giovedì 12 febbraio 2009

Ci mancavano anche le norme anti-kebab...


L'amministrazione comunale lucchese ha approvato nei giorni scorsi il nuovo regolamento del commercio che prevede il divieto di apertura di ristoranti etnici e kebab nel centro.

Il Ministro per le politiche agricole Zaia ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa di Lucca, in nome della difesa della tipicità ed italianità delle nostre produzioni alimentari e della nostra cucina.

A seguito dell'introduzione di questo regolamento, sono arrivate una valanga di critiche, tra le quali quelle britanniche del "Times" e del "The Guardian", che hanno indotto il Sindaco di Lucca ad annunciare che il regolamento sugli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande del centro storico sarà in parte modificato dall'amministrazione comunale anche se ha tenuto a confermare che “nuovi kebab o fast food in centro storico non ne arriveranno” e che l’impostazione generale del provvedimento, che vuole evitare la calata della ristorazione veloce dentro le Mura, non verrà comunque modificata.

Si è tentato poi di smorzare i toni affermando che nei "ristoranti entici" si dovrebbero utilizzare materie prime locali.

Amministratori della Lega intanto hanno affermato che vietare l’apertura di ristoranti etnici nei centri storici può servire a contenere il degrado che spesso si accompagna al "pullulare di queste attività".

La Lombardia sembrerebbe la prima regione italiana a seguire il provvedimento di Lucca. La Giunta Regionale pare che abbia lanciato una proposta di legge per chiudere i ristoranti etnici sul territorio lombardo.

E' molto difficile commentare simili misure. Personalmente sono un sostenitore convinto delle produzioni locali, della filiera corta e della qualità. Questo non significa che la cucina cinese o indiana o vietnamita sia un nemico: penso che la pessima qualità, di qualsiasi nazionalità, sia il vero nemico della nostra cucina, delle nostre produzioni agroalimentari e della nostra salute.

Un buon ristorante cinese sarà sempre preferibile ad una pessima pseudo-trattoria tipica toscana o ad una pessima pizzeria napoletana. Lo stesso vale per il cibo da strada: anche in questo caso la pessima qualità o la scarsa igiene sono i veri nemici e non il cibo da strada di per sè.

Non basta dichiarare a parole la qualità o la tipicità o l'italianità: ci vogliono i fatti. E soprattutto ci vogliono controlli efficienti ed efficaci che devono riguardare tutti: abbiamo fin troppe notizie sulla contraffazione di tante produzioni nostrane...

Non è di certo quindi con norme discriminatorie, ma con la qualità e la serietà che si difende la tipicità dei nostri prodotti, che si valorizzano i prodotti locali o si rivitalizzano i centri storici.

Per favore, cerchiamo di non farci abbindolare da queste sciocchezze...

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