lunedì 16 novembre 2009

Con l'acqua alla gola!

Mentre a Roma si apre il vertice Fao a colpi di chiacchiere (invito a leggere questo scoraggiante articolo apparso su "Repubblica"), in Italia stiamo ancora combattendo per difendere dei diritti da definire a dir poco ovvi.

Si tratta del bene comune "acqua" che un passo alla volta sta scivolando, dalla dimensione del "diritto", a quella del "business".

Vi invito a leggere questo importante articolo apparso sul sito di AltraEconomia perchè in questo caso, come in molti altri, la tecnica utilizzata è sempre la stessa: far arrivare il minor numero di informazioni possibile ai cittadini per farli ritrovare con le decisioni già prese ed i giochi fatti.

E' sempre bene ricordare che dei soggetti privati che gestiscono un bene pubblico lo fanno e lo faranno sempre cercando un interesse che non può essere altro che economico che si ripercuote alla fine sulla tariffa e, quindi, sull’utente finale. Per poter trarre profitto dalla gestione (di tipo “industriale”) del bene acqua o si riducono i costi, con conseguente riduzione dell’efficienza del servizio, o si aumentano gli introiti, con conseguente aumento delle tariffe.

Il processo di privatizzazione dell'acqua avviene mentre da più parti si tenta di mettere in atto una campagna di sensibilizzazione sull'uso dell’acqua del rubinetto: l'Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua in bottiglia di cui il 65% è commercializzata in bottiglie di plastica (ovvero circa 9 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire ogni anno).

Invece di investire sull'efficienza delle reti idriche, sulla lotta agli sprechi, sulla sensibilizzazione per un uso intelligente e razionale di questa risorsa, come sempre si affida il tutto ai privati pensando che siano gli unici capaci di apportare efficienza al sistema.

Per non parlare dei giganteschi interessi economici e politici che sono in ballo...

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