Uno degli aspetti più drammatici dell'attuale condizione di crisi è quella di mettere a dura prova le capacità di sopportazione e di resistenza di intere comunità. Questo fa sì che la crisi del sistema economico fondato sulla crescita senza limite e senza limiti abbia scavato un solco profondissimo in termini sociali, psicologici, ambientali, culturali ed etici. Appare evidente che non si può più procedere come "prima": non è più possibile confidare su fattori esterni che riporteranno le cose come erano una volta.
O si cambia o si muore.
Potremo magari rimettere in sesto i conti pubblici per un po', ma se non si agisce sulle cause di questo collasso generale, non si farà altro che guadagnare stupidamente un pochino di tempo. Nient'altro.
Decenni di obesità economica hanno di fatto indebolito le nostre comunità: anzi spesso è venuto totalmente meno il concetto stesso di comunità come rete relazionale organizzata di persone e famiglie dotata di un radicamento permeabile territoriale e culturale. L'individualizzazione della società ha fatto prevalere le spinte della competizione e del conflitto su quelle della solidarietà e della cooperazione.
Oggia appariamo deboli, confusi, isolati: tutti contro tutti. siamo facile preda di manager senza scrupoli e della politica che il mondo della finanzia riesce ad esprimere.
Sempre più spesso si parla di rafforzare il grado di resistenza ed adattabilità delle comunità per poter far fronte alla crisi, per poter ricostruire delle economie locali, per sviluppare dei network locali efficienti, per poter esprimere una classe politica ed amministrativa locale e nazionale decente. Bisogna sviluppare una "resilience" locale.
Solo che non disponiamo più delle relazioni che sono alla base delle comunità: la conflittualità fra gli agenti territoriali è sempre altissima e i politici locali amplificano questa conflittualità per potersi garantire una continuità di potere.
Personalmente, in questi ultimi anni più recenti, ho avuto delle esperienze particolarmente negative in questo campo: l'inerzia, l'opposizione nei confronti di qualsiasi forma di cambiamento, le resistenze a qualsiasi forma di coinvolgimento rendono difficilissima ogni iniziativa. Riprendere possesso dei centri storici, delle piazze, delle vie, la riconquista e difesa degli spazi verdi, tornare a dialogare con gli altri "faccia a faccia" sembrano cose ovvie, ma non si riescono quasi mai a realizzare.
La "resilienza" è un concetto che quindi diventa difficile da delineare e da mettere in pratica, anche se magari a parole siamo tutti d'accordo.
Ogni giorno che passa siamo sempre più vulnerabili e non siamo in grado di inventarci qualcosa per rimettere in moto le economie locali. Tutti aspettano che qualcosa cada dal cielo. Che illusione!
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