Le recenti dichiarazioni ufficiali secondo cui l'Italia sta affrontando la crisi e la recessione economica in atto meglio di altri si fonderebbero sulla presunta maggiore solidità del sistema bancario nazionale, meno intossicato da bond e fondi spazzatura. In realtà tutti noi sappiamo che le possibilità di "arrangiarci" meglio durante questa crisi non sono legate alle banche, ma, purtoppo, al solito paradosso italiano.
Tutti abbiamo notato che, con l'avanzare della crisi, sta esplodendo in Italia l'economia sommersa e l'evasione fiscale. In un momento di gravi difficoltà si creano infatti quelle precondizioni favorevoli per l'espansione di tutte quelle relazioni economiche (in particolare quelle connesse al lavoro e fiscali) che sfuggono alle norme e ai meccanismi istituzionali per evitare di sopportarne gli oneri.
Insomma la crisi sta radicando l'economia sommersa nella struttura produttiva facendo leva sulle difficoltà crescenti delle imprese e del numero sempre maggiore di lavoratori disoccupati disposti a qualsiasi cosa pur di avere un lavoro.
A questo punto non si tratta più di un'economia parallela in cui i beni e servizi prodotti vengono venduti "di nascosto" sul mercato a prezzi vantaggiosi: ormai si tratta di attività economiche che convivono e interagiscono regolarmente e palesemente con i meccanismi di mercato che governano il funzionamento del sistema economico. Un tempo il lavoro nero e l'economia sommersa erano legati principalmente ad alcuni settori come l'agricoltura, l'edilizia, la ristorazione soprattutto nel Mezzogiorno. Oggi il fenomeno si sta pericolosamente espandendo ovunque a macchia d'olio.
In effetti il sommerso paradossalmente riesce a produrre dei benefici di breve periodo. Per le imprese i benefici si legano alla possibilità di evadere il fisco, al non pagamento dei contributi, alla mancata osservanza dei minimi salariali, degli obblighi alla sicurezza sul lavoro, delle necessarie autorizzazioni e il rispetto di tutta quella normativa che viene percepita come vincolo.
Per il lavoratore l'unico vantaggio si materializza nella possibilità di avere un lavoro ovvero una fonte di reddito. Un lavoro senza il pagamento dei contributi sociali e l’assenza di una tutela
sindacale, senza una minima garanzia, senza possibilità di carriera professionale e salariale, senza quei diritti che derivano dall’avere un regolare contratto di lavoro: ma è pur sempre un lavoro che ha il suo valore quando se ne è appena perso uno. Il lavoro nero diventa una necessità.
L'Italia si sta arrangiando meglio di altri. facendo leva su questo paradossale mondo sommerso, piuttosto che sull'affidabilità delle banche. Ma a che prezzo? Fondamentalmente con altissimi costi per l'immediato futuro ovvero distorsioni gravi del sistema economico, squilibri nel sistema di previdenza sociale, crollo della quantità e qualità dei servizi pubblci a causa della sottrazione di risorse finanziarie, indebolimento dei diritti dei lavoratori, ecc... Senza contare poi che il sommerso è un settore a forte contenuto di fattore lavoro dove non esiste il minimo interesse per l'innovazione o, meno che mai, per la tutela ambientale.
Che in questo Paese si voglia sostenere l'economia con questi sotterfugi è fin troppo evidente: sottrazione di risorse e capacità professionali alle organizzazioni preposte ai controlli, conseguente riduzione dei controlli, indebolimento del sistema sanzionatorio con la certezza di poterla sempre "fare franca", progressivo depotenziamento della normativa anti-evasione, ecc...
Il problema è completamente scomparso dal dibattito politico. Non si parla più nemmeno dei fannulloni della Pubblica Amministrazione... Ovviamente è più semplice in termini politici non fare nulla e lasciare che la gente si arrangi da sola piuttosto che affrontare i problemi. La filosofia è sempre la solita: tirare a campare oggi e scaricare il conto sul futuro...
Bisognerebbe rimuovere immediatamente tutti quei fattori che rendono l'economia sommersa ed il lavoro nero come un'opzione appetibile o addirittura come l'unica opzione per sopravvivere. La debole sopravvivenza per il presente potrebbe avere costi altissimi per il futuro anche in termini extraeconomici con l'erosione della solidarietà e della coesione sociale, il prevalere della logica "ognuno per conto suo" e l'assenza di qualsiasi scrupolo.
