E' il caso di quanto avvenuto a Bolsena domenica scorsa dove un trentanovenne di Bolsena (prov. di Viterbo), disoccupato, ha violentato l'ex convivente di 34 anni cilena dopo averla presa a pugni e minacciata con un martello. Questo sarebbe l'ultimo episodio di una lunga serie.
Devo dire che faccio molta fatica a commentare questo genere di notizie anche perchè mi sono stufato di commentarle. Vorrei cominciare a vedere qualche segno di cambiamento dopo tante parole e soprattutto, visto che la grande e piccola politica si riempie sempre la pancia di parole, vorrei vedere un'intera comunità che si stringe intorno alle vittime di questi orrendi crimini.
In particolare vorrei che queste stesse comunità stringessero le fila per non lasciare solo o indietro nessuno per prevenire questi crimini perchè spesso queste cose avvengono dato che questi criminali si avvalgono dell'isolamento, della paura e la solitudine delle loro vittime.
A tale proposito riporto il segunete comunicato diffuso dall'Associazione Erinna di Viterbo
"Lo stupro, la violenza che fa sensazione, che per i media è pane fragrante da gettar al popolo affamato di curiosità per la cronaca nera quanto per quella rosa, un pane che si accaparrano i rappresentanti politici di questo popolo per erigersi a giustizialisti e difensori non si sa bene di che cosa. Delle povere giovani ragazze, delle belle ragazze, morale delle proprie donne, che possono essere malmenate e stuprate solo dagli uomini della loro etnia.
Le donne non hanno lanciato parole, le donne sono arrabbiate, le donne vogliono che gli uomini tacciano perché non hanno mai parlato, le donne sono stufe di veder i loro corpi, già dolorosamente usurpati e sfruttati, usati per le schermaglie politiche che hanno lo scopo di andare a parare altrove. Sollevare la questione sicurezza per militarizzare il territorio, mettere in atto lo strumentale attacco ai magistrati.
Le violenze alle donne non sono una questione di sicurezza, le violenza alle donne sono una questione di relazione tra i generi, una questione culturale che appartiene a tutte le culture, a tutte le nazionalità, a tutte le etnie.
Non assistiamo ad alcuna alzata di scudi e non sentiamo parole di sdegno urlate quando, nella nostra provincia, sono stuprate giovani ragazze da un branco di “bravi ragazzi”, che sono stati per breve tempo agli arresti domiciliari e poi passeggiano spavaldamente per il paese. Qualcuno ha accusato questi giudici?
I giudici applicano le leggi e la legge dice che se il reo patteggia c’è uno sconto di pena, che se è incensurato c’è un altro sconto di pena, che se la pena ridotta è inferiore a tre anni non c’è il carcere, ma l’affidamento del reo a misure alternative. Qualcuno si è scandalizzato? No perché gli stupratori sono i nostri figli e si ignora la questione salvo che lo stupratore non sia “straniero”. Per noi donne lo stupratore è semplicemente un uomo.
Ecco i nostri uomini in vetrina inneggiare alla cacciata dello straniero che dà al popolo affamato il sapore di giustizia e che non fa strillare all’orrore quando un branco di ragazzi di estrema destra pesta un gruppo di extracomunitari (chiunque siano), così come ritengono atto di giustizia dar fuoco ai loro negozi o dar fuoco direttamente a loro.
Il governo, per dare di sé un’immagine interventista ed efficiente, approva in un batter d’occhio la legge sullo stalking e se ne fa paladino anche un nostro politico locale… questa dello stalking (comportamento persecutorio) è una legge voluta dalle donne che hanno pressato i governi e, allo scadere della scorsa legislatura, già era ad un passo dall’approvazione, il governo attuale se ne appropria (come il nostro politico locale!) approvandola proprio quando serve alla sua immagine!
Una legge che faceva parte di un pacchetto di leggi ed azioni che puntavano alla prevenzione della violenza e al rafforzamento dei centri antiviolenza gestiti dalle donne, alla metodologia praticata nei centri che restituiscono alla donna la dignità di persona, una legge che è stata estrapolata da quel pacchetto per essere messa nel “pacchetto sicurezza”, lasciando nel dimenticatoio tutto il resto e tagliando i fondi che erano stati destinati ai centri antiviolenza.
Noi diffidiamo gli uomini dall’usare i nostri corpi e le nostre anime di cui non sanno nulla perché non si sono ancora messi nella disposizione d’animo per iniziare un percorso che li porti ad una diversa considerazione del rapporto fra i generi.
Se vogliono iniziare a capire seriamente che cos’è la violenza alle donne possono praticare i tribunali e seguire i provvedimenti sui processi per i maltrattamenti quotidiani che le donne subiscono.
Provvedimenti che lasciano perplessi, come è successo a Viterbo. Lei subisce maltrattamenti pesanti da sempre, lo denuncia, lui viene inviato agli arresti domiciliari in una casa, di sua proprietà, lontana da quella coniugale. Lei chiede contestualmente la separazione per colpa e chiede che le sia assegnata la casa coniugale.
È anziana, non ha un lavoro, ha lavorato tutta la vita per la famiglia e non ha soldi, ma il provvedimento del giudice, che accoglie gli orientamenti della Cassazione, stabilisce, visto che non ci sono figli minori né maggiorenni non autosufficienti, che la casa coniugale non sia assegnata ad alcuno e che sia lasciato tutto alla libera contrattazione delle parti.
Risultato: lui, al termine della custodia cautelare, ritorna nella casa coniugale e, in attesa delle sentenze di separazione e per i maltrattamenti, lei è costretta a stare là con lui… Non vi fa orrore?
Ricordiamoci che in oltre il 90% dei casi gli stupratori, i violenti, gli assassini hanno le chiavi di casa.
Associazione Erinna"
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