proofessional development in the sky of course" il cui studio sarà fortemente consigliato grazie anche al supporto di nuovi strumenti didattici come il Meccano ed il Subbuteo.
  • Per facilitare lo studio dell'inglese i nuovi libri di testo - redatti da un'apposita commissione di Hooligans - non avranno in allegato cose inutili come i CD - che nessuno usa più da secoli - ma delle cassette Stereo 8 con la copertina di Fausto Papetti contenenti le ricette per il Porridge e la Zuppa Inglese (English Soup)
L'elenco di punti chiave fondamentali per restituire alla scuola dignità ed efficienza sarebbe anche più lungo, ma non ci sta in un Tweet: per questo il governo sta predisponendo all'uopo uno specifico Proot o un Burp. I materia è stata creata un'apposita commissione parlamentare sulla cui composizione i partiti però non hanno ancora trovato un accordo.
 



lunedì 1 settembre 2014

Vivere senza politica

Negli ultimi decenni l'Italia ha sofferto di fatto di un grave male strutturale: il problema è che questo male continua ad affliggere la nostra società e, nonostante i vari proclami e tweet, anche oggi sembra essere ben lontata una cura ed una sua soluzione.

Il grosso problema è la mancanza di politiche. E per politiche non intendo leggi, chiacchiere, dichiarazioni di intenti e così via, ma strumenti ben precisi con delle caratteristiche ben delineate. Una politica è una struttura complessa fatta in primo luogo di obiettivi precisi e chiaramente definiti. All'interno di questa struttura devono essere indicate le risorse e le azioni implicate per il raggiungimento degli obiettivi. Inoltre devono essere previsti i risultati e gli impatti di queste azioni. Bisogna essere ben consapevoli in anticipo degli effetti di quello che si fa.
Tutto questo può poi trasformarsi in leggi o norme, ma primariamente deve essere costruito questo telaio. Per costruire una politica serve il coinvolgimento di competenze, professionalità.

Ebbene in Italia non esiste realmente nulla di tutto questo. 

Non esiste una politica economica, ma una serie di misure contabili e ragionieristiche. 
Non esiste una politica del lavoro e dello sviluppo.
Non esiste una politica estera.
Non esiste una politica per l'immigrazione e l'integrazione culturale.
Non esiste una politica di tutela e prevenzione della salute pubblica.
Non esiste una politica della salvaguardia e valorizzazione del territorio e delle sue risorse.
Non esiste una politica energetica.
Non esiste una politica ambientale.
Non esiste una politica della difesa.
Non esiste una politica penitenziaria e per la giustizia.
Non esiste una politica della cultura, della formazione, della valorizzazione delle risorse umane
Non esiste una politica della ricerca scientifica e dell'innovazione.
Non esiste una politica dei trasporti e della mobilità.
Non esiste una politica per la tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio artistico e culturale.
Non esiste una politica di promozione del turismo.

Quello che abbiamo è una serie confusa e raffazzonata di interventi di emergenza, un reticolo caotico di misure improvvisate e pasticciate prive di obiettivi ben definiti. Spesso si tratta di strumenti per finanziare cordate di soggetti collusi con la politica: un sistema per oliare gli ingranaggi del clientelismo e del ricatto politico e criminale. Le conseguenze di tutto questo sono fin troppo evidenti.

Non basta dire genericamente: bisogna ridurre la disoccupazione. Una cosa del genere non significa nulla. Bisogna porsi un obiettivo preciso e sapere come conseguirlo. Non basta dichiarare: è indispensabile un ripensamento delle azioni per la gestione del problema dei flussi migratori. Bisogna dire chiaramente quello che vuoi fare e come pensi di farlo in pratica. Invece ci si ferma alle dichiarazioni generiche e poi nient'altro. Guardate un qualsiasi talk show per toccare con mano questo vuoto assoluto. Penso che fondamentalmente questa gente non sappia proprio come fare, anche a causa dell'enormità dei problemi lasciati irrisolti per tutti questi anni. Tanto qualcun altro prima o poi ci penserà... Nessuno sa più come risolvere tutto questo casino, a meno che non si pestino i piedi ad un sacco di persone molto, ma molto importanti. E questo non lo vuole nessuno... Intanto si va avanti con i "bisognerebbe", "è indispensabile", "è opportuno", ecc...

In pratica la politica spera nell'aiuto del caso, si confida sulla capacità di arrangiarsi delle persone, si lascia che alla fine ognuno si organizzi come può: basta fare un giro per gli ospedali o per le scuole per vedere come il tutto viene lasciato alla buona volontà degli operatori e alla capacità delle famiglie di difendersi dall'anarchia di Stato (ma chi è solo, chi non ha una famiglia o una solida rete relazionale come può sopravvivere in questo scenario?). Si arriverà al limite paradossale, come nei peggiori film di fantascienza o di horror, di doversi dotare di un fucile per difendere la propria casa e la propria famiglia dai ladri o da un invasione di califfi fanatici o da vampiri e zombie. Mah!

Insomma non basta girare in camiciola con le maniche tirate su per rimettere in piedi questo somaro mezzo morto che è diventata l'Italia... Serve decisamente ben altro.

Nel frattempo si salvi chi può e ciascuno faccia quello che crede.