Secondo la FAO, la produzione di carne dovrebbe raddoppiare nel 2030.
Questa previsione dovrebbe farci riflettere: il nesso fra aumento nei consumi di carne, mangimi, impennata nel prezzo dei cereali è molto forte. A questa catena bisogna aggiungere poi l’aumento nel prezzo dei combustibili ed il problema del riscaldamento globale.
Per sfamare gli animali destinati alla produzione della carne viene infatti destinato circa il 40% delle terre coltivabili ed ingenti quantità di combustibile fossile: dal rapporto del 2006 della FAO “Livestock’s Long Shadow: Environmental Issues and Options” emerge che già nel 2002 circa 670 milioni di tonnellate di cereali (pari ad un terzo della produzione mondiale) sono divenute mangimi per gli animali. Sempre più terreni vengono utilizzati per coltivare cereali destinati all’alimentazione animale mentre sempre meno sono quelli da destinare all’alimentazione umana con pesanti ripercussioni quindi sull’andamento dei prezzi dei prodotti alimentari.
L’allevamento dei bovini da carne è divenuto inoltre la seconda causa del global warming. Il bestiame (dati FAO) produce infatti il 18% delle emissioni di gas serra; in particolare i bovini sono la causa del 9% nella produzione di anidride carbonica ed inoltre il bestiame emette il 37% di tutto il metano prodotto da attività umane. E’ stato calcolato che per produrre mezzo chilo di carne serve l’equivalente di 4 litri di benzina e quindi per sostenere i consumi medi annui di una famiglia di 4 persone occorrono circa 1000 litri di benzina con un rilascio nell’atmosfera di 2,5 tonnellate di anidride carbonica (circa il quantitativo di emissioni di un’auto di media cilindrata in sei mesi di utilizzo).
Insomma per nutrire una piccola parte privilegiata della popolazione mondiale in evidente sovrappeso si stanno spingendo alla fame settori sempre più ampi di persone dei PVS, con un aumento nei livelli della povertà anche fra i cittadini nelle cosiddette economie avanzate, e si sta contribuendo pesantemente al degrado ambientale dell’intero pianeta.
Una riduzione nei consumi della carne rappresenta un passo importante che tutti noi possiamo fare: tutti possono dare il proprio contributo ad indirizzare, con stili di consumo intelligenti e con scelte alimentari più sane e consapevoli, il passaggio verso strategie di sviluppo economico complessivo realmente sostenibili e verso l’agricoltura biologica ed i prodotti locali come risposta efficace per affrontare in modo concreto la crisi alimentare ed il cambiamento climatico.
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