Sta per partire una nuova Rete rurale europea per la competitività del sistema agroalimentare e la qualità dei suoi prodotti. Le reti nazionali che fanno parte della Elard, la rete europea dello sviluppo rurale, si confronta in un meeting, organizzato dalla Commissione europea, a Limassol, nell'isola di Cipro, il 16 e 17 ottobre prossimi, per discutere di sviluppo e sostenibilità ambientale, gestione del territorio e biodiversità. La rete rurale italiana sosterrà i temi della competitività del sistema agroalimentare italiano e qualità dei suoi prodotti; conservazione delle risorse ambientali e del paesaggio; nuove opportunità per giovani e donne che desiderano investire in agricoltura. Fino al 2013, tutte le attività legate allo sviluppo delle aree rurali sono inquadrate in un ampio progetto europeo. La gestione delle attività è affidata a tre specifiche strutture: l'Unac, organismo centrale interno al Mipaaf, le Postazioni regionali della rete (Prr) e la Cabina di regia con funzioni di indirizzo e coordinamento. All'attuazione del piano nazionale è stata assegnata una dotazione finanziaria di 41.459.883 € (quota comunitaria) a cui si aggiungono altrettante risorse di parte nazionale.
2 commenti:
Sarebbe molto interessante seguire gli sviluppi di questa iniziativa. Mi colpiscono, in particolare, gli accenni alla
competitività del sistema agroalimentare italiano e alla qualità dei suoi prodotti (presumo, anche in contrapposizione agli OGM); inoltre, alla conservazione delle risorse ambientali e del paesaggio (città più piccole e aziende agricole più diffuse = meno rifiuti e più solidarietà); nuove opportunità per giovani e donne che desiderano investire in agricoltura (purché si tratti di aziende piccole, diffuse, flessibili, con vendita al minuto).
Personalemnte ho sempre creduto molto nel cosiddetto secondo pilastro della PAC ovvero lo sviluppo rurale, perchè, ampliando la prospettiva dello sviluppo agricolo convenzionale, mi sembra che possa garantire forme diffuse di opportunità economiche in vari settori (indotto agricolo, piccola industria, artigianato, servizi) nonchè benefici effettivi alle comunità. Questo poi va collegato al fatto che gran parte della popolazione italiana vive in piccoli centri e che, vista la deriva della nostra società, una "ruralizzazione" generale non ci starebbe male (rallentamento degli stili di vita, recupero delle stagionalità, riacquisizione del legame con la terra e con i luoghi, ecc...) Il problema è che, al di là delle solite belle dichiarazioni di principio. l'attuale ministro delle politiche agricole sembra puntare,anacronisticamente, molto sul primo pilastro della PAC (agricoltura tout court) che sul secondo, fino ad arrivare a chiedere all'UE di ridurre i finanziamenti destinati al secondo per riportarli sul primo. Questo significa che si continua a ragionare secondo le logiche delle lobbies e non dell'interesse collettivo. Bisogna fare in modo che lo sviluppo rurale venga quindi gestito dal basso, responsabilizzando ed interessando gli amministratori locali: bisogna sostenenrli nell'elaborazione e preparazione dei progetti. Qui ci stiamo provando anche in ambito PSR ed i risultati sono discreti, nonstante la amcchinosità e l'inefficienza della burocrazia della Regione Lazio.
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