C'è qualcosa che non va nella politica economica italiana. I finanziamenti per la scuola non ci sono, come non ci sono per l'edilizia pubblica, per la giustizia, per la ricerca scientifica, per l'assistenza sanitaria, per i disabili, per l'infanzia e per gli anziani. Non ci sono per l'energie alternative e per lo sviluppo sostenibile, per la cultura e per il turismo, ma per gli stipendi dei politici e per il business militare i soldi si trovano sempre.
Da molto, troppo tempo si è considerato il settore militare come un elemento trainante dell'economia nazionale: le missioni militari all'estero, sulla falsa riga della politica americana a riguardo, sono un business che si traduce in commesse alle industrie del settore, posti di lavoro (nelle caserme e fuori) ed ampio consenso politico.
Tanto per farsi un'idea delle dimensioni di questa stortura segnalo questo interessante articolo pubblicato sul sito "Altraeconomia" che fornisce dei dati sull'argomento dedotti dal Rapporto SIPRI 2009.
Sarebbe forse ora che si riflettesse su questa pesante distorsione economica: come si può ancora pensare di sostenere lo sviluppo alimentando le spese militari?
Sarebbe forse ora che si riflettesse su questa pesante distorsione economica: come si può ancora pensare di sostenere lo sviluppo alimentando le spese militari?
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