E' passata l'estate e si sono concluse le vacanze. In queste settimane a tanti di noi sarà capitato di andare un po' più spesso, complice anche la bella stagione, a mangiare fuori al ristorante o in pizzeria per stare all'aperto in compagnia.
La qualità non è sempre delle migliori: dalle mie parti oltretutto c'è la pratica "dell'amico". In breve, alla faccia dell'ospitalità e del servizio turistico, se conosci sei servito meglio e paghi meno (basta non rompere a chiedere la ricevuta). Se sei uno "nuovo" aspetti, mangi così-così e paghi. Lasciamo perdere queste faccende noiose (continuo tuttavia a chiedermi perchè una pizza debba costare così tanto soprattutto rispetto ad un qualsiasi altro piatto da ristorante. oppure perchè una bottiglia di vino che al supermercato costa 2€ al risotrante debba costarne almeno 15...): ripeto lasciamo perdere. Resta sempre il problema qualità che rispolvero come un evergreen anche a seguito della lettura di questo articolo apparso su "Il Fatto Alimentare" sugli "Imitation Foods".
Ammetto che di questi prodotti ne so veramente poco; del resto, essendo un lettore attento delle etichette dei prodotti alimentari, sullo scaffale noterei la presenza di questa roba. La domanda è: come faccio a sapere che non mi piazzano una "imitation mozzarella" con "imitation pomodoro" su una base per pizza fatta di "imitation farina", guarnita con "imitation olive" e "imitation acciughe"?
Ci mancava pure questa! Abbiamo un mare di latte in eccesso con cui fare tonnellate di formaggio e lo stesso vale per tantissimi prodotti agricoli. Con la sovraproduzione esistente, quale è la ratio degli "imitation foods"? La risposta è la solita: la tecnologia che si autoalimenta. Al di là delle ironie e del fatto o meno che questa roba sia commercializzata (legalmente o illegalmente) anche in Italia, rimane il problema del rapporto malsano che abbiamo con il cibo ipertecnologizzato. Rimane soprattutto il problema della vulnerabilità dei cittadini e della scarsa (colpevole-dolosa) scarsa consapevolezza di tante persone sulla qualità di ciò che mangiamo. Il detto "basta che se magna" non è più di grande attualità! Cerchiamo di capirlo.
Insomma, se vado in pizzeria a spendere una fortuna per una pizza margherita, desidererei mangiare una vera pizza non una "imitation pizza"! E comunque, come al solito, non fate le cose di nascosto, ma ditemelo e datemi la possibilità di scegliere (magari con una bella differenza di prezzo)...
La qualità non è sempre delle migliori: dalle mie parti oltretutto c'è la pratica "dell'amico". In breve, alla faccia dell'ospitalità e del servizio turistico, se conosci sei servito meglio e paghi meno (basta non rompere a chiedere la ricevuta). Se sei uno "nuovo" aspetti, mangi così-così e paghi. Lasciamo perdere queste faccende noiose (continuo tuttavia a chiedermi perchè una pizza debba costare così tanto soprattutto rispetto ad un qualsiasi altro piatto da ristorante. oppure perchè una bottiglia di vino che al supermercato costa 2€ al risotrante debba costarne almeno 15...): ripeto lasciamo perdere. Resta sempre il problema qualità che rispolvero come un evergreen anche a seguito della lettura di questo articolo apparso su "Il Fatto Alimentare" sugli "Imitation Foods".
Ammetto che di questi prodotti ne so veramente poco; del resto, essendo un lettore attento delle etichette dei prodotti alimentari, sullo scaffale noterei la presenza di questa roba. La domanda è: come faccio a sapere che non mi piazzano una "imitation mozzarella" con "imitation pomodoro" su una base per pizza fatta di "imitation farina", guarnita con "imitation olive" e "imitation acciughe"?
Ci mancava pure questa! Abbiamo un mare di latte in eccesso con cui fare tonnellate di formaggio e lo stesso vale per tantissimi prodotti agricoli. Con la sovraproduzione esistente, quale è la ratio degli "imitation foods"? La risposta è la solita: la tecnologia che si autoalimenta. Al di là delle ironie e del fatto o meno che questa roba sia commercializzata (legalmente o illegalmente) anche in Italia, rimane il problema del rapporto malsano che abbiamo con il cibo ipertecnologizzato. Rimane soprattutto il problema della vulnerabilità dei cittadini e della scarsa (colpevole-dolosa) scarsa consapevolezza di tante persone sulla qualità di ciò che mangiamo. Il detto "basta che se magna" non è più di grande attualità! Cerchiamo di capirlo.
Insomma, se vado in pizzeria a spendere una fortuna per una pizza margherita, desidererei mangiare una vera pizza non una "imitation pizza"! E comunque, come al solito, non fate le cose di nascosto, ma ditemelo e datemi la possibilità di scegliere (magari con una bella differenza di prezzo)...
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