Ieri ho avuto occasione di guardare in TV la puntata del programma "Presa Diretta" di Riccardo Iacona dedicata a quanto poco contino le donne in Italia.
Questo argomento è stato oggetto di tantissime riflessioni, discussioni e denunce perchè non solo le donne in Italia contano veramente poco ma il ruolo che detengono all'interno della società italiana è scandaloso oltre che marginale. In sostanza non solo vengono spinte ai margini del mondo del lavoro, della politica, della cultura ed anche della religione, ma vengono poi ingabbiate in modelli e stereotipi a dir poco allucinanti: insomma sono la componente essenziale del modello di donna propugnato dal sistema "zoccolificio italia".
La puntata di ieri di Iacona ha evidenziato infatti due aspetti. Il primo più generale sul confronto dei livelli di integrazione delle donne fra due società (quella italiana e norvegese). In questo caso non solo c'è da rammaricarsi del fatto che in Italia le donne non contino assolutamente nulla, ma anche della miseria dell'intera società italiana. Bisogna riconoscere che ci vuole una discreta dose di masochismo in Italia per tollerare che un'intera classe dirigente, amministrativa e politica insista, senza colpo ferire, a costringerci a vivere in una società complessivamente indecente solo per continuare a autoperpetuarsi, coltivare interessi di parte e sperperare denaro pubblico. Perchè continuiamo a permettere a questa gente di trattarci così? perchè anche noi in Italia, non solo come in Norvegia, ma come in tutti i Paesi decenti, non possiamo avere diritto a scuole ed asili pubblici dignitosi, ad ospedali pubblici efficienti, a trasporti pubblici funzionali, ad un ambiente sano, a città vivibili?
Guai a chi dice che non ci sono i soldi o che queste cose costano. Sono la corruzione, la criminalità organizzata, l'inefficienza, l'incapacità e l'inettitudine che costano, non i servizi. I corrotti e gli incapaci sono un freno a mano perennemente tirato nella società italiana, sono una zavorra pesantissima che continuiamo a tollerare. Non ci sono scuse o giustificazioni tecniche, politiche o accademiche che tengano.
Dopo aver visto il confronto fra queste due realtà, viene appunto da chiedersi: perchè dobbiamo fare di tutto per vivere male (uomini, donne, bambini, anziani, disabili)? Insomma un indicatore molto basso di integrazione delle donne nella società si accompagna ad un indicatore altrettanto basso nella qualità della vita complessiva. Qui non si parla di economia, ma uguaglianza, di giustizia e di diritti per tutti.
Il secondo aspetto della puntata è decisamente più tragico, perchè appunto non si parla di ruoli professionali delle donne, ma dell'immagine che l'intera cultura nazionale ha delle donne in questo miserrimo Paese. Si passa dall'aspetto quantitativo (quante donne in politica, nei ruoli dirigenziali di enti pubblici o privati, ecc...), ma qualitativo. In questo caso è proprio vero che le donne in Italia sono letteralmente prese per il c...
Soprattutto la televisione è colpevole (tramite i suoi programmi e le pubblicità) di aver portato a tali livelli di reificazione e mercificazione delle donne che alla fine sembra di vivere in un Afganistan al rovescio. Passatemi l'esagerazione, ma fra una donna con il burqua ed una esposta al pubblico ludibrio con chiappe e tette di fuori non ci vedo gradi differenze. Sono gli estremi opposti di medesime forme di abrutimento delle donne.
Il dramma italiano consiste quindi nel fatto che di queste cose se ne discute da anni, ma non cambia mai veramente nulla. Non si vedono reazioni alcune da parte della società. Allora in particolare bisogna fare attenzione alle pubblicità anche in considerazione dell'alto potere di influenzazione delle bambine e dei bambini. E quando anche distrattamente guardiamo la pubblicità in TV, sui giornali o per strada cominciamo a fare qualche riflessione. Cominciamo ad usare un pochino la testa.
Personalmente se riscontrerò che un certa pubblicità (auto, cibi, vacanze, o qualunque altra cosa) umiliasse la figura femminile (o più in generale la dignità della persona sia giovane, vecchio o bambino - uomo o donna) ebbene mi asterrò deliberatamente dall'acquistare quel prodotto.
