La notizia della soppressione dell'l'Istituto Nazionale
di Ricerca
per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) nell'ambito della politica di tagli e risparmi di questo governo, è per me motivo di profonda riflessione.
Da una parte viene, con un tratto di penna, cancellato il lavoro di un istituto essenziale per la promozione del Made in Italy agroalimentare, messo a rischio il destino del personale precario e disperse le competenze finora maturate. Queste sono tutte problematiche indubbiamente serie.
Tuttavia questo atto evidenzia come in Italia la ricerca sia ancora considerata una mera voce di costo e non un investimento. I costi e le spese infruttifere che il nostro Paese deve sostenere sono altrove. Sono nella politica, nella macchina burocratica-amministrativa, nelle spese militari per missioni insostenibili, in infrastrutture senza senso fatte solo per foraggiare alcune imprese ben agganciate, nelle consulenze di lusso, nelle super-pensioni, nei super stipendi dei manager... Si continua a devastare la scuola e la ricerca per rimediare degli spiccioli.
Solo degli incompetenti o dei pericolosi criminali non riescono a comprendere che l'unica possibilità per rimettere in piedi l'economia è investire nella creatività e nella generazione del pensiero e delle idee. Si sta riducendo questo Paese all'ignoranza completa al fine di consentire il mantenimento dello status quo e, ove possibile, la re-imposizione di tutto ciò che ci può essere di più becero e di più degradato di questi ultimi decenni.
Mi chiedo come sia possibile continuare a permettere tutto questo...
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