L'OECD ha recentemente pubblicato il suo report sullo stato dell'economia italiana. Il giudizio finale è piuttosto severo legato principalmente all'incapacità e non volontà della classe dirigente italiana di mettere mano seriamente ai notevoli problemi e alle consistenti sfide che il contesto economico-politico e sociale internazionale estremamente fluido ci sta ponendo davanti. Ancora una volta il messaggio è chiaro: questo Paese non è in grado di cambiare sè stesso. Non esiste una capacità e volontà di gestire il cambiamento.
Il tutto si riflette principalmente, come anche afferma il rapporto OECD, sulla deriva completa del sistema scolastisco, universitario e formativo in generale nonchè sulla sottovalutazione totale dell'importanza strategica del sistema Ricerca per l'evoluzione del Paese.
Come del resto emerge continuamente dalle notizie di cronaca, l'involuzione ed il regresso "pagano" in termini politici molto di più dell'evoluzione e del progresso.
A tale proposito ho trovato interessanti spunti di riflessione in un articolo (in inglese) recentemente apparso su "Energy Bullettin" dal titolo "Maintaining Our Prosperity" di Lionel Orford.
Il testo andrebbe letto integralmente, ma voglio mettere in evidenza alcuni concetti.
In primo luogo l'azione perversa dell'inerzia che, in una condizione di crisi multipla come quella attuale (energetica, finanziaria, ambientale) si traduce nell'adozione di misure politiche che alla fine sono completamente scollegate con la realtà. Ciò si manifesta primariamente:
Il tutto si riflette principalmente, come anche afferma il rapporto OECD, sulla deriva completa del sistema scolastisco, universitario e formativo in generale nonchè sulla sottovalutazione totale dell'importanza strategica del sistema Ricerca per l'evoluzione del Paese.
Come del resto emerge continuamente dalle notizie di cronaca, l'involuzione ed il regresso "pagano" in termini politici molto di più dell'evoluzione e del progresso.
A tale proposito ho trovato interessanti spunti di riflessione in un articolo (in inglese) recentemente apparso su "Energy Bullettin" dal titolo "Maintaining Our Prosperity" di Lionel Orford.
Il testo andrebbe letto integralmente, ma voglio mettere in evidenza alcuni concetti.
In primo luogo l'azione perversa dell'inerzia che, in una condizione di crisi multipla come quella attuale (energetica, finanziaria, ambientale) si traduce nell'adozione di misure politiche che alla fine sono completamente scollegate con la realtà. Ciò si manifesta primariamente:
- nel tentativo di riportare tutto "sempre come prima" come se nulla fosse, nonostante la sempre crescente penuria di energia da combustibili fossili, l'inaffidabilità completa del sistema bancario e finanziario fondato sulla speculazione pura, il riscaldamento globale e le emissioni di CO2 fuori controllo
- nel tentativo di perpetuare l'attuale sistema economico ed energetico con le sue logiche ed i suoi principi fondati sulla crescita indefinita
Ci troviamo di fronte ad un chiaro fenomeno di "negazione" che può essere spiegato da:
- il disperato tentativo da parte della politica di perpetuare questo sistema in cui questi stessi politici evidentemente credono ciecamente (ignoranza della realtà)
- il disperato tentativo da parte della politica di nascondere la realtà che, comportando cambiamenti molto profondi e radicali, potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di un sistema economico e sociale di cui questi politici sono espressione (non bisogna deludere l'elettorato)
- un mix di entrambe queste spiegazioni
Il documento è ricco di spunti che non posso trattare interamente in quesa sede. Per questo invito alla sua lettura in modo "critico" con la consapevolezza dell'enormità delle questioni che in esso vengono affrontate.
2 commenti:
Caro Carmelo,
ho letto con grande interesse la tua analisi circa l'inerzia (ma, come dici tu, si può parlare di scellerata negazione dei problemi) che i nostri massimi rappresentanti dimostrano.
Io la vedo anche come un ostinato "vivere sugli allori" di un passato che non potrà mai più tornare. Questa gente che ci amministra (!) è abituata a non fare sforzi, a sfruttare rendite di posizione, a scaricare le responsabilità su altri, a inventare scuse improbabili. La nostra società pare comunque non allarmarsi più di tanto per questa gestione, furbesca e suicida al tempo stesso, e quindi le cause paiono sempre provenire dall'esterno.
Se non c'è la consapevolezza dei rischi che corriamo, generati anche dalla nostra incapacità a governarci, chi dovrebbe tirarci fuori da questa spirale perversa?
Un saluto...
La nostra società oggi non si divide più tanto fra Paese Legale e Paese Reale, ma fra Adattati e Disadattati.
Le uniche speranze che abbiamo per vedere un reale cambiamento (in termini sociali, politici, ecologici, economici) si lega proprio alla capacità dei Disadattati di farsi valere nei confronti della dittatura della maggioranza degli Adattati. Spero di avere tempo e modo di approfondire questo concetto...
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