Tutti abbiamo notato che, con l'avanzare della crisi, sta esplodendo in Italia l'economia sommersa e l'evasione fiscale. In un momento di gravi difficoltà si creano infatti quelle precondizioni favorevoli per l'espansione di tutte quelle relazioni economiche (in particolare quelle connesse al lavoro e fiscali) che sfuggono alle norme e ai meccanismi istituzionali per evitare di sopportarne gli oneri.
Insomma la crisi sta radicando l'economia sommersa nella struttura produttiva facendo leva sulle difficoltà crescenti delle imprese e del numero sempre maggiore di lavoratori disoccupati disposti a qualsiasi cosa pur di avere un lavoro.
A questo punto non si tratta più di un'economia parallela in cui i beni e servizi prodotti vengono venduti "di nascosto" sul mercato a prezzi vantaggiosi: ormai si tratta di attività economiche che convivono e interagiscono regolarmente e palesemente con i meccanismi di mercato che governano il funzionamento del sistema economico. Un tempo il lavoro nero e l'economia sommersa erano legati principalmente ad alcuni settori come l'agricoltura, l'edilizia, la ristorazione soprattutto nel Mezzogiorno. Oggi il fenomeno si sta pericolosamente espandendo ovunque a macchia d'olio.
In effetti il sommerso paradossalmente riesce a produrre dei benefici di breve periodo. Per le imprese i benefici si legano alla possibilità di evadere il fisco, al non pagamento dei contributi, alla mancata osservanza dei minimi salariali, degli obblighi alla sicurezza sul lavoro, delle necessarie autorizzazioni e il rispetto di tutta quella normativa che viene percepita come vincolo.
Per il lavoratore l'unico vantaggio si materializza nella possibilità di avere un lavoro ovvero una fonte di reddito. Un lavoro senza il pagamento dei contributi sociali e l’assenza di una tutela
sindacale, senza una minima garanzia, senza possibilità di carriera professionale e salariale, senza quei diritti che derivano dall’avere un regolare contratto di lavoro: ma è pur sempre un lavoro che ha il suo valore quando se ne è appena perso uno. Il lavoro nero diventa una necessità.
L'Italia si sta arrangiando meglio di altri. facendo leva su questo paradossale mondo sommerso, piuttosto che sull'affidabilità delle banche. Ma a che prezzo? Fondamentalmente con altissimi costi per l'immediato futuro ovvero distorsioni gravi del sistema economico, squilibri nel sistema di previdenza sociale, crollo della quantità e qualità dei servizi pubblci a causa della sottrazione di risorse finanziarie, indebolimento dei diritti dei lavoratori, ecc... Senza contare poi che il sommerso è un settore a forte contenuto di fattore lavoro dove non esiste il minimo interesse per l'innovazione o, meno che mai, per la tutela ambientale.
Che in questo Paese si voglia sostenere l'economia con questi sotterfugi è fin troppo evidente: sottrazione di risorse e capacità professionali alle organizzazioni preposte ai controlli, conseguente riduzione dei controlli, indebolimento del sistema sanzionatorio con la certezza di poterla sempre "fare franca", progressivo depotenziamento della normativa anti-evasione, ecc...
Il problema è completamente scomparso dal dibattito politico. Non si parla più nemmeno dei fannulloni della Pubblica Amministrazione... Ovviamente è più semplice in termini politici non fare nulla e lasciare che la gente si arrangi da sola piuttosto che affrontare i problemi. La filosofia è sempre la solita: tirare a campare oggi e scaricare il conto sul futuro...
Bisognerebbe rimuovere immediatamente tutti quei fattori che rendono l'economia sommersa ed il lavoro nero come un'opzione appetibile o addirittura come l'unica opzione per sopravvivere. La debole sopravvivenza per il presente potrebbe avere costi altissimi per il futuro anche in termini extraeconomici con l'erosione della solidarietà e della coesione sociale, il prevalere della logica "ognuno per conto suo" e l'assenza di qualsiasi scrupolo.
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