I fatti recenti di cronaca hanno portato in primo piano il forte nesso fra degrado urbano e degrado sociale di chi vive nelle periferie abbandonate delle città.
La gravità dei fatti di cronaca recente non viene messa in discussione: quello che si vuole discutere è che oltre ad una maggiore severità delle pene e delle sanzioni, oltre a dispiegare più poliziotti o soldati nelle strade, oltre a sterilizzare questo o quello, forse bisognerebbe cominciare ad interrogarsi sulla vivibilità delle periferie urbane o di intere città.
Si tratta purtoppo di un aspetto che continua ad essere molto sottovalutato poichè si crede che sia una questione di natura urbanistica e ancora non se ne comprendono pienamente le connessioni e le implicazioni con altre dimensioni problematiche. La realizzazione di periferie dormitorio, zone dove lo squallore domina su tutto, dove lo sviluppo edilizio è avvenuto sulla base della pura speculazione o sull'assenza di un piano progettuale, prive di servizi e senza accessibilità (il tutto aggravato dall'abusivismo), si è impersonificata nel degrado psicofisico e nell'esclusione sociale. Il tutto ha causato quella contrapposizione fra centro storico e periferia che connota tante città italiane che si traduce poi in un forte divario nella qualità della vita.
L'idea di una semplice riqualificazione urbana si è dimostrata fallimentare per il fatto che l'espansione delle città continua ad avvenire con le stesse logiche che hanno determinato il degrado di quelle che ora sono diventate ex periferie. Manca sempre una strategia urbanistica generale, un progetto complessivo, delle responsabilità amministrative.
Il paradosso italiano è che con grande facilità si distrugge il patrimonio storico, paesaggistico ed ambientale e con grande difficoltà si distruggono e si ricostruiscono aree degradate o paesaggi devastati da brutture edilizie nella speranza sempre di poter prima o poi "riqualificare".
Il degrado edilizio, ambientale, sociale e psichico vanno sempre di pari passo. La mancanza di servizi sociali e l'abbandono degli spazi pubblici non possono portare altro che esclusione sociale e tensioni fra le categorie più deboli. A causa anche dell'abusivismo edilizio, oggi forse molte città italiane dispongono di molte case: alla fine si riesce ad avere un tetto sopra la testa ma poi ci si ritrova in quartieri che non sono parte integrante della città. Non sono parte integrante di nulla.
Gli abusivi, gli speculatori, i palazzinari ed i politici consensienti sono quindi colpevoli non solo della devastazione del territorio, ma anche della vita di migliaia di persone.
Bisogna abbattere per ricostruire in nome della qualità della vita ed anche del risparmio energetico vista la scarsa qualità abitativa e l'elevatissima inefficienza energetica di questo tipo di patrimonio immobiliare.
Mettere a disposizione risorse per la demolizione e ricostruzione delle aree degradate, per la realizzazione di spazi pubblici e sociali e per parchi, lo sviluppo di attività economiche ed infrastrutture, appare quindi come una necessità urgente perchè significa investire non solo in benessere, qualità della vita e miglioramento dei livelli qualitativi del patrimonio immobiliare, ma anche in termini di sicurezza.
La gravità dei fatti di cronaca recente non viene messa in discussione: quello che si vuole discutere è che oltre ad una maggiore severità delle pene e delle sanzioni, oltre a dispiegare più poliziotti o soldati nelle strade, oltre a sterilizzare questo o quello, forse bisognerebbe cominciare ad interrogarsi sulla vivibilità delle periferie urbane o di intere città.
Si tratta purtoppo di un aspetto che continua ad essere molto sottovalutato poichè si crede che sia una questione di natura urbanistica e ancora non se ne comprendono pienamente le connessioni e le implicazioni con altre dimensioni problematiche. La realizzazione di periferie dormitorio, zone dove lo squallore domina su tutto, dove lo sviluppo edilizio è avvenuto sulla base della pura speculazione o sull'assenza di un piano progettuale, prive di servizi e senza accessibilità (il tutto aggravato dall'abusivismo), si è impersonificata nel degrado psicofisico e nell'esclusione sociale. Il tutto ha causato quella contrapposizione fra centro storico e periferia che connota tante città italiane che si traduce poi in un forte divario nella qualità della vita.
L'idea di una semplice riqualificazione urbana si è dimostrata fallimentare per il fatto che l'espansione delle città continua ad avvenire con le stesse logiche che hanno determinato il degrado di quelle che ora sono diventate ex periferie. Manca sempre una strategia urbanistica generale, un progetto complessivo, delle responsabilità amministrative.
Il paradosso italiano è che con grande facilità si distrugge il patrimonio storico, paesaggistico ed ambientale e con grande difficoltà si distruggono e si ricostruiscono aree degradate o paesaggi devastati da brutture edilizie nella speranza sempre di poter prima o poi "riqualificare".
Il degrado edilizio, ambientale, sociale e psichico vanno sempre di pari passo. La mancanza di servizi sociali e l'abbandono degli spazi pubblici non possono portare altro che esclusione sociale e tensioni fra le categorie più deboli. A causa anche dell'abusivismo edilizio, oggi forse molte città italiane dispongono di molte case: alla fine si riesce ad avere un tetto sopra la testa ma poi ci si ritrova in quartieri che non sono parte integrante della città. Non sono parte integrante di nulla.
Gli abusivi, gli speculatori, i palazzinari ed i politici consensienti sono quindi colpevoli non solo della devastazione del territorio, ma anche della vita di migliaia di persone.
Bisogna abbattere per ricostruire in nome della qualità della vita ed anche del risparmio energetico vista la scarsa qualità abitativa e l'elevatissima inefficienza energetica di questo tipo di patrimonio immobiliare.
Mettere a disposizione risorse per la demolizione e ricostruzione delle aree degradate, per la realizzazione di spazi pubblici e sociali e per parchi, lo sviluppo di attività economiche ed infrastrutture, appare quindi come una necessità urgente perchè significa investire non solo in benessere, qualità della vita e miglioramento dei livelli qualitativi del patrimonio immobiliare, ma anche in termini di sicurezza.
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