Questo argomento è stato oggetto di tantissime riflessioni, discussioni e denunce perchè non solo le donne in Italia contano veramente poco ma il ruolo che detengono all'interno della società italiana è scandaloso oltre che marginale. In sostanza non solo vengono spinte ai margini del mondo del lavoro, della politica, della cultura ed anche della religione, ma vengono poi ingabbiate in modelli e stereotipi a dir poco allucinanti: insomma sono la componente essenziale del modello di donna propugnato dal sistema "zoccolificio italia".
La puntata di ieri di Iacona ha evidenziato infatti due aspetti. Il primo più generale sul confronto dei livelli di integrazione delle donne fra due società (quella italiana e norvegese). In questo caso non solo c'è da rammaricarsi del fatto che in Italia le donne non contino assolutamente nulla, ma anche della miseria dell'intera società italiana. Bisogna riconoscere che ci vuole una discreta dose di masochismo in Italia per tollerare che un'intera classe dirigente, amministrativa e politica insista, senza colpo ferire, a costringerci a vivere in una società complessivamente indecente solo per continuare a autoperpetuarsi, coltivare interessi di parte e sperperare denaro pubblico. Perchè continuiamo a permettere a questa gente di trattarci così? perchè anche noi in Italia, non solo come in Norvegia, ma come in tutti i Paesi decenti, non possiamo avere diritto a scuole ed asili pubblici dignitosi, ad ospedali pubblici efficienti, a trasporti pubblici funzionali, ad un ambiente sano, a città vivibili?
Guai a chi dice che non ci sono i soldi o che queste cose costano. Sono la corruzione, la criminalità organizzata, l'inefficienza, l'incapacità e l'inettitudine che costano, non i servizi. I corrotti e gli incapaci sono un freno a mano perennemente tirato nella società italiana, sono una zavorra pesantissima che continuiamo a tollerare. Non ci sono scuse o giustificazioni tecniche, politiche o accademiche che tengano.
Dopo aver visto il confronto fra queste due realtà, viene appunto da chiedersi: perchè dobbiamo fare di tutto per vivere male (uomini, donne, bambini, anziani, disabili)? Insomma un indicatore molto basso di integrazione delle donne nella società si accompagna ad un indicatore altrettanto basso nella qualità della vita complessiva. Qui non si parla di economia, ma uguaglianza, di giustizia e di diritti per tutti.
Il secondo aspetto della puntata è decisamente più tragico, perchè appunto non si parla di ruoli professionali delle donne, ma dell'immagine che l'intera cultura nazionale ha delle donne in questo miserrimo Paese. Si passa dall'aspetto quantitativo (quante donne in politica, nei ruoli dirigenziali di enti pubblici o privati, ecc...), ma qualitativo. In questo caso è proprio vero che le donne in Italia sono letteralmente prese per il c...
Soprattutto la televisione è colpevole (tramite i suoi programmi e le pubblicità) di aver portato a tali livelli di reificazione e mercificazione delle donne che alla fine sembra di vivere in un Afganistan al rovescio. Passatemi l'esagerazione, ma fra una donna con il burqua ed una esposta al pubblico ludibrio con chiappe e tette di fuori non ci vedo gradi differenze. Sono gli estremi opposti di medesime forme di abrutimento delle donne.
Il dramma italiano consiste quindi nel fatto che di queste cose se ne discute da anni, ma non cambia mai veramente nulla. Non si vedono reazioni alcune da parte della società. Allora in particolare bisogna fare attenzione alle pubblicità anche in considerazione dell'alto potere di influenzazione delle bambine e dei bambini. E quando anche distrattamente guardiamo la pubblicità in TV, sui giornali o per strada cominciamo a fare qualche riflessione. Cominciamo ad usare un pochino la testa.
Personalmente se riscontrerò che un certa pubblicità (auto, cibi, vacanze, o qualunque altra cosa) umiliasse la figura femminile (o più in generale la dignità della persona sia giovane, vecchio o bambino - uomo o donna) ebbene mi asterrò deliberatamente dall'acquistare quel prodotto.
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